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Lui & Lei

ONDE DI PIACERE


di arrotino80
27.04.2025    |    29    |    0 6.0
"L’ho scopata da dietro, afferrandole i fianchi, tirandola a me con ogni colpo..."
La notte sulla barca era calda e profumava di salsedine e legno vecchio.
Il mare calmo cullava la vela come una mano gentile.
Gli altri erano ormai spariti sottocoperta, inghiottiti dal sonno pesante.
Sopra, c’eravamo rimasti solo noi due.
Continuavamo a bere, parlando a bassa voce per non svegliarli, le nostre ginocchia che ogni tanto si sfioravano.
Lei si era tolta la felpa, rimanendo in maglietta: un tessuto leggero che aderiva al suo corpo nudo sotto, tradendo i contorni dei suoi seni duri e tesi.
Il suo sguardo era cambiato, più languido, più audace.
Non abbiamo avuto bisogno di parole.
Le ho preso il viso fra le mani e l’ho baciata, sentendo il suo alito caldo, il gusto del rum sulla lingua.
Si è lasciata andare subito, il corpo che cercava il mio, l’urgenza che montava tra noi.
Le mani correvano veloci: le ho tolto la maglietta, liberandole i seni, mentre lei armeggiava per sbottonarmi i pantaloni.
Poi l’ho guidata dolcemente a terra, sulla tela fresca del ponte, e mi sono abbassato su di lei.
L’ho baciata sul collo, poi sul petto, prendendole un capezzolo tra le labbra, succhiandolo mentre lei gemeva e si aggrappava ai miei capelli.
Senza smettere di baciarla, le ho fatto scivolare via i pantaloncini, scoprendola completamente nuda.
Era bagnata, calda, viva sotto di me.
Mi sono chinato tra le sue gambe, e con la lingua ho iniziato a esplorarla: lenta all'inizio, poi più intensa.
La sua figa aveva il sapore del mare e della voglia.
L’ho succhiata, leccata in profondità, mentre lei si muoveva contro la mia bocca, ansimando sempre più forte.
Poi le ho sollevato il bacino e l’ho guidata sopra di me.
Si è sistemata a cavalcioni sulla mia faccia, offrendosi ancora di più, mentre con una mano mi afferrava il cazzo duro e iniziava a succhiarlo, affamata.
Facevamo un 69 perfetto: io sotto, con la bocca piena del suo sapore, lei sopra che si ingozzava del mio cazzo, leccando, succhiando, lasciandomi ogni tanto scivolare fino in gola.
Sentivo il suo respiro farsi corto, il suo corpo tremare mentre godeva sulla mia lingua, mentre il mio cazzo scivolava nelle sue labbra umide.
L’ho lasciata fare, godendomi il modo in cui mi trattava lenta, sensuale, poi sempre più rapace.
Quando ho sentito che stavo per venire, l’ho presa per i fianchi e l’ho spostata davanti a me.
Lei si è inginocchiata, il viso arrossato, gli occhi lucidi di voglia.
Mi sono masturbato veloce davanti a lei, il cazzo luccicante di saliva.
Lei apriva la bocca, tirava fuori la lingua, pronta a ricevermi.
Con un gemito soffocato, sono venuto.
La mia sborra l’ha colpita in pieno: uno schizzo caldo sulla guancia, un altro sulla fronte, altri ancora le colavano lungo il naso e le labbra.
Lei non si è mossa.
Ha sorriso, sporca di me, e con un dito ha raccolto una goccia che scivolava giù e se l’è portata piano in bocca, assaporandola davanti ai miei occhi.
Non riuscivo a resistere.
L’ho afferrata di nuovo e l’ho sdraiata a pancia in giù.
Le ho aperto le gambe, accarezzandole la figa ancora grondante.
Senza alcuna dolcezza stavolta, sono entrato dentro di lei.
Forte.
Profondo.
Il suo gemito si è perso nel vento.
L’ho scopata da dietro, afferrandole i fianchi, tirandola a me con ogni colpo.
Il rumore dei nostri corpi che si schiantavano l’uno contro l’altro si mescolava al fruscio delle vele tese.
Le sue unghie graffiavano il ponte, i suoi gemiti si facevano più disperati, mentre la sfondata di cazzo le strappava orgasmi uno dopo l’altro.
Quando l’ho sentita tremare di nuovo, le ho tirato i capelli, facendole inarcare la schiena sotto di me, continuando a pomparla con violenza.
Lei veniva senza freni, senza vergogna, con tutta la barca e il mare a fare da testimoni.
E io, ancora duro nonostante lo sborro di poco prima, l’ho scopata fino a svuotarmi un’altra volta sulla sua schiena, mentre il suo corpo cedeva esausto sotto il mio.
Siamo rimasti lì, sudati, sporchi, sazi, nudi sotto il cielo infinito.
La barca a vela dondolava piano, come se volesse nascondere il nostro peccato tra le onde.
E noi, abbracciati, sapevamo che quella notte sarebbe rimasta incisa nelle nostre pelli per sempre.
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