Gay & Bisex
Ragazzo di borgata (Parte VIII)
di FSeed
11.04.2019 |
14.319 |
8
"“No non e colpa tua, è che sto troppo arrapato adesso..."
Invece che nel suo albergo Filippo ci portò a casa sua, un attico in centro con tanto di terrazzo e veranda. Appena entrati in salotto Filippo ci fece accomodare e andò a prendere qualcosa da bere, e come Stefano si sedette su divano non resistetti e mi misi a cavalcioni su di lui. Gli accarezzai il viso mentre le sue mani salivano dalle mie gambe per arrivare sulla schiena, gli baciai piano le lebbra, una, due, tre volte, fino a quando Stefano non mi mise una mano dietro la testa e cominciò a baciarmi. Sembrava volesse mangiarmi, con la sua lingua che roteava con la mia e le sue mani che erano ovunque sul mio corpo.“Dio Ste...sei bravissimo” sospirai mentre mi leccava e baciava il collo. Filippo rientrò in salotto e, vedendoci già avvinghiati, posò i bicchieri su un tavolino e venne a sedersi vicino a noi, con la mano che già si toccava il pacco. Mi prese dietro il collo e mi baciò, con la sua lingua calda e ruvida e la sua barba che mi pizzicava le labbra. Nel frattempo Stefano si era tolto la maglia e lo stesso fece con me, iniziando a baciarmi e leccarmi i capezzoli. Filippo si spogliò completamente e si risedette vicino a noi, masturbandosi mentre io e Stefano ricominciavamo a baciarci come due indemoniati. Quando fummo tutti e tre completamente nudi mi inginocchiai davanti a loro, e impugnando entrambi i cazzi comincia a succhiarli a turno.
“Mamma mia Andre...m’ero scordato quanto eri bravo...mmmm” gemette Stefano mentre lo feci scivolare tutto in bocca fino a toccare con il naso il pube. Quando presi in bocca il cazzo di Filippo Stefano mi mise una mano tra i capelli, come a voler dare lui il ritmo del pompino, e lo lasciai fare facendo condurre a lui il gioco. Sentii la presa allentarsi e alzando gli occhi vide Stefano e Filippo che si baciavano, le mani di quest’ultimo che esploravano ogni centimentro del petto dell’altro, fino a quando non lo vidi scendere sui capezzoli, baciare e leccare gli addominali, e con una mano premuta sulla testa Stefano fece scendere Filippo insieme a me tra le sue gambe. Io con il cazzo in bocca e Filippo che gli leccava le palle e sotto lo scroto, Stefano era in balia del godimento.
“Cazzo è bellissimo...rega siete fantastci...pompa più forte Andre” dopo neanche un minuto sentii il cazzo esplodermi in bocca tutta la sua sborra “Oh si cazzo sborro....aaahhhh siii...”. Come mi tolsi il cazzo di bocca Filippo mi baciò, e la sborra di Stefano andò a mischiarsi nelle nostre bocche.
“Hai un buon sapore” disse Filippo prima di dare qualche succhiata al cazzo ancora duro di Stefano, che quasi sobbalzò quando sentì le labbra intorno alla cappella ancora sensibile “Che dici ce la fai a scoparmi o ti abbiamo già steso?”. Filippo ci condusse in camera da letto, si stese supino con il culo sul bordo del letto e le gambe divaricate “Gel e preservativi sono nel primo cassetto del comodino” disse a Stefano, mentre io mi inginocchiai e inizia a leccargli il culo completamente ricoperto da peluria bionda.
“Mmmm bravo Andre, prepara il culo per il cazzo del tuo amico” leccai e insalivai il buco fino a quando Stefano non tornò con il cazzo nel profilattico e cosparso di gel. Filippo mise due cuscini sotto al culo per portarsi a un’altezza comoda per la scopata, e nel giro di cinque minuti il cazzo di Stefano faceva dentro e fuori a quel buco peloso. Io presi un profilattico e porsi il mio culo da leccare a Filippo, che si rese conto delle mie intenzioni solo quando sentì il profilattico avvolto intorno al suo cazzo. All’inizio fu un pò complicato tenere una posizione comoda per tutti e tre, ma riusciti nell’intento mi ritrovai con il cazzo di Filippo piantato nel culo, e dietro di me Stefano che scopava Filippo e leccava e baciava ogni parte del mio collo.
