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Lui & Lei

PIACERE BRUTALE


di arrotino80
26.04.2025    |    769    |    0 9.2
"Poi la girai, le abbassai i leggings e le mutandine..."
Era il mio secondo giorno in quell’hotel. Avevo deciso di scaricare un po’ di tensione in palestra, verso le otto di sera, sperando di trovarla vuota. Ma quando entrai, lei era lì.
Tapis roulant, cuffie alle orecchie, concentrata… e incredibilmente sexy.
Indossava un top sportivo bianco, teso su due tette enormi che sembravano voler uscire da un momento all’altro. I leggings le aderivano come una seconda pelle, risaltandole un culo alto, pieno, da urlo. Ogni passo, ogni movimento faceva ondeggiare quel corpo da pornostar, ma con la classe di una dea.
Ci scambiammo uno sguardo allo specchio. Lei sorrise. Quel sorriso bastò.
Le offrii una bottiglietta d'acqua, una battuta leggera, poi un’altra, e poco dopo eravamo già in ascensore. Nessuno parlava. La tensione era troppo forte.
Appena la porta della mia stanza si chiuse dietro di noi, lei mi spinse contro il muro e mi baciò. Un bacio selvaggio, profondo, con la lingua che cercava la mia come se volesse divorarmi. Le mani si muovevano veloci, strappandomi la maglietta. Io le alzai il top e glielo tolsi di dosso. I suoi seni esplosero liberi, pesanti, con capezzoli gonfi, scuri, duri.
«Li vuoi in bocca?» sussurrò.
«Subito» risposi.
Glieli presi con entrambe le mani e iniziai a leccarli, morderli, succhiarli con avidità. Lei gemeva, si mordeva le labbra.
Poi la girai, le abbassai i leggings e le mutandine. Quel culo era perfetto. La figa già bagnata, le labbra lucide, gonfie.
La accarezzai con due dita e lei tremò.
«Scopami. Adesso.»
L’ho presa da dietro, con una spinta secca. Era stretta, calda, già fradicia. Ogni colpo faceva schioccare i nostri corpi, il suo culo sbatteva contro il mio bacino, le sue urla si facevano sempre più forti.
«Dammelo tutto… scopami forte.»
Le tirai i capelli, la piegai in avanti. Le leccai la schiena, le natiche, mentre continuavo a spingerle dentro il cazzo, più forte, più profondo. Con una mano le stimolavo il clitoride, sentendo il suo corpo tremare.
«Stai per venire, puttanella?»
«Sì… sì… sto venendo… sto…»
E poi esplose. Il suo corpo si inarcò in un orgasmo devastante, e un getto caldo mi bagnò l’addome. L’avevo fatta squirtare forte, con un piacere animalesco.
«Ancora… fammelo di nuovo…»
La girai e la buttai sul letto. Le tenni le gambe spalancate e iniziai a leccarla con furia. Le succhiavo il clit, due dita dentro, mentre lei mi urlava addosso.
«Continua… sì… sto spruzzando…»
E spruzzò ancora. Lenzuola zuppe, il suo corpo tremante.
Non resistetti più. Glielo infilai in bocca, e lei me lo prese tutto, profondo, con la gola. Mi guardava con gli occhi lucidi, sbavando, le tette che sobbalzavano.
«Sporcami la faccia. Vienimi addosso.»
Glielo tirai fuori e le venni su bocca, naso, guance. Se lo spalmò da sola, le dita che si leccavano via ogni goccia.
Si sdraiò sul letto, nuda, sporca, felice.
E io sapevo già che quella notte non sarebbe finita lì.
Era passata un’ora. Il letto era zuppo, l’aria satura di odore di sesso. Lei era ancora nuda, stesa a pancia in giù, le cosce lucide di squirt. Ma non era stanca. Mi guardò da sotto il braccio, un sorriso infame sulle labbra.
«Cosa aspetti, stallone? Non hai finito con me.»
Mi si rizzò all’istante.
Le afferrai le caviglie e la tirai verso il bordo del letto, lasciandole il culo appeso.
Le schiaffeggiai le natiche fino a farle arrossire.
«Ti piace, troia?»
«Sì… fammi male… trattami da puttana.»
Le aprii di nuovo la figa con due dita: era ancora fradicia, aperta, pulsante. Infilai la lingua, leccandole ogni goccia. Lei si agitava, urlava:
«Leccami come un animale! Più dentro!»
Le succhiavo il clitoride mentre le infilavo tre dita dentro. Lei si squarciava per accoglierle tutte.
«Sì, scopami con le dita… fammi venire ancora!»
Venni su con la bocca sporca, la feci inginocchiare ai piedi del letto.
«Apri quella bocca.»
Glielo misi dentro, lo succhiò famelica, le mani che si massaggiavano le tette mentre mi guardava con gli occhi all’insù.
Le venivo in gola e lei non tossiva: ingoiava tutto. Sporco. Perfetto.
Poi la portai in bagno. La poggiai contro lo specchio, le mani schiacciate al vetro, il seno contro la superficie fredda.
«Guardati mentre ti scopo.»
E glielo infilai di nuovo.
Ogni colpo la faceva sbattere sul vetro. Il rumore del mio bacino che schiaffeggiava il suo culo era assordante.
La figa faceva un suono osceno, sguazzava attorno al mio cazzo come se mi stesse divorando.
«Riempi di nuovo questa figa… dai… vienimi dentro… fammi sgocciolare finché cammino.»
La prendevo come un dannato, più sporco di prima. Le afferrai un capezzolo, lo torcevo leggermente, lei godeva più forte.
«Me lo metti nel culo, adesso?»
La guardai allo specchio. Aveva gli occhi da posseduta.
«Te lo sei meritato.»
Le sputai sul buco, lo massaggiai con un dito.
Poi, piano, glielo misi dentro.
La feci godere anche lì. Lei lo prese tutto, si muoveva da sola contro di me, si scopava da sola.
Quando le venni nel culo, urlò. Tremava ovunque, con la bocca aperta, sbavando, il corpo senza controllo.
Ci ritrovammo stesi nella doccia, esausti, nudi, sudati, sporchi di piacere e ancora affamati.
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