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Il Duca e il suo castello (parte quinta)


di PassPa
09.07.2024    |    5.810    |    14 9.8
"Si avviò all’interno e lo seguii e fummo accolti dal cocchiere che era stato il primo che avevo conosciuto al mio arrivo alla stazione..."
La stanza era al buio e i miei occhi stavano solo adesso abituandosi alla poca luce che entrava dalle finestre. Vidi che nel letto c’era qualcuno e non capivo chi, anche se pensavo al maggiordomo. Avvicinandomi capii che non era lui. La forma del corpo era differente. Era più alto, ma soprattutto sembrava non avere la barba ed essere magro rispetto al maggiordomo. Subito pensai a uno dei due ospiti del Duca. Forse la discussione che facevano alla fine dello spettacolo era legata a chi dovesse avermi per la notte? Decisi di andare avanti, del resto non avevo scelta. Mi avvicinai e vidi che le lenzuola erano sollevate. Salii sul letto e mi accostai a quell’uomo. Non lo vedevo ancora bene, ma sentivo l’odore del sigaro e dell’alcool. Ero sicuro che fosse uno dei due e vista la forma del corpo e il fatto che non sembrava avere barba o peli pensai che fosse quello alto e muscoloso, non l’arabo.
Mi distesi accanto a lui che mi avvolse con le sue lunghe braccia abbracciandomi. Il mio viso era poggiato sul suo petto e sentivo i suoi muscoli grossi e tesi. Mi teneva così, stretto, carezzandomi la testa, la schiena, le braccia. Queste carezze mi conciliavano il sonno. Ero molto stanco del resto, la giornata era stata intensa. Stavo per addormentarmi, anche se non sapevo se dovevo fare qualcosa. Ma non mi veniva detto nulla e quindi aspettavo andando sempre più verso il sonno. Mentre mi carezzava prese una mia mano e la poggiò sul suo pacco nudo. Non lo avevo visto e non sapevo come era, lo avevo solo toccato con la bocca mentre il cameriere mi scopava selvaggiamente. Pensai che dovessi stringerlo e mossi la mano, anche per capire le dimensioni dell’uccello. Non era ancora duro, ma sodo e molto lungo, di medio spessore. Poggiava su due palle perfettamente rotonde al tatto, grosse. Il tutto completamente depilato. Era piacevole toccare quella parte e devo dire che la situazione mi piaceva. Mi rilassava. Provai a impugnare l’asta di quel cazzo per masturbarlo, ma lui mi fermo. Aprì la mia mano e la poggiò nuovamente sul cazzo lasciandola ferma. Capii che voleva solo che lo toccassi.
Riprese a carezzarmi. Lunghe carezze dalla testa sino alla schiena. Era bellissimo, lo ammetto. E mi addormentai.
Non so quanto dormii, ma quando mi svegliai capii che ero ancora nella stessa posizione, era ancora buio fuori e anche quell’uomo sembrava dormire. Respirava a fondo sempre tenendomi stretto a sé. Mi sistemai un po' e ripresi a dormire. Ne avevo bisogno.
A un certo punto nel sonno sentii che le carezze erano riprese, ma sembravano diverse. O meglio, sembrava che non fosse più solo l’uomo alto e pelato a carezzarmi, ma che ci fosse qualcun altro. Aprii piano gli occhi e vidi che aveva albeggiato e così potei vedere meglio la situazione. Durante la notte anche l’altro uomo, l’arabo, ci aveva raggiunto e si era coricato dall’altro lato stringendosi alla mia schiena. Ero come racchiuso tra due corpi maschili molto diversi tra loro. Al tatto capii che in effetti l’arabo era molto peloso, più basso del pelato e più robusto, ma anche lui muscoloso.
