orge
Dare ring 1: Il turno delle domande
di TheSecretStoryteller
09.03.2023 |
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"“Quale è stata la più grande differenza d’età tra te e un tuo partner sessuale?”
Il modo in cui Vanessa pronuncia la parola ‘sessuale’, calcandola come..."
All’inizio sembrava una festa come le altre. L’aveva organizzata Ilaria a casa sua, per il suo ventiduesimo compleanno. Dopo un po’ di trattativa, aveva convito i suoi a lasciarle casa libera. E si trattava proprio di una bella casa: il padre di Ilaria era un dirigente in una grossa azienda informatica e i soldi in famiglia non mancavano. Così deciso, partirono alle 19 per il villino al mare, lasciando Ilaria a gestire i trenta ospiti. Sarebbero rimasti via almeno tre giorni. I primi ospiti della festa arrivarono per le 20. Vestiti eleganti, musica a volume alto ma non troppo (per evitare le proteste del vicinato), un po’ d’alcool ma niente ubriachezza. La tua classica noiosa festa di compleanno.Verso mezzanotte, la festa si chiudeva già. Questo Ilaria lo aveva annunciato agli ospiti al momento dell’invito. Era in sessione d’esame e non poteva svegliarsi troppo tardi altrimenti poi era un casino con lo studio. Tutti avevano compreso. Prima il dovere, del resto. E così verso mezzanotte meno un quarto i primi ospiti iniziavano a defluire. Alcuni rimasero un altro po’, per aiutare Ilaria a pulire e sistemare i resti che si erano prodotti. In quanto invitati, non avrebbero dovuto, ma sapevano che la festeggiata avrebbe dovuto fare tutto da sola il giorno dopo e non se la sentirono di lasciarle questa incombenza. Ilaria accettò l’aiuto con dei “non dovevate…” e le solite moine di circostanza. E così, la casa tornò a nuovo: le ciotole e i piattini, ormai vuoti, che prima contenevano patatine, pizzette e il resto delle usuali cibarie, vennero messi a posto o buttati e tutto il resto venne messo in ordine. E così, verso mezzanotte e mezza, gli ultimi dei trenta parevano andarsene. Eravamo rimasti in dieci. E fu allora, quando la festa di compleanno si concluse, che la vera festa iniziò. E tutto cominciò con Giovanni che disse, con una voce che tradiva una grande insicurezza: “Ma davvero volete?”.
Devo spiegarvi. Il mio nome è Tommaso. Conosco Ilaria dai tempi delle medie ed è una delle mie amiche più care. Forse la persona con cui ho il più stretto legame di amicizia fra tutte le mie conoscenze, sia femminili che maschili. Conoscenze che comunque, in gran parte, ruotano intorno al gruppo costruito da Ilaria. Io ci credo all’amicizia tra uomo e donna, tanto che non ho avuto problemi a intessere questo rapporto con Ilaria mentre sia io che lei vivevamo le nostre esperienze sentimentali con altre persone. Al punto che Ilaria era diventata una costante della mia vita, la vedevo al pari di un amico maschio, priva di qualsiasi valenza sessuale. E questo nonostante riconoscessi che fosse una ragazza molto bella: ma per il tipo di legame che si era formato per me era come una sorella e sarebbe stato inconcepibile pensare di avere una relazione sessuale tra noi.
Con le amiche di Ilaria invece avrei potuto provarci ma visto che mi ero trovato una ragazza all’infuori di quel gruppo non lo avevo mai fatto. La mia relazione era durata due anni, ma, per motivi che non sto a mettermi a raccontare, era finita, circa due mesi prima della fatidica festa. Mi sentivo molto giù nei primi giorni dopo la separazione e non mi misi a cercare subito dell’altro. Del resto, due anni sono due anni. Il mio umore tuttavia migliorò in fretta. Mi sentivo giovane e, per quanto non volessi una nuova relazione, volevo godermi un po’ la vita.
