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Il Duca e il suo castello (parte decima)


di PassPa
06.10.2024    |    2.678    |    6 9.6
"Sorrise e aspettò che lo spogliassi..."
La mattinata, dopo quel magnifico sesso a tre, passò tranquilla. Il sole mi scaldava e la piscina mi rinfrescava. Ero proprio rilassato e contento.
Ad un tratto avvertii la presenza di qualcuno in piedi accanto a me. Aprii gli occhi e vidi il maggiordomo che mi invitava a rientrare per il pranzo. Lo seguii nella stanza dove mi ero spogliato non senza aver fatto una lunga doccia. Mi asciugai e mi vestii e mi avviai verso la terrazza dove era allestito un buffet. Il Duca era già arrivato mi sorrise e mi invitò a servirmi.
Mangiammo tranquillamente scambiando poche parole, e mi disse che il pomeriggio lui aveva delle commissioni da fare e che ci saremmo visti a cena. Mi consigliò di riposarmi a lungo in vista della cena e dicendolo sorrideva come sempre.
Finito di mangiare rimasi un po' nella terrazza sorseggiando un caffè e sfogliando un giornale. Di solito avrei preso il mio cellulare e avrei controllato i social, guardato mail, etc. Ma all’arrivo avevo consegnato il cellulare quindi non potevo farlo, e anzi mi accorsi che in quei tre giorni non mi era mancato per niente.
Presi la decisione di andare nella mia stanza e quando entrai vidi che erano già le sedici. Mi spogliai, mi distesi e mi addormentai. Ero (stranamente) da solo, ma forse era una cosa che aveva ordinato il Duca, in modo tale che fossi in forma per la serata.
Dormii tranquillamente per circa tre ore. Verso le sette di pomeriggio mi svegliai e stavo veramente bene. Pensai di farmi una bella doccia e di vestirmi con calma, in previsione della cena che mi avevano detto sarebbe stata servita alle otto.
Mi alzai, andai in bagno e poi feci la doccia con un bagnoschiuma diverso che avevo trovato pronto. Dalla consistenza doveva contenere anche della crema, così che la mia pelle fosse liscia e profumata…
Finita la doccia mi domandai come dovevo vestirmi. Non sapevo che tipo di cena era prevista. Ma al solito il Duca aveva previsto tutto. Evidentemente durante la doccia, il maggiordomo era entrato e mi aveva preparato i vestiti. Avrei indossato una camicia bianca molto leggera con solo due bottoni, dei comodi pantaloni di morbido cotone e delle scarpe senza calze.
Mi vestii e aprii la porta. Anche stavolta non c’era nessuno, come la mattina e mi diressi verso la sala da pranzo, sperando fosse lì che dovevo andare.
Mentre mi avvicinavo mi chiedevo quale sorpresa mi aspettava per l’ultima serata, considerando le giornate precedenti che erano state piene e dense di eccitazione immaginavo ci sarebbe stato qualcosa di speciale. Cominciai a sentire delle voci, e capii che la direzione era giusta.
Entrato vidi, con mio stupore, una tavola apparecchiata magnificamente e per sette. Un posto a capotavola e tre per lato del grande tavolo.
Guardai le persone che erano dentro e non mi aspettavo di trovare tutto lo staff del castello. Mi ero immaginato ospiti, come la prima sera a cena. E invece erano tutti lì: il cameriere, il maggiordomo, il cocchiere, il cuoco e il giardiniere. Mancava ancora il Duca che entrò poco dopo e con me eravamo in sette, al completo.
Mi chiedevo chi avrebbe servito, ma immaginai che tutto fosse organizzato.
Il Duca diede il benvenuto a tutti, invitandoci a prendere un calice di champagne. Poi si avvicinò a me e stringendomi iniziò a parlare dicendo che era felice del fine settimana, che ero stato un ospite graditissimo e all’altezza delle aspettative, che ero sin da subito entrato nel mio ruolo di sottomesso e che non avevo mai mostrato alcun ripensamento. Ringraziò tutti per le prestazioni e ci disse di accomodarci. Lui, naturalmente si sedette a capotavola, io alla sua destra.
