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Gay & Bisex

Il Venditore Ambulante 3 -Lavori in Corso- III


di Soundserio
09.04.2016    |    4.891    |    3 9.3
"Il più anziano invece svolgeva il suo lavoro in silenzio, da sotto il caschetto sbucavano due occhi neri e un bel baffo scuro, labbra fini e due mani enormi..."
La mattina seguente venni svegliato dal rumore di un trapano a pochi metri di distanza dalla finestra. Aprii gli occhi e ancora assonnato andai a sollevare la serranda, erano circa le otto e trenta quando nella veranda di fronte tre uomini armati di attrezzi da lavoro ristrutturavano l’appartamento del vicino. Al suono della serranda i tre si voltarono trovandomi in slip. Indubbiamente il malumore di quel risveglio si trasformò in piacevole eccitazione alla vista dei tre, ma dopo qualche istante distolsi da loro lo sguardo e andai a fare una doccia seguita da una calda colazione. Per quella mattina non erano previsti impegni e la trascorsi tranquillamente in appartamento. Uscito dalla doccia indossai l’accappatoio tornando in camera. I muratori stavano sempre li a lavoro sotto il sole cocente. Due erano quelli del giorno prima, uno era nuovo. Al mio ingresso aprii l’armadio dando loro le spalle, faci cadere a terra l’accappatoio e rimanendo nudo con glutei in bella vista, afferrai una t-shirt corta e la indossai, mi chinai verso il cassetto e presi un jockstrap che ordinai qualche settimana prima da internet. Il jockstrap è uno slip maschile corto e aderente, coperto sul davanti ma aperto posteriormente con una fascia elastica sopra i glutei in maniera tale che il culetto possa essere libero e visibile. Calzai la mutanda sotto i loro occhi stupiti e con disinvoltura iniziai a sistemare la stanza fingendo di non essere visto. Inutile dire che le facce dei tre erano perplesse vedendomi girare per casa con il culetto all’aria aperta, o meglio con quell’intimo cosi particolarmente invitante. Fu uno dei tre, il più giovane, a notarmi per primo che iniziò a farfugliare qualcosa ai restanti due che tra uno sguardo e l’altro scambiavano battute. Avevo smesso di preoccuparmi dei vicini, nessuno mi conosceva nel palazzo, non avevo nulla da perdere, d’altronde amavo e amo essere spiato. Il rischio è la mia passione. Cominciai a spolverare e riordinare la camera come fanno le vere casalinghe, probabilmente i tre avrebbero preferito una bella figa esibizionista, invece no, oggi si godevano lo spettacolo di un giovane uomo del quale mai nessuno avrebbe osato immaginare quanto fosse donna calda dentro. Dalle loro facce non traspariva nessuna voglia particolare, ma non mi preoccupai, gli uomini facili non mi piacciono. Cominciai a spazzare impugnando alla mano il manico. Cercai la posizione migliore per mettere in risalto il didietro. Ero eccitata, sapere di essere sbirciato da tre maschioni e impugnare quel lungo e duro bastone mi stava trasformando già in maiala. Dopo aver spazzato ogni angolo cambiai bastone prendendo quello per lavare a terra con secchio e straccio iniziando a bagnare il mattone. Chiaramente per raccogliere lo straccio andavo vicino al balcone, i tre dovevano vedermi. Questa era l’intenzione. Le attenzioni verso quei maschi erano tante, la curiosità più grande fu per quel giovanotto dal corpo grosso e depilato, labbra grandi, viso pulito e occhio castano. Sicuramente trentenne e palestrato. Ogni tanto mi voltavo ad ammirarlo, ma non mi degnava di un sguardo. Il più anziano invece svolgeva il suo lavoro in silenzio, da sotto il caschetto sbucavano due occhi neri e un bel baffo scuro, labbra fini e due mani enormi. Il suo occhio era solo per il martello. Infine l’altro trentenne dagli occhi celesti e dal capello lungo e biondo ogni tanto buttava l’occhio ridendo e concentrava gli sguardi degli altri verso me. Per due volte incrocia l’occhio del baffuto stupito, curioso e perplesso, ma appena incrociava i miei distoglieva lo sguardo proseguendo a martellare. Arrivata quasi l’ora di pranzo il biondino sparì mentre i restanti due proseguirono i lavori. Piantonato alla scrivania attendevo che il pavimento si asciugasse ed ecco che ritornò il biondo con una busta contenente i panini. Poggiarono gli attrezzi e dopo