Gay & Bisex
Il Venditore Ambulante 2 -Delusioni e Consapevolezze- XII
di Soundserio
25.03.2016 |
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"Meglio che ritorni a casa”- fu la prima scusa che mi venne in mente..."
Rimanemmo a letto a coccolarci ancora un po’ e intorno alle ventitré e trenta ritornammo in cucina con addosso gli slip per sgranocchiare qualcosa. –“Che fai rimani qui stanotte?”- domandò Edoardo lasciandomi completamente di stucco per quell’invito. –“No, domani mattina ho da fare. Meglio che ritorni a casa”- fu la prima scusa che mi venne in mente. Nonostante il gran piacere che mi provocò quell’invito era meglio ritirarsi, volevo lasciargli il tempo di pensare e riflettere sull’accaduto, è una fase che capita a tutti dopo il primo rapporto. Era giusto fare cosi. –“Sicuro? Domani mattina mettiamo la sveglia e ti accompagno a che ora vuoi”- , -“No dai, grazie davvero ma è meglio che io vada”- dissi avvicinandomi e baciandolo a stampo. Forse stavamo correndo troppo, ma era tutto cosi spontaneo e naturale, non c’erano forzature da nessuna delle due parti, la chimica che si creò tra noi era fortissima. Una volta rivestiti stavo per salutarlo quando mi bloccò e baciò –“Ti accompagno io”-. Cercai di rifiutare la gentilezza, non volevo scomodarlo, ma lui ebbe la meglio. Salimmo in auto dirigendoci verso casa e le nostre mani, tra un discorso e l’altro, si legarono l’una dentro l’altra sulle sue gambe. Non so che diavolo stava succedendo, sembravamo una coppia, ma la cosa mi piaceva parecchio. Quando arrivammo sotto casa era circa l’una della notte, ci salutammo con un lungo abbraccio, cercando di non dare nell’occhio per chiunque fosse passato di li in quel momento, le nostre mani non si staccarono quando l’abbraccio finì. Ci guardammo negli occhi in silenzio e sfuggì un bacio a stampo. Quando entrai in appartamento notai che il coinquilino non era ancora rientrato, feci una doccia e prima di andare a letto mandai la buonanotte. –“Sono stato davvero bene, grazie della bella serata appena trascorsa. Buonanotte, a domani!”-. Dopo qualche istante arrivò la risposta –“Grazie a te, buonanotte piccolo!”-. Mi sciolsi completamente di fronte a quelle parole. Il giorno dopo avevo una gran voglia di vederlo, ma tra un messaggio e l’altro, mantenni l’autocontrollo. Era rimasto un po’ deluso dal rifiuto della notte prima, ma cercai di risolvere la situazione cercando di fare capire i miei perché. Alla fine della fiera decidemmo di non incontrarci. I giorni trascorsero e quel week end sarebbe rientrato da sua moglie. Fissai anch’io la partenza per quel sabato mattina, avevo una gran voglia di rivedere i miei. Tra un messaggio e l’altro decidemmo di incontrarci venerdì sera prima della partenza. Come al solito passò a prendermi e andammo a fare un giro per la città. Era sera, i lampioni illuminavano già le strade e il traffico era calato. In giro solo ragazzi con motorini e qualche signore rientrava a casa dopo una giornata di lavoro. Parcheggiammo nei pressi dello stadio dove c’era un immenso piazzale. Tra noi ci fu un po’ d’imbarazzo, era la prima volta dopo l’accaduto, ci scrutavamo. –“Allora parti anche tu domani?”- domandò per rompere il ghiaccio –“Si ne approfitto visto che lunedì mattina non ho lezioni, cosi rimango via due giorni pieni”- , -“Io rientro lunedì mattina direttamente a lavoro”-, -“Bene, cosi ti fai due giorni pieni anche tu”-. Notai che Edoardo era strano, qualcosa non andava. –“Tutto ok Edo?”- , -“Si tutto ok tranquillo”-. Mmmh quella risposta non fu convincente, era molto fugace e pensieroso. Guardò fuori dal finestrino e iniziò –“Senti pensavo un po’… forse è meglio smetterete. Nel senso, facciamo che non sia successo niente tra noi ok?”- quelle parole mi spiazzarono completamente, non nascondo che mi ferirono. –“Beh dai nostri continui messaggi non lo avrei mai detto, non so che sia successo in questi giorni ma va bene cosi”- risposi cercando di rimanere composto senza reazioni impulsive. –“C’ho pensato bene questa mattina. Sono un uomo sposato, ho una famiglia e dei figli.. e poi a me piacciono le donne. Non so che mi sia preso, ma ho preferito parlartene a voce”- , -“Se queste sono le tue decisioni va bene, pensavo che tra noi ci fosse qualcosa di spontaneo, ma se vuoi frenarlo cosi va bene. Accetto le tue decisioni.”- avrei voluto sbraitare e chiedergli mille perché -“Non so cosa mi sia preso quella sera, forse il vino, ma davvero mi spiace”- , -“Non scusarti di niente, spero solo che non ti sia sentito obbligato, io sono stato bene”- , -“No, non sono stato obbligato, anzi sono stato molto bene anch’io, ma non è la strada giusta per me. Non ho capito come possa essere successo. Ho sbagliato. Forse la lontananza da mia moglie o da casa non so..”