Appena seduti scoprii chi avrebbe servito la cena. Entrarono, infatti, cinque giovani che sembravano gemelli nella corporatura, a parte il colore della pelle che era differente l’uno dell’altro. Il viso era mascherato con delle maschere colorate che coprivano occhi e metà viso. Erano completamente nudi e i loro corpi erano totalmente glabri, anche nelle parti intime. I loro sessi erano piccoli e pendevano mentre camminavano.
Servirono le prime cose e mentre passavano tra noi vidi che lo staff che era seduto a tavola ne approfittava per dare delle carezze, a volte possenti, ai loro culi.
Inutile dire che conoscevo il menu, visto che avevo aiutato il cuoco a prepararlo la sera prima. E mentre mangiavo non potevo fare a meno di sentire i sapori del cuoco e quando servirono le salsicce le guardai con gli occhi di chi guarda tanti cazzi grossi e uguali, come quello del cuoco che mi aveva fatto godere e tanto la sera prima.
Dopo il dessert il Duca ci invitò a spostarci in un’altra sala, che era quella che avevo visitato la sera del mio arrivo, con i due ospiti, e che anche stavolta aveva lo stesso assetto: un palcoscenico e le sedie, anche se erano sei, una in meno di noi.
A destra c’era un lungo tavolo con dei pacchi.
Il Duca prima di sedersi spiegò come si sarebbe svolta la serata. Per prima cosa avrei dovuto scegliere un pacco alla volta e darlo a una persona dello staff. Non sapevo che c’era dentro ma accettai. Io sarei stato il protagonista della serata, così disse prima di sedersi, invitandomi però a spogliarmi prima di iniziare. Lo feci al centro del palcoscenico, mimando una specie di spogliarello. Ormai mi sentivo a mio agio in quel posto.
Una volta nudo scelsi il primo pacco e lo consegnai al Duca, e così feci con gli altri cinque. A questo punto vidi che c’erano dei numeri sui pacchi, che non avevo visto. Il Duca disse che la sequenza dei giocatori sarebbe stato quello dei numeri dei pacchi. Io sarei sempre stato sul palco.
Il numero uno lo avevo dato al cocchiere che si alzò e mi raggiunse sul palco. Aprì il pacco e ne tirò fuori una coppia di manette. Mentre le teneva in mano mi guardò aspettando e capii che dovevo spogliarlo. Iniziai e così scoprii nuovamente quel bel corpo. Ricordavo bene come mi aveva violentato nella sua stanza e sorridevo che proprio a lui erano toccate le manette visto che durante la sessione di sesso mi aveva legato con delle corde per poter approfittare di me senza che io potessi oppormi.
Si sedette su una sedia e mi spinse in ginocchio davanti a lui prendendosi il grosso cazzo in mano e invitandomi a succhiarlo. Lo presi in bocca non senza averlo prima leccato tutto intorno, palle comprese. Mentre succhiavo lui iniziò a muovere il bacino e prese a scoparmi la bocca, sino in fondo, lasciandomi spesso senza possibilità di respirare. Gli piaceva molto evidentemente far capire alle sue vittime chi comandava. Mentre mi tappava la gola con il suo cazzo si chinò e mi fermò le mani dietro la schiena con una delle due manette, e subito dopo estrasse il suo grosso cazzo per farmi respirare. Nel frattempo mi trascinò a un palo che era lì accanto e fissò le manette a un grosso gancio in alto. Ero sempre più bloccato ma ero felice di esserlo. Mi sollevò le gambe e iniziò a leccarmi voracemente il buco del culo, infilando la sua lingua dura dentro e ammorbidendo il buco. Leccava, mordeva, sputava sino a quando capì che ero pronto per, come già aveva fatto, infilarci la sua mano. Dopo questi tre giorni il mio buco era molto elastico, ma ovviamente sentii la mano dentro. Iniziò a muoverla e io ero in estasi. Guardai gli spettatori e mi accorsi che i ragazzi che ci avevano serviti a tavola erano accucciati ai piedi ognuno di una persona seduta e avevano liberato i loro cazzi e li stavano succhiando con calma. Gli spettatori davano in ritmo con le loro mani sulle loro teste e ammiravano lo spettacolo che si svolgeva sul palco.
