Prime Esperienze
Il primo Gol !
di Baciami_Ancora
31.08.2017 |
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"E per una volta chi era quell'avversario? Finalmente io, ex difensore dai piedi quadri ed ex panchinaro cronico, finalmente gratificato dalla sorte!
Avevo..."
Per stemperare un pò la seriosità del blog, ecco una "prima volta" decisamente leggera, che alle donne farà sorridere ed a qualche uomo farà pensare: "Certo che questi calciatori sono proprio maniaci!" Ebbene sì, la magica sfera, che geometricamente parlando sarebbe in realtà un icosaedro, cioè un solido formato da una combinazione di 12 pentagoni e 20 esagoni, rivaleggia in quanto a importanza, per questa strana stirpe di depravati, con quell'altra figura geometrica che invece tutti (o quasi) i maschi adorano: il triangolino.
Chi non l'apprezza non può capire: la goduria che provoca quando va ad insaccarsi in fondo alla rete è certamente pari a quella che si potrebbe provare, che so, se Monica Bellucci ci invitasse a cena, per non parlare dell'esplosione ormonale che scatena se siamo stati proprio noi a spingerla, in un modo o nell'altro, oltre la fatidica linea della porta.
Nel mio caso, tanto per cambiare, la prima volta è arrivata molto in ritardo rispetto all'esordio ufficiale, e per ufficiale intendo una partita vera, con l'arbitro federale e le squadre con magliette numerate ed allenatore in panchina.
Fino ai tredici anni, infatti, le mie quotidiane partite si erano svolte all'oratorio con gli amici, duravano minimo tre ore e si concludevano con punteggi dai 20 gol in su.
Per chi non lo sapesse, arrivare a tredici anni in una squadretta giovanile vera è molto molto tardi; se poi non si è campioni, come io non ero, si finisce inevitabilmente in panchina per diverse settimane.
Aggiungiamo poi che il ruolo di difensore pressoché fisso non mi consentiva molte occasioni di tentare un tiro verso la porta avversaria, fatto sta che arrivai ai diciotto anni "senza aver mai provato Hurrà" (citazione di una vecchia pubblicità TV che qualcuno ricorderà).
Tra l'altro tale mancanza mi procurava all'epoca un dispiacere assai maggiore rispetto all'altra mancanza, quella del triangolino prima citato, dell'esistenza del quale avevo da poco preso atto.
Terminato il campionato juniores, la scelta per l'anno successivo fu di cambiare Federazione, passando agli Amatori, e soprattutto cambiare ruolo e spostarmi a centrocampo.
Il fatto perciò di giocare con gente ben più vecchia di me e di aver maggiore libertà di movimento in campo, avrebbe quindi dovuto assicurarmi entro breve tempo di riuscire a rompere il ghiaccio, e coronare finalmente il sogno di essere gioiosamente sommerso dai compagni per festeggiare un fatidico gol.
E invece, vuoi per sfortuna, leggi tre pali colpiti, vuoi per un paio di miei errori clamorosi a porta vuota, un altro campionato si chiuse con lo zero alla voce "reti segnate".
Dovetti quindi attendere i vent'anni suonati per il grande giorno, che ovviamente, come si compete alle "prime volte" davvero importanti, non potrò mai dimenticare.
Era una domenica mattina di metà ottobre, ancora calda e soleggiata, ed io indossavo la maglia numero 4, storicamente riservata al mediano, cioè al centrocampista con tanta buona volontà, grande dinamismo e non eccezionale talento: il mio ritratto.
Alla metà del primo tempo l'arbitro fischiò una allettante punizione a nostro favore, a circa 25 metri dalla porta. L'ideale per il nostro migliore attaccante, che si preparò accuratamente al tiro, probabilmente mirando all'angolo più lontano della porta; invece sbagliò totalmente il tiro, indirizzandolo proprio sul portiere, che però, forse per poca sicurezza, forse per il riflesso del sole che aveva giusto in fronte, anziché bloccare il pallone lo respinse goffamente solo pochi metri più avanti, praticamente nei piedi dell'avversario che si era proiettato avanti, sperando nel colpo di fortuna.
E per una volta chi era quell'avversario? Finalmente io, ex difensore dai piedi quadri ed ex panchinaro cronico, finalmente gratificato dalla sorte!
Avevo sognato dei gol fantasmagorici, mezze rovesciate al volo, colpi di testa in tuffo, cannonate da quaranta metri, invece fu il gol più facile del mondo, un tocco da vicino che proprio non avrei potuto sbagliare.
Ma la soddisfazione, l'adrenalina, fu la stessa tanto agognata, così come i festeggiamenti dei compagni, anche perché la partita finì proprio 1 a zero, quindi il mio gol valse la vittoria.
Ne seguirono alcuni altri nella mia lunga carriera di calciatore dilettante, non moltissimi e solo uno davvero memorabile: un tiro al volo da fuori area che lasciò di stucco il portiere (e non solo ... ) ed anche in quel caso ci diede la vittoria.
Ma ovviamente quello che "non si scorda mai", come l'amore, è il primo!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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