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Gay & Bisex

ricordi di naia


di amolafi
21.03.2013    |    16.438    |    4 9.6
"Un giorno decidemmo, dopo il pasto di mezzogiorno, di attraversare il poligono a piedi e andare a fare il bagno in quella bellissima spiaggia che avevamo..."
Eravamo in Sardegna, a Capo Teulada, con il nostro Battaglione Carri per esercitazioni congiugnte con altre truppe NATO. Era il mese di luglio e dentro i nostri carri si crepava dal caldo. Per questo motivo gli alti comandi avevano deciso che le esercitazioni si sarebbero tenute dalle primissime luci del giorno fino alle dieci, dieci e trenta massimo. Già quella era una faticaccia.
Al pomeriggio ce ne stavamo stravaccati nelle nostre brande, chi a dormire, altri a leggere o giocare a carte.
Un giorno decidemmo, dopo il pasto di mezzogiorno, di attraversare il poligono a piedi e andare a fare il bagno in quella bellissima spiaggia che avevamo visto dalle alture durante le esercitazioni. Era Porto Pino che allora faceva parte del poligono militare ed era zona off limits e, di conseguenza, non c'erano bagnanti. Avevamo valutato una distanza di sei o sette chilometri massimo, infatti in circa un'ora e mezza ci eravamo arrivati. Eravamo io, ale, Michele e Angelo.
Quando arrivammo sull'ultima duna prima dell'acqua ci liberammo dei vestiti, mutande comprese, e ci tuffammo tutti nudi in quell'acqua limpida e trasparente. Dopo i primi tuffi cominciammo a giocare spruzzandoci e giocando a metterci sott'acqua. Eravamo tutti contro tutti ma il bersaglio più preso di mira era Angelo, quello più fighettino del gruppo. Lo prendevamo e lo facevamo volare per aria e poi lo prendevamo alle spalle e lo mettevamo a testa sotto. Il poverino, esile e delicato, poteva solo subire.
Ale e Michele uscirono dall'acqua e rimanemmo a mollo solo io e Angelo che mi venne vicino e, senza che me lo aspettassi, fingendo di volermi ricambiare gli scherzi mi prese in mano il cazzo. Reagii dicendogli:
"Cosa fai? il ricchione?"
E lui mi rispose sotto voce dicendo di non urlare e di lasciarglielo toccare.
"Per favore Angelo. Se ci vedono che figura ci facciamo?"
Uscii anch'io dall'acqua e mi sdraiai al sole con gli altri due.
Prima di sera tornammo alla caserma e, dopo la cena, stravolto per la levataccia, l'esercitazione e la doppia traversata del poligono andai subito in branda riuscendo a dormire quasi subito nonostante il caldo.
Sognai che ero con Sandra, la mia ragazza, ci baciavamo e poi lei andava giù di testa e me lo prendeva in bocca cominciando a farmi una pompa. Aveva una bocca calda e morbida e sentivo il mio cazzo avvolto dalle sue labbra morbide come non lo erano mai state. Me lo pompava avanti e indietro carezzandomi le palle e io venni sborrandole in bocca. Mentre sborravo mi svegliai e, nella scarsa luce che entrava dai finestroni della camerata, vidi una testa china sul mio cazzo. Lo afferrai per i capelli e lo strattonai indietro. Era Angelo.
Mi pregò di non gridare e gli intimai di andare a dormire che ne avremmo parlato il giorno dopo.
Gli feci una ramanzina intimandogli di non farlo mai più perchè non volevo che, vedendoci, qualcuno pensasse fosse una cosa abitudinaria e lui promise a malincuore.
Per tornare alla nostra base ci portarono con l'aereo fino a Pisa e da li, con partenza alle ventitre e trenta, in treno fino a destinazione. Orario previsto di arrivo verso le sette di mattina.