Il cocchiere dopo aver infilato la mano iniziò a sputarmi grossi grumi sul viso e in bocca per poi baciarmi e leccarmi il viso. Dopo poco estrasse la mano e infilò subito il suo grosso cazzo dentro di me che, sospeso, sobbalzavo ad ogni suo colpo. Godeva nel vedermi stringere gli occhi ad ogni colpo e cercava di essere sempre più violento emettendo dei grugniti ogni volta. Dopo un tempo interminabile uscì dal mio culo e mi fissò anche le caviglie con le altre manette e sollevandomi come se fossi di nuovo il suo giocattolo mi appese per le caviglie al gancio. Mi ritrovai a testa in giù e con il cazzo del cocchiere ad altezza bocca. La aprii e lui iniziò a scoparmela con la solita violenza. Mentre mi leccava e mordeva le piccole palle che avevo. Era proprio un sadico e avrei preferito non avesse avuto il numero uno. Almeno mi sarei abituato prima con qualcun altro. Ma così era. Il suo cazzo gigantesco entrava sino in fondo alla mia gola, mentre mi mordeva le palle e le sue dita continuavano a frugare nel mio culo. Capivo che era al culmine della goduria viste le grida che cominciò a emettere e infatti iniziò a sborrare senza sosta nella mia gola. In quella posizione non era facile ingoiare, ma cercai di farlo per non soffocare. Dopo un interminabile fiume di sborra si staccò da me, mi tirò giù e mi distese a terra. Ero coperto di sudore e di sborra e distrutto, ma felice del trattamento.
Si allontanò e vidi che c’era una doccia montata accanto al palco. Si sciacquò, si asciugò e andò a sedersi. Io non sapevo se dovevo lavarmi, ma improvvisamente i cinque ragazzi si avvicinarono e iniziarono a leccarmi come per pulirmi. La sensazione era bellissima e godevo. Fecero un lavoro perfetto e io ero pulito e pronto per riprendere.
Il numero due era il cuoco, che aprì il pacco e ne tirò fuori un grosso dildo scuro e con delle grosse vene laterali, oltre che una cappella molto pronunciata. Sorrise e aspettò che lo spogliassi. Lo feci e notai che aveva già il cazzo duro, forse per il lavoro di bocca fatto dai ragazzi prima.
