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Il Duca e il suo castello (parte sesta)


di PassPa
20.07.2024    |    4.109    |    11 9.6
"Cercavo di urlare, di chiedere di fermarsi, ma sapevo che era inutile..."
La passeggiata iniziò con molta calma. Camminavamo tranquilli e il Duca ogni tanto mi mostrava parti del suo parco dicendomi cosa c’era. Era veramente molto grande. E anche molto curato. Glielo dissi e mi disse che aveva un giardiniere molto esperto che curava da tempo il parco e anche le parti coltivate, e insieme a lui alcuni lavoranti che a volte lo aiutavano.
Ad un certo punto mi guardò sorridendo sempre e mi disse se mi andava di andare un po' al trotto e poi a galoppo. Per me che non ero esperto poteva essere un problema, ma lui mi disse di stare tranquillo che ci avrebbe pensato lui a guidarmi.
E così iniziammo ad accelerare la passeggiata. Non era male, l’aria era fresca e il paesaggio molto bello. Mi sentivo sicuro con lui accanto. Poco a poco correvamo e lui aveva le redini del mio cavallo in mano così che guidasse lui il tutto.
Passammo un boschetto e quando eravamo alla fine vidi che rallentava e che subito dopo iniziavano dei campi coltivati. Si fermò al limitare degli alberi e mi spiegò che quello era il suo orto da cui venivamo molte delle verdure che si mangiavano in casa. Il giardiniere lo curava personalmente, vivendo in una casa lì vicino. In effetti vidi un bel casolare al lato del campo.
Una volta fermi il Duca scese da cavallo e fece scendere anche me. Legò i due cavalli poco distante in modo che potessero anche mangiare dell’erba.
Prese una coperta e la stese sul prato all’ombra. Poi tirò fuori da una borsa una bottiglia di vino e due bicchieri. Si sedette e mi fece segno di sedermi accanto a lui. Stappò la bottiglia e ne versò nei due bicchieri. Brindammo e mi attirò a sé distendendosi. Stavamo lì in relax con lui che mi carezzava il viso, il corpo. Mi disse di spogliarmi e lo feci con naturalezza. Ormai mi fidavo e mi sentivo a mio agio.
Mi distesi nuovamente accanto al Duca che sembrava ammirare il mio corpo liscio ma ben fatto. Cominciò a carezzarmi soffermandosi sui miei capezzoli che erano molto pronunciati rispetto alla mia magrezza, per poi passare a carezzare il mio cazzetto e le mie palle. Mi piaceva sentire le sue mani su di me. Mi eccitava. Come l’altra volta le sue carezze diventavano sempre più forti trasformandosi, in alcuni casi, in veri e propri colpi a mano aperta. Ma mi piaceva anche questo. A un certo punto il Duca si tolse la giacca e la camicia, rimanendo a petto nudo. Aveva un petto per me bellissimo. Considerando che aveva circa 65 anni era perfettamente sodo e muscoloso. Quella peluria abbondante e brizzolata era magnifica. E i due capezzoli lunghi e duri da cui pendevano quegli anelli luccicanti erano come caramelle per me. Quasi naturalmente iniziai a leccarli e succhiarli, giocando con quegli anelli nella mia bocca con la mia lingua. Sentivo che apprezzava e iniziò subito a gemere, prendendomi la testa tra le mani e guidandola da un capezzolo all’altro. Ero un giocattolino nelle sue mani. Avrebbe potuto fare qualsiasi cosa.
Mentre la mia bocca era impegnata a leccare quel petto possente, prese una mia mano e la poggiò sul suo cazzo che sentii già bello grosso anche se ancora fasciato dentro i pantaloni. Presi iniziativa e infilai la mia mano dentro la cintura per raggiungere qual pezzo di carne caldo e con una consistenza perfetta. Si slacciò velocemente i pantaloni e li fece scivolare via per poi riprendere la mia testa e premerla sui capezzoli.
Il suo cazzo nelle mie mani prendeva consistenza e diventava non solo più duro ma soprattutto più grosso. Avevo già avuto modo di giocarci, il giorno prima nel salotto e poi in biblioteca, ma era talmente grande che c’era sempre qualcosa da scoprire: una vena laterale, la forma esatta della grossa cappella, l’attaccatura con i grossi coglioni. Con naturalezza prese la mia testa e la spostò in corrispondenza della grossa cappella mettendomela sulla punta della bocca così che potessi leccarla come se fosse un cono gelato. Lo feci e iniziai a gustarmelo.
