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Scambio di Coppia

Gli scambisti 5


di TheSecretStoryteller
29.05.2024    |    5.468    |    4 8.5
"Io baciai l’estremità della frusta e poi dissi: «Grazie, frusta..."
Stefano mi venne vicino e mi disse che ero stata bravissima e mi diede un bacio sulla fronte e sulle guance, salate per le lacrime. Gli risposi con un “Ti amo” che mi uscì molto dolce. Michele disse che mi meritavo un po’ di coccole e chiese a Aurora di venire dietro di me, che ero ancora a pecorina sul letto, e leccarmi le chiappe, che erano state appena frustate. Aurora obbedì subito: mi fece andare un po’ avanti e poi mi fece rimettere a pecora, col culo in alto e la faccia buttata sul letto. Si mise a quattro zampe dietro di me e iniziò a leccarmi ovunque Michele mi avesse colpito. Era la prima volta che facevo attività sessuali con un’altra donna, almeno a mia memoria. Aurora era bravissima e sentire la punta della sua lingua che mi stimolava in punti dove la pelle era divenuta sensibile per la sculacciata mi dava sensazioni nuove e meravigliose. Mi stavo divertendo così tanto che pensai che alla minima stimolazione avrei orgasmato. Ma i maschietti avevano altri piani. Michele disse ad Aurora di mettersi in piedi affianco a Stefano, che era seduto sulla sedia davanti al letto. Poi il ragazzo mi venne vicino e mi afferrò per il collare, da dietro la nuca, e, tirandomi dolcemente, mi fece alzare in piedi giù dal letto. Eravamo proprio davanti a Stefano e Aurora. Michele usò delle manette che gli aveva dato Stefano per bloccarmi le braccia dietro la schiena, poi afferrò il collare da davanti e lo tirò verso il basso, facendomi inginocchiare davanti a lui, che restò in piedi. Ero in ginocchio con le ginocchia che disegnavano un angolo di novanta gradi e avevo la faccia proprio davanti al pacco di Michele, ancora nascosto dai suoi jeans e dall’intimo.
Michele mi mise davanti la frusta con cui mi aveva colpito il culo, con la punta rivolta verso di me e mi disse di ringraziarla. Io baciai l’estremità della frusta e poi dissi: «Grazie, frusta.» «Cosa desideri adesso?» mi chiese Michele. Poi, visto che non rispondevo, fu più specifico: «Vuoi raggiungere l’orgasmo?» Io non avevo ancora metabolizzato quella situazione: la voglia che avevo e l’umiliazione che provavo (che accresceva il mio piacere) mi mandavano in confusione. Il modo di Michele di dominarmi aveva una efficacia totale su di me: «Guardami quando ti parlo e rispondi. Vuoi l’orgasmo?» Io alzai lo sguardo e annuii, ma lui incalzò: «Dillo bene.» Mi sentii costretta a parlare, scandendo bene: «Sì, ora voglio l’orgasmo.» «Vuoi che sia il mio cazzo a dartelo o quello del tuo ragazzo?» Guardai Stefano seduto sulla sedia, con Aurora al suo fianco. Non sapevo cosa rispondere: da un lato non volevo dare a Stefano l’impressione che Michele mi piacesse di più, ma dall’altro avevo la sensazione che Michele mi avrebbe punito di nuovo se non avessi risposto come voleva lui. Guardando Stefano capii che l’avrebbe presa come un gioco qualsiasi cosa avessi risposto e, sentendomi più sicura, risposi: «Voglio che sia il tuo cazzo a darmelo.» «Dillo bene che vuoi il mio cazzo.» Di nuovo, scandii bene ad alta voce: «Voglio il cazzo di Michele.» Michele mi disse: «E credi di meritartelo? Hai gridato a tutte le sculacciate, come una cagna in calore. Prima di ricevere il mio cazzo nella fica, dovrai tenerlo in quella fogna di bocca.» Mi tirò di nuovo per il collare, facendomi andare avanti col busto fino a toccare con le labbra il suo pacco. Sentivo il cazzo sotto i jeans: avevo fatto eccitare Michele prima sul divano e anche sculacciarmi lo aveva tenuto attivo. Non era ancora al massimo dell’estensione ma sicuramente era barzotto. Mi mise le mani dietro la nuca e iniziò a strusciarmi la faccia contro il suo pacco, mentre tenevo la bocca aperta. Poi tolse le mani da dietro la mia testa e le mise dietro il suo sedere, ma io continuai a strusciarmi contro di lui. «Guarda che cagna!» commentò.