- ero deluso, triste e arrabbiato, ma la cosa giusta da fare era quella di andare senza discutere, avrei solo peggiorato le cose, Edoardo era in piena crisi esistenziale –“Non preoccuparti, avrei dovuto aspettarmelo”-. Un momento di silenzioso gelo si posò tra noi e poco dopo lo invitai a riaccompagnarmi a casa. Cercò di attutire il colpo scusandosi e implorando perdono se mi avesse illuso, ma non battei ciglio, con freddezza gli ordinai di riaccompagnarmi e di non scusarsi che forse era meglio cosi. Chiusi lo sportello e ritornai a casa davanti alle valigie. Ero deluso, inutile negare che dentro me provavo una forte attrazione per quell’uomo. Sapevo che ci avrebbe pensato, ma non mi sarei aspettato questa decisione, soprattutto dopo tutta quell’intera settimana di messaggi e l’invito a condividere il letto insieme quella notte. Mi ero illuso. Non potevo rimediare e tanto meno volevo stare a scrivere mille parole per riaverlo. Dovevo distrarmi da quel pensiero e cosi presi il telefono alla mano –“Ciao Ale come va? Domani sono in paese, se ti va possiamo vederci. Io rimango sino a lunedì mattina. Fatti sentire. ‘Notte!”- inviai il messaggio, ma controllai anche la chat di Edoardo, era online. Mi trattenni dallo scrivere, scorsi tra i contatti e notai che anche Enrico (Fedex) era on. –“Ciao come va? Che fai?”- , -“Ei ciao, tutto bene. Niente, pausa studio in biblioteca!”- erano le ventidue e trenta e lui stava ancora a studiare, beata la sua voglia! –“Senti io sono solo a casa fino mezzanotte circa, ti va di passare? Ho una gran voglia stasera”- , -“Sei solo?”- , -“Si”- , -“ La mia fidanzata sta già a casa, posso trovare una scusa e tardare. Dammi indirizzo”-. Approfittai dell’assenza del mio coinquilino e lo feci salire. Chiudemmo la porta alle nostre spalle e andammo in camera. Indossava un jeans e una t-shirt dalla quale si intravedeva la sua muscolatura. Era davvero bono. –“Senti, volevo scusarmi di persona per il mio comportamento..”- , -“Tranquillo non preoccuparti, non è successo niente”-. Buttai subito la mano tra le sue gambe. Per qualche secondo si irrigidì, non si aspettava la mia avventatezza. –“Vuoi che lo succhi inginocchio?”- domandai con fare voglioso –“Si”-. Sbottonai il jeans e lo portai giù alle ginocchia insieme agli slip, il suo cazzo era ancora moscio. Appena mi accomodai ai suoi piedi glielo presi tutto in bocca iniziando a succhiarlo con foga. Sentivo che si gonfiava piano nella bocca e la cosa mi eccitava parecchio. Succhiavo e leccavo con gran voglia di cazzo. Non so cosa mi stava prendendo, ma qualcosa si stava impossessando di me, volevo sentirmi usata, forse a causa della delusione provocata da Edoardo. –“Aaah come sei voglioso oggi”- pronunciò dall’alto Enrico –“Ti piace come succhio?”- , -“Si sei bravissimo non fermarti”- , -“Scommetto che la tua tipa non te lo ciuccia cosi bene”- , -“Sssssh! Succhia”- disse in maniera decisa. Quel tono duro mi provocò un ulteriore senso di piacere, volevo sentirmi sottomesso –“Si te lo ciuccio tutto”-. Afferrai una sua mano e la portai sulla nuca invitandolo a dare il ritmo. Spingeva con forza la verga dentro me –“Cosi, succhia cosi bravo”- sussultava di piacere –“Dammelo tutto”-. Sentii le palle sul mento e la peluria del pube sul naso. La lingua si muoveva lungo tutta l’asta tesa e venosa. –“Usami”- esclamai con tono caldo. –“Ti piace proprio il cazzo eh! Prendilo tutto!”- afferrò i miei capelli mettendomi seduto a terra con la nuca contro la parete, prese la mira e iniziò a scoparmi in gola –“Succhia cosi, bravo pompinara”- , -“Siii”- cercavo di dire a bocca piena. Il ritmo si fece incalzante, nascondeva anche lui un ottimo lato da porco. –“Che troia”- , -“Si, sono una troia”- , –“Ti sborro in bocca”- disse spingendolo tutto dentro con forza. -“Siii”- uno, due, tre, quattro, cinque. Cinque schizzi di calda sborra mi inondarono la gola. –“Aahh siii”- mugolava con tremolii il maiale. Ingoiai tutto. –“Sei bravo a fare le pompe”- disse sollevandosi i pantaloni, sorrisi con il suo sapore agro/dolce in bocca e feci un occhiolino. –“Ora devo andare se no la mia ragazza può avere sospetti. Alla prossima ciao”- feci cenno “Ok” con la mano e lo sentii chiudere il portone d’ingresso. Non so che mi stava succedendo, ma avevo ancora voglia di cazzo e di sottomissione. Nasceva in me una nuova consapevolezza: amavo sentirmi donna e sentirmi usata come una troia. Una volta lavati i denti ritornai in camera, Alessandro aveva risposto al messaggio: -“Ei tutto bene. Tu? Se ti va domani sera sono libero, Erika va in pizzeria con le amiche. Possiamo vederci”-.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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