orge
Una giornata particolare 2a parte
di 1homme
31.08.2023 |
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"Mi prese la figa con la mano aperta..."
Ricambiai il sorriso e presi per l’incavo delle loro camicie i due ospiti.La musica continuava, Matteo dirigeva e io ero lo strumento del piacere, di tutti..
Le mie mani scesero dalla camicia al loro sesso. Si guardarono e poi guardarono me.
Il gioco era mio.
Li guidai portandoli al centro della zona tra la jacuzzi e la pista improvvisata, illuminata appena da qualche spot.
“Vi prego di scusarmi..se vi ho mandato in bianco, allora... Mi tocca rimediare. Da sola”. Mentre parlavo li fissavo alternativamente negli occhi, Max alla mia destra, Fred alla mia sinistra. La mia mano accarezzava il cazzo di entrambi. “Dite che riesco a trovare il modo di farmi perdonare?”
Intuii che Matteo si stava mettendo comodo dallo scricchiolio di una poltroncina in rattan. probabilmente anche lui se lo stava accarezzando, mentre si godeva lo show.
Abbassai entrambe le mani arrivando alle loro palle. Belle gonfie, dato l’eccesso di stimoli della seratina..
Li sentii perplessi ma sempre in tiro. Un bel tiro peraltro.
“Avevo pensato di farvi aspettare fino a domani ma purtroppo ho un impegno per pranzo e dovreste aspettarmi sino a sera..Non so se sia opportuno.. forse dovrei farvi almeno assaggiare il mio aperitivo..”
Slacciai la cintura di entrambi, prima a Max e poi a Fred. Li liberai dei rispettivi boxer con molta calma. Lasciando finalmente i loro cazzi ben visibili ai miei occhi. Una goduria per una porca come me.. E credo anche Matteo. In quel momento sentii i suoi occhi sulla mia schiena. Mi voltai e lo scoprii a segarsi mentre sorseggiava un whisky in poltrona. Si, se la stava proprio godendo..
Mi fece un gesto. Avevamo sviluppato una sorta di codice fra noi.. E capii al volo che cosa volesse da me, da noi.
Gettai due morbidi cuscini in terra e mi portai col viso all’altezza dei loro membri. Mi piace scopare comoda, in ogni modo..
I due erano desiderosi di fottere e nessuno pareva volesse essere lasciato da parte. Il gioco però era in mano mia.. Quindi, non mi spogliai del minuscolo vestitino di seta che mi copriva, anzi tenni anche i sandali a tacco vertiginoso. Ancora più figa, ancora più dominatrice..Cominciai a succhiarlo a Fred. Sempre partire dal più sottomesso. Max non venne lasciato però completamente solo. La mia mano continuava a tormentargli il cazzo. Si godeva la mia bocca fantasticando di essere il prossimo a goderne gli effetti anche perché non mi perdevo nessuno dei suoi sguardi famelici.
Succhiavo il bellissimo cazzo di Fred e fissavo Max.
Nessuno ebbe niente da obiettare quando li tirai entrambe per il cazzo. Finalmente Fred era quasi al parossismo dunque era tempo di smettere..
Lo lascia in bando e mi occupai di Max ma se a Fred lo succhiavo avidamente, a Max detti solo colpetti di lingua, nonostante tentasse di spingermelo dentro le labbra, dove un grazioso piercing sapeva arrecare un extra di godimento ai fortunati che erano ammessi al mio cospetto.
Finalmente Fred si rimise in sé, trattenendosi e consentendomi di stringerlo alla base del cazzo . lo stesso feci su Max. I due cazzi erano a pochi millimetri uno dall’altro, davanti alla mia bocca.
Guardandoli negli occhi cominciai a leccarli alternativamente fino a che i due erano così arrapati che non poterono obiettare mentre li avvicinai uno all’altro e me li strusciai contemporaneamente con la lingua erano a un passo da venire quando mi sentii prendere per i capelli ed allontanare dai due.
“Ora sta a me.”
Matteo percorse con la mano tutto il tratto tra la bocca e i seni, per scendere fino alla mia fica che ardeva di voglia e colava di piacere.
“Godrete guardando.. per stasera..”
Max e Fred non poterono far altro che segarsi mentre Matteo mi venne in faccia dandomi della cagna.
Leccai tutto il suo piacere mentre guardavo i due ormai completamente perduti nel piacere e nel desiderio.
