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La Regina delle Puttane.


di SergioMessina
16.12.2023    |    2.194    |    0 9.7
"La inculai con una cadenza non troppo affrettata, perché c'era il rischio di sborrare troppo presto..."
(La storia del racconto è assolutamente inventata. Ogni riferimento a fatti, luoghi o persone è puramente casuale).

L'idea era venuta a Marco, ma ci stuzzicò subito.
Marco, Salvo ed io eravamo amici inseparabili fin dalle elementari. In quei giorni noiosi d'inverno, ogni tanto ci venivano idee folgoranti per capovolgere la situazione di seratine mosce. Una volta al luna park, l'altra appresso a fare scherzi agli amici.
Quella volta Marco esclamò strabuzzando gli occhi:

"Trovato, andiamo a puttane!"

Di bella era bella l'idea, ma di certo le puttane non fanno beneficienza a nessuno. Eppure essendo in tre si poteva sperare in un trattamento di favore, pensammo. Una specie di sconto comitiva.
Bando alle ciance, toccava farsi i conti in tasca. Io avevo solo quattromila, Salvo dodicimila e Marco diecimila.
Ventiseimila lire sicuramente non bastavano neppure per farci alitare sopra la cappella, ma ci provammo lo stesso.

La strada era molto equivoca e conosciuta da tutti. Solo quello conoscevamo dei bordelli cittadini, e li siamo andati a colpo sicuro. C'era un problema di scarsa igiene, e quello lo sapevamo già e messo in conto. Tutte le volte che ne abbiamo sentito parlare raccontavano di cose raccapriccianti, come piattole giganti che pascolavano pacifiche sulle lenzuola. Ma considerato quello che avevamo in tasca, di certo non è che potevamo pretendere chissà cosa.
Quella che ci sembrò una gran sborrata, appiccicata al muro dell'androne decrepito e sporco, ci dava già il benvenuto in questo antro dissoluto e zozzone.
La sorpresa invece fu enorme quando, suonato alla porta, venne ad aprire una anziana signora tutta elegante. Un fare gentile e premuroso ed un accento nordico.

"Siete gli amici di Orazio vero? Entrate pure belli, ora vi chiamo la ragazza."

L'Interno della "casa" era meraviglioso e curatissimo in ogni dettaglio, probabilmente ristrutturato da poco. Non capivo come si fosse potuta diffondere la nomea di posto sporco e malfamato, quando al contrario sembrava un ritrovo molto elegante. Un ambiente che era una via di mezzo tra la casa di un impresario cinematografico e la sala d'ingresso di un grande albergo. Divanetti, tavolini d'epoca, tappeti, luci soffuse, e grandi poster cinematografici alle pareti: film di Fellini, di Comencini e di Zeffirelli.
Non avevamo alcuna idea di chi fosse Orazio, quello che menzionava la signora all'ingresso, ma approfittammo della situazione, sperando di avere un trattamento di favore.

Le ragazze si fecero attendere. Sicuramente erano impegnate in qualcosa che non potevano lasciare a metà.
Arrivata la prima, non sapevamo che dire, e ci venne spontaneo salutarla e parlare del più e del meno.

"Bello il tempo oggi, ma penso che domani pioverà."
"Com'è bella questa casa, l'avete ristrutturata da poco?"

La scena era piuttosto ridicola, ma poverini noi, non ci eravamo mai trovati in una situazione del genere. Dovevamo subito dirle quanto vuoi per farci un pompino a testa, o occorreva prenderla alla larga?
L'indugio lo ruppe Regina, così la chiamò l'altra ragazza che era entrata.

"Allora ragazzi, volete fare uno per uno o tutti e tre assieme? Dai sbrighiamoci che il cliente viene per le 21. Orazio mi aveva detto che sareste venuti prima. Qui si va per appuntamenti belli, non è che potete fare quello che volete."

Abbandonato il campo a Regina, le altre due ragazze, gran figone e per nulla facce da troie, si avviarono verso un divanetto in fondo dove attendevano altri due signori.
Regina ci disse di seguirla un attimo in cucina.
Quel giorno non aveva neppure potuto pranzare, e le gorgogliava lo stomaco.
Preparato un grosso tramezzino, non senza averci chiesto se ne volevamo preparato uno noi, si mise a magiare senza tanti convenevoli, sorseggiando pure un bicchiere di vino.

"Ma voi Orazio come lo conoscete? Gran bravo ragazzo, mi dispiace per l'incidente che gli è capitato."

Ad un certo punto tocca sempre di dovere dire la verità, ed arrivò quel punto.

"Ecco vedi Regina, noi non abbiamo alcuna idea di chi sia questo Orazio. Semplicemente volevamo fare qualcosa di nuovo e siamo entrati qui. Il punto è che tutti insieme abbiamo solo ventiseimila lire. Pensi che bastano?"

