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La Trasferta (2)


di cazzovenoso
21.11.2024    |    917    |    5 9.8
"Si vede che ne aveva voglia! Inizia un lento pompino, da vero esperto, come se non avesse mai fatto altro nella vita..."
( continuo...)


Doveva dargli modo di prendere in mano le redini del gioco, anche se di gioco non si poteva parlare.
O forse sì?
Cosa poteva fare per servirgli sé stesso su un piatto d’argento?
Aspettare che chiamasse per un improbabile room service? Uhm, no.
Fermarlo con una scusa –sì, ma quale?- la prossima volta che l’avrebbe incontrato?
Portargli gli asciugamani puliti?
Cazzo, tutte scuse banali e stupide!
Aspetta, aspetta.
Gli porto un omaggio dell’albergo. Ecco! Prendo un respiro e vado.
No, aspè… fore è meglio se prima mi faccio una doccia veloce veloce, non si sa mai.
E chiamo Lorenzo a sostituirmi al desk.
Detto, fatto. Sono davanti alla sua porta; nella destra una bottiglia del nostro migliore spumante, nella sinistra una scatola di cioccolatini che solitamente riserviamo ai clienti più importanti, facendoglieli trovare in camera all’arrivo.
Il cuore è a mille, ci ripenso un milione di volte ma alla fine mi decido: busso.
Apre, sbirciando, tenendo la porta socchiusa.
Mostro spumante e cioccolatini “In segno di ringraziamento per non aver detto nulla” dico cercando di esibire uno dei miei migliori sorrisi.
Ora mi manda affanculo, penso; già son pronto ad andarmene.
Mi squadra dalla testa ai piedi, spalanca la porta e dice semplicemente “Entra”.
Cazzo cazzo cazzo cazzo cazzooooooo, è mezzo nudo, con solo l’asciugamani in vita.
Bono da far schifo, un manzo da film porno, uno di quei dilf che puoi solo sognare.
Sudo.
Deglutisco.
“Questi son per lei. Ora devo andare.”



“Entra!” gli intimo con fare perentorio “Non era un’opzione.”
Con fare dubbioso avanza nella stanza; il ragazzino non è sicuro di quello che sta per succedere, e forse è meglio così.
“Siediti!” e indico la poltrona.
Esegue gli ordini docile, un po’ tremante, e si siede senza guardarmi.
È spaventato dal mio tono? Meglio.
Sti ragazzetti devono imparare come si sta al mondo. Devono saper riparare ai propri errori. Assumersi la responsabilità di ciò che combinano.
Il mio cazzo, intanto, reagisce rapido alla piega inaspettata che sta prendendo la situazione.
Voglio che intuisca chi è che comanda.
E faccio di tutto perché possa notare la mia prepotente erezione, nonostante sia coperta, posizionandomi a un centimetro dal suo naso.
“Sai di cosa avrei voglia ora?” dico.
“N… no… Di cosa avrebbe voglia signor Cattaneo? Se vuole scendo e me ne occupo subit…”
“Tu non vai da nessuna parte. Forse non hai capito! Qui comando io. Sei nella mia camera. Non dovresti e non potresti essere qui. Eppure ci sei!” e mi avvicino ancora di più, appoggiando la protuberanza sempre più evidente alla sua faccia. Spingo, glielo faccio sentire.
Deglutisce di nuovo.
Forse sto esagerando. Forse chiamerà qualcuno chiedendo aiuto. Ma qualcosa mi dice che è esattamente quello che vuole.
E decido di chiederglielo.
“Senti com’è duro?”
Annuisce.
“Lo vuoi vedere meglio?”
Annuisce di nuovo, senza guardarmi, ma stavolta sento il suo volto premere sul telo spugna. È fatta.
“Spogliami!” dico con il cuore che batte forte, è una situazione molto eccitante.
Con le mani tremanti mi apre l’asciugamani, e si ritrova il mio uccello di marmo che gli sbatte sul naso.
“Non vedevi l’ora, vero? Troietta...”
E ancora una volta annuisce.
“Dillo, puttanella, dillo che lo vuoi. Parla! Voglio sapere quanto lo desideri!” appoggiandoglielo a mo’ di spatola sulla bocca.
“Lo desidero da quando l’ho beccata sul letto a masturbarsi, signor Cattaneo. Anzi, già da stamattina ho sperato che Lei si accorgesse di me. Ho fatto di tutto per incontrarla casualmente…”
“E dimmi, cosa vuoi fare adesso con sto ben di dio che ti ritrovi davanti? Voglio che tu me lo dica!” e mi allontano per farmi ammirare.
Sono un narcisista di merda, lo so da me. Un esibizionista. Mi piace farmi guardare. Anche in palestra me ne sto a lungo nudo facendo finta di asciugarmi in modo tale che più maschi possibili possano posare il loro sguardo più o meno disinvoltamente sul mio corpo, e sul mio talento.
“Vorrei che Lei facesse tutto quello che Le viene in mente, signor Cattaneo, La prego. Tutto!” e mi guarda per la prima volta negli occhi con uno sguardo a metà tra la troia navigata e l’inesperto desideroso di apprendere tutte le nozioni possibili.
Sì, vabbè, nozioni… Chiamiamo le cose come stanno. Questo vuole cazzoni, altroché.
Sarà accontentato.
“Succhiamelo, fammi vedere cosa sai fare.” Dico attirandolo a me prendendolo per i capelli.
La sua bocca avvolge la mia asta nella quasi totalità; non immaginavo volesse divorarla. Si vede che ne aveva voglia!
Inizia un lento pompino, da vero esperto, come se non avesse mai fatto altro nella vita. E probabilmente è così.
“Mmmmmmmmm” ci sa fare… Devo stare attento a non sborrare, questo è un vero bocchinaro.