“Oh mio Dio ragazzi, siete fantastici. Mi state facendo morire” Filippo cercava di tenere il ritmo con le spinte di culo di Stefano e del suo cazzo nel mio culo, ma nel secondo caso ero io a tenere il ritmo. Girai la testa e subito la mia bocca si unì a quella di Stefano, che lasciò la presa sulle gambe di Filippo per abbracciarmi da dietro e far scivolare una mano sul mio cazzo duro. Cominciò a segarmi piano, facendo passare il palmo sulla cappella umida e bagnata, il fatto che fosse lui a toccarmi mi fece venire quasi subito.
“Ste mi fai sborra così” sospirai mentre la sua lingua mi leccava le labbra e il mento, la sua mano accellerò fino a farmi esplodere, mentre i miei gemiti erano soffocati dalla sua lingua nella mia bocca. I primi schizzi furono così violenti che colpirono Filippo in viso e sulla barba, mentre i restanti gli imbrattarono i peli del petto.
“Si Andre bravo... ci sono anche io...vengooo” Filippo sborrò con un rantolo inarcando la schiena mentre io affondavo ancora di più sul suo cazzo. Come lo sentii ammosciarsi lo feci uscire, mi sedetti sul bordo del letto e ammirai Stefano che fotteva senza pietà il culo di Filippo.
“Ti piace il mio cazzo?” i colpi di bacino erano sempre più forti e veloci. Filippo gemeva e godeva come non mai.
“Ti ho chiesto se ti piace il mio cazzo nel culo” ripetè Stefano.
“Si... si mi piace...scopami cazzo scopami!” Filippo era fuori di se. La prima sborrata era stata così intensa che la seconda faceva fatica a venire, e Stefano continuò a chiavare per un altro buon quarto d’ora, dando anche a me il tempo di riprendermi e segarmi davanti a quello spettacolo. Quando l’orgasmo era ormai vicino Stefano tolse il cazzo dal culo di Filippo e si tolse il preservativo.
“Sto giro te lo faccio senti per bene il sapore della sborra. Vieni qua” aveva assunto un atteggiamento autoritario che non gli avevo mai visto prima, ma che lo rendeva ancora più eccitante. Filippo si inginocchiò e Stefano gli piantò il cazzo in bocca, e se possibile ora spingeva ancora più di prima, con le mani che tenevano bloccata la testa di Filippo. “Oh cazzo...oh cazzo vengo” con un colpo deciso si svuotò completamente nella bocca di Filippo, che avendo la testa ancora bloccata dovette mandare giù tutto. Io mi alzai e, mettendomi di fianco a loro, inizia a baciare Stefano che lasciò andare la testa di Filippo. Il mio cazzo svettante fu preso in bocca da quest’ultimo procurandomi un gemito di piacere, e quando Stefano vide cosa stava succedendo prese per i capelli Filippo e gli diede il ritmo del bocchino. Dopo neanche cinque minuti venni anche io nella sua bocca.
“Wow ragazzi. Siete formidabili” disse Filippo alzandosi e baciandoci a turno “Adesso doccia al volo. Colazione al bar e vi riporto a casa”.
Erano quasi le sette di mattina quando il taxi pagato da Filippo ci portò a casa di Stefano. Fortuna volle che i suoi genitori non fossero a casa, quindi appena rientrammo ci spogliammo e ci mettemmo a dormire. Mi svegliai che erano le due del pomeriggio, e con un male alla testa da post sbornia lessi le decine di messaggi che mi erano arrivati. A parte il messaggio di Giulio in cui mi assicurava di stare bene, mi arrivarono anche i messaggi di Davide che si scusava per averci lasciati da soli, e chiedeva come stesse Giulio e come fossimo tornati a casa. Stefano si era già alzato e sentii che stava parlando al telefono con qualcuno nell’altra stanza. Più andava a vanti e più i toni dell telefonata si alzavano, fino a quando con un sonoro “vaffanculo” Stefano agganciò il telefono e tornò in camera.
