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chi ultimo arriva..


di 1homme
03.01.2012    |    11.447    |    1 8.5
"Disse di chiamarsi Leyla , milanese ma habituè a Montecarlo..."
Io e Franco eravamo amici dai tempi del liceo. Ci eravamo condivisi tutto, le illusioni e le delusioni d’amore, i sogni, le fantasie, le vacanze estive..insomma non avevamo alcun segreto. Eravamo però due timidi, in fondo dunque non ci siamo mai raccontati le nostre vere avventure erotiche.
Si era sposato prima di me con la donna che aveva corteggiato sin dai tempi della scuola ed io ero finito insieme alla migliore amica di lei.
In quel periodo avevo preso un anno sabbatico con la mia mogliettina. Lei aveva preso a togliersi tutte le voglie che non si era levata prima del matrimonio e la cosa non mi stava troppo bene, giacché per il novanta per cento dei casi non rientravo nei suoi desideri..
Avendo molte serate libere, ero passato a trovarlo dopo qualche mese che non lo sentivo. Aveva una attività in proprio e lavorava spesso fino a tardi. Sua moglie faceva l’assistente all’Università e spesso era fuori città, così ero passato da lui con l’idea di proporgli una birra per rivangare i vecchi tempi.
Quando incontrai i suoi occhi capii che qualcosa non andava. Dopo i primi convenevoli scherzosi lo invitai per un’uscita e accettò immediatamente. Rimandati a dopo le domande sulla mia sensazione.
Passò a prendermi verso le dieci e si diresse immediatamente verso Milano, città per lui piena di localini, peccaminosi al punto giusto per due quarantenni in forma, come noi.
“Non te lo chiedo neanche dove mi stai portando..” – gli dissi a un certo punto.
Franco mi sorrise complice e mi disse in risposta: “Quando ho scoperto che la tua mogliettina ti metteva più corna che un cesto di lumache ti confesso di aver fatto più di una battuta cattiva ma adesso che tocca a me portar le corna, mi rendo conto che non è lo stesso: dobbiamo divertirci, alla faccia delle mogli stronze che ci siamo presi! E ora vedrai come..”
“Avevo capito che tua moglie on fosse la santa martire del lavoro che sembrava..” – risposi senza aggiungere altro.
Franco si riferiva a una sera in discoteca quando la mia cara mogliettina si era strusciata a lui ballando. Era un gioco fra me e lei all’epoca e fino a che restò tale era, lo trovavo eccitante. Naturalmente Franco non sapeva del gioco e non ci aveva capito nulla ma non glielo spiegai: tutto sommato aveva ragione: dovevamo divertirci un po’.
Il locale era semivuoto e poco illuminato, d’altronde gli spettacoli di lap dance cominciavano solo verso mezzanotte. Al bancone trovammo immediatamente una biondina tutto pepe vestita pochissimo che si infilò fra noi due con la scusa di farsi scaldare per il freddo.
“Vuoi mica mandarla via..” – mi disse il mio amico mentre sentivo il culetto sodo di lei premere sul mio sesso intanto che parlava con Franco. Gli sorrisi e la feci appoggiare al mio petto con tutto il corpo chiedendole cosa voleva da bere.
“Le puttanelle devono solo champagne, dovresti saperlo, caro.”
“Andiamo a sederci, siamo venuti solo a vedere lo spettacolino..” dissi mentre lei si mise fra noi due tenendoci per i fianchi e dirigendosi verso in un tavolino in ombra e ordinando una bottiglia di bollicine.
Disse di chiamarsi Leyla , milanese ma habituè a Montecarlo. Portava i capelli quasi alla garçonne, appena più lunghi, sul viso lentigginoso e una bocca sensuale, gli occhi verdi, profondi e svegli. Era minuta ma proporzionata in modo perfetto. Il suo vestitino cortissimo di paillettes e i suoi sandali aperti dai tacchi altissimi mettevano in risalto il suo fisico tonico, nonostante avesse superato i trenta da non pochi anni. Ci lasciò sedere e si insinuò piacevolmente fra noi due, i modo da stare vicinissima a entrambe. Le sue cose scoperte brillavano maliziosamente. Cominciò a raccontarci qualche sua avventura erotica tastandoci scherzosamente il sesso per vedere sfrontatamente l’effetto che aveva su di noi, senza rimanere mai delusa.
Le raccontai che a mia moglie piaceva fare la troia e che purtroppo aveva smesso di farmi giocare con lei, scopandosi le sue amichette e le colleghe d’ufficio tanto per cominciare.
Insomma entrammo in confidenza con Franco che ascoltava beato le sconcezze che reciprocamente ci raccontavamo.
