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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante - Marco XI -


di Soundserio
29.02.2016    |    4.519    |    4 9.8
"Per fortuna o per sfortuna il mio telefono squillò sconcentrandomi da quel pensiero, guardai lo schermo: Marta..."
Intorno alle 20 di quel sabato gli amici calciatori fecero irruzione in appartamento. I quattro erano in tenuta sportiva, visibilmente allegri e festaioli, indossavano tutti la tuta della squadra. Attendevo il loro arrivo in cucina, in terrazzo il fuoco era già acceso, stasera barbecue come aveva previsto Marco, per la felicità dei condomini. Iniziarono le presentazioni, il primo a stringermi la mano fu Mauro, seguito da Andrea e Bachisio. Subito Marco prese delle birre dal frigo, che avevo acquistato quel pomeriggio per l’occasione, iniziò a passarle e andò a controllare il fuoco, era lui stasera il cuoco. Mauro lo raggiunse mentre Bachisio e Andrea rimasero in cucina con me a chiacchierare. Andrea era giovane, ventinove anni, viso carino ricoperto da una barba castana curata nel dettaglio, capello corto castano spettinato, sguardo di un verde tranquillo, un altezza sul metro e settanta e un bel corpo. Bachisio era un uomo davvero affascinante, quarantaduenne, pelato con barba poco curata sul nero/grigio, occhi neri con sguardo misterioso, due labbra carnose e un altezza su per giù anche lui sul metro e settanta, ma poco più basso di Andrea. Lui era lo sposato del gruppo, ma non solo, aveva anche due bambini. Iniziammo a chiacchierare in generale e a conoscerci. Le tipiche domande: “Cosa studi?” , “Cosa vorresti fare nella vita” ,“Da quanto vivi in città?” , “Come ti trovi?” e bla bla bla, insomma i discorsi di routine di prima conoscenza. Fuori invece Mauro e Marco chiacchieravano alla grande della partita e del bellissimo gol che Andrea aveva fatto di rovesciata. Non era la prima volta che vedevo Mauro, era l’amico di sempre di Marco, da prima che Raffaella e lui si conoscessero, infatti la sera che lo conobbi, stava proprio in sua compagnia. Avevano la stessa età, trentaquattro anni, Mauro forse era qualche centimetro più alto, il suo volto era pulito e privo di barba, un corto capello castano scuro gli cadeva sulla fronte e i suoi occhi erano azzurro cielo. Aveva un bel corpo atletico e le sue braccia erano ricoperte da tatuaggi. Non mi dispiaceva come tipo ad essere sincero. Le birre continuavano a venire scolate e rotto l’imbarazzo iniziale della conoscenza tutti e cinque ridevamo come matti a ogni battuta che a turno ognuno di noi faceva. Cenammo davvero bene, Marco era bravo con la carne, io stavo seduto vicino a Bachisio e Andrea, non mi sarebbe dispiaciuto allungare le mani, una a destra e l’altra a sinistra, e segare i loro cazzi duri, ma non potevo, dovevo liberarmi di quel pensiero, anche se l’alcol iniziava a farsi sentire e ad appannare la mia lucidità. Per fortuna o per sfortuna il mio telefono squillò sconcentrandomi da quel pensiero, guardai lo schermo: Marta. Che cavolo sarà successo pensai prima di schiacciare il tasto verde. –“Eilà Marta come va?” – risposi al telefono mentre mi spostavo in corridoio, ma dal tono della sua voce capii subito che qualcosa non andava, infatti poco dopo venni a sapere che il fidanzato era entrato in crisi e forse prendevano una pausa di riflessione. Era disperata, dopo tre anni di relazione. Tratteneva le lacrime a stento, non potevo lasciarla sola, era la mia migliore amica. Non potevo tirarmi indietro. Le dissi di non preoccuparsi che da li a poco l’avrei raggiunta a casa per andare a bere una cosa insieme. Entrai in cucina e dovetti rovinare per qualche secondo l’aria di festa che tirava annunciando l’imprevisto –“Un’amica ha bisogno di me”-, le battute di certo non mancarono, ma mi liquidarono in fretta. Marco mi guardò per un secondo con uno sguardo fisso, ma poco dopo sollevò il bicchiere e fece un brindisi per Andrea il goleador. Salutai e lasciai in cucina quei quattro manzi e mi incamminai verso casa di Marta. Quando arrivai mi attaccai al citofono, aprì il portone senza neppure chiedere chi fossi, una volta entrato in casa mi resi conto che qualcosa non andava. Indossava un vestito nero, un tacco e un pellicciotto, il trucco e parrucco perfetto e un sorrisone a trentadue denti le stampava il viso. -“Che cazzo è uno scherzo?” – domandai allibito , -“Spero mi perdonerai, ma sapevo che se ti