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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante - La fine - XIV


di Soundserio
01.03.2016    |    4.630    |    11 9.9
"Da domani puoi venire quando io non sono a casa e prendere tutta la tua roba e andartene!”- voltò le spalle e sparì nella sua stanza..."
Lo sportello del guidatore si aprì e Marco scese andando incontro a quella donna in piena disperazione. Non sapevo che fare, avevo combinato un bel casino, da quanto stava li? Dall’esterno dell’abitacolo le grida di Raffaella erano di una furia pazzesca. Lui cercò di farla calmare tentando di abbracciarla, ma lei si dileguava gridando a gran voce –“Non toccarmi”- , “Schifoso. Sei uno schifoso!”-. La situazione era davvero imbarazzante, per fortuna la stazione era deserta e le poche persone presenti stavano lontane. In preda al sentimento di colpa scesi dall’auto per andarle incontro tentando invano di chiederle scusa. Le sue urla salirono di tono solo vedendomi scendere. Dalla sua bocca partì una carrellata di insulti che non ricordo neppure uno in particolare. Fui investito da una pioggia di proiettili che mi fecero indietreggiare e rinchiudere in auto. Marco cercò di calmarla e farla ragionare facendola salire in auto a patto che una volta a casa mi avrebbe sbattuto fuori. Il viaggio di rientro fu di un imbarazzo assoluto. Nessuno dei tre apriva bocca, la radio era spenta e l’unico rumore presente erano le lacrime di Raffaella. Quando arrivammo all’appartamento Raffaella mi guardò dritto negli occhi e con odio: -“Prendi quello che ti serve per la notte e sparisci. Da domani puoi venire quando io non sono a casa e prendere tutta la tua roba e andartene!”- voltò le spalle e sparì nella sua stanza. Le grida non cessarono di certo lì, difatti con sorpresa udii le stesse parole rivolte a Marco che accettò con incredulità. Fu di una freddezza unica, l’avevamo fatta grossa. Chiamai Marta chiedendo se per quella sera avrebbe potuto ospitarmi. Prima di uscire da casa aspettai Marco per andar via insieme, ma mi mandò a fare in culo sbattendo la porta.

Una volta arrivato a casa della mia amica le raccontai più o meno l’accaduto, senza entrare nei dettagli dei giorni precedenti, rimase stupita al solo pensiero che tra me e Marco fosse davvero successo qualcosa. Iniziai a preoccuparmi per la privacy, se Raffaella raccontava in giro la storia per giustificare la separazione da Marco, eravamo fritti. Quella notte non dormii molto, la mia testa era invasa da mille pensieri. La mattina seguente andai a fare gli scatoloni, mandai un sms a Marco –“Ei volevo chiederti scusa, è stata tutta colpa mia. Ho combinato un gran casino. Comunque sono a casa a fare gli scatoloni, lascio qui il set di bicchieri che tanto non mi serve. Avvisa tu Raffa che avrai modo di vederla più di me. Grazie”-. Non so cosa mi prese, malinconia e tristezza inondarono i miei sentimenti e il mio voltò iniziò a bagnarsi di lacrime. Continuai a smantellare la mia camera finché la porta dell’appartamento si aprì. Pensai a Raffaella invece davanti a me si presentò Marco con sguardo malinconico e triste, mi venne incontro, pensai che voleva mollarmi un pugno, invece mi abbracciò e baciò. Rimasi impietrito davanti a quella sua reazione. Iniziammo a baciarci ininterrottamente senza staccarci l’uno dall’altro. Indossava una tuta nera, quella mattina non era andato a lavoro, il capello era spettinato ma il suo corpo era di nuovo caldo sul mio. Ci spogliammo a vicenda e avvinghiammo con passione senza staccare le nostre labbra. Le sue grandi mani accarezzavano il mio corpo e le mie toccavano il suo. Facemmo l’amore su quel letto con un’intensità e passione indescrivibile. Tra noi nessuna parola, soli mugolii di piacere e sguardi intensi. Le nostre voglie e passioni si erano lasciate andare ancora una volta. Quella fu la scopata più bella con Marco. Ci rivestimmo in silenzio l’uno accanto all’altro. Una volta ricomposti era rischioso rimanere ancora li insieme, andammo alla porta lo baciai e lui andò via. Terminai di caricare l’ultimo scatolone della mattina e ritornai a pranzo da Marta senza raccontarle quanto appena accaduto. Riposai un po’ e nel pomeriggio ritornai in appartamento per le ultime cose. Mentre sistemavo i dischi in un porta cd Raffaella arrivò a casa, non ci fu ne una parola e ne uno sguardo tra noi. Prima di andare via la andai a chiamare per scusarmi e mettere d’accordo per le bollette che sarebbero arrivate a breve. –“Quando arrivano faccio il calcolo e ti scrivo la quota via messaggio. Per il resto puoi andartene a fare in culo. Mi fai schifo tu e quell’altro. Sei pregato di sparire ora”- disse con sguardo duro mentre mi accompagnava all’ingresso. Girai le spalle e uscii da quella casa. Mi resi conto che Raffaella, nonostante dopo tutti quegli anni, non mi conosceva affatto bene, come al solito si fermava sempre alle prime impressioni. La mia cara ex coinquilina infatti non avrebbe mai potuto immaginare che la nostra conoscenza non fu casuale come sembrava. Qualche anno prima a consigliarmi quell’appartamento fu un uomo con il quale ebbi un’intensa relazione sessuale. Suo padre!
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