Lui & Lei
La Ragazza del mio migliore Amico
di remida67
14.09.2012 |
25.238 |
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"Un addetto ci dispose in ordine in base al numero sul biglietto, e capitò che lei stesse in mezzo a noi due..."
Qualche tempo fa, il mio migliore amico mi raccontò che aveva conosciuto durante la sua vacanza una ragazza della quale s'era invaghito. Mi disse che anche lei era molto presa da quella storia, e dunque non fu difficile per lui instaurare con lei un rapporto sentimentale. Ero molto contento per lui, e mi disse che presto avrebbe fatto una festa per presentarla a tutta la nostra compagnia. Non lo avevo mai visto così di buon umore e rilassato. Si trattava della prima ragazza con la quale instaurava un rapporto ufficiale di fidanzamento. Lui provò a descrivermela, sarò sincero, da come me la descrisse non destò in me nessun effetto, anche parchè non riuscivo bene a immaginarla. Ci fu l’occasione di conoscerla qualche mese più tardi, quando Marco organizzò la festa dove aveva invitato tutti, e li la vidi per la prima volta. Era minuta, col viso molto grazioso, aveva capelli lunghi e degli occhi verdi. Non mi colpì affatto, e non nascondo che un pò per timidezza, un pò per il divertimento della festa, non ci parlai se non per le solite formalità. In verità accadde un fatto strano, ma lo imputammo al forte tasso alcoolico della serata. Non mi ricordo per quale motivo, io entrai a festa inoltrata nella stanza dove avevo riposto il mio cappotto, forse per prendere il telefono che avevo dimenticato, quando la vidi entrare con un sorriso a trentadue denti chiedendomi se mi stavo divertendo, io annuii e le dissi qualcosa di divertente, lei mi si avvicinò ballando la musica che si sentiva in sottofondo dall'altra stanza, mi si avvicinò parecchio tanto che si mise con i suoi piedini sopra i miei avvinghiandosi alle mie spalle per spronarmi a ballare. Inutile dire che proprio in quel momento entrò Marco che ci vide in quel momento decisamente imbarazzante, ma lei non ci fece proprio caso, tanto era ubriaca e lo invitò a prendere parte al divertimento. Era decisamente contrariato, e io imbarazzato, ma la cosa finì lì. Non dissi nulla a lui, parchè io non avevo fatto un cazzo, e lui lo sapeva. tanto più che qualche tempo dopo si scusò a nome di lei per quel comportamento bizzarro. Passarono ancora diversi mesi prima di rivederla. Successe durante un pic-nic primaverile che facemmo tutti in un boschetto non lontano dal paese. La giornata era insolitamente calda, e dopo aver mangiato ci sentivamo tutti molto accaldati, io mi stavo riposando all'ombra di un albero, quando la notaii. Era come se fosse la prima volta che la vedevo. A causa del tempo torrido si era levata la felpa che evidentemente era solita portare, mostrando così un seno dirompente che non avevo mai notato sotto quelle felpe larghe. Aveva una specie di canottiera molto attillata che le metteva in risalto le tette, che per la sua statura piccoletta non faccio fatica a definire enormi. Fui molto stupido e turbato da quella vista, e non riuscivo a staccare gli occhi di dosso da quei seni così maturi e perfetti, tanto che credo lei se ne fosse accorta. Notai che il suo sguardo era un pochino contrariato, evidentemente la stavo fissando troppo su quei seni, ma io non ci feci inizialmente molto caso. Mi ricordo che da quel momento ebbi una fortissima voglia di possederla fisicamente, e tutte le volte che la incontravo non riuscivo a reprimere questa mia voglia. Ma sapendo che si trattava della ragazza del mio migliore amico, mi obbligavo a starmene buono e promisi a me stesso che mai l'avrei mai sfiorata. Tuttavia nessuno mi impediva di masturbarmi pensando a lei, e al suo seno prorompente e maturo. Sognavo di possederla in ogni maniera, godevo come un matto all'idea di farlo all'insaputa di Marco, sognavo di infilarle il mio cazzo in bocca, possederla analmente, con quel suo piccolo e sodo culo, che avrei facilmente scassato con la mia verga. Era così minuta che anche un cazzetto normale avrebbe ben figurato tra le sue mani, e il fatto che avesse quel seno enorme mi arrapava all'inverosimile. Col passare dei mesi tenevo questo mio aspetto sempre meno sotto controllo, tanto che evitavo volutamente di guardarla, altrimenti mi sarei eccitato a rischio di essere scoperto. Tuttavia capitava che pur non volendo, mentre mi voltassi da qualche parte io alla fine la guardassi, anche casualmente. L'occhio mi cadeva sempre su quei seni, e il mio sguardo si ritraeva poi imbarazzato nell’incrociare il suo. Probabilmente lei non ci mise molto a