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Gay & Bisex

In cerca di occupazione


di cazzovenoso
28.01.2025    |    534    |    3 9.7
"Gira la testa, accenna un sorriso, e la lingua parte con una lappata che prende tutta l’asta..."
Mi ero licenziato da otto mesi ormai, con l’insana consapevolezza che col mio cv avrei trovato lavoro facilmente.
Invece la ricerca si era rivelata più tosta del previsto, nonostante i numerosi colloqui.

Fatto sta che il mutuo dovevo comunque pagarlo.
Vero è che avevo guadagnato discretamente bene negli ultimi anni, ma avevo anche mantenuto un tenore di vita altrettanto alto, corrispondente alle entrate.
Per qualche mese ho vissuto di rendita, poi ho cominciato a fare qualche lavoretto in nero nel bar diversamente etero di un conoscente: quattro sere a settimana, più il brunch domenicale, giusto per arrotondare un po’ ma soprattutto per non dovermene stare a casa a bighellonare tutto il santo giorno.
Al locale mi divertivo, spesso rimediavo pure qualche pompino fugace al cesso ma capitava anche che raccattassi qualche maschietto da portarmi a casa da scopare nel soppalco del mio loft, tanto la mattina dopo non dovevo alzarmi presto.
Non volevo impegni, era un periodo in cui avevo solo voglia -e bisogno- di divertirmi dopo una lunga relazione finita male, proprio poco prima che dessi le dimissioni.
Ragione per cui ogni occasione mi capitasse a 'tiro' (ehm...) cercavo di sfruttarla al meglio.
Una sera, in chiusura, Michele -uno dei due bartender- mi disse che una persona non meglio identificata aveva lasciato una busta per me.

Immaginai contenesse un numero di telefono, l’ennesimo in quelle sere, ma mi sbagliavo di grosso.
C’erano invece 100 euro e un indirizzo a me sconosciuto, corredato dalla frase “Ho necessità di un massaggio. Dalle mani immagino che tu lo sappia fare. Ti aspetto tra un’ora, non deludermi. PS: se non ti presenterai capirò, probabilmente ti ho offeso. Tieni pure il contenuto, era comunque solo per il taxi. PS2: averti osservato muoverti tra i tavoli tutta la sera mi ha già fatto sentire appagato.”
L’ho letto e riletto diverse volte, cercando qualche indizio che mi facesse risalire al mittente, ma nulla.
Nemmeno Michele seppe darmi una descrizione precisa: “Boh, alto come me credo, moretto, con gli occhiali, ma che ne so, non ci ho fatto caso… sicuramente non il mio tipo” borbottò.
Più vago non avrebbe potuto essere.
Rilessi ancora una volta, non c’era traccia di un numero di telefono, solo l’indirizzo.
Giusto per curiosità controllai su Maps in che zona mi avrebbe eventualmente aspettato; per scrupolo cercai pure su Google Heart per vedere che tipo di palazzo fosse.
Ah però… un palazzo d’epoca vicino al Planetario. Niente male, proprio niente male! In pieno centro… mica uno scappato di casa come me.
D'altra parte, se non fosse un minimo benestante, non avrebbe 'sprecato' soldi col rischio di buttarli al vento per un capriccio.
Ecco, quello ero: un capriccio; un po' effettivamente sta cosa mi stava sul cazzo... cosa gli aveva fatto pensare che avrei accettato la sua offerta? Quale comportamento l'aveva indotto a credere che potessi essere una troia? Ce l'avevo scritto in fronte?
Che avessi una faccia da porco me lo dicevano spesso, quello sì, ma così era un po' eccessivo.
Però, tutto sommato...
Ma che sto facendo?
Dai, su, veramente sto prendendo in considerazione l’idea di fare una marchetta con uno che manco so chi sia?
E se fosse un pazzo? Un maniaco? Un vecchio bavoso e viscido…
O se fosse invece qualcuno che conosco che mi sta tendendo una trappola per sputtanarmi, e magari mi aspetta pure con altri conoscenti?
Non so quale delle possibilità sia la peggiore.
Nel migliore dei casi poteva essere un ragazzo ‘normale’ che aveva solo voglia di spendere un po’ di soldi e tempo col sottoscritto.
Che c’era di male?
Quasi quasi vado!
Dai cazzo, ma sei coglione?