“Insomma, a voi non lo nascondo, quando sono a Montecarlo faccio proprio la mantenuta del mio amichetto cumenda ma nei tempi morti vengo qui ogni tanto e mi tolgo qualche sfizietto..”
“Parlaci dei tuoi sfizietti..” – feci mettendole la mano sulle cosce e senza staccare gli occhi dai suoi.
“Ora te ne mostro uno..” Accavallò la coscia sulla mia scoprendosi fino a un microscopico tanga. Scostò il tanga e scoprì un piercing ad anello sopra il clitoride, luccicante e sporgente sopra un sesso aperto come un fiore di carne rosata- “a questo la mia amichetta ci attacca un guinzaglietto prima di leccarmela.”
“Quale amichetta?” – chiese Franco che non si era perso la scenetta e guardava interessato il piccolo pendaglietto d’oro.
“Se solo sapeste quanto mi fa godere la mia piccola brasiliana.. è davvero una cagnetta in calore..” – col dito indicò la ballerina che in quel momento la stava fissando dal palcoscenico. Era mora e riccia come molte mulatte. Minuta anch’essa ma con un fisico perfetto e un seno a punta molto eccitante. Indossava un paio di pantaloni aderenti a vita bassissima che lasciavano uscire un filo di strass intorno al sedere.. probabilmente il filo del tanga. Le due ragazze si fissarono negli occhi.. La ballerina brasiliana aveva visto che Leyla ci aveva mostrato sfacciatamente il piercing e così facendo doveva averlo visto anche lei.Leyla riaccavallò le cosce e ci strusciò il sesso attraverso i calzoni, e lasciandoci in tiro, ci fissò lentamente dicendoci: “ Adesso vi faccio vedere come le piace leccarmela e poi ci facciamo un priveè noi tre soli, perché mi avete proprio fatto venir voglia di godere” . Mi guardò negli occhi e sfilò il microscopico tanga che prima aveva spostato, restando a fica nuda.
Da una piccolissima pochette estrasse un guinzaglietto di cuoio rosso , lo allacciò all’anellino del piercing e senza aggiungere altro andò sculettando verso il palcoscenico e si appoggiò coi gomiti ai piedi della pedana dove la brasiliana stava strusciandosi al palo. Si passò la lingua sulle labbra agitando il guinzaglio davanti agli occhi della sua collega.
La brasiliana scese dal palco tra lo stupore degli altri avventori che non avevano ben capito che cosa sarebbe accaduto. Io e Franco ci guardammo increduli negli occhi mentre la brasiliana tolse con la lingua dalle dita di Leyla il guinzaglietto , se lo passò nella mano e la fece salire sul palco con la fighetta al guinzaglio.
Poco dopo, sempre più eccitati, osservammo le occhiatine maliziose ed estatiche che Leyla ci mandava dal palco con la lingua della brasiliana che la leccava mentre lei era inginocchiata col culetto per aria.
Quando ebbe finito di godersela scese con noncuranza dal palco e si diresse verso di noi, facendoci segno di seguirla verso il piccolo priveè dietro il palco.
Aveva proprio scaldato l’aria con quella sua disinvolta voglia di farsi scopare e Franco si alzò senza nemmeno guardarmi, sicuro che lo avrei seguito anche stavolta.
Ci avvicinò discretamente un buttafuori del locale a cui misi in mano un bel bigliettino verde.
Dietro la tenda solo due divanetti e un tavolino oltre agli occhi profondi di Leyla .
“Sei proprio una brava ragazza, Leyla ” stava dicendo Franco con le mani sul suo culo.
Era stato più svelto di me, niente da dire. Mi sedetti e mi accesi una sigaretta in barba ai divieti restai a guardare quel culetto sodo che appariva e scompariva tra le mani e l’orlo del mini abito.
Pochi istanti dopo il mini abito era volato via e lei rimase nuda, solo con i sandali dal tacco altissimo: bellissima e provocante.
Franco le succhiava i capezzoli con una faccetta furba pensando che io volessi soltanto guardare mentre la bella fanciulla glielo stava tenendo in mano attraverso i calzoni.
“Ti annoi?” Mi disse provocante, lanciandomi una delle sue occhiate da gatta. Si voltò e spinse Franco sul divano di fronte al mio e mettendosi piegata cominciò a tirarglielo fuori e a succhiarglielo giocandoci sapientemente, senza smettere di sculettarmi davanti agli occhi.
Senza dire altro mi alzai e tirai fuori dalla tasca un preservativo, indossandolo rapidamente e avvicinandomi a quel culetto eccitante.
Quando lo appoggiai sentii che fremeva.
Controllò soltanto che fossi protetto e con la mano se lo mise in corpo, lentamente e senza smettere di succhiare Franco che solo quando sentì i miei colpi su di lei comprese che non sempre chi primo arriva..
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