capire che razza di porco ero, e in queste occasioni mi guardava diffidente se non proprio contrariata, e ricordo che da un certo punto in poi, questa troia navigata, per dispetto, alla mia vista involontaria usasse coprirsi le sue enormi tette in qualsiasi modo. Era un atteggiamento che mi mandava in bestia, pensavo "se non vuoi farti vedere quelle tette enormi rimettiti quelle cazzo di felpe, troia sguaiata." Inoltre era insolente con me, proprio antipatica, ma devo ammettere che la cosa mi eccitava ancora di più. Capitò un giorno di dover andare a teatro a vedere uno spettacolo, e Marco aveva portato con sé la sua ragazza, che quel giorno era più bella che mai, vestita tutta a modo, con una gonna corta e stretta, tacchi a spillo e una camicetta molto scollata. Io ero fuori di me dall'eccitazione. Prendemmo i biglietti e andammo alla ricerca delle poltrone. Un addetto ci dispose in ordine in base al numero sul biglietto, e capitò che lei stesse in mezzo a noi due. Inutile dire che non seguii affatto lo spettacolo sul palco, ma quello accanto a me. Col favore del buio potevo dar sfogo alla mia eccitazione, ero in preda a un erezione potentissima e incontrollata, mi toccavo in continuazione la cappella umida, strofinandomi il pantalone. La vedevo seduta con le cosce di fuori accavallate e quella camicetta che le mostrava tutto con molta facilità. Mi ricordo che alla fine del primo atto non mi potei nemmeno alzare altrimenti avrei mostrato a tutti quanto quella bagascia mi facesse penare il cazzo. ad un certo punto dello spettacolo decisi che mi dovevo tirare il cazzo, altrimenti sarei stato smascherato quando fosse venuto il momento di andarsene. Col favore del buio iniziai proprio una specie di pugnetta, ma ero goffo nel dissimularla, ed ero preoccupato che lei mi potesse vedere, o che mi potessi imbrattare tutti i pantaloni. Costrinsi il cazzo dietro la cinta, e lui durissimo a stento obbediva. avevo la cappella fuori dai pantaloni, ma da in piedi nessuno avrebbe notato facilmente che ero eccitato come un toro. Mi alzai e dissi che andavo al bagno. Nello sfilare tra le poltrone, le passai davanti e intravidi tutto quel ben di Dio. Il mio cazzo sborrò all'istante copioso e puzzolente di umori repressi, feci come per chinarmi di istinto per nascondere la vergogna, mi cadde il telefono, e la urtai un pochino, lei non s'avvide di quello che stava succedendo, e si limitò a raccogliermi il telefono, nel vederla chinarsi in direzione del mio cazzo sborrai ancora una volta all'istante. Mi sentivo fradicio di umori, avevo la camicia bagnata e appiccicosa, mi chiusi la giacca e mi fiondai al bagno. Notai il mio amico un pò interdetto, ma ero abbastanza sicuro che non si fosse accorto di nulla. Mi lavai in quattro e quattr'otto e diedi pure due colpi al mio cazzo che in tre secondi mandò la sua ultima schizzata di sborra calda. Ero calmo ora. Quando tornai a sedere ero rilassato, anche se imbarazzato. Lei mi restituì il telefono e in quel momento si accorse di avere un filo di sborra mia tra le dita. Dovevo aver imbrattato anche il cellulare, nel disperato tentativo di prima di nascondere il mio orgasmo. Lei mi guardò stupita e con uno sguardo indignato, io arrossii e balbettai piano, le colava il mio sperma appiccicoso e puzzolente sulle sue affusolate dita da troia. In mezzo secondo si portò l'indice alla bocca e leccò via lo sperma. Mi guardò incazzata, e forse lei stessa si stupì di quel suo comportamento da vera troia. Mi salvò le chiappe, ma io capii che era fatta. Dopo pochi giorni me la sbattevo con violenza e passione in ogni suo piccolo buco accogliente, una volta persino con Marco in casa lei mi fece un pompino da panico nel ripostiglio del bagno e si bevve tutto il mio sperma. Mi diceva "quella volta a teatro mi ero accorta di tutto quello che facevi, e ne ero turbata ma molto eccitata, quando vidi insieme a te che la mia mano era sporca di sborra ero tanto furiosa quanto bagnata" mi diceva anche "almeno con te mi faccio delle grosse scopate senza inibizione, con Marco non riesco ad essere così". Già così porca e troia sei, da fottere con furore. Mi ricordo che una volta la fottei da dietro così violentemente che misi le mie mani completamente sul suo viso per usarlo come perno per le mie vergate rapide e furiose. Godevo come un maiale quando mi spompinava alla presenza in casa del suo ragazzo, e non nascondo che lui ci abbia persino visto o sentito, menandosi il cazzo dietro qualche parete nell'intento di spiarci.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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