Mi prese in braccio da sotto il culo e iniziò a baciarmi affondando la sua lingua nella mia bocca e leccandomi il collo. Le sue mani mi pizzicavano le chiappe e mi titillavano il buco lasciato aperto dalla montata di prima. Poi mi diede il dildo da succhiare anche se riuscivo a far entrare solo la cappella tanto era largo. Ma mi impegnai per inumidirlo al massimo sapendo che cosa ne avrebbe fatto. Appena capì che era pronto lo mise in piedi per terra e sempre tenendomi per il culo, tenendolo allargato con le sue dita mi depose sopra la cappellona. Non fu facile farla entrare, ma la sua forza sulle mie spalle fece il suo lavoro e superato l’ostacolo della cappella mi impalai tutto. Era incredibile come avessi potuto farlo entrare, ma così era. Le sue mani mi diedero il ritmo e iniziai a muovermi sul quel giocattolo e mentre lo facevo sospiravo a bocca aperta, bocca che fu prontamente occupata dal cazzone del cuoco. A quel punto mi dava dei movimenti che mentre mi scopavo sul dildo succhiavo il suo cazzo con gusto. Magnifico, e ritrovai il sapore che ricordavo dalla sera prima, di aromi e spezie. Le mie mani carezzavano quel corpo splendido e sentivo la sua forza e il suo sudore che colava su di me. Dopo poco mi fece cambiare posizione, distendendomi a terra con le gambe aperte, in modo che il dildo potesse sempre restare dentro e muoversi grazie a lui, e il suo cazzo di nuovo nella mia gola che in questa posizione lo faceva entrare ancora più a fondo. Anche lui era un porco e godeva di questa sottomissione, nel sottolineare chi era al comando. Dopo un po' iniziò ad accelerare e contemporaneamente ad un grido da animale iniziò a inondarmi la gola di sborra, densa e abbondante, come sapevo già. Finito di sborrare rimase qualche minuto dentro di me per poi uscire e tirare fuori il dildo dal mio buco. Ero nuovamente stremato e vidi che gli spettatori avevano goduto lo spettacolo dato che i loro cazzi, anche grazie alle bocche dei ragazzi, erano magnificamente eretti e lucidi.
Il cuoco andò a sciacquarsi e poi a sedersi e i ragazzi nuovamente arrivarono a leccarmi finchè fui di nuovo pulito e pronto.
Il numero tre era il giardiniere che aprendo la sua busta trovò una maschera di pelle con la cerniera dietro e solo un buco per la bocca davanti. Il gioco iniziò al solito. Lo spogliai e per prima cosa lui mi dispese a terra e iniziò a leccarmi e mordermi il buco del culo e le piccole palle. Era un modo, credo, per sottolineare i ruoli. Ma io ormai ero totalmente nel mi ruolo di sottomesso. Mentre lo faceva una sua mano iniziò a torturarmi i capezzoli, stringendoli fino a farmi male. Ma sapevo che dovevo subire. Poi mi attirò a sé e mi sputò in viso, spalmandomi la sua saliva sulla faccia prima di mettermi la maschera. Il buio si impossessò di me e potevo solo percepire le sue mani che mi muovevano come un burattino. Mi mise di fianco e con una violenza brutale mi penetrò con il suo cazzo che anche se non vedevo ricordavo bene. Non era lungo come gli altri, ma molto largo e con una cappella veramente grossa. Ricordava quella del dildo usato prima. Il mio buco era largo ormai, quindi nessun grande dolore, ma solo goduria.
Mi teneva schiacciato a terra, così la penetrazione era per lui più eccitante. Mi spostava e continuava a scoparmi, ma io non potevo vederlo, solo sentirlo. Respiravo a malapena con quella maschera e temevo il prosieguo dello spettacolo. Infatti dopo poco tirò fuori il suo cazzo dal mio culo e si spostò davanti alla mia faccia. Sentii l’odore del suo cazzo e dei vari umori e subito lo infilò nel buco della maschera iniziando a scoparmi la gola. Respirare con un cazzone in gola è già difficile. Con una maschera come quella ancora di più. Ma mi sforzavo di recitare la mia parte. Mi teneva la testa con le due mani e brutalmente mi scopava. Sentivo il suo peso sul mio petto e sentivo che godeva della brutalità con cui mi trattava.
Anche nel suo caso capii quando stava per arrivare alla fine della corsa. Il suo respiro si mischiò con le grida animalesche e pensavo che mi riempisse la gola. Invece lo tirò fuori improvvisamente, mi strappò la maschera così che potessi vedere l’eruzione dal suo cazzo. Mi coprì la faccia completamente, con molta parte finita in bocca ma molta sparsa su di me. Si fermò sempre a cavalcioni sul mio petto a riprendere fiato, sino a quando sorrise e si alzò per andare a pulirsi sotto la solita doccia. Io disteso a terra aspettai i soliti ragazzi che vennero a pulirmi leccando non solo il sudore ma anche tutta la sborra del giardiniere.
