Scambio di Coppia
Gli scambisti 6
di TheSecretStoryteller
30.05.2024 |
8.795 |
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"Ci guardavamo tutti, sorridendo senza parlare..."
Il giorno successivo a quello in cui avevamo giocato insieme, Michele e Aurora ci scrissero che entro due settimane avrebbero invitato altre due coppie di loro amici scambisti per divertirsi a casa loro e ci chiesero se volevamo unirci al gruppo. Sarebbe stato un sabato, quindi, almeno in teoria, eravamo liberi, e accettammo l’invito. Stefano decise che mi voleva al massimo dell’eccitazione per quella serata che avevamo in programma e stabilì che non avrebbe fatto niente con me per due settimane. Non era la prima volta che usava la castità forzata come strumento di dominazione: visto che eravamo abituati a scopare almeno una volta al giorno, mi lasciava dei periodi a digiuno, in modo che avessi più desiderio quando poi tornavamo a farlo. Ma due settimane di astinenza era davvero tanto, per i nostri standard. Fu davvero inflessibile: anche se dormivamo insieme, spesso nudi, non facemmo l’amore neanche una volta e non me la leccò. Si limitava a darmi dei casti bacetti sulle guance e a osservare divertito la mia sofferenza. Mi vietò anche di masturbarmi e mi disse che, se lo facevo di nascosto, poi dovevo andare a dirglielo. In quel periodo, cedetti ben sei volte alla tentazione di toccarmi e ogni volta fui onesta e obbediente e glielo confessai, anche se sapevo che mi sarei beccata una punizione.
Si inventò una punizione diversa ogni volta. La prima volta dovetti fargli un pompino fino a farlo venire e ingoiare tutto. La seconda mi fece mettere a pecorina e mi frustò con forza sul culo. La terza dovetti baciargli sulla punta le scarpe con cui era stato a lavoro e, dopo avergliele tolte, leccargli a lungo i piedi. La quarta dovetti servirgli la cena mentre ero nuda, con la sola eccezione di scarpette a tacco alto e di dolorosi morsetti sui capezzoli, a cui per giunta era stato attaccato un piccolo peso; e dopo dovetti fargli anche un pompino. Ma la quinta e la sesta punizione furono le peggiori. La quinta volta, subito prima di andare a dormire, si mise a stimolarmi il corpo con le dita e con la bocca. Ero già molto eccitata e dopo quel trattamento non volevo altro che godere fino al rilascio, ma Stefano si interruppe e mi legò le mani dietro la schiena. Io protestai tantissimo e lo implorai di finire il lavoro, ma lui fu irremovibile e mi lasciò a dormire nuda e legata accanto a lui, senza poter avere il rilascio che speravo. L’ultima punizione avvenne giusto la sera prima dell’evento. Mi stimolò con un vibratore fino quasi al limite e poi staccò l’apparecchio e mi legò di nuovo per impedirmi di finire l’opera con le mani. Non riuscii a dormire per quanta voglia e delusione avevo in corpo! In quel momento quasi lo odiai, ma capivo che tutto serviva affinché mi vivessi l’esperienza del giorno seguente al massimo.
E così usammo la macchina per andare a casa di Michele e Aurora. Io non ero mai stata così vogliosa né, da quando eravamo andati a convivere, era mai passato così tanto tempo senza fare sesso con Stefano. Stavolta Stefano volle conciarmi per bene: mi disse di mettermi il vestitino più scollato che avevo e degli short molto striminziti. Per giunta, mi proibì di indossare intimo sotto. Mi vergognavo, non tanto per il viaggio in macchina (sarei stata solo colui lui) ma perché a casa di Michele ci starebbero state altre persone e non sapevo cosa avrebbero pensato di me, vestita in quel modo così provocante. Lui invece si era vestito con una camicia bianca e dei pantaloni lunghi e non capivo perché, mentre lui poteva fare bella figura, io dovevo passare per una puttana. Quando arrivammo tuttavia, mi fu più chiaro: tutti i ragazzi indossavano dei vestiti eleganti, mentre le ragazze erano tutte vestite in modo molto provocante e scoperto. Era stata una richiesta di Michele.