Regina sollevò la testa dal tramezzino e scoppiò in una grassa risata che quasi gli andò di traverso il boccone.

"Quella matta della "direttrice" non ha capito un cazzo. Ormai ha la sua età poverina, capisce fischi per fiaschi. Ragazzi, e no che non bastano, qui partiamo ormai da cinquantamila in su. Ma roba da poco eh, non aspettatevi chissà cosa."

Poi divenne seria e si illuminò in volto.

"E se invece fate come vi dico io, magari ci scappa pure una bottiglia di champagne offerta dalla casa."

Attendevamo il seguito di questa sua premessa, pensando a dove poteva essere la fregatura.
E la fregatura c'era, o meglio più che una fregatura, c'era di mezzo una richiesta un poco strana da parte sua, che per dei ragazzi di soli 19 anni era assolutamente fuori dalle righe.
Ci girò un poco intorno, e poi spiattellò tutto.
Regina aveva un cliente molto danaroso. Un bell'uomo (ai suoi tempi) di oltre 65 anni. Uno che non badava a spese quando si trattava di sollazzare la sua verga. Il problema era che ormai la sua verga, causa una malattia sopraggiunta, non era più tanto efficiente. Da uno a dieci, funzionava a tre. A volte gli si induriva pure un poco, ma non era più in grado di fottere. La sua soddisfazione era nel veder fottere gli altri, magari sotto la sua regia.
In questa cosa, fino ad allora la aveva coadiuvata Orazio, ma aveva appena avuto un incidente grave con la moto e la aveva avvisata che avrebbe mandato dei suoi amici all'appuntamento del primo venerdì del mese. Solo che questi evidentemente non se la sono sentita, lasciando Regina nei casini.
Regina non era neppure tanto regale nei suoi modo, ed iniziò a sproloquiare in napoletano contro quei rammolliti, apostrofandoli con gli epiteti più innominabili.

"Ma dico io! Ma che serietà è questa?"

Poi si sistemò meglio sulla sedia, sollevò il vestitino, si sfilò le mutandine aprendo le cosce in modo che potessimo vedere bene la sua bella figa tutta depilata, assolutamente spalancata e pregna di libidine.

"Ragazzi, lo volete fare ad uno ad uno o tutti e tre insieme?"

Il coro fu unanime.

"OK"

Il cliente arrivò puntuale. Nove in punto. Si trattenne un poco con la direttrice e Regina a bere qualcosa, mentre probabilmente lo avvisava della sorpresa.
Saremmo stati in tre, non più in uno. La cosa piacque molto a quanto pare. Quando Regina ritornò in cucina, ci disse che il cliente voleva vedere una ammucchiata. Lo eccitava particolarmente, più che vederli all'opera uno per uno.
Noi ci guardammo l'un l'altro con un filo di imbarazzo, e poi pensammo che tutto sommato si poteva fare.
Il cliente sarebbe stato seduto dietro un paravento, e noi non lo avremmo visto, ma lo avremmo sentito mentre ci dirigeva.
Una specie di show a gettoni, come quelli che si facevano in America una volta.

"Se avete bisogno di lavarvi, chiedete alla direttrice di darvi le chiavi della doccia e degli asciugamani, che io zozzoni non ne voglio."

Entrammo nella camera con gli asciugamano girati in vita.
Bella la stanza accidenti. Già a vederla così, con quel lettone tondo e pieno di cuscini morbidissimi, mi si drizzava il cazzo. Il paravento era li in un angolo, a pochissima distanza dal lettone, ma non si riusciva a vedere attraverso perché la luce era tutta sul letto.
Ci sentivamo osservati, ma l'idea era persino eccitante.
Poi entrò Regina. Si era cambiata per l'occasione: indossava un corsetto nero magnifico molto scollato fino a metà dei capezzoli. Un seno color latte bellissimo e trasbordante. Un sottile boa di struzzo fuxia le girava intorno al collo e le arrivava dietro fino al sedere. Pure quello magnifico e trasbordante dalle mutandine nere sgambate. Scarpe fuxia con tacchi a spillo e merletti.
Era elegantissima. Bella, altera e profumatissima. L'aspetto era di una gran troia di lusso, e noi siamo rimasti a lungo imbambolati di fronte a lei, contemplandola.
Il primo a togliersi l'asciugamani fu Salvo, ma subito dopo lo seguimmo pure io e Marco. Tutti col cazzo già dritto e duro in attesa delle richieste del guardone.

"Succhiali troia!"

