Prime Esperienze
Con la prima prostituta
di Baciami_Ancora
31.08.2017 |
14.837 |
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""Aspetta, voglio toccarti le tette"..."
A quanti anni si può decidere consapevolmente di andare con una prostituta? Probabilmente dipende moltissimo da una serie di fattori, primo fra tutti, credo, l'estrazione sociale da cui si proviene.Ci sono infatti ambienti in cui tale tipo di frequentazione è quasi un vanto, e addirittura un passaggio obbligato nella "formazione" dei giovanotti alle prime armi.
Nella mia famiglia regnava invece il più bigotto oscurantismo , tanto che lo stesso significato della parola "prostituta" mi era rimasto ignoto fin verso i quattordici anni.
Cresciuto col sacro rispetto del concetto di amore e con nessuna vaga ipotesi che il sesso ne potesse essere disgiunto, per anni mi sono molto vergognato dello strano istinto che provavo, invece, ogni sera in cui mi capitava di passare in auto nei viali della città in cui svariate ragazze incredibilmente provocanti sembravano aspettare nessun altro che me.
Inoltre l'idea di pagare l'amore mi pareva assolutamente inconcepibile, un controsenso.
Tutto ciò soprattutto prima di aver provato di persona il piacere del sesso, cosa avvenuta ben in là con gli anni, ma fantasticando solo sulla base dei racconti degli amici, in assoluto contrasto con i vari giornali e film porno di cui ero ormai un affezionato fruitore.
Insomma, avevo parecchia confusione in testa.
La mia prima ragazza mi ha se non altro aiutato ad acquisire un pò di consapevolezza, seppure a costo di grossi dubbi e molto molto tempo, quattro anni, spesi prima di rendermi conto che il sesso "standard", cioè rigorosamente missionario, a cadenze regolari e rarefatte e senza alcuna variazione sul tema, non faceva assolutamente per me, e non perché io fossi fuori dal normale ...
Nonostante ciò, servirono altri tre anni di totale astinenza forzata, prima di decidere che in fin dei conti si poteva anche provare questa esperienza, evidentemente così diffusa, come possibile sfogo ad una fame che ormai era divenuta insopportabile e nemmeno più sostenuta da motivazioni spirituali.
Rimaneva un'ultima remora: la paura di essere visto da qualcuno e magari riconosciuto, come a me era successo di riconoscere altri, il che mi avrebbe messo in incredibile imbarazzo; impossibile quindi approcciare qualunque ragazza nei dintorni della mia città.
Ero quindi giunto ai ventinove anni, quando si concretizzò la giusta occasione, alla prima trasferta di lavoro a Milano.
Avevo notato molte ragazze lungo lo stradone dal centro alla periferia nord, sede del mio albergo, e dopo la cena del terzo giorno, salutai i colleghi con la scusa del sonno, salii in camera per un'oretta e verso la mezzanotte, con grande circospezione, scesi nella hall e salutai di sfuggita il portiere notturno, che ovviamente sapeva benissimo dove potevo essere diretto, accesi l'auto ed a bassa velocità, per non rischiare una multa quanto mai inopinata, imboccai la direzione del centro, che guardacaso era parecchio trafficata, anziché deserta come avrebbe dovuto suggerire l'ora notturna.
Quasi subito ritrovai la ragazza che avevo già notato le sere precedenti, appena disceso l'ultimo cavalcavia prima del mio albergo: una giovane nera, capelli medio lunghi riccioloni, tubino arancione fosforescente ed un paio di tette prorompenti, almeno una quarta, che nella luce dei lampioni spiccavano meglio di qualunque possibile insegna pubblicitaria.
Non era da sola, ma con un paio di amiche nei dintorni, e ciò mi suscitava ulteriore imbarazzo, pensandomi a dover dire che volevo proprio lei e non le altre, per cui percorsi avanti e indietro tre o quattro volte il cavalcavia, facendo inversione di marcia con il cuore sempre più in gola, finché la vidi finalmente là da sola: evidentemente le amiche avevano trovato clienti, che fortuna ...
Era il momento; rallentai poco alla volta, misi la freccia e mi avvicinai al bordo strada abbassando il finestrino.
Probabilmente dovevo essere arrossito come mai in vita mia, visto che mi sentivo la febbre a quaranta e mi tremavano le gambe nonostante fossi seduto. Lei si avvicinò ed il mio uccello minacciava già di spaccare la zip: "Ciao" riuscii solo a dire. Lei era molto carina, sorrideva, o meglio mostrava di sorridere, ma gli occhi dicevano il contrario, mentre i miei erano già calamitàti da quelle due splendide tette che già pregustavo.