E arriviamo così alla festa. A dirmi la cosa fu il suddetto Giovanni, forse il mio secondo più caro amico sia di me (dopo Ilaria) sia di Ilaria (dopo me). Eravamo usciti insieme e ci trovavamo da soli da qualche parte vicino al parco comunale, quando lui se ne esce con un:
“Hai presente la festa di Ilaria?”
“Il compleanno? Certo, è tra una settimana giusto? Tu che gli fai di regalo?”
“No, non intendevo questo. È che Ilaria mi ha detto di dirti una cosa…”
“Cosa?”
“Una cosa che sta organizzando…”
Era raro che Giovanni avesse un volto così imbarazzato e che la tirasse per le lunghe.
“Insomma, vuoi dirmi?”
“Sta organizzando un festino erotico dopo la festa.”
“Mi prendi per il culo?”
“Mai stato più serio” mi rispose Giovanni, con una faccia più seria che a un funerale.
“Ma perché verrebbe a dirtelo a te?”
“Perché mi ha invitato a partecipare.”
“Uhm… campione. Lo sapevo che ti stava dietro.”
“Tommà, è un festino. Mica vado solo io.”
“E chi altro va?”
“Ecco, lei voleva che fossi io a dirtelo, perché sennò diceva che non l’avresti creduta. Ma sei anche tu tra gli invitati.”
Giovanni non era affatto tipo da prenderti per culo in quel modo. Non che non scherzasse, ma se stava scherzando glielo leggevi sempre in faccia. Lì era palese che fosse serio. Eppure, com’era comprensibile, pensai a uno scherzo del cazzo. Ilaria che mi invita a un festino erotico nella festa del suo ventiduesimo. E la marmotta confeziona la cioccolata, immagino. Però il dubbio lo avevo e non mi andava di accusare Giovanni di essere un’idiota senza motivo.
“Ma secondo te la posso chiamare?” chiesi a Giovanni.
“Fai pure.”
La chiamai.
“Ciao Ilaria.”
“Ciao, Tommy! Come va?”
“Tutto bene. Sto facendo un giro con Giovanni.”
“Ti ha detto della festa esclusiva? Vedrai che sarà una cosa super…” mi disse lei con una voce che non le avevo mai sentito, un misto di tra l’eccitazione infantile per chi sta organizzando una festa e l’eccitazione erotica per un adulto che sta organizzando qualcosa di porno.
“Gli invitati al compleanno sono una trentina, ma la festa esclusiva siamo solo in dieci. Ci sono sei ragazze, ti divertirai. Sarà l’esperienza più divertente della tua vita credo. Così te la dimentichi quella stronza” disse, riferendosi alla mia ex.
Chiusi la chiamata al più presto e la mia mente attuò un altro meccanismo difensivo. Avevo appurato che la cosa fosse vera (come scherzo era fin troppo elaborato) ma pensavo che sarebbe stata una di quelle tante cose dette così per dire e che non si sarebbe organizzato proprio un bel nulla, nei fatti, oltre a una festa di compleanno. Lì per lì mi immaginai davvero circondato da sei ragazze tra cui Ilaria e, a casa, mi sparai un paio di seghe in merito, ma non pensavo che sarebbe mai successo.
Durante la festa di compleanno nessuno parlò di niente di strano. Se Ilaria aveva davvero organizzato una cosa, gli altri dovevano essersela dimenticata come me la ero dimenticata io. Credevo alla cosa della sessione e avevo già programmato di fare un giro con Giovanni dopo, visto che non mi andava di chiudere la serata a mezzanotte e mezza. E proprio quando, dopo la risistemazione dei piatti, mi venne il pensiero di andarmene anche io, sentii Giovanni uscirsene con la fatidica frase: “Ma davvero volete?” Subito la collegai a quel pensiero rimosso, la “festa esclusiva” organizzata da Ilaria o “il festino” come lo chiamava Giovanni. Mi guardai intorno: eravamo tutti nel salone. In dieci. Ilaria, Vanessa, Giovanni, Monica, Claudia, Marco, Paola, Francesca, Massimo e il sottoscritto. Sei ragazze, come preannunciato. Il cuore iniziò a battermi forte, una sensazione che non provavo da un bel po’.