Il numero quattro era il maggiordomo. Che aprì la busta e ne tirò fuori un collare e un frustino. Sorrise a vederli, mentre io avevo già iniziato a spogliarlo. Il suo cazzo era credo il più grosso di tutti visto che non solo era spesso, ma anche lungo e con due palle grosse e pendenti. E il lavoro dei ragazzi aveva già fatto la sua parte.
Mi mise subito il collare e mi fece mettere a quattro zampe e mi portò a spasso come si fa con un cane, quale io ero per lui in quel momento. Gli spettatori applaudivano, mentre i loro cazzi erano nelle bocche dei ragazzi nuovamente.
Dopo questo giro mi fece fermare al centro e tenendosi il cazzo alzato mi spinse con la frusta verso le sue grosse e pendenti palle. Iniziai a leccarle, a succhiarle una ad una, visto che insieme era impossibile e il succhiarle lo faceva godere molto. Ma scatenò la sua parte brutale e dominatrice, iniziando a usare il frustino su di me. Tirava il collare tramite il guinzaglio e dava colpi sul mio culo, sulla mia schiena e sui miei piedi. Io sobbalzavo a ogni colpo e questo faceva stringere la mia bocca attorno alle sue palle dandogli sferzate di godimento che lo facevano colpire nuovamente e con forza. Il suo lungo cazzo cominciò a produrre precum che colava sulla mia faccia e la tentazione di leccarlo lasciando le palle era forte. Ma senza un preciso comando non volevo farlo. Ma fortunatamente mi strattonò con il guinzaglio come quando si vuole fare lasciare qualcosa a un cane. Aprii la bocca e lasciai le palle e vidi quello spettacolo di cazzo duro e dritto davanti a me con il precum che colava. Lo guardai e lui mi tirò di nuovo a sé e quindi lo presi in bocca. Mi soffocavo per quanto cercavo di farlo arrivare in fondo, ma non potevo farne a meno. Lui mi tirava e mi dava colpi di frustino e io succhiavo gustandomi gli umori prodotti. Lo sentivo veramente duro e grosso e infatti lo tirò fuori, girandomi attorno e piegandosi dietro di me. Tenendo il guinzaglio ben tirato mi inculò di botto, senza preavviso e sino in fondo. Mi uscì un urlo da animale catturato, cosa che lo fece impazzire e iniziare una cavalcata forsennata e a usare la frusta sulla mia schiena e sul mio culo come se fossi il suo cavallo. La forza era tale che il suo sudore mi colava addosso, ma la cosa non faceva altro che aumentare la mia goduria. Improvvisamente, non so come fece, si sollevò e mi tirò su. Ci ritrovammo in piedi, ma sempre con il suo cazzo dentro di me e un braccio che mi reggeva attaccato al mio collare. Era come se mi volesse strozzare, ma respiravo e sentivo il suo potere. L’altra mano usava il frustino con cui colpiva il mio cazzetto e le mi piccole palle. Dolore e piacere insieme si fondevano.
Ad un certo punto lasciò cadere il frustino e con la mano mi attirò ancora di più a sé mordendomi il collo come si fa con la preda e iniziò a riempirmi di sborra. Gridava facendolo e io ero come in trance. Sempre mentre eruttava dentro di me si inginocchiò e poi si distese sopra di me per darmi le ultime spinte e le ultime gocce in quella posizione. Si accasciò sopra di me e il suo sudore mi avvolse.
Dopo poco si staccò da me e io rimasi a terra. Lo vidi andare alla doccia e i ragazzi venire verso di me. Mi pulirono, anche dentro, viste tutte le sborrate che mi ero preso. Ero di nuovo pronto. Mancavano due numeri. Il cuoco e il Duca.
(continua a breve con l’ultima parte)
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