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Il prigioniero.


di SergioMessina
11.09.2024    |    10.736    |    12 9.6
"Il nano sborrò con una intensità tale che gli caddero giù le bave dalla bocca..."
Quando le sbarre si chiusero dietro, per Ettore si spalancò un mondo.
Si trattava di un mondo assai diverso da quello che esisteva fuori: li in quel posto non c'era "la scelta". Non potevi decidere nulla in autonomia: compagni di cella, orari di pranzo e cena ed anche cosa mangiare, quando uscire all'aria, cosa vedere in televisione, quando e da chi ricevere visite, cosa indossare e persino quando cacare.
La prima settimana la dentro fu terribile. Ettore sprofondò in una depressione mai provata. Gli sembrava di essere morto e finito all'inferno. Rimaneva fermo sul letto, guardando fisso quel soffitto incrostato di umido, molto spesso anche senza mangiare ne bere.
I compagni di cella non gli rivolsero la parola per molto tempo. Gli indicarono solo il suo giaciglio, guarda caso proprio quello vicino alla tazza del water. Capivano anche loro che ogni parola nel suo stato d'animo sarebbe stata vana, priva di senso.

Passarono vari giorni, poi quello che doveva essere il capo, per così dire, della cella, gli disse:
"Vatti a lavare, che puzzi. Tra qualche minuto aprono le celle e puoi andare nelle docce. C'è pure l'acqua calda oggi! Cambiati mutande ed indumenti perché qui dentro siamo in troppi e non ci possiamo sopportare pure uno che puzza."

Per tutta risposta Ettore gli fece un gesto con la mano, come a mandarlo al diavolo, e si girò dall'altro lato.

"No, non ci siamo capiti. Non ti ho detto che dovresti lavarti, ma che devi lavarti. E raditi pure quella cazzo di barba che mi pari una scimmia! E già che ci siamo, qui in cella non si caca, lo puoi fare solo nell'ora d'aria nei cessi del cortile, ma qui puoi solo pisciare e basta. Ci mancherebbe altro!"

Aldo aveva un aspetto da energumeno: del tutto eccessivo nelle sue forme fisiche. Panciona, ma anche spalle enormi e polsi così grossi che Ettore non glieli aveva mai visti a nessuno. Non era uno abituato ad essere discusso. Metteva il naso rare volte nei fatti degli altri, ma se diceva una cosa doveva essere necessariamente quella. Un vero capo, uno abituato a farsi ubbidire e senza discussioni.
La sua reazione fu immediata: acchiappò Ettore dal collo e con un solo colpo lo sbalzò dal letto e lo fece arrivare per terra ai suoi piedi. Poi, dandogli la mano per farlo sollevare da terra, gliela strinse così forte che Ettore pensò la avesse fratturata in vari punti.
Ettore chiese il permesso al secondino e fece quella cazzo di doccia. Quell'espediente servì a capire come funzionavano le cose li dentro. C'erano una serie di regole non scritte, che però servivano, e molto, in quella convivenza in promiscuità tra tante persone diverse. Capì pure che li dentro la legge era del più forte o comunque di chi godeva di un maggiore prestigio ed influenza sugli altri. Ovviamente per questi qui quelle regole non valevano. Quella gente li non si discuteva! Non conveniva ribellarsi, bisognava accettare tutto ed in silenzio. Non esisteva alcuna alternativa.

Trascorsero alcune settimane ed Ettore iniziava a familiarizzare con questo mondo così chiuso. Iniziava a sapere chi era a suo pari livello e chi invece in alto nella gerarchia, anche se spesso non lo dava a vedere.
Il sesso in quel momento non gli interessava, anzi a dire la verità, da quando era la dentro non aveva avuto manco un pensiero, una erezione, neppure quella mattutina. Si sentiva prostrato e quindi incapace di un qualsiasi sussulto di natura sessuale. Per un po' pensò persino di essere diventato impotente, o che comunque quella condizione sarebbe durata tutto il tempo della sua permanenza li. 4 anni ed 8 mesi per una cazzo di truffa online!
"Le ragazze" così le chiamavano all'interno del carcere, stavano sempre in gruppo di tre o quattro nel cortile. Pantaloni attillatissimi, movenze molto femminee, ma era assolutamente vietato per loro truccarsi o indossare qualche indumento che fosse anche lontanamente femminile. Il direttore del carcere su questo non transigeva. Altro si tollerava, ed alla grande, purché con decenza ed in privato di nascosto da tutti. Poi vabbè, facevano pompe dove capitava: nelle celle, nei bagni, persino in mensa sotto i tavoli. Loro malgrado però le facevano solo col preservativo. Forse anche quello un ordine dall'alto. Troppi casi di malattie veneree imbarazzanti poi da spiegare negli ospedali. Non si capiva neppure chi fornisse questi preservativi. Un mistero, uno dei tanti di quel posto li.