“Certo che sì! A questa cosa non si scappa” fece subito Ilaria, convinta.
“Ma di preciso, cos’hai in mente?” chiese Marco, preoccupato.
“Ho già organizzato tutto. Dovete solo fidarvi di me…” fece Ilaria, con la medesima convinzione, poi: “Sempre se vi va naturalmente.”
“Voglio proprio sapere che hai pensato” fece Massimo. Condividevo il pensiero.
“Gli unici che sanno qualcosa sono Giovanni e Monica. Ma solo a livello organizzativo. Gli obblighi li so solo io.”
“Obblighi? Ma allora è una cosa proprio organizzata!” disse Paola con un certo distacco ironico.
“Che pensi, che non organizzo le cose? Ora vi spiego. Ma prima prendete posto: sedetevi a cerchio per terra.”
Di fronte a un ordine così perentorio, obbedimmo. La camera dove ci trovavamo era il soggiorno/salone centrale della villa. Era una stanza grande e c’era abbastanza spazio al centro per sederci tutti a terra in cerchio. Era un po’ strano vedere alcune amiche di Ilaria, come Paola e Vanessa, usualmente così schizzinose, sedersi senza troppi problemi a terra. Eppure, tutti obbedirono. Credo che il sentimento prevalente a questo punto fosse la curiosità. Una curiosità venata da un certo scetticismo. Io ancora non credevo che la cosa si sarebbe risolta in niente di che. Non avevo aspettative molto alte e certo non concepivo di poter fare niente di che, a livello erotico, né con Ilaria né con alcune sue amiche. Erano semplicemente fuori dalla mia portata.
Su ordine di Ilaria, ci sedemmo in cerchio con le ragazze tutte insieme da una parte e i maschi tutti insieme dall’altra. A partire da dove era seduta Ilaria l’ordine, in senso orario, era questo: Vanessa, Claudia, Francesca, Paola, Marco, Giovanni, io e infine Massimo, che si trovava accanto ad Ilaria, chiudendo il cerchio. Un posto libero era lasciato tra Ilaria e Vanessa dove sarebbe dovuta andare a sedersi Monica che però ora era uscita dalla stanza, sempre su ordine di Ilaria.
Quando anche Ilaria fu seduta, Monica rientrò. Portava un cestino di vimini, con un telo rosso messo sopra in modo da impedire la vista del contenuto.
“Le regole sono semplici. A turno, a partire da me e andando in senso orario, ognuno di noi pesca un biglietto da questo cesto, fino a finire i bigliettini. Ogni bigliettino contiene un obbligo che la persona che pesca deve poi svolgere. Quando i bigliettini sono finiti, finisce il turno e Monica andrà di là per riempire la cesta dei bigliettini del turno successivo. Ogni turno sono venti bigliettini, quindi due obblighi per ciascuno. In tutto il gioco prevede sei turni. Questo primo turno invece è fatto solo di dieci bigliettini e serve solo a sciogliere un po’ l’atmosfera; infatti, gli obblighi sono solo delle domande a cui chi pesca deve rispondere.”
Fu in quel momento che compresi che la cosa non era affatto uno scherzo e che le mie difese cognitive crollarono. Pensai che: cazzo è vero, sto per scoparmi le amiche di Ilaria… e Ilaria stessa. Anzi, stiamo per scoparcele, visto che sarà un’orgia. Non saprei neppure descrivere come quel pensiero mi fece stare. Pensavo che fosse impossibile, che qualcuna delle ragazze si sarebbe messa a ridere e che Ilaria avrebbe fatto una figuraccia.