Appena saliti sul treno andammo in cerca di scompartimenti vuoti dove poterci sdraiare per dormire durante il viaggio. Ne trovai uno e non feci in tempo ad entrare che dietro di me c'era Angelo. Appena partito il treno cercò di venirmi vicino ma lo bloccai subito. Insistette dicendomi che, dopotutto, mi era piaciuto il suo pompino altrimenti non gli avrei sborrato in bocca e che se avevo paura che ci vedessero, li non c'era pericolo, eravamo soli.
Tenetti duro per un po' ma poi l'idea di un pompino in fondo non mi dispiaceva e Angelo aveva veramente una bocca da pompini. Mi alzai, slacciai la patta e lo tirai fuori e gli dissi di sfogarsi purche poi mi lasciasse dormire. Mentre io stavo in piedi con una mano sulla maniglia della porta lui si accucciò davanti a me e me lo prese subito in bocca. lo leccava e lo pompava mentre con una mano mi abbracciava e mi toccava le gambe e le natiche mentre con l'altra si faceva una sega. Mi chiese di venire con lui e così, mentre gli sborravo in bocca lui sborrò sul pavimento che poi pulì con un fazzoletto. Ci ricomponemmo e ci mettemmo a dormire.
Alla sede del nostro Battaglione riprendemmo le solite abitudini. La sera, quando spegnevano le luci dopo il contrappello, prima di andare a dormire stavamo seduti sulle finestre dei servizi a fumare e a parlare fino a tardi. Fu una sera di queste che rimanemmo per ultimi, non casualmente, io e Angelo. Erano ormai un paio di settimane che eravamo tornati e tra noi non era successo più niente. Io avevo voglia di farmelo svuotare e lui non vedeva l'ora di ciucciarmelo tutto.
Appena uscito l'ultimo dei nostri compagni la sua mano si posò sul mio cazzo che subito reagì. Si accovacciò davanti e me lo baciò a lungo mentre io non vedevo l'ora che se lo prendesse tutto in bocca. Me lo leccò lungo l'asta, dai coglioni alla cappella provocandomi dei brividi di piacere e poi, finalmente se lo prese tutto in bocca cominciando a pompare su e giù. Gli misi la mano sulla testa per accompagnare il movimento ma lui si ritrasse e mi disse che mi voleva sentire dentro di se. Mi chiese di scoparlo. Obiettai che, non avendo neanche un bidet per lavarci dopo, non era igienico ma lui tirò fuori un preservativo che aveva tenuto nella tasca del pigiama. Me lo succhiò ancora un po' e poi mi infilò il preservativo e si girò bagnandosi l'ano con la saliva. Me lo prese con la mano e lo guidò contro il buchino, mi chiese di fare adagio per non fargli troppo male. Cominciai a spingere mentre con le dita gli allargavo le natiche per farlo entrare meglio e piano piano lo infilai fino in fondo e cominciai a pompare avanti e indietro. Aveva un buco molto stretto e questo mi stava facendo venire subito. Mi fermai e lo tenni fermo anche lui per rilassarmi. Ripresi a pompare ma mi dovetti fermare ancora un paio di volte. era talmente stretto che me lo stimolava troppo e con la voglia che avevo non riuscivo a resistere. Nel frattempo Angelo se lo menava e quando sentì che stava per venire anche lui mi chiese di dargli qualche colpo forte a fondo e di venire con lui. Lo presi per i fianchi e cominciai a spingere più forte che potevo e più a fondo fino a quando sborrammo tutti e due. Rimasi dentro di lui per qualche istante, poi si girò, mi tolse il preservativo e leccandomelo si bevve tutta la sborra che era rimasta attaccata . Mi abbracciò e mi palpò le natiche mentre finiva di pulirmi.
Ci avviammo nel corridoio buio per andare a dormire e, prima di entrare nella camerata, mi abbracciò da dietro dandomi un'ultima palpata al cazzo. Mancavano quattro mesi al congedo. Immaginate voi...
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