Alla fine ha provato pure Ettore. Una intesa nel cortile. La più giovane e carina. Un appuntamento nel fetore dei bagni nel cortile.
Quando lo tirò fuori, "la ragazza" si rese subito conto che non sarebbe stato facile. Provò e riprovò a tirarlo su con la mano, ma in modo vano. Contravvenendo alle regole provò pure a succhiarlo senza il preservativo, ma niente. Poi Ettore se ne vergognò ed andò via.
Ettore aveva voluto provare per darsi una sferzata di vitalità, un modo per capire che non fosse morto. Ma fu una esperienza frustrante, che completò un quadro già abbondantemente depressivo di suo.

Fu varie settimane dopo che, Ettore, sempre nel cortile, venne abbordato da un ragazzo rumeno che gli altri chiamavano "lo zingaro". In realtà non ci aveva mai scambiato manco una parola fino ad allora. Si avvicinò offrendogli una sigaretta, poi attaccò bottone parlando "delle ragazze" e di quanto si divertiva con loro.
Più parlava e più si capiva che quella poco di buono di "ragazza" se l'era spiattellata. Quello zingaro aveva l'aria di uno che lo voleva prendere per il culo. Poi Ettore sbottò!

"Senti, ho capito benissimo quello che vuoi dire. Non mi è venuto duro, lo so. E se lo vuoi proprio sapere da quando sono qui dentro non ho avuto nessun segnale di vita dal mio pisello. Adesso lasciami in pace, e non mi togliere il sole!"

"No no, che ha capito tu! Io no voleva fare che ride di questo di te. Solo pensa che se tu no buono per fottere magari buono per farti fottere. Che dici te? Ok?"

Ettore strabuzzò gli occhi.

"Ma vai a cacare vai!"

Quel giorno nelle docce si presentarono in due. Lo zingaro e un altro ragazzo di Palermo detto "Il nano" (Era alto un metro e novantadue!). Ettore era già tutto nudo. Entrarono quasi di corsa, fecero uscire un detenuto sull'anzianotto che faceva la doccia, ed uno dei due chiuse la porta e ci mise contro una delle panche. Furono risoluti.

"Ti dobbiamo fare il culo!"
"Stai buono che così facciamo presto." Aggiunse il nano.

"Ma chi, ma cosa, ma perché? Vi sembro uno che si fa fare il culo così? Ma andiamo ragazzi ne avete qui che ci stanno a farsi fare ste cose, non certo io." Disse Ettore quasi implorando.

"Muto, non fare casino, ed appoggiati qui alla panca. E soprattutto non fare domande che non si può rispondere. Rassegnati che non c'è niente da fare. Apri bene il culo che se collabori un minimo è meglio per te." Disse il palermitano.

La resistenza di Ettore ci fu, ma fu placcata dal "nano" palermitano in un paio di minuti, dopo si rassegnò alla cosa con la speranza di non subire conseguenze più gravi.
Il primo a scoparlo fu lo zingaro. Prima gli esaminò bene l'ano per verificare se fosse chiavabile, poi gli sputò sopra varie volte. Ettore era del tutto chinato sulla panca ed il "nano" ci stava sopra a cavalcioni sulla nuca con tutto il suo peso, mentre gli teneva fermo il culo con le mani, aprendogli bene le chiappe.
In quella posizione ogni resistenza di Ettore fu vana. Poi si convinse che sarebbe stato meglio collaborare, spinse fuori forte l'ano, come a defecare, e lo zingaro fece i suoi comodi.
Gli fu tutto dentro in tre o quattro fasi, assestando dei poderosi colpi di reni. Ettore si sentiva morire, non tanto per il dolore, ma per l'umiliazione che stava subendo.
Puttana di Eva, a quello zingaro di merda gli piaceva proprio! Se lo stava scopando con gusto, si sentiva pure che godeva come un porco. Andò avanti un bel poco mentre bofonchiava qualcosa di osceno in rumeno. Poi affrettò i colpi su e giù, lo fece abbassare ancora un poco con le ginocchia per ficcaglielo ancora più profondo, e gli spruzzò dentro tutta la sua libidine.