“Scusate, è che non vorrei gente che si ritira all’improvviso. Ovviamente, siete libere e liberi di non fare un obbligo se proprio non vi va, ma preferirei che se volete giocare siate disposti a farlo fino in fondo.”
Nessuno si mise a ridere, nessuno chiese in cosa sarebbero consistiti gli obblighi. Tutte le ragazze si limitarono ad annuire con un certo imbarazzo, ma anche, si vedeva, con un certo desiderio.
E fu così che il gioco cominciò.
Ilaria disse: “Benissimo allora, iniziamo…” e mise la mano nella cesta di vimini. Tirò fuori un foglietto, bianco da un lato e scritto dall’altro e lesse ad alta voce la scritta
“Hai mai partecipato a un threesome? Se sì, spiega cos’è successo.” Ilaria fece una risatina di imbarazzo. Altre risatine provennero dalle ragazze. In quel momento mi fermai un minuto ad ammirare Ilaria. Indossava un abito da festa scuro, che lasciava scoperte le braccia e buona parte delle gambe. Era alta poco meno di me, che è tanto per una ragazza. Aveva dei capelli nero corvino, un visino da intellettuale. Aveva delle tette sode ma non grosse e il suo culo era uno schianto, l’invidia di tutti i maschi, salvo me, per i motivi che ho esposto prima. Iniziai a pensare alle sensazioni che avrei provato baciando o scopando con Ilaria. Mi dava una sensazione strana, in parte negativa. Certo, era una bellissima ragazza, ma mi sembrava di commettere un incesto. Il vincolo della nostra decennale amicizia mi pareva sacro quanto un legame di parentela.
“Uhm… una volta un mio ex me l’ha proposto, ma poi non se ne è fatto nulla. Quindi no, non sono mai stata in un threesome” rispose Ilaria, candidamente.
Ilaria passò la cesta a Monica, che mise la mano per pescare. Monica era più in carne di Ilaria ed era un po’ più bassa. Aveva anche lei capelli scuri, ma meno rispetto a Ilaria. Era una ragazza molto socievole, amica un po’ di tutti in paese, sebbene avesse la nomea di essere una grande pettegola. I tuoi segreti non erano al sicuro, se li rivelavi a Monica. Ciononostante, la ragazza mi stava abbastanza simpatica, anche se era tra quelli del gruppo che conoscevo di meno. Sapevo però che aveva un mezzo impiccio con Marco. Niente di serio, a quanto si diceva, ma i due erano ottimi amici e in qualche momento di noia, visto che erano entrambi single da tempo, dovevano aver fatto qualche scopata.
Con la sua voce squillante, Monica lesse quello che c’era scritto sul biglietto che aveva pescato: “Con quante persone hai fatto sesso in vita tua?” Nuova risatina di imbarazzo, condivisa da un po’ tutti. Dobbiamo ancora entrare nel gioco, è tutto troppo nuovo.
Comunque, Monica risponde, rannicchiandosi un poco come reazione inconscia all’imbarazzo: “Tre.”
L’informazione non causa particolare scalpore o battutine. L’unico che tira fuori un sorriso un po’ ambiguo è Marco, visto che sa di essere tra i tre fortunati.
Con la rapidità di chi vuole distogliere l’attenzione da sé, Monica passa la cesta di vimini a Vanessa.
Vanessa ha la nomea di essere una ragazza seria o, come dice Massimo, che non è esattamente un elegante prosatore, una che “prima di dartela fa passare tre ere geologiche”. Infatti, la sua presenza qui mi mette a disagio. Mi sembra impossibile che possa aver accettato di partecipare a un gioco del genere. Il mio cervello, vedendo la piega che stavano prendendo gli eventi, si era ridotto su un ultima posizione difensiva, secondo cui il gioco si sarebbe concluso con le domande. Un modo per chiudere la serata in una maniera un po’ piccante, ma che Vanessa potesse compiere altri tipi di “obblighi” mi sembrava ancora assurdo. Avevo un certo distacco, condito con delle risatine imbarazzate, rispetto a tutta quella situazione.