Quella sera rientrai dopo aver baciato con passione e a lungo Max e Fred sotto gli occhi di Matteo, impassibile come al solito.
Sentii con sottile piacere perverso che i loro cazzi stavano tornando duri mentre gli strusciavo la figa durante il bacio profondo.
Sulla porta incontrai le due ragazze che si erano divertite anche loro, a quanto mi parve. Mi aspettavano con una bottiglia di Philipponat avanzata ancora da aprire che presi dalla mano della mulatta ricambiando con un bacio meno profondo e una carezza sul culo. Sculacciai invece la tipetta che si era fatta la mulatta grazie a me, che parve apprezzare il gesto, notai.
Ah fossi anche bisessuale, ma nessuno è perfetto, pensai lasciandole un po’ perplesse.
Rincasammo piuttosto su di giri e ci mettemmo entrambi sotto la stessa doccia. Fuori discussione che Matteo prendesse la macchina, allegro com’era.
Mi lasciai lavare con molta cura e dedizione segandolo mentre lo guardavo dritto negli occhi.
Ma da vera porcella non lo feci venire ancora.
Quando mi svegliai era quasi mezzo giorno. Il caldo era intenso e la mia voglia non si era affatto dissolta.
Trovai un biglietto di Matteo cui dovevo aver raccontato dell’appuntamento con il gentleman che mi voleva come “sua” puttana.
Infatti il suo biglietto mi diceva: ricordati di registrare l’audio del tuo “colloquio” di oggi pomeriggio..
Finiva con un cuoricino e un diavoletto.
Tenero. Porco.
Il bing del mio cellulare mi confermò che Sandro mi aveva inviato il suo indirizzo, confermandomi l’orario.
Era tempo che mi preparassi. Facile a dirsi, e io non sono certo una che dice “non ho niente da mettermi”..il punto è che l’appuntamento con Mr. C.E.O. era nel suo ufficio.. Mica potevo andarci vestita proprio da..
E poi, chissà come si chiamava di cognome... Alla fine non me lo aveva detto.
Gli scrissi: di chi devo chiedere Mr. S? .. mentre pensavo al look
Dopo un po’ di mise che scorrevano sulla barra dell’”armadio speciale”, optai per una camicetta bianca e una mini, non troppo mini, nera con spacco posteriore. Collant a rete, reggicalze e micro tanga anche questo retato, il tutto rigorosamente all black.
Il mio carrè da Valentina ci stava a pennello.
Il tassista non mi staccava gli occhi di dosso e io naturalmente facevo lo stesso, senza consentirgli la minima confidenza. Piccoli sfizi da porcellina, per arrivare umida al mio rendez vous..
In quel momento arrivò il messaggio: “ S come Santo..ma con me non vale il detto..”
Salii le scale dell’edificio del centro, molto sobrio.
Nell’atrio enorme del palazzo anni trenta, si trovavano reperti Romani. Eravamo dalle parti di Piazza Navona. Niente male..
Salii al piano nobile, interamente occupato dalla sede della società di consulenza finanziaria di cui Sandro Santo era a capo.
Accesi il registratore sul cellulare infilato nella pochette e bussai.
Una segretaria impeccabilmente nordica mi aprì, con un finto sorriso impermeabile. Ero tentata dal dirgli che era arrivata la puttanella del suo capo, solo per vedere la sua espressione mutarsi, ma mi trattenni.
“il Dottor Santo mi attende..”
La segretaria mi precedette sussurrando qualcosa nella penombra dell’Ufficio, piacevolmente fresco.
“Posso ordinare anche per lei, dottoressa?” mi chiese galantemente Santo.
Un sorriso, un cenno e l’anodina scomparve..
Finalmente soli.
Tremavo ma non saprei dire se di eccitazione, di paura o di isteria..
Le sue mani profumate sfiorarono la mia pelle, facendo salire la mia tensione.
Lasciò scivolare tra le mie mani un oggetto.
Stupita mi ritrovai tra le mani una nuova carta di credito, stavolta di una banca inglese.
“Prima il dovere...” sussurrò Sandro. “Ho solo mezz’ora prima di una riunione che non ho potuto spostare. Il tempo di conoscerci, poi..”
Non dissi una parola.
Camminava intorno a me con passi calmi, impeccabile in gessato e scarpe inglesi, ed io immobile, dritta in piedi. Grazie ai tacchi arrivavo ad avere i miei occhi allineati ai suoi che brillavano come stelle perverse.