Le loro mani esploravano il mio corpo che la sera prima avevano solo visto da lontano ma non toccato. Mi ero svegliato del tutto e la sensazione di queste mani che mi massaggiavano era fantastica. Ad un certo punto una mano mi prese il viso e lo attirò a sé, avvicinando le sue labbra alle mie. Era il pelato che iniziò a baciarmi prima dolcemente, poi iniziando a forzare la bocca per infilare la lingua dentro. Io assecondai e mi ritrovai una lunga e ruvida lingua che mi girava dentro per poi uscire fuori e leccarmi il viso e le orecchie per poi rientrare dentro la bocca. Le sue mani adesso mi tenevano la faccia ferma e lui si era sollevato un poco per continuare a baciarmi sempre più a fondo. Nel frattempo sentivo che l’altro, l’arabo, si era anche lui inginocchiato e aveva iniziato a leccare tutto il mio corpo. Dappertutto, dalla schiena al culo, le gambe, in mezzo alle cosce e anche il mio uccello. Aveva una bocca veramente grande e vorace. Sentivo la sua lingua che mi leccava l’uccello e le palle. E da come si soffermava capii che doveva piacergli l’uomo con il cazzo piccolo. La sua grande bocca riusciva a prender dentro tutto, cazzetto e palle. E ci giocava con la lingua dentro la sua bocca. Riusciva a dosare la forza in modo tale che non provassi troppo dolore. Ero letteralmente nelle loro mani. Mi tenevano fermo e le loro bocche approfittavano di me. Ad un certo punto il pelato si staccò dalla mia bocca e scese sul collo mordendomi un po' ovunque e facendomi sentire i denti. Continuò la sua discesa sino a raggiungere i capezzoli e succhiava e mordeva. Poi prese la mia mano e la rimise, come la sera prima, sul suo cazzo. Stavolta capii che voleva che lo stringessi e così feci. Era ben più duro della sera prima e capii che si stava eccitando. Così cominciai a stringerlo e a fare su e giù, scoprendo la grossa cappella che al tatto sembrava sproporzionata rispetto l’asta. Era già bagnata e il mio movimento di mano fece il suo effetto. Il cazzo era molto duro adesso. Continuava a non essere molto grosso, ma certamente lungo. Diede un ultimo forte morso ai miei capezzoli facendomi gridare dal dolore e si mise in ginocchio vicino a me. E vidi il cazzo davanti la mia bocca. Avevo intuito bene. La cappella era molto grossa e lucida dai primi umori. La avvicinò e mi afferrò il naso così che per respirare dovetti spalancare la bocca. Ne approfittò per far entrare la cappellona che riempiva la mia bocca. Sentivo che forzava verso la gola, ma non era materialmente possibile che entrasse. Nel frattempo l’arabo alternava la sua lingua tra il mio cazzetto e il buco del mio culo che, essendo io ancora giovane e non con grandissime esperienze, era elastico e si era leggermente richiuso dopo l’esperienza del giorno prima.
Ancora una volta provavo un’esperienza nuova. Due maschi, diversi tra loro, che approfittavano di me, ma senza violenza. Ero in uno stato di ebbrezza, mi sentivo rilassato e godevo, e sentivo che anche i due maschi godevano.
Il pelato tirò fuori l’enorme cappella dalla mia bocca e mi spostò la bocca sulle sue palle. Come avevo sentito prima al tatto erano grosse e particolarmente tonde. Totalmente depilate e lisce. Cominciai a leccarle e capii che voleva che le mettessi in bocca. Una alla volta lo feci e le massaggiavo con la mia lingua mentre la mia mano iniziò a scorrere sul suo lungo cazzo bagnato. Le sue mani indirizzavano la mia testa e io godevo anche sentendo i suoi gemiti di piacere. Nel frattempo l’arabo aveva allargato e bagnato il mio buchino. Iniziò a inserire un dito e a girarlo per allargare ancora. Le dita aumentavano e il piacere era enorme. Gemevo con le grosse palle in bocca, il lungo cazzo in mano e delle dita che entravano nel mio culo. Sentii che il corpo dell’arabo aderiva alla mia schiena e la sua lingua iniziò a leccarmi il collo e la schiena per passare poi a mordermi il collo sempre più forte. Anche il pelato iniziò a forzare con le mani la mia testa sulle sue grosse palle che improvvisamente tirò fuori per rimettere la grossa cappella dentro e iniziare a spingere. Avevano cambiato atteggiamento e iniziavano ad essere un po' più bruschi. Ma mi piaceva. Ero in mezzo a loro due. Uno dietro che girava le dita nel mio culo e che mi mordeva il collo. L’altro davanti che tentava di infilare il suo lungo cazzo nella mia gola.