Marco era un ragazzo dai capelli rossicci e dal viso simpatico e bonario. La sua ragazza si chiamava Elena ed era una ragazza coi capelli corti mori e un sorrisetto da intellettuale. Aveva un vestito nero che le lasciava scoperte quasi completamente le gambe. Poi c’era la coppia costituita da Paolo e Serena. Lui alto e dinoccolato, con una testa ovale e i capelli cortissimi. Lei, coi suoi capelli lunghi biondi, sembrava la classica bambolina bella e svampita. Fummo l’ultima coppia ad arrivare. Ci salutarono e ci mettemmo a parlare per conoscerci, seduti attorno al tavolo. Erano appena le due quando eravamo arrivati e le prime ore passarono come se fossimo nient’altro che amici e fu piacevole conoscerli, anche se mi vergognavo un poco del mio abbigliamento (non che le altre ragazze stessero messe meglio). Mentre parlavamo iniziammo a baciarci e toccarci, poi a pomiciare: ogni ragazza col suo fidanzato. Quando la pomiciata di tutti fu conclusa, Michele disse di fare a cambio e capii che, come l’altra volta, noi ragazze avremmo pomiciato con un ragazzo diverso. Noi ragazze ci alzammo e mettemmo via le nostre sedie: adesso, per sederci, dovevamo usare i corpi dei ragazzi. Io finii in braccio a Marco, mentre sulle gambe del mio Stefano si sedette Elena e anche Paolo e Michele si scambiarono le tipe. Pomiciai un po’ con Marco, che mi parve un ragazzo interessante, dal corpo caldo e accogliente. Mentre pomiciavamo, Marco iniziò a spogliarmi e, visto che alla fine non indossavo molto, mi ritrovai ben presto nuda, salvo le scarpine coi tacchi che indossavo. Poi Michele disse di nuovo di fare a cambio. Guardandomi intorno notai che tutte le altre ragazze erano state spogliate completamente, mentre i ragazzi restavano vestiti. Io andai da Paolo e mi sedetti su di lui. Pomiciai anche con lui. Avevo assaggiato la bocca di tutti i ragazzi lì presenti. Ognuno aveva un suo stile diverso ma, almeno quanto a baci, continuavo a preferire il mio Stefano. Poi Michele diede un’ultima volta il cambio e noi ragazze completammo il giro del tavolo. Io mi andai a sedere su Michele che, come l’altra volta, mi toccò su tutto il corpo mentre mi baciava. Alla fine tornammo sulle gambe dei nostri legittimi fidanzati e la nostra ospite. Aurora, ci spiegò il piano della serata, dicendo che la prima parte sarebbe stata dedicata al sesso orale e poi avremmo fatto una specie di orgia tutti insieme. Quella prospettiva ci eccitò tantissimo.
Aurora si alzò dalle gambe di Michele per andare a prendere il materiale per il gioco che avevano in mente. Nel frattempo, noi spogliammo i nostri ragazzi. Alla fine eravamo tutti e otto nudi, a eccezione delle scarpe coi tacchi che noi ragazze indossavamo. Noi ragazze riprendemmo le nostre sedie e ci sedemmo affianco ai nostri tipi; nel frattempo, Aurora era tornata con una enorme tovaglia, ben più grande del tavolino dove eravamo seduti, e la dispose bene attorno al tavolo cosicché da tutti i lati i bordi della tovaglia arrivassero quasi fino a terra. Io capii subito che gioco volevano fare, ma ascoltai comunque la spiegazione di Aurora. La ragazza ci chiese di metterci seduti bene, in modo che le parti intime fossero sotto la tovaglia, invisibili agli altri ma perfettamente accessibili da sotto il tavolo, poi ci spiegò: «Io adesso vado sotto il tavolo e inizio a praticare sesso orale a uno di voi. Posso scegliere chiunque: sia Michele che un altro maschio, o anche una ragazza. Gli altri devono indovinare chi è la persona su cui sto lavorando. Chi vuole può fare un tentativo a indovinare: se indovina, la persona che è stata scoperta deve essere la prossima ad andare sotto il tavolo; se chi prova a indovinare sbaglia, è lui ad andare sotto il tavolo. Se dopo cinque minuti non ci sono ancora stati tentativi di indovinare, la persona sotto il tavolo cambia bersaglio e continua finché qualcuno non tira a indovinare. Questo gioco si chiama facce di pietra: andremo avanti finché non saremo tutti scesi sotto il tavolo almeno una volta.»