Era veramente diventato duro ed enorme. Mentre continuavo a cercare di farlo entrare in bocca, spendo per esperienza che non sarebbe stato possibile, mi resi conto che il Duca non mi aveva ancora preso nel culo. Sinora avevamo giocato ma mai mi aveva scopato il culo. Devo dire che la grossezza del suo cazzo mi faceva temere la cosa, ma in quel giorno e mezzo il mio buco era stato preso tante volte che lo sentivo molto elastico e quindi magari avrei potuto prenderlo. Dovevo solo fargli capire che avrei voluto essere posseduto da lui.
Sempre con il suo cazzone in bocca mi misi in ginocchio e iniziai a sculettare, allargandomi le due natiche lisciando il mio buco. Capivo che gli piaceva lo spettacolino, perché iniziò a scoparmi la bocca con più forza anche per avvicinarsi a me e allungare le sue braccia su di me per raggiungere il buco.
Ci riuscì dopo poco e iniziò a lavorarmelo. Mi scopava la bocca e con le dita mi scopava il culo. Ci sputava sopra e poi ricominciava. Pensai che a breve mi avrebbe preso da dietro.
Infatti si spostò, si mise seduto a gambe larghe tenendosi il cazzone ben dritto. Lo osservai ed era lucido della mia saliva e scuro in tutta la sua potenza. Mi attirò e mi fece scendere dandogli le spalle in modo tale che potessi infilzarmi su quel palo. Lo feci e non appena la sua cappella fu a contatto con il mio buco umido e aperto mi afferrò dalle spalle e mi fece scendere con una forza che non pensavo in modo tale che entrasse tutto subito sino in fondo. Urlai. Urlai a lungo e smisi solo dopo che mi afferrò la gola tirandomi a sé in modo che le mie spalle aderissero perfettamente al suo petto. Ero letteralmente seduto su di lui con quel palo piantato dentro. Mi stringeva la gola e iniziò a farmi fare su e giù sempre più velocemente. Ero nelle sue mani e vista la differenza di stazza e peso mi usava per farsi una pompa. Poi mi sollevò leggermente il culo e iniziò a scoparmi sempre più violentemente. La sua mano era sempre attorno al mio collo quasi a soffocarmi. Ero in trance e non mi ero accorto che una figura era accanto a noi che ci osservava. Era in piedi e appoggiato ad un albero. Ci guardava e si toccava il pacco.
Il Duca lo salutò e mi disse mentre mi scopava con forza che era il giardiniere che curava quella parte del parco. Mi girò la testa in modo che potessi osservarlo bene. Anche lui, come gli altri che vivevano nel castello e che avevo conosciuto, anche intimamente, era un bel maschio. Di media altezza con spalle larghe. Lunghi capelli scuri che teneva legati in una coda. Pizzo non molto lungo ma pieno. Occhi scuri. Portava una salopette senza maglia sotto. Petto largo e solo del pelo al centro del petto da quello che potevo vedere. Anche lui sorrideva guardandoci. Più ci guardava e più carezzandosi il cazzo questo prendeva consistenza. A un certo punto si sfibbiò la salopette e la lasciò cadere. Come anche gli altri non portava mutande e si prese il cazzo e le palle in mano quasi a mostrarmi la sua dotazione. Lo osservai bene, non solo perché il Duca mi teneva la testa ferma verso di lui mentre continuava a scoparmi, ma anche perché mi attirava quel pacco. Il cazzo non era molto lungo, anche se di buone dimensioni, ma era largo e la cappella era grossa. Le palle pendevano ed erano grosse e secondo me ben piene. Guardandolo mi venne il dubbio che fosse il cazzo che mi aveva scopato quando ero in biblioteca e il Duca si era seduto sulla mia faccia facendosi leccare il buco del culo. Ma non potevo esserne sicuro. Il Duca mi chiese se volevo che si avvicinasse e allentò un po' la stretta in gola per farmi rispondere. Io dissi che se lui me lo permetteva mi sarebbe piaciuto. Mi disse allora di chiamarlo per farlo avvicinare. Guardai il giardiniere e con gli occhi gli feci capire che volevo che si avvicinasse. Ma lui non si mosse. Il Duca mi sibilò all’orecchio che dovevo chiederlo con la voce e per favore.
Lo feci, gli chiesi se per favore si poteva avvicinare così che potessi vedere e leccare il suo pacco.