"Cosa vuoi fare? Trentamila la figa (c'erano ancora le lire), ventimila solo bocca". "Sì va bene, sali" risposi, pensando che la figa quasi non la ricordavo più e la bocca nemmeno l'avevo mai provata ... Nonostante costassero così poco.
Appena sceso il cavalcavia c'era giusto una stradina nascosta, che imboccata in retro portava proprio sotto, con diversi cespugli a fare da barriere, sembrava fatta apposta.
Presi dal portafogli una banconota da cinquantamila che avevo appena prelevato dal bancomat e gliela porsi, e dal suo sguardo perplesso capii che ero il primo della serata, e lei non aveva resto ... "Vabbè - dissi - tieni pure il resto", pensando da un lato di potermi meritare per questo un trattamento speciale, dall'altro che avrei potuto pensare che la mia prima puttana valesse un pò più del minimo sindacale.
"Da dove vieni?" "Nigeria". "E come ti chiami?" "Elizabeth". Volevo assolutamente un nome da ricordare, vero o falso chissà. "Io mi chiamo Giulio" cercai di rispondere, ma lei si era già abbassata a sbottonarmi i jeans ed abbassare il sedile.
"Aspetta, voglio toccarti le tette".
Lei si sfilò il tubino dalla testa e ... Delusione! I tanto stupendi quanto agognati meloni altro non erano che una sapiente imbottitura di gommapiuma, strizzata in un capiente reggiseno che velocemente sparì assieme al tubino! Rimasi davvero allibito, ma non riuscii ad aprir bocca: l'eccitazione, che era già a mille, si mescolò all'istante ad un senso di rabbia cupa per essere stato preso in giro, ed il cuore raddoppiò i già frequenti battiti: in quel momento credo di aver compreso cosa prova chi diventa uno stupratore omicida in preda ad un raptus.
La tirai a me, le strinsi la schiena e tentai di baciarle comunque le tette, pur sempre sode e stuzzicanti.
"No, solo il mio uomo può baciarmi" disse spingendomi la testa indietro.
Io a quel punto ero davvero arrabbiato, ma lei in un attimo aveva già aperto un preservativo e con la bocca me l'aveva infilato sul cazzo, che da solo era sbucato dai boxer.
Che sogno: il primo pompino della mia vita, ed anche il più breve ... Dopo non più di dieci secondi, durante i quali avevo avuto modo di sentire le sue labbra stringere e la lingua picchiettare velocemente la cappella, dovetti allontanarle la testa ansimando e riuscii con grande sforzo a resistere, mentre lei si sfilava le mutandine.
“Mettiti da questa parte” mi disse, invitandomi a sedermi dal lato del passeggero e saltandomi a cavalcioni; lo prese in mano, lo infilò ed ero già venuto … ma non lo dissi subito, mi vergognavo troppo della figuraccia, per un momento feci finta di niente ed iniziai a spingere, ma dopo poco lei capì che qualcosa non andava, si spostò e ridendo piano guardò il preservativo già pieno … “Sei già venuto?” Era davvero stupita, ma certo non dispiaciuta, in un attimo lo sfilò, lo mise in borsetta, si asciugò un poco e in un paio di minuti al massimo era di nuovo vestita, con tubino e tette finte al loro posto, pronta per tornare sotto il suo lampione.
Io ero agitato più di prima, un misto di emozioni contrastanti, e faticai a riportare l’auto sulla strada principale; la salutai, ed appena fu scesa la guardai nello specchietto allontanandomi.
Avevo sperato in una prestazione del tutto diversa, però ero felice, non certo per la soddisfazione sessuale, ma perché finalmente avevo rotto il ghiaccio, ce l’avevo fatta e non era successo niente di grave, e poi, in fin dei conti, erano pur sempre tre anni e mezzo che non scopavo, in un modo o nell’altro. Certamente la prossima volta sarebbe andata meglio.
Il tutto era durato un quarto d’ora al massimo, e prima dell’una ero di nuovo in albergo, pronto per un meritato sonno ristoratore.
Il portiere mi guardò con un’aria strana, forse pensò di aver sbagliato prima, pensando che stessi andando a puttane: ero tornato troppo presto!
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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