Sesso e calcio La Vittoria piú sporca Parte 2

Dopo averle possedute sotto la doccia, stanchi ma ancora eccitati, decidemmo di tornare nel salone.
Ci asciugammo velocemente, ma senza fretta: le mani correvano sui corpi bagnati, ancora affamati; le dita indugiavano sui capezzoli, sui fianchi, tra le cosce.
Le donne ridevano piano, complice l'euforia, il vino, il sesso.

Quando tornammo in salone, i mariti erano ancora lì.
Le bottiglie di vino quasi vuote, gli occhi sgranati: ci avevano sentiti, forse ci avevano anche spiati.
Non dissero una parola.
Solo ci guardarono.
Le loro erezioni sotto i pantaloni parlavano da sole.

Mi fermai in piedi davanti a loro, nudo, il cazzo ancora lucido di saliva e piacere.
Con un sorriso lento, guardai le due donne.
"Andate da loro..." ordinai.
Le due troie ubbidirono senza esitare.
Si inginocchiarono davanti ai rispettivi mariti e iniziarono a spogliarli, tirando giù le zip con i denti, sfilando pantaloni e boxer come schiave perfette.
Appena liberi, i cazzi rimbalzavano fuori, duri, ansiosi.

Le donne si scambiarono uno sguardo d'intesa, poi cominciarono a succhiarli insieme, ognuna ingoiando avidamente il cazzo del marito, baciandosi tra un pompino e l’altro, scambiandosi la saliva, il piacere.

Io mi godevo lo spettacolo.
Mi avvicinai alla mora, la tirai su per i capelli e la baciai con violenza, sentendo sulla lingua il sapore del cazzo che stava succhiando.
Poi la spinsi sul divano, a quattro zampe.
Non mi feci pregare: mi inginocchiai dietro di lei e le infilai il cazzo dritto nella figa bagnata, senza pietà.
Affondavo fino in fondo, con spinte violente, mentre lei gemeva tenendo ancora in bocca il cazzo del marito.

La bionda, vedendo la scena, si eccitò ancora di più.
Scavalcò il marito e si sedette su di lui, facendosi penetrare con un urlo rauco, artigliandogli la schiena.

Il salone si trasformò in un inferno di colpi, sudore, schiaffi sui culi, bocche che succhiavano, lingue che esploravano.

A un certo punto, le due donne si ritrovarono di nuovo insieme.
Le guidai a baciarsi, a leccarsi i capezzoli gonfi, a succhiarsi i seni come puttane affamate.
Le spinsi una sull’altra, facendole strusciare figa contro figa, bagnate, scivolose, mentre io e i due mariti ci masturbavamo sopra di loro, guardando le loro bocche cercarsi, le lingue perdersi tra gemiti disperati.

Poi fu il caos:
la mora cavalcava il marito della bionda, gridando senza più freni;
la bionda succhiava il cazzo del marito della mora, sporchi e intrecciati senza pudore;
io passavo da una all’altra, scopandole, facendole urlare.

Erano diventate le troie perfette.

Le scopavamo tutti insieme: una la prendevo da dietro, mentre il marito le riempiva la bocca; l’altra veniva cavalcata mentre succhiava un altro cazzo.
Li vedevo tremare di piacere, i corpi che si scuotevano, i respiri spezzati.

Quando arrivò il momento di venire, le facemmo inginocchiare tutte e due davanti a noi, bocche aperte, lingue fuori.
Sborrammo su di loro: io, i due mariti, tutti insieme, schizzando sulle loro facce, nei capelli, tra le tette.
Le donne si leccavano l’una l’altra, raccogliendo ogni goccia, gemendo, ridendo, ancora piene di voglia.

Restammo lì, nudi, esausti, soddisfatti, sporchi come animali, mentre dalla TV si sentiva l'ultimo boato per il fischio finale della partita.
Quella notte nessuno di noi aveva perso.
Tutti avevamo vinto.
Alla grande