Il pelato capì che la cappella non sarebbe mai passata oltre e quindi decise di cambiare posizione. Tolse la mano dell’arabo dal mio culo e mi afferrò per le gambe girandomi e premendo la cappellona sul buco umido e allargato. Entrò con un minimo di forza ma entrò. Seguito dal cazzo per tutta la sua lunghezza. Lo sentivo entrare e capii che era arrivato alla fine quando il dolore si fece sentire vista la lunghezza. Stava premendo in fondo. Vidi il suo sguardo ma maschio che stava possedendo una preda. E iniziò tenendomi le gambe larghe con le mani a scoparmi prendendo velocità. Sensazione di pieno ma anche di dolore. Provai a lamentarmi cercando di frenare la sua corsa, ma mi afferrò le mani e me le bloccò in alto riprendendo a scoparmi. Si aggiustò e iniziò una cavalcata assurda. I suoi occhi ridevano, come del cacciatore che ha conquistato la sua preda finalmente. L’arabo guardava la scena e sentivo che si toccava il cazzo, cazzo che ancora non avevo visto o sentito. Non sapevo se fosse grosso o piccolo. Ma lo scoprii quasi subito. Infatti si alzò e girò dalla parte del letto dove c’era la mia testa e dove il pelato bloccava le mie mani. E lo vidi. Era già duro e avvolto da moltissimo pelo nerissimo. La sacca delle palle pendeva moltissimo e si muoveva ballando davanti a me. Il cazzo era di dimensioni normali, con una cappella non grossa e aveva due grosse vene di lato che lo facevano sembrare quello di un diavolo. Sembrava che volesse farmelo ammirare prima di usarlo in qualche modo. E il modo fu infilarlo dentro la mia bocca di forza, sino in gola, iniziando a scoparmi anche lì.
Ero scopato con violenza da due maschi che ci sapevano fare. Un po' di dolore lo provavo, soprattutto con il lungo cazzo del pelato che mi martellava il culo. Ma devo dire che cominciavo a godere. E molto.
Si diedero il cambio velocemente e mentre l’arabo iniziò a scoparmi anche lui con violenza, il pelato mi infilò nuovamente le sue palle in bocca, mentre le mie mani ripresero a fargli una sega. Le loro mani mi pizzicavano i capezzoli e ogni tanto schiaffeggiavano viso e culo. Ma io godevo sempre.
A un certo punto l’arabo mi prese e come se fossi un oggetto mi rivoltò sul letto, mi allargò le gambe con forza e mi penetrò con forza gettandosi sopra di me. Il suo corpo pieno di peli aderiva alla mia schiena e tenendomi bloccate le braccia di lato iniziò a scoparmi con forza, con violenza e gridando suoni di cui non capivo nulla. Era come posseduto e mi faceva sentire il suo cazzo venoso che nel frattempo era diventato di marmo. Un palo che entrava dentro. Non capivo più niente. E non capii nemmeno come all’improvviso mi ritrovai la testa piegata di lato e schiacciata da una coscia del pelato che mi scopava la bocca. Anche lui era posseduto dalla violenza e continuava a spingere dentro il suo lungo cazzo volendo far passare la grossa cappella in gola. Non ci riuscì, ma certamente la forza che ci mise fu molta e la cappella sbatteva contro la gola tappandola. Respirare non era facile, soprattutto perché ero schiacciato dal corpo dell’arabo che continuava a violentare il mio culo. Ero sudato e coperto dal loro sudore. Ma comunque godevo. Capii che forse la mia natura di sottomesso era venuta a galla.
Avevano una resistenza enorme. Continuavano a scoparmi senza sosta e con forza. Si diedero di nuovo il cambio, ma mi lasciarono in quella posizione. E il lungo cazzo del pelato entrò a forza facendosi strada con la grossa cappella. Non volevo pensare a come era ridotto il mio buco. Ma del resto non potevo pensare. Ero concentrato a godere e a trattenere i conati che mi salivano ogni tanto. Producevo saliva in quantità enorme ed ero completamente coperto da umori vari.
