Lui & Lei
Rendez vous tra il Grinch e Babbo Natale
di Eloise
18.12.2024 |
1.423 |
13
"Fa per alzarsi ma poi, si rimette comodo seduto sulla sedia mi apostrofa: “Carina la ghirlanda che avete appeso alla porta di ingresso, cosa c’è, un elfo?..."
È il 23 dicembre, in ufficio siamo solo io e una delle ragazze che lavora qui, le ho chiesto la cortesia di venire il mattino, dovevo ricevere un cliente, fare alcune fotocopie, avevo bisogno di una mano.“Sei una stakanovista!” - Così mi aveva apostrofato Claudio uno dei miei colleghi - “Margherita goditi la vita, parti, fatti una vacanza, fatti una bella scopata con uno sconosciuto, non startene rinchiusa qui. Manda a fanculo il Grinch e non venire in ufficio domani. Un giorno te ne pentirai!”
“Un giorno, appunto! E poi il Grinch ci serve! Vuoi ciucciartelo te domani? Se mi dici di si, sto a casa e non vengo”
Il Grinch.
Il Grinch è il soprannome che abbiamo appioppato a uno dei nostri clienti. E’ un uomo vicino ai 50, non ha la pelle verde ma indossa un paio di occhiali verdi, il verde è uno dei colori che utilizza più spesso, ha le sopracciglia non curate, folte e selvagge, un broncio in viso ed i capelli hanno quel ciuffetto da Grinch.
Inoltre, è un noto, come dire…cagacazzi, si può dire?
E’ anche uno dei nostri clienti più danarosi e non è la prima volta che siamo costretti ad assecondare le sue richieste.
Alle 11.30 Clarissa entra nella mia stanza, chiude la porta e trattenendo un risolino mi dice che lui, il Grinch, è qui.
Sorrido anche io, anche se so che sarà l'ora più lunga dell'anno. Le dico che tra una mezz'ora può andare, non penso che avrò più bisogno di lei.
Quando si accomoda nel mio ufficio noto che il Grinch indossa un maglione verde, di quelli a trecce, tipicamente invernali, ha i consueti occhiali verdi appesi al maglione, non ama indossarli se non necessario, sostiene che lo rendono meno attraente. Questa cosa francamente mi ha sempre fatto morire dal ridere, ovviamente mi sono guardata bene dallo scoppiargli a ridere in faccia.
Ha i capelli tagliati da poco ma quel suo ciuffo inconfondibile che lo caratterizza è sempre presente.
Mi squadra, dalla testa ai piedi, si sofferma sulle mie scarpe rosse.
Squadra il mio ufficio, la composizione con una rosa rossa sopra la mia scrivania.
Si siede ed ha inizio il mio supplizio.
Dopo più di un'ora decide che è soddisfatto di tutto quello che gli ho illustrato e mostrato, inizia a radunare le sue cose.
Fa per alzarsi ma poi, si rimette comodo seduto sulla sedia mi apostrofa: “Carina la ghirlanda che avete appeso alla porta di ingresso, cosa c’è, un elfo? Un po’ stile Casa di Babbo Natale”.
“E’ Natale, è normale che abbiamo addobbato l’ufficio in stile natalizio”.
“Si si, sembra la casa di Babbo Natale e ti direi anche che tu sembri Babbo Natale!” e scoppia a ridere, anzi a ghignare.
Sono rossa in viso, rossa dalla rabbia e scoppio con un “Fottiti!”
Si blocca all’istante, spalanca i suoi occhi, impallidisce. Si toglie gli occhiali verdi che si era infilato durante la riunione, li richiude e li aggancia al maglione.
“Hai ragione, sono Babbo Natale, infatti oggi, di 23 dicembre sono qui con te, a regalarti il mio tempo anziché starmene in vacanza! Guarda” e tiro fuori dal cassetto della scrivania un cappello da babbo natale rosso, con le paillettes rosse ed il pon-pon bianco e me lo metto in testa “con questo sono perfetta, no?” - incrocio le braccia al petto ma l'effetto è che metto ancor più in evidenza il mio seno – “e se proprio lo vuoi sapere ho anche degli slip rossi, in completo stile Babbo Natale!”,
Sono ancora incazzata, ma la mia rabbia sta sbollendo.
“Mi dispiace, non volevo…”
“E visto che sono Babbo Natale…sono le 13, direi che è ora che vada, devo finire di preparare i regali, andare a controllare il lavoro degli elfi!” e mi alzo dalla sedia, faccio il giro della scrivania, mi avvicino alla sua sedia, lo guardo negli occhi “ti accompagno amorevolmente alla porta” dico ironica.
Lui mi guarda, lo sguardo accigliato. “Sei una stronza!”.
Mi giro, faccio per fargli strada ma mi ritrovo la sua mano sul braccio e poi la sua bocca incollata alla mia.
Stacco la mia bocca dalla sua, con una certa difficoltà: “Sei tu lo stronzo e sai anche bene perché”.
Ok, ho forse omesso di dire che io ed il Grinch abbiamo dei trascorsi.
Un anno fa. Sempre sotto natale. Aperitivo natalizio con i clienti.
Siamo finiti con lui che mi scopava sopra la mia scrivania. Distesa sopra la mia scrivania. Poi mi ha anche fatto girare ed abbiamo continuato con me piegata sulla scrivania che, mentre mi sgrillettavo, gli dicevo “ti prego non fermarti” o qualcosa del genere.