“Lascia fare tutto a me” - disse sfiorandomi i capelli, niente affatto paterno. Prese la pochette, la osservò e temetti che l’avrebbe aperta, ma la poggiò sulla sua scrivania. Tornai a respirare.
Le sue mani si impossessarono letteralmente del mio corpo, passando lentamente e con naturalezza su ogni centimetro della mia pelle. Sbottonò la camicetta di tre bottoncini.
Da dietro sollevò la gonnellina con un righello antico in bambù. Credo lo avrebbe usato volentieri come staffile. Ma non questa volta.
Una piccola smorfia, notai, quando si accorse che portavo un tanga ma quando mi passò davanti gli sfuggì un sorriso. Un mini-tanga in rete praticamente è un invito alla scopata.
Mi fece capire, con un colpetto di canna che avrei dovuto allargare le cosce e, naturalmente, obbedii facendo risuonare i miei tacchi con due colpetti sonori.
Mi tornò in mente l’immagine di Tokio Decadence dove la puttanella giapponese viene lasciata fino a sera dal porco sadico a sfilarsi e rimettersi il tanga davanti alla finestra, senza che il cliente la sfiori mai..
Prese una coppa d’argento e me la mise fra le cosce. Poggiata in terra.
Mi stavo bagnando, quasi come la troietta del film e con largo anticipo..
La sua mano sinistra percorse il tragitto dalla figa alle mie labbra. Lasciò che un dito mi esplorasse la bocca, giocando col piercing.
Voleva che succhiassi e lo accontentai.
Sempre in piedi, sempre a cosce socchiuse, peggio che nuda, più che troia.
Sorrise.
La sua mano destra si appoggiò finalmente sulla mia fica. Ma restò immobile.
Ostinatamente non mossi le mani che avrei stretto volentieri sul suo cazzo.
“Strusciati sulla mano.” – sussurrò con la voce rauca.
Obbedii.
I suoi occhi sempre nei miei e le dita dell’altra mano, sempre fra le mie labbra che succhiavano, mordevano, sbavavano oscenamente.
Sentii le gambe mancarmi, con quella cazzo di coppa a mezzo. Mi piegai appena sulle ginocchia perché stavo per venire.
Se ne accorse e lentamente tolse il dito dalla bocca.
Lo abbassò dicendomi: “Non ancora”.
Mi stava mancando il fiato e trattenni l’orgasmo con uno sforzo di volontà.
“Ora devi pisciare, senza smettere di strusciarti e solo dopo, potrai godere.”
Sbarrai gli occhi fermandomi.
Mi prese la figa con la mano aperta.
Poggiò il pollice sul clitoride teso come un chiodo, sentii le sue dita scorrere per bagnarsi nella mia voglia e lentamente si fece strada sia nel culo che nella figa.
Fremetti e istintivamente dondolai.
Con l’altra mano mi incoraggiò a muovermi tenendomi un istante per i fianchi.
Mi dette il ritmo che seguii, devotamente.
A quel punto mi lasciò i fianchi e mi strinse la gola
“Piscia..”
Non ricordo un orgasmo più intenso di quello..
Quando mi ripresi dall’intensità di quel momento, Mr. Santo Gray, come dentro di me lo avevo ribattezzato, mi chiese di potersi tenere il micro tanga come souvenir.
“In ogni bookshop i souvenir si pagano..” – replicai tentando di esser fredda,
“Potresti accettare un regalino in cambio..?” – sorrisi..
Mi mise in mano un pacchettino che scartai immediatamente. Conteneva un piccolo plug vibrante e del lubrificante profumato alla vaniglia.
“Avevi previsto tutto, eh? – fu lui a sorridere stavolta – ma non sarà di quelli telecomandati dal cellulare, per caso..”
“Al prossimo giro..”
Si guadagnò un bacio sensuale con una piccola strusciata della mia fighetta sul suo cazzo. Nel distaccarmi infilai il mio tanga trasformandolo in una pochette per la sua giacca.
Uscii sculettando dall’Ufficio del mio Cliente dicendo a voce alta che gli avrei fatto sapere per il preventivo della consulenza.
Le segretarie impeccabili, erano diventate due nel frattempo, non batterono ciglio.
Scendendo in ascensore inviai il file audio che avevo registrato a Matteo.