Non potevo credere alle mie orecchie, né ai miei occhi, quando mi ha fatto sedere e si è avvicinato con quel cazzo favoloso; anche se seminascosto dal telo si capisce che è ben dotato. Si è appoggiato e me lo sarei infilato in gola in un colpo solo se fossi stato sicuro che anche lui lo voleva.
E appena ne ho avuto la certezza non me lo son fatto ripetere due volte.
Cazzo che buon sapore. Si sente che ha appena fatto la doccia. La cappella mi arriva alle tonsille ma non me ne frega un cazzo, anzi. Mi eccito ancora di più quando mi fanno venire i conati perché ce l’hanno talmente grosso da strozzarmi e togliermi il fiato.
Senti come ansima. Significa solo che sto facendo bene il mio lavoro di bocca.
D’altronde ho avuto dei bravi maestri. Ho affinato l’arte in brevissimo tempo.
Poi mi fa sentire proprio troia tirandomi i capelli. Si vede che è abituato così, soprattutto con quelli come me. Amo essere (mal)trattato in questo modo, perché la cagna che spesso tengo sopita esce allo scoperto e si dà da fare.
Ha un super cazzo il signor Cattaneo. Vorrei dirglielo ma non so se ho diritto di parola.
Glielo faccio capire guardandolo dritto negli occhi, e succhiando come un forsennato, ma mi sa che mi conviene rallentare il ritmo altrimenti rischio di farlo sborrare subito -me lo dicono tutti- e io non vorrei questo.
Vorrei invece che mi scopasse brutalmente, come nei video che guardo su PornHub, quelli in cui padri di famiglia si scopano i 'nipoti', o gli amici dei figli.
Ho 23 anni e sogno queste situazioni praticamente da sempre, da che ho memoria, fin dalle prime seghe sul fornaio da cui mi mandava mamma; immaginavo che invece di impastare farina impastasse il mio culo con le sue manone.
Ed eccomi qui con questo esemplare di maschio che sta esaudendo ogni mio desiderio, almeno finora.
Se mi chiavasse sarebbe il massimo; così lo istigo e mi abbasso i pantaloni per mostrargli il culetto. Rotondo, sodo, depilato. Soprattutto pronto.



Sta cagna sa il fatto suo… Guarda come si è abbassata i pantaloni. Guarda che culetto, mmmmm. Avevo visto bene! Sta scherzando col fuoco, ma lo sa bene. Ora gli faccio vedere chi comanda veramente.
Mi abbasso, con ancora il cazzo piantato nelle sue fauci, e gli palpo il culo. Mi sputo sulle dita e provo a forzare il buchetto. Ma non c’è niente da forzare, non c’è nessun buchetto, ma un vero canale che accoglie le mie dita come niente. Qualcosa mi dice che il mio uccello si sentirà a casa, lì dentro.
Mi stacco dalla sua bocca e lo metto a pecora sulla poltrona: quella è la morte sua!
Le ginocchia sono imprigionate nei pantaloni, facendo sì che quel buchetto che si ritrova sembri un po’ più stretto, ma son convinto che sia già stato ampiamente collaudato.
Ci riaffondo le dita, che affondano senza resistenza alcuna. Lui mugola senza remore, facendomi capire che gli sta piacendo; ma anziché inserirne un’altra lo lascio cuocere un altro po’… voglio che non veda l’ora di essere scopato.
Poi d’improvviso appoggio la cappella gonfia, umida di precum, al buco; punto il bersaglio pensando di scoparlo lentamente, per fare entrare poco alla volta la sberla che mi ritrovo tra le gambe e invece quel culo me lo risucchia tutto. Tutto!!! In un colpo solo mi ritrovo con le palle che schioccano contro quelle natiche morbide e sode allo stesso tempo.
“Cazzo se sei sfondato… ce ne stanno due qua dentro!” dico cominciando a scoparlo con colpi secchi e decisi.
Ansima, la troia. Sento che gli arriva in gola, e più spingo più gode, gli si strozza la voce.