L'ordine che venne da dietro il paravento fu perentorio, e Regina ubbidì subito mettendosi in bocca il primo cazzo vicino. Toccò a Marco fare il primo giro di boa. A giudicare dalla sua espressione imbambolata sembrava in paradiso. Regina succhiava con maestria, attenta a non affrettare i tempi. Poi toccò a me. Uno o due affondi fino in gola, poi lo leccò a lungo mentre era già gocciolante, come un gelato succulento e gustoso. E poi riprese ad affondarlo tutto in bocca fino ai coglioni. Ancora qualche minuto in cui il mio cazzo sembrava volerselo mangiare e ci mise tutti e tre vicini, in una posizione che il guardone potesse vedere bene. Iniziò a succhiarci a turno, un po' l'uno un po' l'altro.
Una bocca liscia come la seta e caldissima come una giornata di agosto.

"Leccatela voi ora cazzo!"

Regina slegò il corsetto dai ganci e tirò fuori tutto il suo corpo libidinoso. Un profumo di cipria e sapone orientale, si sprigionò dalla sua intimità. Bellissima pelle ed anfratti umidi tra le sue cosce.
Sono stato io a leccarla per primo li. Ma la leccavamo ovunque, anche ascelle e buco del culo, mentre lei si dimenava sul letto. Capezzoli vellutati leccati e rileccati con grande sciupio di saliva che gli colava. Credo che nessun millimetro del suo corpo sia stato risparmiato. Salvo si adoperò tantissimo pure sui piedi, che succhiò con voluttà dito per dito.

"Basta, è abbastanza calda. Ora fottetela uno dopo l'altro."

Non me lo feci ripetere due volte ed agguantata Regina dai fianchi, presi a fotterla alla pecorina. Figa bagnatissima ma tonica, faceva anche una certa resistenza, manco fosse di primo pelo. Poi arrivò Marco e gli cedetti la posizione, ma preferì metterla alla missionaria. Concluse Salvo con una posizione da dietro, ma su un fianco. Regina, malgrado facesse quello per lavoro, si sentiva fremere come una ragazzetta, per nulla fredda. Anzi, caldissima e coinvolta.

"Fatele il culo a questa troia, non vedete che già gode come una vacca?"

Ed in effetti aveva ragione lui, mentre ci scambiavamo a scoparla, Regina si era bagnata tutta. Il letto era tutto bagnato e pure alcuni cuscini.
Non me lo feci ripetere due volte, e guadagnato il buchetto del culo presi a massaggiarlo col dito e la saliva.

"Ma che fai, pensi che è vergine questa troia? Ma sbattiglielo dentro. Questa di cazzi nel culo ne ha presi a migliaia e più grossi del tuo."

E vabbè, il porco aveva esperienza, ed in effetti, malgrado il buco sembrasse stretto, le bastò muoversi un poco col bacino per farselo scivolare tutto dentro senza tanti problemi, anche perché era già parecchio bagnata dei suoi stessi umori. La inculai con una cadenza non troppo affrettata, perché c'era il rischio di sborrare troppo presto. I miei amici all'inizio guardavano, e poi però reclamarono pure loro di poter fare quella gran porcata, fino ad allora mai fatta.
Il suo buco di culo ha avuto un bel da fare.
Eravamo sull'orlo dell'orgasmo, sarebbe bastato un niente per farci sborrare. Anche solo una leccata di Regina al dito mignolo, ma andò tutto bene. Non potevamo farlo se non prima lo dicesse il guardone. Regina non ci aveva raccomandato altro che assecondarlo in tutto.

"Prendetele tutti i buchi. Siete tre. Uno in bocca, uno in culo ed uno in figa."

Madonna! Iniziai a soffrire parecchio, mi facevano male pure i coglioni, ma non gettai la spugna. E neppure gli altri.
Con le dovute cautele, pensando a cose tristi e schifose, ci disponemmo nella posizione idonea. Glielo infilai nuovamente nel culo facendola adagiare sopra di me di schiena, mentre Marco le fece aprire le gambe e la penetrò in vagina, Salvo si dispose sopra accovacciato a livello della sue spalle e glielo infilò in bocca fino in gola.
Francamente non riuscimmo a tenere quella posizione per più di 5 minuti.
Prima io, poi Salvo e subito dopo Marco, abbiamo sborrato pure l'anima.
Subito dopo, sentiamo il cliente chiamare a gran voce Regina.

"Vieni vieni qui Regina, vieni subito."

Regina si divincolò dalla morsa dei nostri cazzi ancora piantati nei suoi buchi, ancora tutta piena di sborra, ed andò dietro il paravento. Poi ne uscì tutta gongolante.

"Ragazzi, avete fatto il miracolo. Ha sborrato pure lui."

Non ci fu solo Champagne quella sera, ma anche una cena luculliana di ostriche, insalate di mare e dolci di tutti i tipi. Il cliente si era disobbligato, e dal sorriso a 32 denti di Regina, presumo anche molto generosamente.
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