Dai loro suoni animaleschi capivo che stavano godendo ed ammiravo la resistenza e la potenza di questi due uomini non più giovanissimi. A un certo punto i suoni si fecero veramente preoccupanti, ma erano solo i segnali che tutti e due stavano per esplodere dentro di me. Il pelato era di nuovo dentro la mia bocca, mentre l’arabo dentro il mio culo. E fu proprio la sborrata dell’arabo che mi impressionò. Iniziò con una forza che la sentii tutta. Grossi e potenti getti di sborra dentro di me che mi allagavano l’intestino. Furono molti e violenti, non riuscivo nemmeno a contarli e quando finirono rimase dentro di me accasciato sulla mia schiena. Mi copriva tutto ero sotto di lui schiacciato ma contento. Anche la sborrata del pelato fu potente, ma lui preferì farne metà in gola e metà spararmela in faccia, spalmandomela poi con la sua cappellona sul viso.
Dopo poco il loro respiro, ed il mio, rallentarono e l’arabo che era ancora dentro di me riprese a muoversi piano per farmi sentire che il suo cazzo non aveva perso forza. Ma lo fece solo per pochi minuti, quasi a far capire chi comandava. Poi uscì da me.
Io ero immobile, non riuscivo a muovermi. Ma era una sensazione bellissima.
Poco dopo si alzarono dal letto. Non avevo idea di che ore fossero. Li guardai e vidi che anche se diversi erano due maschi veramente belli e esprimevano vigore e potenza. Mi presero per le braccia e mi spinsero verso il bagno. Mi fecero entrare nella vasca che ben conoscevo e mi inginocchiai. Immaginavo cosa volessero fare. Si misero ai bordi al mio fianco e iniziarono a pisciarmi di sopra. Era la pipì mattutina, quindi lunga e potente. I loro getti mi colpivano ovunque ma era una sensazione che mi piaceva. Questo getto caldo che mi sciacquava il corpo.
Quando finirono aprirono l’acqua per sciacquare il pavimento dal loro piscio. Poi entrarono dentro la vasca e si distesero dicendomi che avrei dovuto lavarli per bene. Iniziai a farlo una mano sull’uno e una sull’altro. Li insaponai per bene e li sciacquai. Ne approfittai per leccare ancora una volta i loro cazzi e le loro palle che pendevano magnificamente nelle loro sacche. Finito di pulire loro mi sciacquai anche io. Nel frattempo loro uscirono, si vestirono e lasciarono la mia stanza.
Mi sarei rimesso a letto se non fosse che era pieno di sborra, sudore e umori vari. Mi sedetti e vidi se c’erano dei vestiti pronti. Li vidi su una poltrona e mi accorsi che i giocattoli erano ancora lì. Nessuno li aveva ancora usati. Ma del resto c’erano ancora due giorni pieni…… mi vestii e notai che erano diversi da quelli del giorno prima. Erano dei pantaloni normali e una maglietta. E c’erano delle scarpe.
Aspettai vestito e poco dopo sentii la porta aprirsi e vidi il maggiordomo che entrò sorridendo chiedendomi se avevo dormito bene. Annuii sorridendo e lo seguii.
Andammo a fare colazione. Il Duca era già seduto che leggeva il giornale. Mi sorrise e mi disse che ero stato bravo e che i suoi ospiti erano andati via molto soddisfatti della nottata. Io sorrisi e mangiai.
Finita la colazione il Duca mi disse che avremmo fatto una passeggiata a cavallo nel parco in mattinata.
Ci avviammo per le stanze del castello e uscimmo in un altro cortile che dava sul retro. Era un cortile rettangolare, con quelle che sembravano le scuderie.
Si avviò all’interno e lo seguii e fummo accolti dal cocchiere che era stato il primo che avevo conosciuto al mio arrivo alla stazione. Oltre a fare il cocchiere era anche lo stalliere. Mi sorrise e mi schiacciò l’occhio. Io ricambiai il sorriso anche se timidamente.
Due cavalli erano già sellati. Mi chiesero se ero mai andato a cavallo e risposi che avevo fatto delle passeggiate ma non ero certamente bravo.
Mi dissero di non preoccuparmi e che avevano sellato per me un cavallo molto docile. Il cocchiere mi aiutò a montare in sella e non passò a me inosservato il fatto che facendolo mi accarezzò con voluttà il culo. Sorrisi anche io.
Ci avviammo attraverso il cortile e uscimmo verso il parco dietro al castello.
Chissà cosa mi aspettava … (continua).
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