trans
dal dottore
di LaTuaLei
15.03.2018 |
27.661 |
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"Dopo rinvii di mese in mese mi decido, e prenoto la visita in un grosso centro di fisioterapia che ha in sede anche svariati medici specialisti..."
Non amo particolarmente andare dal dottore. Anzi, a dirla proprio tutta, la cosa mi da molto fastidio perché ho c 33ome la sensazione che ti devono sempre trovare qualcosa per affibbiarti la terapia di turno con relativa capatina in farmacia e spesa non indifferente.Visto che gli anni passano, sentendo voci qua e la, che consigliano di fare la visita dall’urologo per farsi controllare. Dopo rinvii di mese in mese mi decido, e prenoto la visita in un grosso centro di fisioterapia che ha in sede anche svariati medici specialisti. La visita cade dopo due settimane. So già che farò, con ansia e tensione, il conto alla rovescia.
Mi mette pensiero soprattutto che una persona che non conosco e non so cosa pensi, metterà le due dita nel mio buchino caldo che accoglie svariati membri di vari calibri e lunghezze. Sicuramente capirà che l’utilizzo non è solo uscente ma anche entrante. Insomma temo giudizi, risatine o peggio trattamenti sgarbati e rudi di una persona che non condivide e non capisce la situazione.
Ammetto che il pensiero di trovarmi davanti un bell’uomo cazzuto che, capita la situazione, abusa di me, mi sfiora e anzi, mi eccita. Ma non voglio pensarci non voglio agitarmi.
Passano i giorni con il pensiero fisso al momento che non attendo con felicità.
Alle 15.30 mi presento molto agitato alla reception del centro dove una deliziosa moretta super indaffarata mi accoglie con un sorriso e mi chiede cosa desidero. “Ho un appuntamento con l’urologo alle 16”, rispondo. Mi fa accomodare in una piccola sala d’attesa con poche sedie davanti due porte. Non c’è nessuno in attesa sarò il primo del pomeriggio. Non vedo movimenti in entrata o in uscita dalla due porte. Immagino che il medico ancora deve arrivare.
Alle 16 in punto, magicamente si apre la porta di destra e un uomo di circa 60 anni in camice bianco, qualche penna nel taschino e una camicia a righe bianche e blu che si intravede dall’abbottonatura del camice mi accoglie facendo il mio cognome.
Si accomodi. Mi dice. Si siede alla scrivania io in una delle due sedie avanti. Nella stanza un lettino dietro un separé, un porta che da su una stanzetta buia, immagino il bagno. Una vetrinetta con delle bottigliette e vari contenitori. In un angolo una postazione informatica con un piccolo tavolino con il pc sopra, acceso. Una sedia con le ruote.
Mi dica, esordisce il medico. Niente, rispondo io, volevo fare una visita di controllo generica. Lamenta dei problemi, ha dei fastidi, dice. No tutto normale, rispondo. Compila una scheda mentre mi chiede le generalità, quali malattie ho avuto. Se ho subito operazioni. I miei genitori se sono in vita. Se hanno qualche patologia. Insomma un po di domande di routine.
Bussa la porta. Fa, avanti. Un ragazzo sui 25-28 anni con un camice anche lui bianco, senza targhetta, quindi immagino un assistente, non un medico, entra e va diretto al pc, si siede e inizia a lavorare. Inserisce le schede che il dottore compila a mano sul pc.