Il tempo di uscire e salire nel taxi che mi aspettava e mi squillò il telefono.
“Vieni in piscina stasera.. i tuoi amici ti aspettano per il servizio..”
Il porco non commentò volutamente il file audio, che d’altronde era piuttosto esplicito..
“Ce l’hai già duro il cazzo?”
“Aha..Quanto è bagnata la tua figa da puttanella..”
“Questi impegni continui, lo sai..”
“Immagino lo stress..Ti ho prenotato per domattina una seduta di massaggio a quattro mani dalle tailandesi, per cercar di ridurre la tensione..”
Erano appena le due. Mi concessi un pranzetto restando rigorosamente senza mutandine, in una fraschetta prima di andarmene in piscina a rilassarmi, in attesa della serata che si annunciava bollente.
L’aperitivo con Mr. Santo mi aveva fatto solo aumentare la voglia..
Rincasai e mi stesi sull’asciugamano profumato steso sulla sdraio. Ero completamente nuda, dopo un tuffetto in acqua e una doccetta fresca in mezz’ombra per un riposino ristoratore, circondata solo dalle cicale.
Dovevo essermi addormentata, scherzi dell’orgasmo e del sole.. Stavo sognando che il plug mi stesse vibrando nel culo, abilmente mosso da chi mi stava leccando la fica. Che ci volete fare, i miei sogni sono anche più perversi della mia realtà a volte.
Ero accaldata e mi accorsi con piacere che il sole aveva fatto un bel giro, lasciando spazio a un minimo di fresco. Mi alzai per tuffarmi nuovamente ma vidi che in un angolo del giardino, Matteo, Fred e Max stavano già gustando un aperitivo.
“Ma buonasera..” Portavo sandaletti coi tacchi altissimi su cui mi divertivo a dondolare. Indossavo soltanto quelle.
“Ti abbiamo tenuto la bottiglia in ghiaccio..” – gli sguardi dei tre, mentre mi avvicinavo a loro, si posarono inevitabilmente sulla mia fichetta perfettamente depilata. Vidi Fred leccarsi le labbra quando lascia cadere una gocciolina di condensa sul monte di venere.
“Oh, - feci gustando il calice di champagne – ma io adesso ho voglia di qualcosa di più bollente..Che ne dite se Max scatta qualche posa mentre io mi muovo fra di voi..tanto per vedere come viene.. ”
Sguardo di intesa tra tutti e tre i maschietti, come se fossi in loro potere, ma chi era ad avere tre giocattolini a disposizione, secondo voi?
“Ho già qui la mia Nikon digitale, bella carica. Sentiti libera di..”
“Aha..- risposi.- Prima un bacio al Padrone dei Giochi” gettai le braccia al collo di Matteo e mi presi il tempo necessario a fargli montare il cazzo. Adoravo strusciarla nuda sui suoi pantaloni di lino, leggerissimi e ormai tesi. Max scattava, inesorabile.
“Ora un salutino al giovanotto..” Mi avviai davanti a Fred che sorreggeva un obiettivo di ricambio, come se ancora credesse alla favola del servizio fotografico. Il servizio ci sarebbe stato per tutti, ma non era di quel genere..
Siccome aveva le mani impegnate, restai a pochi millimetri dalle sue labbra con le mie e presi a tirarglielo fuori dai calzoni. Un cazzo di tutto rispetto. Mi inginocchiai e lo sfiorai appena con la lingua, facendolo vibrare fra le mie mani. Lo graffiai sul glande, lasciandolo gemere, poi mi rialzai e lo schiaffeggiai e gli presi le palle in mano, stringendogliele fino a che non abbassò lo sguardo dai miei occhi di ghiaccio. Poi ridiscesi a misi in bocca il suo cazzo che si era decisamente ridimensionato. Lui in piedi e io a cosce aperte, accovacciata davanti a lui a cosce aperte. Sentivo il click click continuare senza sosta..
Lo feci tornare duro spompinandolo con calma. Lo leccai intimandogli di aprire le cosce. Sollevai il dito medio e glielo misi in bocca guardandolo negli occhi, il suo cazzo fra le mie labbra.
Prese il dito e lo iniziò a succhiare. Quando fui certa che il mio dito fosse bello bagnato, lo sfilai e lo portai fra le sue gambe. Una mano sulle palle, il cazzo fra le mie labbra e il dito sul suo buchetto. Glielo lubrificavo roteandolo.