“Quale è stata la più grande differenza d’età tra te e un tuo partner sessuale?”
Il modo in cui Vanessa pronuncia la parola ‘sessuale’, calcandola come farebbe un bambino imbarazzato mentre dice una parolaccia, mi fa capire che non sono l’unico a non aver accettato la situazione. Eppure, dover assistere alla “seria” Vanessa che deve rispondere a una domanda del genere mi inizia a caricare di una certa eccitazione. Vanessa smette di essere quella cosa irraggiungibile che era prima.
“Uhm ora che ci penso, la persona più grande con cui ho fatto l’amore aveva sei anni più di me. È stato l’anno scorso.” Risponde Vanessa con un fare serio e sereno. Per fortuna, non era una domanda da mettere in eccessivo imbarazzo e poi, considerando che ora lei ha ventitré anni vuol dire che il suo partner di allora doveva averne intorno ai ventotto, che non è troppo.
Turno di Claudia.
Mentre le altre tre ragazze avevano anno più anno meno l’età di Ilaria, Claudia insieme con Paola sono più grandi avendo rispettivamente ventisette e ventotto anni. Claudia lavora in un call-center. Ha dei bei capelli rossi e un sorriso lindo e pieno che fa invidia. È proprio, direbbe sempre Massimo il poeta, “un gran pezzo di sorca”. Il mio cervello, ancora scettico che il gioco possa andare avanti oltre il giro di domande e ancora abbastanza sicuro che qualcuna delle ragazze lo avrebbe interrotto prima o poi, mi dice che sarebbe però bello se il gioco andasse avanti. Provo a immaginarmi la “seria” Vanessa, la sorca Claudia, e l’impegnata Paola, così professionale sia nel suo lavoro che nelle relazioni con i suoi amici, iniziare a baciarmi, leccarmi sul collo e farmi un pompino. Quel sogno, che travalica le mie più rosee aspettative, sembra adesso meno irraggiungibile di quanto non sia mai stato. Inizio a sentirmelo duro. Provo a calmarmi, non mi sembra proprio il momento di perdere il controllo.
Claudia pesca e legge: “Hai mai praticato atti sessuali con una persona del tuo stesso sesso? Se no, ti piacerebbe provare?”
La ragazza risponde veloce: “Sì sì. Ho fatto cose con donne.”
Questa confessione di lesbismo mi fa strano, perché non lo sapevo. Avevo sempre visto Claudia con dei ragazzi. Ma magari si tratta di cose che ha fatto quando era molto giovane. Oppure non le ha fatte mai sapere a me perché non ero intimo. O anche, per citare il sempreverde Massimo, “perché le fregne (sua sineddoche per indicare l’intero genere femminile) so tutte lelle”.
Turno di Francesca. Questa è la ragazza più giovane del gruppo, biancovestita e biondo-chiomata. Ha delle tettine che sono tutto un programma e un culo che vorresti solo che piazzargli le zampe sopra, specie quando è cinto, come questa volta, da un jeans attillato. È una ragazza minuta, che ha una grinta tutta sua. Studia una roba scientifica dal nome altisonante all’università e secondo me, quando inizierà a lavorare, farà i milioni.
Pesca e legge: “Quale è stato il posto più particolare dove hai fatto sesso?”
Ci mette un poco a riordinare le idee. “Uhm… ero con questo ragazzo in vacanza in Grecia. Era italiano. Del Piemonte. Non l’ho più rivisto, ma ci scriviamo ancora. In quel momento ero single e mi andava di divertirmi.” Risatine da parte di un po’ tutti. “Eravamo andati al mare in gruppo… noi ci siamo un po’ appartati e lì… sulla spiaggia…”
“Però che bello il sesso vicino al mare” fece Ilaria, anche un po’ per smorzare la tensione.