I pensieri si aggrovigliavano nella mia mente, ero in confusione totale.
Ero attratto da quello che poteva essere un introito inatteso e tutto sommato forse poco impegnativo, ma ne ero anche spaventato.
In tutto questo non avevo fatto i conti col mio uccello che pur senza volerlo era diventato durissimo.

Optai per tornarmene a casa, e di non approfittare di quella che poteva essere un’alternativa diversa alle solite notti.
Ma era meglio così.
Anche se il pensiero di questa proposta continuava a ronzarmi in testa.
A tal punto che appena rientrato mi buttai in doccia per sciogliere la tensione, ma dopo pochi istanti mi ritrovai a farmi una sega di quelle super, con sborrata finale che avrebbe gradito chiunque.

Le sere successive, al locale, mi guardavo intorno con circospezione provando ad intuire chi potesse essere stato, sempre che fosse presente.
Potrebbe essere il biondino al tavolo con gli amici che festeggiano il compleanno? Uhm, dubito, troppo giovane, anche se onestamente me lo farei volentieri.
O il tipo con la giacca con l’aria timida ma che, per esperienza, poi si rivela un porco?
E se invece fosse Giovanni, che viene qui quasi tutte le sere, e ogni volta con qualcuno di diverso?
Oppure il settantenne con l'aria perennemente arrapata che ci provava spudoratamente coi ventenni che, furbamente, si facevano offrire da bere lasciandolo poi con un palmo di naso.
Cercavo di cogliere uno sguardo, un gesto, un particolare che potesse ‘tradirlo’.
Ma nulla di nulla.
Ovviamente sta cosa mi intrigava, e non poco.
Rientravo a casa e mi masturbavo furiosamente immaginandomi la situazione: io che arrivavo a casa sua, lui bellissimo che mi aspettava mezzo nudo, mi offriva da bere, mi portava in camera e chiedeva di massaggiarlo; nella mia mente finiva sempre che me lo prendeva in gola dopo qualche minuto e mi faceva sborrare, e nello stesso momento schizzavo anche io grazie alla mia mano, e alla mia immaginazione.
Stava diventando un’ossessione.
Ci pensavo continuamente.

Qualche settimana più tardi, poco dopo aver montato in servizio, Michele mi consegna un’altra busta.
Il cuore mi batte all’impazzata, le mani sudano, arrossisco vistosamente.
In mezzo alle gambe mi si smuove subito qualcosa.
È pazzesca questa situazione, non me ne capacito.
Con la scusa di fumarmi una sigaretta esco sul retro e apro la busta come se aspettassi di riceverla da anni.
All’interno, stavolta, 200 euro e la frase “Domani alle 15. L’indirizzo già lo sai!”
Mi si azzera la salivazione, e per il resto della serata lavoro tra i tavoli col cervello scollegato.
Confondo le ordinazioni, rovescio un vassoio; Riccardo, il proprietario, mi chiede se qualcosa non va.
“Mi scoppia la testa, scusami.”
“Ma stai bene?” incalza.
“Sì Ric, tranquillo, solo un fottuto mal di testa…”
“Ok, non farmi preoccupare eh!” e mi schiocca un bacio sulla guancia.
Quando stacco, verso le 3:00, sono ancora agitato.
Rincaso e mi butto immediatamente a letto, puntando la sveglia.
Ho deciso che l’indomani andrò a quella sorta di appuntamento, vada come vada.
Fatico ad addormentarmi ma quando succede sogno la stessa situazione da me immaginata, come se non possa esserci altro epilogo.