Si accomodi sul lettino. Si spogli dalla vita in giù e si metta sul lettino. Fa il dottore in maniera secca e decisa. Mi sale una vampata alla testa. Divento tutto rosso. Mi alzo. Vado dietro il separé. Tolgo scarpe, pantaloni. Rimando in slip. Mi metto sul lettino. Arriva. Prende da una scatoletta messa su di un mobiletto li vicino un paio di guanti in lattice. Mentre li infila mi dice anche gli slip. Li tolgo, mi sento molto a disagio. Mi allarga un po le gambe, e dopo essersi messo un pò di gel sulle dita, infila il dito per fare la perlustrazione. A parte il disagio e la vergogna non sento fastidio nell’operazione. Diciamo che ci sono abituato e il suo dito tozzo e carnoso entra tranquillamente dentro di me. Nell’affondare, non controllo un movimento che mi viene spontaneo. A piedi larghi sul lettino chiudo le ginocchia con uno spasmo quasi di piacere. Riapro le ginocchia subito, divento rosso. Scusi, dico. Fastidio? Chiede. No no, rispondo. Durante la perlustrazione essendo sdraiato guardo in alto. Dirigo lo sguardo un attimo verso di lui e noto che mi fissa le ginocchia le cosce. Non mi guarda in faccia. Continua a muovere il dito. Tutto bene dottore gli dico. Non risponde mentre continua. Dice, non riesco bene a sentire. Toglie il dito. Comunque sembra tutto bene, aggiunge. Mette ancora gel sul guanto. Mette la mano sinistra, quella senza quanto, sul mio ginocchio mentre infila di nuovo il dito. Di nuovo il mio spasmo e le ginocchia chiuse. Questa volta sento di più il dito dentro. Ne ha infilati due. Fastidio dice? No, no dico io. Ora? Mentre dice, “ora”, infila un terzo dito e affonda, io altro spasmo. Mi guarda. Non ha un’espressione particolare. Non si capisce cosa pensi. Temo giudizio, critica. Sono rosso in viso. Non riesco a nascondere molto. Immagino dagli occhi traspare forse il piacere nell’aver dentro le sue dita. Ripeto se ci sono problemi. Dice no, abbiamo quasi finito. Fa per sfilare ma poi ripenetra mentre mi fissa. Non resisto a mordermi il labbro per l’eccitazione mentre chiudo le ginocchia e lui riesce e rientra. Nel riallargare il ginocchio, mi accosto al suo corpo e lascio in aderenza il ginocchio al suo fianco mentre lo guardo.
Toglie le dita repentinamente. Penso si sia stizzito. Esce dal separé
Luca, dice, per cortesia mi vai a prendere un caffè? Ti dispiace? Sento il ragazzo uscire. Chiudere la porta.
Il dottore rientra nel separé. Mette una mano sulla coscia liscia. L’altra, ora senza guanto, me la re infila dentro. Sul volto un messo sorriso. Non traspare nulla. Non dice nulla. E’ ai piedi del lettino. Di lato. Con la gamba provo ad avvicinarmi a lui. Si mette in modo da farsi toccare li. Eccitato. Cavoli che bello questo effetto che faccio ai maschi. Con la gamba lo spingo un po più su verso di me. Verso la mano che oramai è arrivata al suo fianco. Poi li. Lo accarezzo. Lo sento rigido, duro, eccitato. Non guarda verso di me. Guarda avanti.
Bussano. Luca con il caffè.
Va da lui. Gli dice dammi 15 minuti devo parlare con il signore di una cosa seria sento bisbigliare. Esce subito. Non chiude a chiave. Forse però l’accesso ce l’ha solo Luca e comunque solo dopo aver bussato.
Ritorna da me io sono seduto sul lettino. Si sbottona il camice. Scendo. Gli tiro giù la zip. Glielo tiro fuori. E’ molto, molto invitante in grandezza. Prendo dal marsupio un preservativo glielo infilo non prima però di averlo assaporato velocemente. Mi giro. Gli metto un po di gel. Lo accompagno con gradualità dentro. Mi affonda dentro. Mi metto di traverso a pancia sotto sul lettino e gestisco io i movimenti. Avanti dietro avanti dietro. Prende i fianchi. Inizia la sua percussione. Sempre più profonda. Sempre più veloce. Sempre più violenta. Poi un’ultima botta. Un affondo poderoso. Si ferma a svuotarsi nelle mie profondità (nel preservativo) io lo agevolo con movimenti del bacino a sinistra e a destra. Wow, gli sento dire. Che cosa!!!! Sorride. Mi sorride. Bella visita dottore gli faccio ancora piena di voglia.
Mi rivesto. Prendo le mie cose. Un saluto diplomatico. Il risultato la prossima settimana dice. Gli sorrido per salutarlo.
Chiudo la porta.
Vado.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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