Poi venne il turno del "nano" che con i suoi uno e novantadue di altezza gli veniva assai scomodo in quella posizione. Lo fece mettere in piedi appoggiato solo sulle mani alla panca. Lo afferrò per i capelli mentre si smanettava per farselo venire duro e gli disse che già lo aveva fatto ad altri due, solo che prima lo avevano pompato a lungo. Senza pompino, per lui diventava difficile scopare un maschio dal culo. Poi lo fece comunque. Glielo ficcò dentro non del tutto duro e con una certa cattiveria. Ettore era già parecchio bagnato e dilatato da quanto era stato ravanato dentro prima dal cazzo zingaresco, e quindi non fu difficile per il palermitano ficcare, sebbene con il cazzo non del tutto duro. Poi dopo un po' di quel lavoretto su e giù dentro quel bel culetto lindo senza molti peli, gli venne duro duro comunque. Ettore se lo sentiva farsi strada fin dentro le budella per quanto lungo. D'altra parte, questione di proporzioni.

Il nano, rispetto allo zingaro, fu abbastanza veloce, sebbene molto impegnativo perché ad ogni affondo scaricava tutto il peso su di lui, ed alla fine lo buttò a terra e continuò a trapanarlo a pancia sotto, in una morsa difficilissima da sopportare. Gli tirava pure i capelli e fu anche più rabbioso e violento, specie alla fine quando stava per venire. Con lo zingaro, a parte l'umiliazione, era stata una passeggiata, forse perché lui ci sapeva fare di più.
Il nano sborrò con una intensità tale che gli caddero giù le bave dalla bocca. Ettore le sentì distintamente arrivargli sul collo.
Poi si alzarono. Il nano aveva il fiatone per lo sforzo, ma espressione altezzosa e soddisfatta, come avessero fatto una lotta greco romana, ed avesse vinto lui.

"E brava puttana! Martedì stesso posto e stessa ora!" Disse il nano palermitano.

"Ragazzi, ma basta così, pure no? Che ne dite? Io non ci sto più. Quello che volevate lo avete avuto, adesso lasciatemi in pace vi prego. Che poi cazzo, manco il preservativo avete usato! Mi fate schifo e non voglio vedervi più manco di passaggio. Ci son stato al gioco, ma adesso basta. Ho pure io i miei amici qui. Non dubitate! Se lo dico a chi so io finite male!"

"E' colpa tua se lo abbiamo fatto senza preservativo. Noi abbiamo bisogno che lo succhi bene. Altrimenti è difficile infilarlo nel tuo culo di merda infoderati. Mica sei una fica! Abbiamo deciso di fare così perché a dartelo in bocca ci avresti morso sicuramente. Se vuoi la prossima volta facciamo infoderati, ma ce lo devi succhiare, sia prima che dopo, e se è il caso berci pure la sborra senza fiatare."

I due risero e poi si allontanarono parlando tra di loro.
Ettore in quel momento li avrebbe uccisi.

Quando chiusero i chiavistelli ed Aldo entrò nella cella, vide subito che qualcosa in Ettore non andava.

"Che c'è, me ne vuoi parlare?" Disse sornione.

"C'è che ci sono due gran bastardi qui che me li voglio togliere di torno." Disse Ettore con le lacrime agli occhi e guardando da un'altra parte.

"Ti hanno fatto il culo e tu non eri d'accordo vero?"

Ettore non rispose.

"Lo pensavo giorni fa che saresti finito così. Ma rassegnati perché qualcuno ha pensato che è quella la tua strada. Qui non si muove nulla se non è voluto da qualcuno dall'altro. Cerca di capire quello che ti dico. Qui non è come fuori: non sei libero di decidere o di andartene da un'altra parte. Se la cosa è stata decisa da qualcuno più in alto rassegnati e cerca di prenderla bene fin da ora, non c'è proprio altro da fare. Comunque mi informerò."