Al risveglio sono stranamente sereno, mi prendo tutto il tempo necessario per far colazione, doccia, sistemarmi i ricci ribelli.
In un attimo arriva l’ora di pranzo; velocemente mangio un toast, lavo i denti e mi preparo.
Scappo in palestra, quel tanto che basta per tonificare i miei muscoletti.
Opto per una t-shirt blu che fa risaltare la mia abbronzatura, e un pantalone della tuta in felpa leggera, Nike e via.
Ah no, aspetta… forse è il caso che mi prenda mezza pastiglia di Viagra, non si sa mai sia un cesso devastante e voglia qualcosa di più del semplice massaggio richiesto che faccio? Se marchetta dev’essere, almeno la faccio con tutti i crismi.

Inutile negarlo, quando sono sotto casa sua pronto per premere il pulsante del citofono sono eccitato, molto eccitato.
Questa situazione mi turba e mi arrapa allo stesso tempo.
Mi apre, prendo l’ascensore come indicato, premo il tasto 9; quando arrivo al piano un’unica porta: suono il campanello.
Ci siamo, ora non si torna più indietro.
Sfodero uno dei miei migliori sorrisi e mi preparo a scoprire il mittente della missiva, non senza un pizzico di apprensione.
Sento la chiave girare nella serratura, il cuore salta un battito.
La porta si apre, e non ho il coraggio di guardare.
“Prego, il dottore la stava aspettando” dice una voce squillante: cazzo, è la cameriera. Ha una cameriera?? Sticazzi! Dottore? Boh… vabbè, stiamo a vedere.
Pensavo fossimo soli. Perlomeno non è uno con cattive intenzioni, spero. A meno che non mi vogliano accoltellare entrambi.
“Da questa parte” e la seguo lungo il corridoio, alla metà del quale si ferma davanti ad una porta, la apre e mi dice “Si accomodi pure, il dottore la raggiungerà subito”.

Entro, e mi ritrovo in una sorta di zona relax, candele profumate, luci soffuse, musica soft lounge; al centro, un lettino per massaggi professionale, con poggiatesta rimovibile, rivestimento idrorepellente, di quelli che trovi nei centri wellness & fitness, nelle SPA.
Sono un po’ spiazzato, non so cosa si aspetti da me.
Soprattutto non so dove mettermi, perché all’infuori del lettino ci sono solo un numero imprecisato di cuscini buttati su di un enorme tappeto, e una credenza chiusa.
Toc toc, sento bussare.
“Posso?” dice una voce calda e profonda, quasi baritonale.
“Certo” rispondo un po’ esitante, e dalla porta entra un uomo che avrà più o meno quarant’anni: indossa una tuta leggera.
Lo osservo attentamente: non mi sembra di averlo mai visto, barba curatissima, occhiali, ben pettinato, sorridente.
Un viso un po’ anonimo ma tutto sommato interessante; è poco più alto di me, quindi sarà sul metro e ottanta, il fisico non si capisce come sia.
“Ben arrivato, speravo che almeno oggi mi avresti dato soddisfazione… posso spogliarmi? Se apri le ante della credenza troverai tutto l’occorrente” e mi strizza l’occhio.
Ecco, forse ora posso anche impanicarmi: cosa stracazzo ci sarò in quell’armadio? Sono pronto a tutto. O quasi.
Asciugamani puliti, gel detergente, olii e lozioni varie.
Tiro un sospiro di sollievo.
Cerco di capire come muovermi, anche se onestamente non so da che parte cominciare; ok, per gioco qualche massaggio l’ho pure fatto, ma questa è un’altra cosa.
Penso anche che lui non si aspetti niente di che, probabilmente vuole solo sentire le mie mani addosso, e la mia vicinanza potrebbe bastargli per il semplice fatto che è evidente che io gli piaccia.
“Sei molto sexy, lo sai? Guardarti volteggiare tra i tavoli è uno spettacolo!”
Mi giro sorridendo un po’ imbarazzato e lui è già sdraiato, a pancia in giù, completamente nudo.
Gran bel culo, penso, anche il fisico non sembra male… in una situazione differente non mi farei scappare l’occasione di prendermene cura.
“Sono pronto, tu?” mi riporta alla realtà, al qui e ora.
Gli verso un po’ di olio sulla schiena, e comincio goffamente a massaggiarlo; cerco di fargli sentire le mie mani con movimenti lenti, ritmici e avvolgenti, esercitando pressioni più o meno profonde, con i polpastrelli o con i palmi delle mani, unite e aperte, che massaggiano la zona interessata con sfioramenti dal ritmo lento e delicato.
Il tocco è tenue e rilassante, i movimenti disegnano cerchi ampi.
Chi lo ha provato sulla propria pelle ne sa qualcosa… Il massaggio rilassante può diventare una carezza irresistibile e irrinunciabile.
Lui sembra apprezzare, lo percepisco dai gemiti che fatica a sopire.
“Vorrei chiederti una cosa, se posso, se non ti offende…” e lascia la frase a metà.
“Dica pure” rispondo tra il curioso ed il sospettoso.
“Intanto dammi del tu, io sono Mario. Poi volevo chiederti se avresti voglia di massaggiarmi nudo…”
“Ma lo sei già, forse non te lo ricordi!” e sorrido.
“Uhm, mi sa che non mi sono spiegato: intendevo TU nudo, ANCHE tu! Ovviamente questo prevede un’ulteriore ricompensa se sei d’accordo.”
Cazzo cazzo cazzo, lo sapevo che non si sarebbe accontentato di un massaggio. Cazzo!
Ma un po’ di soldi in più non guastano, in fondo sono qui per questo.
Sono proprio una puttana!
Come cazzo mi sono ridotto? Ma vaffanculo va, quando mi ricapita? L’unico problema è che io nel frattempo mi sono già eccitato, se mi spoglio noterà che ho l’uccello barzotto, che figura demmmerda.
Vabbè dai ma probabilmente se l’aspetta pure, altrimenti non me l’avrebbe chiesto.