“Già dev’essere stata proprio un’esperienza… ma non avevate paura che passasse qualcuno?” chiese Paola.
“Beh eravamo lontani dai nostri amici e lì sulla spiaggia non passò nessuno. Però in alto sulla scogliera c’era una strada. Non so se qualcuno sia passato in quel momento e se da lì avesse potuto vederci. Ma in quell’attimo non ce ne fregava più di tanto, perché eravamo molto attratti” confessò candidamente Francesca, incrementando il desiderio sessuale un po’ di tutti.
Turno di Paola. La donna in carriera. Il viso serio di chi deve far soldi, ma, a quanto pare, l’animo di chi sa come divertirsi. Non senza un certo imbarazzo pesca dal cestino. Quando finisce di leggere scoppia a ridere: “Quali sono i tuoi pensieri ricorrenti mentre ti masturbi?”
Deve aver toccato delle corde sensibili. La risposta è molto evasiva: “Bah… un sacco di cose… come si fa a dire…”.
Francesca incalza: “Ma dai ci sarà qualcosa a cui pensi più spesso.”
“Ogni tanto c’è qualche attore che vedo in tv che entra nelle mie fantasie.”
“Sì sì, attore in tv. Nei porno vorrai dire” scherza, con il suo solito modo di fare truce, Massimo.
Qualcuno ride, qualcun altro gli dice di non fare lo stronzo. Comunque, l’attenzione viene distolta da Paola che per sua fortuna non deve entrare troppo nei dettagli nella sua risposta.
Il turno passa a Marco. È un ragazzo di ventiquattro anni, muscoloso, slanciato, con una chioma di folti capelli castani e un gran sorriso. È un tipo pratico e simpatico, con un sarcasmo più fine di quello del truculento Massimo
Pesca dal cestino e poi legge il foglietto.
“A che età hai perso la verginità e con chi?”
Subito risponde: “Avevo sedici anni. Una compagna di classe.”
Nessuno gli pone altre domande, per cui il turno passa a Giovanni. Come al solito, il ragazzo è vestito in maniera elegante, con dei lunghi jeans e una camicia bianca a maniche corte. Il suo abbigliamento da principe azzurro fa risaltare ancora di più la sua faccia d’angelo e i suoi capelli biondi. Un volto che trasmette serenità.
“Hai mai tradito un tuo partner sentimentale?”
“Sarò tutto ma non sono stronzo. Sono sempre stato fedele” s’affrettò a dire Giovanni. La rapidità che percepivo in questa seconda parte del giro rifletteva la nostra tensione: volevamo capire in cosa consistesse il gioco vero e proprio.
È il mio turno. Ci metto un poco a trovare il bigliettino dentro il cestino ormai quasi vuoto. Poi lo giro e leggo: “Hai mai usato il cibo durante il sesso?”
“Nah, sono abbastanza tradizionalista” commento, leggermente imbarazzato.
“Sicuro, non ti andrebbe di sperimentare cose nuove?” mi fa Monica, provocatoria.
“Beh, sì. Se ne capita la circostanza perché no, ma non è una cosa che farei uscire io, ecco.”
L’ultimo a pescare è Massimo. Ha ventotto anni ed è il più anziano tra i maschi. È un tipo dal fisico muscoloso ed è proprio grosso di corporatura. Ha dei capelli lisci biondi. Se l’attitudine di Marco si può chiamare sarcasmo e Giovanni è un campione nell’ironia, Massimo ha il suo umorismo truculento. Eppure, ha un gran successo con le ragazze. Con la sua voce profonda, legge il contenuto dell’ultimo fogliettino: “Cosa faresti se potessi trasformarti in una persona del sesso opposto?”
Massimo sorride e se ne esce con una delle sue: “Sarei una gran troia”. Ridiamo un po’ tutti.