Il giardiniere sorrise e si staccò dall’albero togliendosi del tutto la salopette e si avvicinò. Odorai prima a lungo il pacco. Per poi cominciare a leccarne la punta della cappella e poi le grosse palle. Lui le lasciò cadere e rimbalzarono nella sacca davanti i miei occhi. Iniziai a leccarle tirando fuori la lingua al massimo. Le avvolgevo e le leccavo. Il giardiniere si allontanò un poco per dirigere il suo cazzo nella mia bocca. A quel punto il Duca aveva lasciato la mia gola e il giardiniere la prese tra le mani e infilò il cazzo dentro sino alla fine senza fermarsi. Lo tenne fermo per farmi capire la consistenza e la lunghezza. Anche se mi bloccava la gola era entrato tutto. Nel frattempo il cazzone del Duca continuava a scoparmi da sotto sempre con forza tenendomi stretto a lui con il suo braccio che mi stringeva. La sua forza era notevole, il braccio teso faceva sembrare vivo il tatuaggio che avevo avuto modo di ammirare il primo giorno.
Anche se non era lungo, il cazzo del giardiniere mi bloccava la respirazione e cominciai a tossire e a produrre saliva abbondante che fuoriusciva dai lati della bocca. Quando i miei colpi di tosse furono troppi il giardiniere sfilò il suo cazzo dalla mia bocca facendomi respirare. Ma non durò molto. Ripeté l’operazione sino a quando non mi fu chiaro che ero un giocattolo anche per lui. A quel punto iniziò a scoparmi la bocca, con lo stesso ritmo del Duca che non aveva mia smesso di scoparmi il culo dimostrando una resistenza incredibile. Ero lì, stretto tra due uomini, appoggiato al petto del Duca e schiacciato dalle forti spinte del giardiniere che nel frattempo aveva iniziato a grondare sudore che vista la posizione colava su di me.
Come se si fossero messi d’accordo prima, ad un certo punto estrassero i loro due cazzi dai miei buchi. Di colpo, lasciandomi senza fiato per il rumore del cazzone del Duca che sembrava avesse stappato il mio culo, mi ritrovai libero e caddi disteso cercando di riprendere fiato. Ma i piani erano altri, in fondo era solo un cambio di ruoli. Infatti il giardiniere mi afferrò per un braccio e mi distese supino sulla coperta, allargandomi le gambe e prendendole da sotto le cosce le alzò con violenza. Osservò con un sorriso, quasi un ghigno direi, il mio buco che doveva essere completamente aperto dopo il lavoro del Duca e mi affondò con tutto il suo peso il suo cazzo dentro. Come avevo visto non era molto lungo, ma era anche questo di un grosso diametro così che lanciai un urlo che prontamente venne bloccato dal piede del Duca. Appena il giardiniere iniziò la sua corsa dentro di me il Duca spostò il piede anche perché le mie urla si erano trasformate in gemiti. Godevo. Si, godevo. Dolore ma soprattutto piacere. In quella posizione potevo osservarlo bene. Aveva tolto il laccio che gli teneva legati i lunghi capelli che adesso, liberi, ondeggiavano al ritmo della scopata. Mi guardava fisso negli occhi e vedevo le sue braccia forti che mi bloccavano sotto di lui. Si avvicinò e infilò la sua lingua nella mia bocca, rovistando dentro e dopo poco depositando la sua saliva dentro di me. La sua lingua mi leccava tutta la faccia e poi rientrava dentro la bocca. Prese a chiamarmi troia, chiedendomi se godevo abbastanza o ne volevo di più. Mi sputava grossi grumi di saliva in bocca e sul viso.
Non ci credevo che mi facessi trattare così, ma dovevo ammettere che mi piaceva.
Il suo cazzo si muoveva dentro di me. Me lo faceva sentire per bene, ruotandolo come a volermi allargare ancora di più. Improvvisamente ruotò di lato e invertì la posizione. Lui era con le spalle sulla coperta e io ero sopra di lui ma sempre con le cosce strette dalle sue mani e tirate verso di lui. Non aveva smesso di scoparmi e questa posizione lo aiutava a spingere da sotto. Vidi che il Duca si mise davanti al mio viso in modo tale che le sue grosse e sudatissime palle fossero davanti il mio naso e bocca. Tirai fuori la lingua e iniziai a leccare. Sapevo che gli piaceva molto. Lui nel frattempo si masturbava il già lungo e durissimo cazzone. La leccata durò poco e si staccò spostandosi. Non vedevo cosa faceva, ero impegnato a sentire i colpi del cazzo del giardiniere.