Lui è uno stronzo perché dopo quella volta mi ha evitata il più possibile al lavoro ed è semi sparito, si qualche messaggio, qualche promessa di approfondire quel lato del nostro rapporto non professionale, la promessa di un luogo più confortevole...solo promesse. Quando chiamava in ufficio non chiedeva più di me, chiedeva sempre di parlare e trattare con qualche altro mio collega.
Avevo capito la lezione: era stata la cazzata di una serata, lavoro e divertimento vanno tenuti distinti. Sempre.
Tranne a Natale. Altrimenti non mi avrebbe baciato e io non starei ora sopra di lui a percorrere con la mia lingua il suo petto mentre è disteso sul divano letto parcheggiato per errore nel mio ufficio.
Mi sposto poi sul suo cazzo, lo prendo in bocca e gli dico di guardarmi, poi con la mia lingua traccio una lunga linea che va dal suo cazzo e risalgo su, al suo collo, lui alza la testa e mi morde dolcemente il collo.
Siamo degli animali.
Le sue mani che mi toccano la testa, lui che mi morde, io che lo graffio sul sedere mentre è dentro di me, lui che mentre lo faccio ringhiando mi dice di smettermela, io che rido divertita. Lui che mi dice di rimanere distesa e prima mi lecca la fica, succhia le mie piccole labbra, e poi inserisce un dito dentro di me, poi due mentre continua a leccarmi. Io che mi agito. Lui ha fretta, freme, come se volesse mangiarmi, mi appoggio sui gomiti e lo guardo, la sua bocca sulla mia fica, i suoi occhi nei miei - “Che spettacolo!”.
Lui che stacca la sua bocca da me, il mio verso di disappunto, ho gli occhi chiusi, sono di nuovo distesa, mi ritrovo il suo cazzo in bocca e la mia mano scende sulla mia fica. Sto per venire ma i nostri cellulari iniziano a squillare ed infastidita l'orgasmo svanisce un secondo prima di arrivare.
Quando mi metto sopra di lui sono esausta, stanca per lo stress lavorativo, frustrata per non essere venuta 2 minuti fa, incazzata perché per colpa sua il 23 dicembre ho lavorato e grata perché tengo sempre qualche preservativo nella scrivania. Infilo il suo cazzo dentro di me ed inizio a fare avanti ed indietro, con una certa foga, scarico veramente tutto quello che ho addosso.
Poi mi fermo esausta, ci abbracciamo, ci tocchiamo, ricominciamo.
“Voglio che mi scopi la bocca” gli dico.
Mi distendo metto la testa sul bordo del materasso improvvisato e mentre mi rimette il suo cazzo in bocca mi sgrilletto e maledico il non avere con me un dildo o un altro uomo a disposizione, sarebbe stato perfetto.
E' da troppo che ho questa fantasia di avere due uomini tutti per me.
E questa volta, senza il telefono che squilla, vengo mentre il suo cazzo mi pompa in bocca.
Si sporge a toccarli il clitoride ma lo fermo, sono terribilmente sensibile e sto tremando ancora per l'intensità di quello che ho provato.
E se fino a quel momento non c'avevo capito un cazzo, ora ero ad un livello superiore, ero su un altro pianeta.
“Quindi hai deciso? Vuoi che ti venga in bocca o addosso?” mi dice seguendomi mentre vado in bagno.
Mi specchio, lo guardo nello specchio.
“Dai, appoggiati al lavandino, piegati. Ti farei volentieri il culo ma forse meglio evitare...”
Faccio come mi ha detto, mi appoggio al lavandino, ma non prima di avergli detto “il culo no”.
E mentre entra dentro di me, mentre mi guarda dallo specchio davanti a noi, mi chiede di nuovo se ho deciso dove voglio farmi venire.
Ma io sono in estasi, non ci capisco più un cazzo, non riesco nemmeno a parlare, riesco a dirgli “addosso, vienimi addosso, dove capita”.
Si ferma, mi fa mettere comoda e mi inonda, il suo sperma sulle mie tette che mi cola fino alla pancia, sulle cosce, per terra.
Mentre mi rivesto, maledicendomi per averci fatto sesso di nuovo, gli chiedo entro quando vuol esaminare la bozza del lavoro che ci ha commissionato.
“Dai, non vorrai veramente parlare di questo ora; ne parliamo dopo le ferie! Magari possiamo parlare di quando ci possiamo rivedere fuori da qui”
“Che fai ora sei diventato più buono, sei diventato tu Babbo Natale? Non sono più io Babbo Natale? Ci siamo invertiti i ruoli?”
Sghignazza. No, non ci siamo invertiti i ruoli altrimenti non avrebbe sghignazzato in perfetto stile Grinch, altrimenti oggi sarebbe venuto da me con un regalo.
Però almeno è gentile e mi aiuta a cancellare le tracce in ufficio di ciò che è successo.
L'aria sa ancora di sesso.
Mentre facciamo gli ultimi metri di strada insieme, lui nel suo giaccone verde e io nel mio cappotto rosso, borbotta qualcosa su un nuovo progetto che ha in mente. Rido, perché penso sia una delle ennesime idee strampalate che gli vengono in mente ma, lo assecondo.
“Ci vediamo”, gli dico salutandolo.
Chissà quando. Forse il prossimo anno a Natale. Forse il Grinch e Babbo Natale si possono incontrare solo una volta all'anno.
Forse la storia è questa.
Chissà. Staremo a vedere.
@Christmas challenge
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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