In un attimo mi tolgo tutto, rimango completamente svestito, l’uccello mi penzola vistosamente tra le gambe.
Ricomincio il massaggio, e mi rendo conto che riceverlo nell’intimità è un regalo apprezzatissimo, saperlo fare bene è un dono da sfruttare in ogni occasione; ma io non so se lo so fare bene… quello che so è che sta cosa mi eccita a bestia, e sono duro.
Decido di tentare il tutto per tutto, e mi posiziono davanti alla sua testa.
Mi stendo allungando le mani verso il suo fondoschiena e glielo appoggio alla guancia.
Non reagisce, e non è né un buon segno né il contrario; così faccio avanti e indietro col bacino, simulando una scopata.
Gira la testa, accenna un sorriso, e la lingua parte con una lappata che prende tutta l’asta.
Allunga una mano sul mio gluteo, mi spinge a sé e comincia un lento pompino; io non smetto di massaggiarlo.
Succhia che è una goduria, si vede proprio che per lui è una questione di devozione… ci mette tanta passione, e tanta saliva.
La mia nerchia è durissima, e gliela ficco in gola con violenza.
Un po’ perché io sono per natura dominante, un po’ perché non so ancora se pagherà questo extra che, almeno per me, non era previsto quindi voglio fargli capire chi comanda in questo momento.
Sembra gradire il trattamento, e sadicamente mi stacco da lui.
Mi ci metto esattamente davanti, prendendomi il cazzo in mano masturbandomi e leccandomi l’ascella destra.
“Quanto vuoi per scoparmi brutalmente il buco? Sono pulitissimo, mi sono preparato per te… Speravo che la situazione prendesse questa piega…” dice ansimando e inarcando il culone.
Ce l’ho in pugno. L’uccello, e Mario.
“Chiedimelo bene!” ordino.
“Scopami, ti prego.”
“Per…?”
“Per favore, scopami.”
“Intendevo per quanti soldi! Dipende tutto solo da quello. Quanto vale per te questa meraviglia di cazzo? Eh, pensi che sia per tutti?”
“Hai ragione scusa. Quanto vuoi?”
“Altri 500 euro o non se ne fa nulla” butto lì, consapevole di averla sparata grossa.
“Ok, li vali tutti. Ora dimostramelo e fottimi” dice scendendo dal lettino e mettendosi a pecora sul tappeto.
Glielo faccio ancora sospirare, sono proprio bravo in questo; è una delle mie doti peggiori l’essere stronzo.
Mi sputo sulla mazza dura, prendo un po’ di olio per massaggi, glielo spalmo sul buco e comincio una lenta penetrazione direttamente con due dita, che si fa via via più frenetica.
Ma Mario vuole di più ovviamente, e io non voglio che si debba accontentare di una semplice stimolazione anale, per quanto capisco gli stia piacendo molto.
Lo vedo da quanto è eccitato.
Dopo tutto ha voluto che io fossi qui per questo.
Dopo tutto, e nonostante tutto, mi ha trattato fin da subito come un escort, come una troia da comprare, ed è quello che avrà.
Appoggio la cappella al suo buco che si schiude al primo tocco.
Gli piazzo una sberla sulla chiappa e spingo con non poca difficoltà; quel pertugio è sì allenato, ma il mio glande è decisamente importante e nonostante la lubrificazione la penetrazione procede a stento.
Decido di dare un colpo secco per agevolare l’entrata, ma nello stesso istante lui spinge il culo all’indietro esattamente per lo stesso motivo.
Il risultato è un suo grido strozzato e i miei coglioni che sbattono violentemente contro il suo culo.
È fatta!
Comincio una cavalcata che lo fa mugolare come una cagnetta, nonostante sia molto maschile… riesce solo a gemere “sì… sììì… siiiiii… sìì…” mentre assesto colpi sempre più forti per quella che sembra un’infinità di tempo fino a farlo urlare “sborrami in culooo!”.
E lo accontento.
Lo farcisco scaricandogli dentro tutto lo sperma che posso; se fosse donna sicuramente l’avrei messa incinta, e mi sarei sistemato per tutta la vita.
Resto così per un po’, con l’uccello ancora piantato in culo finché non perde progressivamente vigore; “Ho bisogno di una doccia” chiedo.
Mi indica una porta alla destra dell’ingresso a quella stanza, nemmeno l’avevo notata “Come se fossi a casa tua, prenditi tutto il tempo necessario.” mi dice.