Passò pochissimo e capii cosa aveva intenzione di fare.
Sentii il calore della sua presenza dietro di me e poco dopo il suo petto peloso a contatto con la mia schiena. E subito avvertii la sua enorme cappella che premeva per entrare in un buco già occupato dal cazzo del giardiniere. Non pensavo potesse farcela, ma non avevo fatto i conti con la volontà del Duca, e con la durezza del suo cazzo. Quello che voleva otteneva, mi aveva detto una volta. Iniziò a spingere non prima di avermi tappato la bocca. Io cercai di rilassare il buco così da evitare ulteriori dolori, o peggio.
La cappella entrò approfittando del ritmo del cazzo del giardiniere e si tirò dentro tutto il resto di quel palo. Non so come non svenni dal dolore. Cercavo di urlare, di chiedere di fermarsi, ma sapevo che era inutile. Avevo accettato di essere suo per il lungo fine settimana.
Una volta entrato dentro iniziarono a muoversi insieme. Io mi sentivo strattonato dall’uno e dall’altro, e sentivo questi due pali che mi sventravano. Riuscivo a sentire anche la punta della cappellona del Duca che spingeva più in fondo, essendo il cazzo più lungo di quello del giardiniere. Quest’ultimo tolse la mano del Duca davanti la mia bocca e iniziò a baciarmi e a mordermi il collo mentre capivo che godeva molto della situazione.
Continuarono così non so per quanto tempo. Molto per me.
Dalla forza del morso sul collo del giardiniere che aumentava capii che almeno lui stava per arrivare alla fine della corsa e speravo che anche il Duca fosse giunto al culmine del piacere. Il giardiniere sempre mordendomi cominciò a ringhiare e iniziai a sentire la sua sborra che veniva sparata dentro di me. Evidentemente questo eccitò ancora di più il Duca che subito dopo iniziò anche lui a eruttare fiumi di sborra dentro di me. Davano colpi ancora più a fondo e violenti, così che la loro sborra non uscisse ma restasse dentro di me.
Iniziarono a rallentare la loro scopata e il primo ad uscire fu il giardiniere che da sotto fece scivolare fuori il suo cazzo. Il Duca diede qualche altro affondo e poi lo tirò fuori. Io crollai sopra il giardiniere mentre il Duca si mise in ginocchio dietro di me ammirando il mio buco distrutto. Sentii qualcosa che veniva infilato dentro il mio buco e non capivo se era un altro cazzo. Ma dalla consistenza non sembrava. Capii che era una specie di tappo, così che la loro sborra non uscisse fuori ma restasse ben conservata dentro. Mi chiesi il perché ma non feci domande, ubbidendo.
Passò qualche minuto così che riprendessimo fiato tutti e tre. Il giardiniere fu il primo a rialzarsi, si rivestì, si sistemò nuovamente i capelli con un laccio e sorridendo fece un inchino al Duca e strizzò l’occhio a me dicendomi un arrivederci sinistro.
Il Duca si stava rivestendo e mi disse di fare altrettanto. Ero completamente bagnato di sudore ma lo feci lo stesso, non avendo altre possibilità. Mi preoccupava l’idea di rimettermi a cavallo dopo che il mio culo aveva avuto quel trattamento.
Il Duca recuperò la coperta e la bottiglia con i bicchieri e montò a cavallo. Io feci lo stesso e come temevo non fu facile sedermi. Ma il cavallo iniziò a camminare seguendo l’altro e ci avviamo di nuovo verso il castello.
Durante il tragitto non disse una parola, solo dei sorrisi ogni tanto. Sembrava contento del suo acquisto per il fine settimana.
Finalmente vidi il castello ed entrammo nel cortile delle scuderie. Ci venne incontro il cocchiere/stalliere che chiese come era andata la passeggiata. Il Duca disse che era andata molto bene e che avevamo goduto del paesaggio …
Prese per primo il cavallo del Duca che smontò dicendo a me che sarei dovuto rimanere con lo stalliere per aiutarlo a sistemare i cavalli. Detto questo si avviò verso il castello.
Io smontai da cavallo e guardai lo stalliere che mi schiacciò l’occhio sorridendo nello stesso modo di quando mi aveva lasciato davanti la villa.
Prese le redini dei due cavalli e si incamminò dentro la stalla. Lo seguii… (continua)
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