Dopo un po’, mi afferrò per la coda dei capelli e tirò indietro. Non tirava forte e non dava strattoni quindi non sentii niente e mi adattai al suo movimento. Mi fece tornare indietro col busto, in ginocchio davanti a lui. Poi, si tolse la cintura, si slacciò i jeans e se li tolse, restando in mutande. Aveva degli slip fini e il suo colossale cazzo semi-eretto traspariva chiaramente. Di nuovo, mi tirò verso di lui e inclinai il busto trovandomi con la faccia sul suo cazzo e iniziai a strusciare guance e bocca sulle sue mutande. Di nuovo, mi tenne bloccata con la mano destra dietro la mia nuca, ma poi io continuai a strusciarmi anche quando tolse la mano. Di nuovo, decise di smettere tirandomi per i capelli finché non tornai nella mia posizione dritta. A quel punto, lui si tolse le mutande. Il mio trattamento aveva avuto effetto: il suo cazzo quasi completamente duro mi indicava, con il glande rivolto nella mia direzione. Era molto più lungo e spesso di quello di Stefano ed ebbi paura che non sarei riuscita a succhiarlo e mi sarei strozzata, visto che non potevo neanche usare le mani per aiutarmi. Ma prima che potessi protestare, lui mi tirò per il collare fino a portarmi con la bocca davanti alla punta del suo cazzo, e mi disse: «Bene, troia, inizia a lavorare.» Io iniziai baciandolo sulla punta e poi leccandolo sul fianco. Presi il prepuzio in bocca più volte. Lo stimolavo, ma non lo succhiavo davvero per la paura di non essere capace. Nel frattempo, tenevo lo sguardo alto negli occhi di Michele. Mi sentivo una porca a fare una cosa del genere a un passo dal mio ragazzo, che stava osservando la scena.
A un certo punto, Michele si stancò dei convenevoli, e mi mise le mani dietro la nuca, costringendomi a inghiottire di più del suo cazzo. Arrivò fino a metà dell’asta spingendomi dolcemente ma senza pause. Poi, iniziò a spingermi avanti e indietro. Il ritmo non era veloce e riuscii ad abituarmi e a respirare col naso. Il ritmo aumentò, ma lui mi portava sempre solo fino a metà lunghezza. Poi, d’improvviso, mi spinse molto più avanti e mi fece fare un paio di pompate veloci dalla punta fino quasi alla base dell’asta. Ebbi un conato di vomito e lui, intuendo il mio disagio, mi lasciò andare. Mi ritrassi completamente fuori dal suo cazzo e tossii un paio di volte, riuscendo poi a riprendere il respiro. «Cazzo, non li sai proprio fare i pompini. Usa la cazzo di lingua e stai attenta coi denti, che mi hai fatto male.» Mi scusai, poi lui rimise le mani dietro la mia nuca e mi ricominciammo. Andammo avanti così per più di mezz’ora, con lui che provava ad addestrarmi a fare un pompino a un cazzo di quella taglia. Ricevetti altri rimproveri e ogni volta dovetti scusarmi. Alla fine, comunque, ero diventata abbastanza brava e lui mi fece fare un paio di tentativi senza guidarmi con le mani, che tenne dietro il suo culo. Non riuscivo ancora ad arrivare fino in fondo, ma era un pompino discreto. Poi lui mi tirò per i capelli, sempre con delicatezza, e fui di nuovo dritta in ginocchio davanti a lui.
«Ne hai di strada da fare, ma è un inizio» concluse lui. Poi, afferrandomi per il collare, mi fece alzare e mi disse di mettermi a pecorina sul letto, di profilo rispetto a Stefano e Aurora. Obbedii e lui si mise dietro di me. «Ora viene il bello. Hai portato il mio cazzo al massimo e adesso te lo prendi tutto. Ricordati che il tuo ragazzo ci guarderà tutto il tempo.» In effetti, Stefano era ancora seduto sulla sedia davanti al letto. Aurora gli era affianco e faceva in modo che non potesse distrarsi e rimasse con lo sguardo fisso su di noi. Stefano teneva le mani ferme, ma Aurora ogni tanto lo leccava lungo il collo o lo segava per tenerlo eccitato e il suo pisello era durissimo. Del resto, questa era una sua fantasia da tanto tempo. Io ero eccitatissima, ma mi vergognavo e provavo compassione per il mio povero ragazzo, che avrebbe dovuto guardare mentre lo cornificavo con un altro. Volevo dimostrargli che, nonostante questo gioco, nessuno poteva portarmi a godere quanto lui. Michele inserì lentamente il suo cazzo nella mia patatina bagnatissima e poi iniziò subito a fottermi con forza. Sentivo ogni centimetro in più e il cazzo che mi riempiva di più di quello di Stefano e raggiungeva dei punti che quello del mio ragazzo non arrivava a toccare. Ero letteralmente travolta e in quella posizione non avevo difese: ero a pecora con le braccia ammanettate dietro la schiena e la faccia buttata sul letto. Iniziai a urlare tutte le cose che si dicono durante il sesso: “Oddio…” “Continua!” e così via. Dopo neanche un quarto d’ora raggiunsi l’orgasmo e lanciai tutti gli squittii della donna che raggiunge l’apice del piacere. Michele si ritrasse e mi rimproverò: «Hai già fatto? Ma non ti vergogni? Sei davanti al tuo ragazzo e un altro è riuscito a farti venire dopo così poco. Cosa può pensare il tuo tipo?» Senza darmi il tempo di replicare, Michele entrò di nuovo dentro di me e si mise a fottermi anche più forte di prima. Sperai almeno che, quanto a durata, reggesse di meno del mio Stefano, ma invece andammo avanti per un paio d’ore e raggiusi l’orgasmo un’altra volta. Alla fine ero devastata: Michele mi aveva scopato davanti al mio ragazzo e aveva dimostrato di essere bravo almeno quanto lui, se non di più. Ero umiliata e provavo vergogna, ma l’eccitazione era enorme. Solo dopo due ore di scopata, Michele era pronto a venire. Uscì dalla mia fica e mi fece girare. Mi venne sulla faccia. Il suo sperma mi calò sulla fronte, sulla guancia destra, sul collo, fino a gocciare giù sulle mie tette.
