La Consulente

Entrai nell'ufficio tirandomi dietro la porta.
Il rumore si spense alle mie spalle, lasciandoci immersi in un silenzio denso.
Lei era già lì, seduta composta dietro la scrivania.
La camicetta aderente, i capelli raccolti in uno chignon morbido, le dita che sfogliavano i documenti.
Mi lanciò un'occhiata rapida professionale, fredda poi, di nuovo, un secondo in più.
Quel secondo bastò.
Mi sedetti di fronte a lei, ma la mia attenzione era catturata dai dettagli.
Le labbra leggermente umide, il modo in cui accarezzava nervosamente il bordo della penna.Ogni movimento era carico di tensione.E lei lo sapeva.
Dopo pochi scambi di parole, il suo sguardo si fece più pesante.
La distanza tra di noi sembrava bruciare.
Mi alzai senza dire nulla.
Feci il giro della scrivania.
Lei rimase ferma, solo il petto che si sollevava più in fretta.
Mi fermai davanti a lei, così vicino da sentire il suo respiro sulle labbra.
"Se vuoi fermarmi, fallo ora," mormorai.
Lei non rispose.
Si limitò a guardarmi, gli occhi pieni di desiderio trattenuto.
Le presi il mento tra le dita e la baciai.
Un bacio pieno, affamato.
La lingua che cercava, esplorava, reclamava.
Le sue mani mi tirarono a sé con una forza disperata.
Le slacciai i bottoni della camicetta uno a uno, esponendo la pelle chiara, i seni pieni imprigionati da un reggiseno di pizzo nero.
Leccai il suo collo, la scollatura, scendendo fino ai capezzoli duri sotto la stoffa.
Lei gemeva piano, mordendosi le labbra.
La sollevai di peso.
Le mani sotto le sue cosce, il vestito che si sollevava, la biancheria che scivolava giù sulle caviglie.
La posizionai sul bordo della scrivania, aprendole lentamente le cosce.
Era già caldissima, umida, il desiderio che le pulsava tra le gambe.
Mi inginocchiai davanti a lei, senza staccarle gli occhi di dosso.
Le presi i fianchi e, senza più esitazioni, iniziai a leccarla.
La lingua piatta che scivolava sulle sue labbra gonfie, lente carezze che la facevano fremere.
Affondavo, assaporando ogni goccia del suo sapore, mentre lei si agitava, gemendo piano.
Alternavo movimenti lenti a colpi rapidi sul suo clitoride, facendola tremare e aggrapparsi ai miei capelli.
Le mie dita la penetravano piano, mentre la lingua non le dava tregua, finché il suo corpo non iniziò a contorcersi, il piacere che la attraversava a onde.
Quando la sentii pronta a esplodere, mi staccai.
Lei mi guardò, con gli occhi pieni di voglia.
Mi spinse contro la sedia e, senza dire nulla, si inginocchiò davanti a me.
Con le mani mi abbassò i pantaloni del tutto, liberandomi.
Mi prese il sesso tra le dita e, con una lentezza crudele, iniziò a leccarlo dalla base alla punta.
Ogni leccata era un'agonia.
Poi aprì la bocca e mi ingoiò dentro, profondo.
Succhiava con forza, la lingua che si muoveva vorticosa, le mani che accarezzavano le mie palle, stringendole piano.
Il suo ritmo era perfetto, alternava movimenti profondi a succhiate leggere, guardandomi negli occhi con un'espressione di pura malizia.
Sentivo il piacere montare, diventare insostenibile.
Le presi i capelli, guidandola con delicatezza, mentre i fianchi iniziavano a muoversi da soli, cercando più profondità.
Lei si lasciava fare, ansimando piano.
Quando sentii che stavo per venire, la fermai, tirandola a me.
Mi alzai di scatto, il sesso duro e gonfio tra le mani.
Lei si mise in ginocchio, guardandomi dal basso, la bocca aperta, pronta ad accogliermi.
Con pochi colpi decisi, esplosi sul suo viso, gemendo forte.
Il mio seme le colpì le labbra, la guancia, il mento, scivolando lento sulla sua pelle.
Lei chiuse gli occhi, godendosi ogni schizzo, poi si leccò lentamente le labbra, raccogliendo ogni goccia.
Il sorriso che mi rivolse era quello di una donna soddisfatta, complice, ancora affamata.
"Adesso sì che mi hai convinta a firmare il contratto," sussurrò, sfiorandosi la bocca ancora umida.