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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 5 - Visite e Gelosie - VIII


di Soundserio
08.06.2016    |    2.537    |    2 9.9
"Giacomo era silenzioso e tranquillo, mentre girava il caffè dava uno sguardo al quotidiano e commentava le notizie con Silvia, sembrava tutto normale, come..."
Cercai di farmi coraggio risalendo le scale al buio, qualcuno era passato di li qualche secondo prima, e se avessero assistito all’intera scena? Arrivai al secondo gradino e alle mie spalle arrivò di corsa Giacomo trovandomi terrorizzato –“Che diavolo era quel frastuono?”- non sapevo come dirglielo –“Non lo so, qualcuno è passato di qui”- il voltò cambio espressione, gli occhi si riempirono di paura. Accese la luce e salì davanti, quando arrivò all’ultimo gradino –“Mmmmaaoo”- Penelope si fiondò alle gambe per farsi accarezzare –“Fanculo”- disse sottovoce –“Ma era lei?”- domandai puntando la gatta –“Si, è uscita dal soggiorno quando hai aperto la porta”- a causa del dannato felino rischiammo entrambi l’infarto. Per sicurezza controllammo le due camere ma sia Silvia, la moglie, che Vincenzo dormivano sereni e tranquilli –“C’è mancato davvero poco”- disse sorridendomi in fondo al corridoio –“Mamma che spavento”- , -“Già, è l’ultima cosa al mondo che vorrei”- toccandosi i baffi –“Meno male”- tirai un respiro di sollievo –“Bè allora buonanotte”- salutò senza spostarsi –“Buonanotte a lei capo”- scherzai passandogli accanto per raggiungere la camera di Vincenzo, i nostri corpi si sfiorarono, entrambi ci guardammo e scattò un lungo e appassionato bacio. Giacomo baciava davvero bene, fu un bacio molto passionale –“Scusami”- disse poi scostandosi –“No scusami tu”- cercai di assumermi le colpe di quel gesto –“Forse è meglio andare davvero a dormire”- disse –“Si meglio”- appoggiai la tesi –“Buonanotte”- , -“Buonanotte”- ma nessuno dei due fece ancora un passo, gli occhi continuarono a fissarsi desiderandosi, poggiò la mia schiena alla parete –“Che cazzo stiamo facendo?”- sussurrò incredulo –“Non lo so”- ci stringemmo in un abbraccio e riprendemmo incontrollatamente a baciarci come due adolescenti al primo amore. I nostri corpi si strusciarono l’uno su quello dell’altro, sentire i baffi pungermi il volto fu bellissimo, feci correre le mani sul corpo e sorprendentemente trovai l’uccello di nuovo eccitato e voglioso, infilai la mano dentro lo slip e lo impugnai cominciando una sega nelle mutande, le nostre bocche non si staccarono, eravamo eccitatissimi e fuori controllo –“Giacomo sei tu?”- sbarrammo gli occhi staccandoci di colpo e, prima che Silvia uscì dalla stanza, l’uomo scappò giù per le scale lasciandomi solo –“Scusi signora Silvia, avevo bisogno di un po’ d’acqua”- mostrai la bottiglia –“L’ho svegliata?”-, –“No figurati Gabriele, ho visto la luce accesa e non capivo che succedesse”- sorrisi e cercai di non far trasparire alcuna emozione –“Comunque suo marito è in soggiorno”- rientrai in camera e tornai sotto le coperte incredulo da quel che era successo. La mattina seguente la sveglia suonò alle sette –“Che palle”- esclamò Vincenzo spegnendola e, scoprendosi le gambe , mostrando il gonfiore mattutino palpandosi a pancia all’aria –“Dormito bene Gà?”- domandò stiracchiandosi –“Si ottimamente, ieri sono proprio crollato”- , -“Già ho notato ooiooioii”- continuò a sgranchirsi le ossa –“ Ci vorrebbe una bella figa ora”- palpando il cazzo in tiro –“Che dici eh?”