Michele mi tolse le manette e il collare e disse che il gioco era finito e non ero più la sua sottomessa. Poi andò a mettere il collare che avevo indossato fino a quel momento, e che era anche leggermente sporco del suo seme, ad Aurora. La ragazza era seduta in grembo a Stefano ed entrambi si erano goduti la lunga scopata. Si alzarono. Michele disse che adesso toccava a loro dare spettacolo e, come incoraggiamento, diede una pacca sul culo della sua ragazza. Aurora e Stefano andarono sul letto, mentre Michele si sedette sulla sedia dove i due erano stati e mi invitò a stare con lui. Mi sedetti in grembo a Michele. Sentivo il suo cazzo moscio sul culo, ma eravamo entrambi molto stanchi e ci voleva tempo prima che ci ricaricassimo. Stefano e Aurora iniziarono a baciarsi sul letto, poi Stefano scese dal letto e legò le mani di Aurora dietro la schiena con le manette, poi si fece fare un pompino. Provò ad andare molto veloce, dettando lui il ritmo e capii che voleva cercare di maltrattare Aurora tanto quanto Michele aveva maltrattato me, come per vendicarsi del trattamento che avevo subito. Anche lui chiamava Aurora “troia” e “cagna”. Ma Aurora seppe resistere al bocchino e, nonostante Stefano le avesse letteralmente fottuto la bocca, non tossì e non restò soffocata. Poi Stefano la fece mettere a pecorina sul letto, prese la frusta e iniziò a tirarle un sacco di frustate a piena forza sul culo, ma Aurora non fiatò. Io mi vergognavo del fatto che un altro ragazzo era riuscito a sottomettermi al suo volere mentre il mio ragazzo non riusciva a fare lo stesso con Aurora, ed ero invidiosa nei confronti della ragazza. Alla fine, Stefano perse le speranze di umiliare Aurora e i due iniziarono semplicemente a scopare, nelle più diverse posizioni. Era una scopata come quelle di Stefano: forte ma romantica, una dolcezza coinvolgente. Io diventai subito incredibilmente invidiosa di vedere il mio ragazzo fare certe cose con un’altra donna, ma Michele mi prese sotto il mento e direzionò il mio sguardo verso i due amanti. Mi disse: «Non chiudere gli occhi, tesoro. Guarda cosa fa il tuo ragazzo con un’altra tipa.» Vedere quella scena mi eccitò incredibilmente. Stefano fu molto bravo e, nonostante avesse subito stimolazioni per tutta la serata, riuscì ad andare avanti un’ora e a regalare ad Aurora un orgasmo, facendole finalmente perdere la compostezza. Verso la fine anche io e Michele eravamo tornati ad eccitarci e lui mi passava le mani su tutto il corpo mentre sentivo il suo cazzo sotto di me irrigidirsi.
Stefano e Aurora finirono di scopare e Stefano, come di solito faceva con me, fece stendere la ragazza pancia all’aria e, messosi a cavalcioni sulle sue tette, venne sul suo seno. Si era fatto molto tardi. Io ero di nuovo molto eccitata ma Michele non andò oltre. Andammo a sciacquarci tutti insieme e poi ci rivestimmo e accompagnammo i nostri ospiti alla stazione. Tornati a casa, ci spogliammo di nuovo e ci mettemmo nudi sul letto a parlare dell’esperienza appena trascorsa. Avevamo entrambi visto l’altro scopare con una persona terza. La qualità del nostro rapporto era cambiata ma non, come temevo, in peggio, bensì in meglio. Nonostante avessimo scopato così a lungo io con Michele e lui con Aurora, l’eccitazione era troppa e tornammo a fare sesso finché non fummo entrambi completamente esausti ed era notte fonda; poi dormimmo nudi e abbracciati.


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