Sotto al getto di acqua calda mi insapono per bene, con tutta calma, rimuginando su quanto successo; devo sciacquarmi di dosso anche lo schifo che sento, ma senza nemmeno troppi sensi di colpa.
In fondo è così che doveva andare… se non avessi accettato io sicuramente l’avrebbe fatto qualcun altro. E non avrei guadagnato tutti sti soldi, che per me sono oro colato.
Mi immergo in un accappatoio profumato e morbidissimo, asciugo i capelli con cura, esco dal bagno ma di lui nessuna traccia; immagino mi aspetti da qualche parte in casa, forse in soggiorno.
Rimetto i vestiti ed esco da quella stanza.
Mi aspetta la ragazza che è venuta ad aprire, con in mano una busta “Per lei, da parte del dottore.”
La apro davanti a lei, non m’importa se vede il contenuto, sarà abituata: voglio solo controllare che non mi abbia fottuto anche se, letteralmente, il fottuto è stato Mario; fortunatamente c’è tutto il pattuito, e dentro di me sorrido.
Mi accompagna all’uscita, riesco solo a dire “Mi saluti il dottore” che già la porta si è richiusa un attimo prima di sentirle pronunciare “Sarà fatto, arrivederla”.
Cazzo, svuotato e defenestrato in mezz’ora; ma che modi sono?
Vabbè, meglio così, non so come ci si saluta in questi casi.

Quello che conta è che mi son pure divertito senza nemmeno dovermi sforzare.
Forse è arrivato il momento di aggiornare il CV…
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