- chiese –“Penso di si”- finsi di avere lo stesso desiderio –“Un bel pompino mattutino è la miglior cosa, la mia ex era bravissima in questo”- si alzò “Perché non hai provato la mia bocca” pensai –“Scendo a preparare il caffè”-. Nel frattempo che Vincenzo preparava la colazione ne approfittai per darmi una rinfrescata dal tepore della notte e cambiarmi, raggiunsi la famiglia in cucina e consumai la colazione. Giacomo era silenzioso e tranquillo, mentre girava il caffè dava uno sguardo al quotidiano e commentava le notizie con Silvia, sembrava tutto normale, come se nulla fosse successo. Durante il viaggio in auto non cambiò molto, l’uomo oltre a grattarsi i baffi non mi degnò neppure di uno sguardo, solo quando scesi sotto casa mi guardò profondamente prima di ripartire. Fu una mattinata strana, ero felice e stranito allo stesso tempo, non saprei proprio definire quello stato d’animo, ma vi era qualcosa di diverso in me, tanto che quando Franco mi invitò a vederci rifiutai senza pensarci due volte, forse qualcosa in me stava cambiando. Il giorno seguente era venerdì, non avevo grandi impegni cosi decisi di accompagnare Marta a fare delle commissioni e, di ritorno per l’ora di pranzo, il telefono cominciò a squillare –“Pronto signora Domenica come va?”- esordii –“Ciao Gabriele tutto bene grazie e te?”- , -“Non c’è male, mi dica pure..”- sapevo che c’era qualcosa dietro –“Volevo avvisarti che la prossima settimana ci sarà ancora una riunione condominiale”- che palle –“Ok signora Domenica, le farò sapere che si dice –“Grazie.. ah un’altra cosa, questo pomeriggio sarà a casa?”- che diavolo aveva in mente –“Si dovrei, perché?”- domandai –“Mi ha chiamato l’agente immobiliare per chiedere se questo pomeriggio fosse possibile mostrare la casa”- gli occhi si illuminarono –“Certo Signora Domenica, faccia pure venire l’agenzia, sarò a casa”- chiusi la telefonata di buon umore, era davvero insolito sorridere dopo le sue chiamate, ma questa volta andò cosi. Dopo pranzo diedi una veloce pulita alla casa per farla trovare accogliente e profumata, in realtà non mi fregava niente dell’impressione del cliente, ma mi importava solo di vedere Marco. Quando la porta si aprì trovai davanti un’anziana signora con la figlia in compagnia di Marco in vesti da lavoro, elegante e curato. Lasciai fare ai tre il giro dell’appartamento e attesi in cucina la fine della visita –“Arrivederci”- salutai –“Arrivederci signori, io mi trattengo a parlare con il proprietario, mi raccomando fatemi sapere la decisione via telefono”- salutò Marco i clienti lasciandomi stupito. –“Birra?”- domandai appena chiusa la porta –“No, non bevo a lavoro”- andammo a sederci in cucina –“Dimmi tutto”- presi in mano la situazione cercando di capire –“Niente di che”- rispose –“Come niente di che?”- sorpreso –“Dev’esserci per forza qualcosa? Ho il prossimo appuntamento tra un’ora e mi andava di approfittarne per vederti”- rimasi meravigliato da quelle parole –“Aah”- riuscii solo a dire –“Che c’è non ti fa piacere”- chiese non vedendo salti di gioia –“Scherzi? E come!”- afferrai la cravatta tirandolo addosso e baciandolo –“Ti sono mancato?”- domandai –“Che ti importa” salii a cavalcioni -“Allora ti sono mancato o no?”