Fu la sera dopo che Aldo lo prese in disparte a parlargli, mentre gli altri due uscivano dalla cella.

"Guarda, per come son messe le cose non c'è niente da fare. E non ti azzardare a non andare all'appuntamento di martedì perché ti fracasso di botte. Lo devi fare, e basta!"

Aveva una espressione seria, anzi cattiva. Poi tutto ad un tratto si addolcì, e gli fece un cenno verso lo stipetto vicino.

"Dai prendi quelle paste buonissime che ha portato mia moglie, che ce le mangiamo."

Ettore non capiva perché questo cambiamento repentino, e non capiva soprattutto perché gli altri erano usciti dalla cella e li avevano lasciati soli. Soli a far cosa? Le paste potevano mangiarle tutti assieme alla fine.

"Gli altri saranno in infermeria questa notte. Pietro ha la cacarella e Matteo ha un aggravarsi della sua ulcera duodenale, magari domani lo portano in ospedale per fare dei controlli."
Poi aggiunse che sarebbero stati soli tutta la notte. Lo guardò sornione mostrando un pezzetto di lingua tra le labbra, gli prese la mano e se la portò su una coscia.

"Mangia gioia, non fare complimenti."

Prese una pasta alla crema, e dopo avergliela strofinata un poco sul naso, gliela diede da morsicare. Poi se la portò alla sua bocca, e la morsicò pure lui con gusto.

"A me piace così, stare tra amici. Fidati e che sanno tenere la bocca chiusa. A te gioia?"

Appena Aldo finì la frase, ad Ettore venne d'impulso di ritirare la mano che Aldo gli aveva fatto mettere sulla sua enorme coscia pelosa. Un brivido gli solcò la schiena, deglutì quel boccone di pasta alla crema come fosse veleno.

"A a a, non si fa! Io posso essere gentile, ma anche no guarda. Tu preferisci che sono gentile, o no?

Poi, per suggellare questo concetto, gli mollò uno schiaffo rovescio così forte che ad Ettore gli sembrò di sentire gli uccellini che cinguettavano. Ma era un sibilo che veniva dal suo orecchio rosso tumefatto.
Ettore decise quindi che Aldo fosse gentile. Rimise la sua mano sulla sua coscia pelosa e prosegui ad assaporare i bocconi di paste che Aldo gli portava in bocca, dopo esserseli ciucciati un poco.

Aldo, come descritto sopra, era un energumeno fisicamente, intorno a 50 anni, un poco sul pelato, collo taurino, tronco con una circonferenza esagerata, con masse dure di grasso trasbordanti da pancia e giro vita. Braccia, cosce, gambe e culo grossi, muscolosi e duri come il marmo. Una folta peluria incorniciava un petto gonfio e tonico. Ascelle pelosissime, piedi tozzi ed a pianta molto larga. Non era esattamente un adone diciamo, però possedeva quella strana carica erotica che sovente piace all'immaginario gay. Non si sa se fosse etero o bisessuale, ma in carcere è difficile fare certe distinzioni. In particolari situazioni la sessualità si comporta adattandosi. Più si ha spirito di adattamento, maggiormente si può sopravvivere, ed a farselo succhiare ogni tanto da qualche "ragazza" Aldo ci sopravviveva anche bene.

"E quindi che si fa gioia? Tu hai capito vero? Sei uno intelligente e che capisce, si vede. Io son qui da 8 anni, se non avessi imparato a sopravvivere con la fantasia sarei già morto. A me non va di essere violento, preferisco essere dolce, specie con te che sei un ragazzo a posto e che non ho capito manco perché sei qui in mezzo a questa monnezza. Dai vieni qui facciamo come gli innamorati. Adattati alla nuova situazione altrimenti esci fuori di testa. Facciamoci compagnia. Io a te ti voglio bene, è per questo che ti ho trattato male poco fa. Sul serio eh!"

Ettore era molto perplesso, poi d'un tratto capì che era tutta una questione di sopravvivenza. C'era un desiderio estremo di umanità in quel posto, quella che era negata.
L'energumeno lo aveva colpito, ed affondato.
Incredulo anche lui di quello che stava facendo, raggiunse Aldo sulla sua branda e si accoccolò tra le sue braccia possenti.

(Il seguito nel secondo capitolo)
















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