qualche scambio di battuta sparirono all’interno dell’edificio. Approfittai della pausa anch’io e, senza badare se il pavimento fosse ancora bagnato o asciutto, scappai in cucina a sgranocchiare qualcosa davanti al televisore. Senza accorgermi mi addormentai sul divano come un ghiro, l’aver fatto tardi la sera prima si faceva sentire. Quando aprii gli occhi erano le quindici e qualche minuto, dalla camera non proveniva alcun rumore di martello o trapano, senza fretta allora sistemai la cucina e poi ritornai alla stanza. Una volta dentro notai che non vi era alcuna traccia dei tre, non potevano essere spariti nel nulla, chissà che era successo. Triste dalla loro assenza presi a sistemare i tappeti e le sedie a terra e portai via secchio e bastone. Tornai alla scrivania accendendo il portatile, ero ancora eccitato dai muratori, volevo godere e svuotare. Iniziai a cercare qualche video porno dove comparivano bei maschioni. –Work Men- era il filmino giusto, tre maschioni virili e barbuti si divertivano in un rapporto a tre. Il cazzo si fece durissimo, non lo feci ancora sbucare dallo jockstrap, delicatamente mi accarezzavo il corpo a partire dal collo, addominali, petto e capezzoli. Con l’altra mano cominciai a tastarmi il pacco gonfissimo e quando stavo scostando lo slip per liberarlo qualcosa catturò la mia attenzione. Sulla veranda comparì il proprietario con il ragazzo biondino, dopo avermi notato tornarono a parlare tra loro, in quel momento arrestai i movimenti, poi ripresero lenti e delicati tra le gambe senza dare nell’occhio. Loro davano uno sguardo all’inizio della ristrutturazione quando il muratore si fermò di spalle al balcone e spiegò come avrebbero proseguito i lavori al proprietario che avevo praticamente di fronte. Lo sguardo del signore oltre a essere rivolto al suo interlocutore, cadeva nella mia direzione. La cosa mi eccitò parecchio, quell’uomo che probabilmente il giorno prima aveva spiato la scopata con Franco, era curioso. Sapendo che il biondo non poteva vedermi iniziai a calcare i movimenti palpatori sulla nerchia durissima sotto lo sguardo dell’uomo. I due andarono verso la vetrata lasciando la veranda e quando il proprietario si girò per chiuderla mi lanciò un ultimo e lungo sguardo. –“Lo voglio”- pensai. Completamente preso dalla situazione lascia il filmato e tirai fuori il cazzo lavorandolo di fantasia guardando la tenda della vetrata –“Perché non esci fuori che ti faccio vedere quanto sono porca”- continuai a pensare mentre le mani facevano su e giù sull’asta. –“Dai vieni fuori porco”-. Mi spogliai della maglietta, iniziavo ad avere caldo, con la mano destra pizzicavo il capezzolo sinistro e con l’altra mi segavo il palo duro. Finalmente la tenda si scostò di poco e comparì il volto dell’uomo che palesemente avevo sgamato spiarmi. Quella volta non scappò rimase fermo a guardarmi e io ricambiai le attenzioni. Spostai la sedia dalla scrivania posizionandola davanti al balcone cosicché le mie gambe fossero visibili, mi sedei e lentamente proseguii a segarmi davanti ai suoi occhi. Godevo come un maiale. Adoro essere guardato da estranei curiosi e maiali. Volevo prendermi quell’uomo. –“Vieni qui che ti divoro il cazzo”- pensai aumentando il ritmo della sega –“Vieni che ti faccio vedere quanto ti soddisfo, altro che tua moglie”- , -“Guarda quanto sono porca”-. Tirai indietro la testa e quattro schizzi caldi mi caddero sull’addominale –“Aaaaaahhhh”- non mollai la presa e sollevai lo sguardo sorridendo verso l’uomo al di là della tenda che dopo aver ricambiato il sorriso la scostò mostrando le sue gambe nude e il cazzo marmoreo alto ed eccitato. Cominciò a segarlo con forza e ritmo sostenuto, il suo volto esprimeva un gran piacere, stava per raggiungere l’orgasmo, il vetro si appannò di respiri profondi e tre schizzi della sua sborra andarono a finire contro il vetro. Poggiò il glande sopra e spalmò il suo nettare sui vetri. Non riuscii a contenermi, la mia lingua sbucò fuori dalle labbra desiderando un assaggio. Dopo qualche istante tirò su la mutanda, infilò il pantalone e scappò via. Quel gioco mi piacque tantissimo, ma non ero ancora soddisfatto. Volevo di più..
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