In un silenzio imbarazzato ed eccitato, Aurora scese sotto il tavolo. Ci guardavamo tutti, sorridendo senza parlare. Dopo qualche minuto, vedemmo Marco fare una faccia strana e subito Michele disse il suo nome. Aurora, da sotto il tavolo disse: «Beccato! Ora tocca a te andare sotto!» Aurora riapparve dalla tovaglia e andò a sedersi al suo posto, poi Marco scese sotto il tavolo. Adesso, presumibilmente, era una ragazza che sarebbe stata leccata. Marco scelse di leccarla a Serena, che si fece subito scoprire. Serena scese sotto il tavolo e poco dopo Paolo gridò il nome di Stefano. Ma Elena stava succhiando il cazzo di Michele, non del mio ragazzo e quindi fu Paolo a dover andare sotto. Subito dopo, iniziai a sentire delle dita vicino alla mia vagina. Era Paolo che si preparava a leccarmela e infatti, poco dopo sentii la sua lingua sfiorarmi il clitoride. Non ressi per nulla e feci subito una faccia stranissima. Del resto, Stefano mi aveva tenuto a stecchetto per due settimane. In men che non si dica, fecero il mio nome. Paolo riemerse e andò a sedersi vittorioso al suo posto, mentre io mi misi a quattro zampe sotto il tavolo. Lì sotto c’era un ambiente stranissimo: riuscivo a vederci solo per la poca luce che filtrava nella fessura tra il pavimento e il bordo della tovaglia e quello che vedevo nella penombra erano le gambe bene aperte di ragazze e ragazzi, che esponevano senza pudore le loro parti intime. C’era un forte odore di organi sessuali e io rimasi ammirata da quello spettacolo. Poi, mi avvicinai a quello che doveva essere il pisello di Marco. Era di media lunghezza ma molto spesso e sembrava un sigaro. Era già semiduro per tutta l’esposizione che aveva ottenuto. Iniziai a giocarci con passione: lo presi in mano, poi in bocca, lo baciai e lo succhiai, cercando di stare nel massimo silenzio. Ma passarono ben quattro minuti prima che qualcuno accusasse Marco, che scese di nuovo sotto il tavolo, dopo che io ero risalita. Il gioco andò avanti a lungo e fu molto divertente.
Alla fine, tutti erano scesi almeno una volta. Aurora, che nel frattempo si era segnata le cose su un taccuino, disse che Aurora era quella che Elena era quella che era scesa più volte sotto il tavolo, mentre Michele era quello che aveva fatto il maggior numero di accuse riuscite contro gli altri. E il gioco adesso prevedeva che il vincitore del gioco, Michele, desse una punizione a sua scelta al perdente, Elena. Michele mise la sua sedia un po’ più lontana dal tavolo, ci si sedette sopra e fece inginocchiare Elena ai suoi piedi. Per qualche minuto, Elena dovette leccare i piedi nudi di Michele, passando bene la lingua su tutta la pianta.
Quando Michele fu soddisfatto, si passò al gioco successivo. I quattro ragazzi si misero in piedi uno affianco all’altro. Erano stati stimolati fino a quel momento e i loro piselli erano tutti eretti. Michele spiegò che come gioco conclusivo della prima parte, si era pensato di far bere le ragazze: ogni ragazza doveva succhiare un ragazzo, che non fosse il suo tipo, e assaggiare il suo seme. Elena disse che non se la sentiva. Michele rispose che non c’era problema ma avrebbe avuto una penitenza diversa. Anche io pensai di ritirarmi ma alla fine decisi di partecipare al gioco. Michele mi scelse, mentre Serena andò a succhiare il mio Stefano e Aurora andò a succhiare Paolo. Ci inginocchiammo ciascuna davanti a un ragazzo e iniziammo a pompare. Io avevo sempre difficoltà a succhiarlo a Michele, ma ci misi il massimo impegno e mi aiutai molto con le mani, finché non sentii che stava quasi per venire. A quel punto Michele, che era stato quasi fermo a farsi fare il pompino, prese l’iniziativa e mi mise la mano dietro la nuca, costringendomi a tenere in bocca metà della sua asta. Sentii il suo pene tremolarmi in bocca mentre veniva e un fiotto caldo inondarmi la lingua. Michele mi chiese se potevo bere e dirgli che sapore aveva. Fu difficile, ma decisi di non sputare e alla fine buttai giù. Quando mi ritrassi, la punta del cazzo di Michele era ancora piena di sperma e lui mi chiese di pulirgliela. Con un paio di baci, succhiai e ingoiai tutto quello che restava.
Stefano e Serena ci vennero vicino e Stefano mi chiese che differenza c’era tra il suo seme e quello di Michele. Risposi che il suo era più salato e più denso e quello di Michele più dolce e più liquido. Serena fece qualche commento sulla differenza di sapore tra quello di Stefano e quello di Paolo. Nel frattempo, Marco era andato a prendere i toys per dare una punizione a Elena, la sua ragazza. Le fece mettere un collare con guinzaglio, le mise una ball-gag in bocca che le impediva di parlare e, per concludere, le inserì in plug nel culo e la sua penitenza sarebbe stata rimanere in quello stato per il resto della serata.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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