- non disse nulla mi baciò le labbra. In men che non si dica ci spogliammo sul divano senza staccarci un secondo, amavo il profumo della sua pelle, ma ancor più amavo sentire quella soffice peluria sul viso, completamente nudi ci sdraiammo l’uno sull’altro facendo del petting, poggiai le mani sui suoi glutei palpandoli delicatamente mentre la lingua danzava ininterrottamente nella bocca –“Ti voglio”- sussurrai all’orecchio prima che iniziò a baciarmi l’intero corpo facendomi impazzire –“Sei mio”- replicò tornando su e riprendendo a baciarmi. Scaraventai il suo corpo sotto il mio mettendomi sopra, lo baciai e assunsi la posizione del sessantanove. La lingua del calciatore incominciò a deliziarmi il foro roseo provocandomi ansimi, mentre acchiappavo tra le labbra lo scettro impugnandolo dalla base –“Non fermarti”- dissi iniziando a sentire il culetto caldo e voglioso. Inghiottii sino alla gola i centimetri venosi e pulsanti e cominciai a salire e scendere ruotando il capo –“Ooohh”- godeva Marco, non potei resistere ancora, tornai a cavalcioni sopra vis a vis, afferrai l’uomo dai gomiti portandoli fermi dietro la testa –“Che vuoi fare?”- domandò –“Voglio essere tua”- afferrai la mazza sotto di me e la infilai tra le chiappe. Man mano che scompariva tutta il voltò cominciò a cambiare espressione godendo sempre più, è una sensazione fantastica vedere gli uomini godere sotto di me, arrivai con il culetto sino alla base e lentamente cominciai a cavalcarlo –“Aaaah”- godevo in maniera composta senza lasciare le sue braccia –“Siiii”- aumentai sempre più il ritmo cominciando a sentirlo per davvero –“Ti piace?”- domandò –“Si”- iniziò a spingere anche lui da sotto, abbandonai la presa e con le mani iniziai a toccarmi il petto, stavo iniziando a godere, mi sentivo la sua donna –“Mi piaci cazzo”- esclamò Marco sollevando il torso e baciandomi –“Non fermarti”- lo supplicai. Le nostre mani si acchiapparono legandosi, il bacino dell’uomo si fermò e lasciò che fossi io a dare il ritmo saltellando sopra –“Aaaahh”- , -“Aaahhh siii”- i lamenti di piacere di entrambi riecheggiavano in cucina. Saltavo su quel corpo con intenso ardore, ogni tanto rallentavo e al posto di saltarlo, con tutto il membro dentro, facevo avanti e indietro. Lasciò le mie mani afferrandomi per i fianchi, non piaceva solo a me fare avanti e indietro, anche lui amava quel movimento –“Non fermarti”- questa volta fu lui a dirlo –“No”- risposi tirando indietro la testa aggrappandomi ai suoi pettorali –“Godi”- disse –“Siii godiamo insieme ti prego”- ansimai rapito dal movimento –“Dai daiii”- lo sentii che stava per esplodere –“Vienimi dentro”- gridai afferrando una mano e portandola sul capezzolo per toccarmi –“Vieni prima tu”- , -“No vengo subito dopo daiii”- aumentai bruscamente il ritmo e in men che non si dica sentii le sue gambe irrigidirsi proiettandomi dentro tanti schizzi caldi –“Aaaahhhh”- godetti prima di iniziare anch’io a schizzare sul petto –“Siiii”- tremammo insieme abbracciandoci l’uno sull’altro e baciandoci –“Sssshhh”- mi abbracciò forte cercando di farmi riprendere dall’orgasmo –“E’ stato bellissimo”- aggiunse –“Si”- lo baciai poggiando la testa sul petto. Era incredibile quanta magia potesse esserci tra noi, non so che ci prendeva quando stavamo soli, ma di certo garantiva sempre un bellissimo orgasmo. Rimanemmo abbracciati a chiacchierare per un po’ finché notai un pelino di gelosia da parte sua –“Non mi piace come guardi Bachisio”- la buttai sul ridere prendendolo in giro e la cosa mi lusingò parecchio –“Sai l’altra notte, dopo la cena da Marta, quando sono rientrato a casa ho beccato il papà di Raffaella”- feci finta di non sapere –“Sul serio?”- esclamai –“Si, meno male non siamo andati a casa”- ci abbracciammo e rimanemmo li ancora un po’
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