Certo che ce ne starebbero due nel mio culo, ma di certo non glielo posso dire ora; e comunque non due come il suo… avrei il buco lacerato, ma a dire il vero non mi dispiacerebbe.
Dio come ci da dentro. Lo sapevo che era un toro, ho intùito per queste cose. E il gigacazzo che ha? Lo sento tutto, questo mi sfonda per davvero. Sto godendo come non mi era mai successo -e sì che ne ho presi eh- ma non voglio dargli la soddisfazione di farglielo capire. Mi trattengo dall’urlare come una cagnetta.
Per ora voglio godermi il momento; se continua così credo che potrei avere un orgasmo anale. Ho pure il pisello durissimo, e non mi succede mai quando mi scopano.
Spingo il sedere più in fuori, per agevolare la sua monta, anche se non ce ne sarebbe bisogno.
“Brava la mia troia” dice da vero porco “ne hai presi di cazzi vero?”
Non rispondo, sono talmente concentrato sui suoi colpi che non riuscirei a pensare ad altro.
“Vero?!”
“Sì signor Cattaneo, ma mai come il suo. Non smetta, la prego!”
E invece il bastardo esce lasciando il vuoto in me, sento l’aria come se avessi una galleria del vento.
Mi prende di peso e mi gira, mi toglie i pantaloni in un solo colpo, da vero maestro… mette le mie gambe sulle sue spalle, prende il mio sedere tra le mani e lo tira a sé, giocando con la cappella fradicia di umori; sputa un po’ sul cazzo e un po’ sul buco e sbaaaam, lo ributta dentro e ricomincia la cavalcata.
Io da uno così mi farei stuprare tutti i giorni, ogni singolo maledetto giorno, a più riprese. Me ne andrei in giro spanato ma felice, grondante della sborra che son sicuro mi regalerebbe abbondante.
Non ce la faccio più a trattenermi, gemo come non mi era mai successo prima, godo di brutto e lo attiro ancor di più dentro di me.
Sentire i suoi grossi coglioni che sbattono mi eccita moltissimo. La sua è una foga da ventenne, una resistenza mai vista.



Devo rallentare un po’ il ritmo altrimenti sborro e gli farcisco il culo in un nanosecondo, mi sta eccitando molto il ragazzino. È docile e arrendevole, ma allo stesso tempo si sta rivelando una vera vacca da monta. Non si è nemmeno minimamente lamentato delle mie dimensioni, il che succede raramente. Siamo occhi negli occhi da cinque minuti abbondanti, e sento che potrei pure innamorarmi di uno che mi guarda in questo modo mentre ha un palo piantato in culo; ma è un attimo, mi guarda così solo perché ne vuole ancora, e ancora, e ancora.
Che lurida.
Però è tanto carino.
Meno male che non abita a Milano altrimenti sarebbe un guaio.
“Dove la vuoi la sborra?” chiedo a bruciapelo, anche se la risposta non mi interessa.
“In faccia signor Cattaneo” e apre la bocca mostrandomi la lingua, quella stessa lingua che poco prima mi stava facendo un signor pompino.



Apro le labbra, in attesa del suo seme. Spero che ne faccia tanta, spero che mi schizzi in gola. Voglio berne il più possibile, voglio uscire da questa stanza col suo sapore in bocca.
Inaspettatamente, invece, lui si avvicina e mi bacia.
Uno di quei baci intensi e profondi che da lui non mi sarei mei aspettato, e non capisco più niente. Mi abbandono completamente a lui e ricambio il bacio con un’arrendevolezza che non conoscevo. Talmente inatteso che mi stravolge, e il cervello sbrodola, e sento di amarlo. In realtà amo i suoi modi, rudi e passionali allo stesso tempo.
E amo il suo cazzo.
Lui aumenta il ritmo, mi sbatte sempre più forte. Arrotolo la mia lingua alla sua. Grugnisce. Mi morde il labbro e poi un suono lungo e gutturale esce dalla sua bocca.
Mi sta sborrando in culo. Appena me ne rendo conto mi sento quasi svenire e il mio cazzo schizza senza che nemmeno l’abbia mai sfiorato. Mai successa una cosa del genere.
Ricomincia a baciarmi, mi stringe forte. Resta dentro ancora un po’.
Quando esce, il cazzo gli gocciola un poco.
Faccio per prenderglielo in bocca per ripulirglielo per bene ma si allontana.
Si dirige verso il bagno.
“Mi faccio una doccia” dice con aria indisponente “quando esco non voglio trovarti qui!”
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