avessi invitato a uscire avresti declinato, invece cosi saresti arrivato subito. E non sbagliavo!” rispose abbracciandomi. Cazzo avrei voluto ucciderla proprio in quell’istante. –“Hai idea che mi hai fatto venire un colpo e che in questo momento a casa ci sono quattro stalloni che tu mi hai fatto lasciare soli?” – Marta era la mia migliore amica, conosceva i miei gusti, ma non sapeva quanto fossi davvero troia. –“Davvero? Allora andiamo subito da te a fare festa. Ma c’è anche la Raffaella?” – “No, lei rientra domani, ci sta Marco con tre compagni di squadra”- Marta nonostante fosse fidanzata non si tirava mai indietro dove c’era da divertirsi, soprattutto se si trattava di stalloni. Mica sceglievo le mie amiche a cazzo. –“Dai, andiamo.. prometto che te ne lascio uno” disse tutta divertita. La stavo odiando, ma non potevo fare altro che accontentarla e accontentarmi, perché almeno un uccello volevo beccarlo anch’io. Ci incamminammo cosi a casa. Una volta aperta la porta d’ingresso dalla cucina provenivano schiamazzi animaleschi di uomini in preda all’alcol. Presentai la mia amica a tutti i calciatori che la squadrarono per bene da cima a fondo e subito i loro toni, in presenza di una donna , si calmarono per qualche secondo. Marta si sentiva a suo agio, si divertiva e poi era abituata a stare sola tra uomini, di certo non era una ragazza timida e silenziosa, catturò l’attenzione di tutti ma poi riuscimmo ad amalgamarci tutti insieme come un vero gruppo di amici. Le ore passarono in fretta, si era fatto tardi, l’alcol si faceva davvero sentire per tutti, lei era già su di giri e aveva adocchiato Mauro con il quale stava chiacchierando a lungo e in solitudine sul divano, mentre io, Marco, Andrea e Bachisio stavamo ancora a tavola a ridere e scherzare. Intorno alle due della notte Andrea si rese conto dell’ora ed esclamò –“ Forse è arrivata l’ora di levare le tende!”- si alzò seguito anche da Mauro e Marta che si alzarono decidendo di andare via anche loro. Che troia la mia Marta, questa sera se la sarebbe spassata con l’amico di Marco. Si avviarono tutti e tre in corridoio ringraziando della serata e andando via. Bachisio quella sera, non essendo residente in città, ebbe il permesso dalla moglie per la serata tra amici, quella notte avrebbe dormito da noi per non mettersi alla guida, la sua camera era quella in fondo al corridoio riservata agli ospiti. Rimanemmo cosi soli soletti noi tre in cucina, ci facemmo un altro paio di birre con luce bassa e sottofondo musicale finché Bachisio ebbe bisogno di una doccia prima di mettersi a letto. Marco accompagnò al bagno l’amico e ritornò in cucina. Una volta che ritirammo i bicchieri dal tavolo ci stravaccammo su di giri sul divano. –“Scusami se ho portato a casa Marta, ma non avendo voglia di fare serata tra locali ho preferito portarla qui”- dissi sistemando il copri divano alla spalliera –“Ma figurati, hai fatto bene, ci siamo divertiti.. e poi sembra che si sia trovata bene” rispose guardandomi –“Eh sembra proprio di si…” risposi con sorriso malizioso. Scoppiammo entrambi a ridere sapendo a cosa si alludeva, i nostri sguardi si incrociarono, ancora una volta erano uno dentro l’altro con spontanea complicità, il silenzio tra noi riempì quella stanza. Il sottofondo musicale a basso volume e lo scroscio dell’acqua che scendeva dalla doccia ci tenevano compagnia mentre i nostri occhi profondi non smettevano di guardarsi. Presi una sua mano tra le mie, ci avvicinammo spontaneamente e tra noi esplose la passione. Un lungo bacio prese il via mentre le nostre mani si stringevano l’una dentro l’altra. Ci stavamo desiderando. Continuammo a baciarci a lungo l’uno accanto all’altro, una mano scivolò dentro il suo pantalone e iniziò a masturbarlo. Ansimava, non potevo resistere, scesi con la testa sul pacco e una volta tirato fuori iniziai a fare un vero pompino con tanta passione. Inerme sul divano si gustava il momento, non mi toccava, si godeva la mia lingua calda avvolgersi sulla cappella che ogni tanto facevo scomparire insieme a tutta l’asta dentro la mia cavità orale. Qualche secondo dopo la passione aumentò e iniziai a succhiarlo avidamente e con foga quando lo sentii irrigidirsi pensai che stava trattenendo l’orgasmo, mi staccai dal suo palo e lo guardai in faccia, notai che il suo sguardo, stupito e meravigliato, andava sulla porta, mi voltai e …
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