Io sono in tensione. È stato strano sentire persone che mai si erano confidate con me parlare con relativa libertà di cose sessuali. Comunque, le risposte sono state abbastanza frettolose, reticenti o condite con un distacco ironico. Ancora non abbiamo capito bene cosa sta succedendo, e proviamo a leggere carpire le reciproche intenzioni guardandoci negli occhi. Ilaria dice a Monica di andare a prendere i biglietti del turno successivo. La ragazza si alza e, senza alcuna lamentela, esce dalla stanza armata di cestino da riempire. Nel mentre Giovanni raccoglie da ciascuno di noi i bigliettini che avevamo estratto e li mette da parte. Ilaria chiede alle amiche se il gioco sta piacendo. Qualche sorrisino imbarazzato, ma il responso è positivo. Mi chiedo fin dove vogliano spingersi. Nessuno di noi è ubriaco, al massimo c’è qualcuno vagamente brillo. Monica rientra. Ancora nessuna Vanessa e nessuna Paola ad alzarsi a dire: “Va bene così. Bella serata. Andiamocene.” Questo va ben oltre le mie più rosee aspettative.
La tensione si taglia con il coltello. La stessa Ilaria dev’essere incredula del successo della sua proposta, specie tra le ragazze. Eppure, cercando di mantenersi tranquilla e solare, ci spiega: “Ora iniziano i giri di obblighi veri e propri. Stavolta nel cestino ci sono venti bigliettini, quindi sono due biglietti ciascuno fino alla fine del turno. Chi pesca deve fare quello che c’è scritto sul foglietto. Talvolta, per fare prima, ho messo dei disegnetti che simboleggiano l’azione da svolgere invece che spiegarla per intero. Comunque, qualsiasi cosa vi capiti, so darvi la spiegazione di quello che dovete fare, quindi non vi preoccupate.” Nessuna obiezione. Nei volti delle ragazze si legge curiosità, attesa, impazienza, desiderio erotico e anche timore, ma nessuna voglia di andarsene. Ci mangiano con gli occhi e noi maschietti rispondiamo allo stesso modo.
Per un tempo che pare lunghissimo, Ilaria rovista nel cestino. Pesca un bigliettino e sorride. Poi lo gira per farci vedere cosa c’è sopra. Nessuna scritta: solo il disegnino stilizzato di una maglietta.
Ilaria ci spiega: “Questo è uno degli obblighi che ho messo sotto forma di disegnino. Quando vi capita il simbolo di una maglietta, la penitenza è togliervi un capo di abbigliamento. Se vi ricordate, vi avevo detto di venire qui indossando cinque capi d’abbigliamento in tutto se siete maschi e sei se siete femmine. I calzini insieme valgono come un solo capo e le scarpe insieme valgono come un solo capo. Quindi tipo tu Giovanni, se come intimo hai dei boxer o degli slip, indossi esattamente cinque capi: le scarpe, i calzini, la camicia, i jeans e l’intimo. Io invece ho questo vestito, le scarpe, i calzini, gli shorts, il reggiseno e le mutandine.”
Ebbi una rivelazione: all’improvviso mi riaffiorò alla mente che Giovanni mi aveva detto di questa cosa dei cinque capi d’abbigliamento. Ma io lo avevo rimosso insieme con il resto della questione del festino. Per mia fortuna indossavo una maglietta, dei pantaloni, scarpe e calzini, e le mutande.
“Accessori vari non contano come capi d’abbigliamento e non vale toglierseli al posto dei vestiti veri e propri.” Concluse Ilaria didascalicamente. Poi iniziò a slacciarsi i suoi stivaletti, che erano al tempo stesso comodi ed eleganti e rimase in calzini.
“Uao, una cosa che sprizza sesso da tutti i pori” commentò scherzosamente Marco.
Fu a quel punto che fui sicuro che non ci sarebbe stato un ritiro all’improvviso, che nessuno, neppure tra le ragazze, avrebbe proposto di chiuderla lì e tornare a casa. Anche se niente di esplicitamente erotico era ancora successo, sapevo di star partecipando a un’orgia.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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