Mi staccai il tempo di guardarlo negli occhi.
“Ti hanno mai fatto un pompino mentre ti infilavano un dito nel culo, Freddino bello..mm?” – fece no con la testa e cominciai a penetrarlo. Smisi di succhiarlo fino a che non fu tutto dentro. Il suo cazzo vibrava come un radar. Era tempo di smettere. Non avevo voglia di farlo godere, povero piccino.
“Ora, miei cari cazzuti, occorre che Max faccia una ripresa in video. Perché vorrei distendermi un momento. Mentre mi farete un massaggio a sei mani. Che ve ne pare?!”
Fred portò una sdraio a un passo da me mente Matteo mi versava un altro calice di champagne, intanto, che Max sistemava la Nikon e un'altra camera su un cavalletto. Stesi un asciugamano candido, che sembrava folto come una pelliccia, su cui mi sdraiai bocconi.
Fu un momento memorabile. Ad occhi chiusi mi godetti le loro carezze, mani su mani, su mani in ogni angoletto del mio corpo, contemporaneamente. I miei sensi erano ubriachi di carezze, e di voglia. Niente venne risparmiato. Olio profumato, che mi rendeva lucida tanto quanto il mio cervello era appannato dall’ebbrezza.
Ero fradicia.
Tenevo gli occhi socchiusi, un po’ per la luce del sole e un po’ per immaginare cose oscenamente sognate da tempo. Ma stava succedendo, proprio lì, proprio a me.
La figa pulsava di voglia, stuzzicata appena dalle lunghe carezze senza fine. Riconobbi alla fine il polso di Matteo poco distante dalla mia faccia. Glielo presi, tenendolo fermo. Dovette fare un cenno perché tutti sollevarono le mani da me.
Li volevo.
Tutti.
Dentro di me.
Mi misi seduta, Matteo dietro di me impose agli altri di restare immobili. Avevano i cazzi tesi allo spasmo. Sentii Matteo bagnarsi le mani d’olio e cospargermelo a pioggia sul petto. Da dietro la mia schiena prese a guidare il mio corpo, allagandolo d’olio anche fra i seni, sulle cosce. Penetrandomi senza più alcun pudore, fra i miei gemiti più intensi.
Mi velò gli occhi con una benda di seta.
Fremetti immaginando che avrei desiderato che lo facesse prima, legandomi stretta e lasciando che tutti mi scopassero, ma forse aveva in mente qualcosa di cui avevamo parlato in passato e che mi fece quasi perdere i sensi.
Mi fece sollevare. Qualcuno sedette al mio posto. Mi guidò facendomi accovacciare lentamente. Figa, culo, bocca. Mm.. volevo tutto. Da tutti, dappertutto.
MI impalai sul cazzo prendendomelo fino in fondo alla figa.
Fu meraviglioso ma non bastava..
Salii e scesi più volte su quel meraviglioso cazzo che restava sempre più duro.
Sentivo gemere anche “lui” che mi scopava.. o che stavo scopandomi..
Arrivò ben bene in fondo e le mani di Matteo mi fermarono. Si insinuarono fra i miei fianchi e arrivarono alla mia figa, ancora col cazzo dentro.
Mi apri di più, giocando con le mie e le sue dita. Si, pensai, si.
E poi lo sentii.
Il secondo uomo si avvicinò. Profumava di sesso e di voglia animale. Mi prese per i fianchi e il suo cazzo si aprì la strada in fica. Insieme al suo fratello gemello.
“Mmm – mugolai sorridendo – due cazzi in figa, si..di più.. ”
Presero a scoparmi come si può scopare una cagna, una troia, una regina. Mi reggevo a stento sul lettino che cigolava per i colpi di cazzo.
Matteo mi mise un dito in bocca che spompinai immaginando il suo cazzo, golosa anche di quello.
Levò il dito. Mi schiaffeggiò e sorrisi, cieca, alla sua voglia di me.
Lasciò che godessero tutto il loro sperma, lasciandomi distesa, aperta.
Avevo goduto ma avevo perso il conto degli orgasmi.
Ancora bendata capii che era arrivato il suo turno da come mi prese per il mento aprendomi la bocca e scopandomela fino a godermi in bocca.
Un mio sogno era diventato realtà.
Ma ancora non mi bastava..
Fine..
Dedicato a hotVirginia.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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