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Gay & Bisex

Il prigioniero (seconda parte)


di SergioMessina
13.09.2024    |    6.334    |    14 9.4
""Preservativi del cazzo! Succhia gioia succhia, non ti preoccupare!" Alla prima succhiata scoperta, il cappellone quasi triplicò di dimensione..."
Consiglio di leggere il racconto dall'inizio, dalla prima parte, il cui link troverete nel mio profilo.

Stranissima sensazione per Ettore trovarsi seduto sopra e stretto tra le braccia di quell'energumeno ciccione e sudato, ma aveva ragione lui.
Quello non era il mondo al quale era abituato. Li le circostanze cambiavano davvero tutte le carte in tavola. Era un'altra cosa, all'interno della quale anche lui doveva essere un'altra cosa: altre gratificazioni, altra collocazione. E quella gli sembrava la più ovvia ed idonea.
Nelle braccia di quell'energumeno, violento e volgare, ma capace di infinita tenerezza nei sui sguardi profondi, ed anche di intelligenza, di fondo si sentiva protetto ed inespugnabile, sia fisicamente che moralmente.

Il quadro era quello di una pietà di Michelangelo. Il cristo morto era lui, ma in qualche modo sarebbe risuscitato.
Rimasero a lungo così abbracciati, senza dire niente.
Poi portò la sua mano verso il pacco di Aldo e gli fece capire che era caldo abbastanza per andare oltre.
Per tutta risposta, Aldo lo fece girare viso contro viso e poi gli infilò in bocca la sua lingua rasposa. Sapore di pastarelle alla crema e zucchero a velo. Curiosa sensazione ma non gli fece per nulla schifo. Anzi!
Questo bocca a bocca a tratti anche violento e disperato, si protrasse a lungo. Iniziava a piacergli tutto di lui: il suo odore, la sua stazza corpulenta, i suoi capelli radi e grigiastri, le sue vistose cicatrici.

"Fammi tuo! Voglio che fai di me la tua cagnetta preferita."

Aldo si tolse i pantaloncini e rimase con quella sua mutanda retrò sformata e sdrucita. Poi si spostò ancora di più seduto sul bordo del letto a gambe aperte e lo fece mettere in ginocchio di fronte a lui.

"Porcona toglimi la mutanda tu, che mi piace se lo fai tu. Mi eccita."

Prese qualcosa da sotto il cuscino e glielo porse. Era un preservativo.
Ettore, dopo averlo fatto sollevare dal culo, gli sfilò il mutandone in un unico gesto fino alle caviglie, poi armeggiò col suo cazzo ancora moscio e ricoperto dal prepuzio, lo scappellò e cercò di infilargli il preservativo. Non fu facile, ma alla fine lo ebbe infoderato.
Col collo chinato verso quella bestiola ancora poco vitale, Ettore cercò di fare un buon lavoro, ma poi Aldo si spazientì, si tolse quell'ammennicolo di lattice e lo buttò a terra con disprezzo.

"Preservativi del cazzo! Succhia gioia succhia, non ti preoccupare!"

Alla prima succhiata scoperta, il cappellone quasi triplicò di dimensione. Dopo un paio di succhiate e leccate, ne venne fuori un cazzone di tutto rispetto, magari un poco sul corto, ma enormemente grosso. Ettore era quasi inorgoglito da quel lavoro, aveva acquistato persino una illimitata fiducia nelle sue doti di succhia cazzi. Una cosa che in vita sua non aveva mai sospettato di possedere.
Era difficile far entrare quel cappellone in bocca, ma con un poco di sforzo si riusciva. Poi, quando il pene gli entrava tutto in bocca, una inevitabile sensazione di soffocamento lo spingeva a staccarsene. Deglutiva, riprendeva fiato e poi riprovava a fare meglio e più profondo.
Aldo apprezzava molto questi suoi sforzi per entrare nella parte che la nuova vita gli aveva riservato. Lo incoraggiava.

"Sei bravo. Mi stai facendo sognare gioia."

Si piegò più sdraiato ed appoggiò le sue mani in dietro. Mentre Ettore gli faceva il sapiente lavoretto, chiuse persino gli occhi. Era disteso e beato, in preda al piacere sublime di quella boccuccia di rosa, ancora vergine. Grugniva ed approvava facendo si col capo, ad ogni scatto di fantasia di Ettore.
Ogni tanto Ettore gli odorava e titillava i coglioni con la lingua, e questo gli dava dei brividi che alzavano il suo livello di libido ai massimi.
Poi si sollevò di scatto da quella posizione semisdraiata, gli afferrò la testa e la spinse con forza verso il suo petto, poi fece una pressione col palmo della mano sulla sommità del capo, e lo impalò di bocca fino in gola.
Ettore venne colto alla sprovvista ed ebbe qualche attimo in cui si sentì morire, poi Aldo mollò la sua presa, tossì forte e si riprese.

"Bello, non lo faccio mai, ma prima di sborrare, a te voglio darlo pure nel culo. Proviamo? Devi stare rilassato però, altrimenti diventa impossibile. Ti devi fidare di me."

Ettore ormai non solo si fidava di lui, ma si sarebbe fatto fare qualsiasi cosa. Solo che il cappellone era veramente troppo grosso, quasi doppio di quei due che aveva preso nelle docce.
Aldo tirò fuori dallo stipetto una boccetta di olio per condire l'insalata, ne versò un poco sulle mani e poi le bagnò sotto il rubinetto mescolando l'olio un poco con l'acqua. Ne fece una miscela davvero scivolosa, la cui efficacia provò facendo scivolare il dito sul dorso della mano, poi se la passò abbondantemente sul cazzo, lo fece avvicinare e la spalmò pure sul suo buco del culo. Lo ravanò un poco con le dita all'esterno, dopo gli disse di appoggiarsi con le mani sul letto e di non preoccuparsi.
Da prima gli infilò dentro il dito mignolo, con un fare delicato, ma severo, poi, tenendolo fermo con la mano da un fianco, gli sprofondò dentro inesorabile il ditone indice fino a fine corsa. Ettore trasalì all'affondo, ma uno strano calore sentiva già che gli stava possedendo le pelvi.
Quelle mani enormi e callose, avevano delle dita già grosse quanto un cazzo, se non di più. Una per una le provò tutte dentro di lui. Malgrado Ettore in quel momento fosse impotente, col cazzo moscissimo e che non dava ancora alcun segno di vita da quando era entrato in quella prigione, sentiva comunque una certa strana eccitazione che non aveva mai provato prima. Un forte calore al bacino che si propagava pure all'addome ed una fortissima salivazione. Sentiva le gambe molli, rilassate e gli veniva istintivamente di piegare le ginocchia, come ad arrendersi a quella strana sensazione.
Aldo si sistemò dietro di lui, gli puntò quel cannone duro come il marmo sul buco del culo, poi lo afferrò forte dai fianchi e spinse ritmicamente. Sulle prime il suo sfintere resisteva agli affondi, ma ad un certo punto, in modo quasi naturale e di riflesso automatico, si rilassò e lo lasciò entrare. Appena quel cappellone da cavallo passò il varco dell'anello anale, il resto del cazzo gli scivolò quasi tutto dentro di colpo.

"Ahi ahi, ti prego tiralo fuori, tiralo fuori! Accidenti, porco cazzo che dolore assurdo!" Disse Ettore piangendo, e singhiozzando, come un bambino a cui avevano appena messo la supposta.

Aldo non si commosse minimamente, e proseguì inesorabile il suo sfondamento. Un bel dentro e fuori, a sbattere contro quel culetto bianco e lindo come quello di una ragazzina.
Lo afferrò dalle spalle, gli fece inarcare la schiena, e prese a scoparlo ancora con più foga.
La troia si era già bagnata tutta, ancora prima di avvertire quel forte piacere che via via aumentava sempre più e lo mandava in estasi. Ettore si sentiva tutto umido in mezzo alle gambe, non capiva se era sangue, la sua urina che ogni tanto sentiva sgocciolare, oppure quell'olio che tanto abbondantemente Aldo aveva usato.

"Ti sei bagnata tutta tesoro. Sei più porca di quanto pensassi. Ti è piaciuta la soppressata vero?" Gli disse Aldo con respiro affannoso. "Ed io te ne do ancora gioia, non ti preoccupare!"

Lo sfondamento proseguì inesorabile e martellante ancora per molto, poi lo fece salire in ginocchio sul letto, genuflesso e con una posizione a rana. Sembrava volesse infilarci dentro, non solo il cazzo, ma pure le palle.
Poi venne la volta di farlo girare sulla schiena, in posizione ginecologica con gambe sollevate e ginocchia piegate. Gli fu dentro nuovamente con una certa foga, mentre conquistava la sua bocca e gli dava dentro la sua enorme lingua bavosa.

"Facciamo come gli innamorati. Non ne abbiamo nulla dalla vita, tranne questi momenti intimi di tenerezza. Ti tocca approfittare Ettore, perché non con tutti sarà così qui dentro." Gli disse Aldo accarezzandolo sul viso.

Ettore era sorprendentemente preso da quella strana sensazione di trasporto verso quell'omone così esuberante. Era un uomo, e si sentiva tale, però era strano: sentiva realmente una forma di sentimenti di trasporto verso di lui. Qualcosa di atipico, mai provato prima. Un misto di amore di tipo figliare o fraterno, ma anche oltre. Qualcosa che lo spingeva in modo irrazionale a sentire un legame profondo. Non c'era dubbio: si era infatuato di lui.

Aldo continuò a trapanarlo come non ci fosse un domani. Era eccitatissimo, tutto sudato che grondava, ed intanto lo baciava con tenerezza, sia sulle labbra che sul collo ed il petto. Poi si rivolse a lui con voce rotta spezzata dal forte piacere che provava.

"Madre mia, ti devo dare il pasticcino. Lo Vuoi?"

Detto questo si portò a cavalcioni sul suo petto, gli fece aprire la bocca, e gli riversò dentro tutta la crema.

"Porco zio quanta me ne hai fatto fare gioia! Uh, Uh, Uh!"

Ettore ricevette volentieri quel nettare in bocca. Non era dolce come i pasticcini, ma non era neppure male. Sorprendentemente gli piacque, non solo il sapore, ma anche il suo profumo. Deglutì in due volte, e poi prese a ripulirlo con la lingua.

Si disposero sullo stretto lettino di fianco. Aldo dietro di lui, a cucchiaio, lo teneva stretto cingendolo con le sue braccia possenti, come a non voler mollare quella sua nuova conquista.
Si addormentarono.

(Il racconto prosegue in un terzo capitolo)




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