“Buongiorno” gli dissi mentre era impegnato a scrivere un messaggio.
“Giorno” farfugliò lui.
“Ma con chi stavi al telefono?”
“Con Gloria. Mi sta cagando il cazzo perchè ieri non ho risposto ai suoi messaggi e non l’ho avvertita quando so tornato a casa” posò il telefono sulla scrivania e si stiracchiò. Era bellissimo con solo lo slip bianco addosso, e i muscoli ben definiti che si tendevano mentre si stirava.
“Bhè forse un pò ragione ce l’ha” gli dissi io mentre lui si ributtava nel letto “gli hai dato un pretesto per sbroccare”
“Si certo hai ragione” rispose lui prendendomi da dietro così da assumere una posizione a cucchiaio “ci avevo pensato mentre fottevo Filippo, ma poi mi è passato di mente”. Ridemmo entrambi e dopo un pò in quella posizione ci riaddormentammo.
Ovviamente Gloria e Stefano fecero pace, anche se lei non faceva altro che riempirlo di messaggi ogni volta che sapeva delle nostre uscite da soli. Ogni tanto uscivo con qualche ragazzo ma lo studio esagerato in vista della maturità, e il fatto che ogni tanto con Stefano ci divertivamo a letto, non ero particolarmente interessato ad altri ragazzi, almeno non così tanto da avere una storia. Oltretutto spesso pensavo ancora a Francesco, e forse nel profondo non vedevo l’ora che tornasse.
All’inizio di dicembre un nuovo contatto spuntò sulla mia app di incontri gay, e dai pochi metri che ci dividevano tutte le mattine intuii che si trattasse di qualcuno all’interno della scuola. Dopo pochi giorni la sua comparsa gli scrissi, e scoprii che non si trovava nella mia scuola ma in quella attaccata alla mia, che si chiamava Simone e che non era dichiarato. Era molto prudente e sospettoso nei miei confronti, mi aveva visto fuori da scuola e mi trovava molto carino, ma si rifiutava di inviarmi delle sue foto. Solo dopo quasi due settimane di chat mi mandò una foto mezzo nudo, mettendo in mostra un corpo longilineo ma non definito come lo era quello di Stefano. Io lo stuzzicai inviando delle foto del mio culo e altre di nudo, e finalmente potei vedere anche le foto del suo cazzo, notando che aveva i peli pubici di un biondo rossiccio. Lui non se ne rese conto, ma avevo un indizio per capire chi fosse, visto che di biondi rossicci non se ne trovano molti in giro. Tutte le mattine cercavo di individuare tra la folla di studenti dell’altro istituto una capigliatura dello stesso colore di Simone, ma non riuscivo mai ad trovarne uno. Lo dissi anche a Stefano, visto che alcuni ragazzi dell’altra scuola giocavano con lui a calcio, ma non gli venne in mente nessuno che potesse corrispondere alla mia descrizione. La settimana prima delle vacanze di Natale entrammo in autogestione, sei giorni di totale cazzeggio frequentando corsi inutili ma divertenti. Lo stesso fece l’istituto che frequentava Simone, e fu proprio in quei giorni che finalmente ci incontrammo. Le nostre scuole condividevano una rampa di scale con alcuni ambienti di servizio, semi abbandonati e interdetti agli studenti. Ma essendo proibiti ovviamente alcuni studenti avevano trovato il modo di raggiungerli senza essere scoperti, così mi feci dire da alcuni ragazzi di un altro quindi come raggiungere gli ambienti di servizio. Spiegai a Simone dove vederci, e quando mi assicurò che sapeva bene di quel posto, perchè ci era stato parecchie volte, ci demmo appuntamento. Ero elettrizzato all’idea di poterlo finalmente conoscere, dopo giorni e giorni di chattate infinite, ed ero estremamente curioso di vedere che faccia avesse. Appena superata la porta che conduceva alle scale capii perchè quella zona era interdetta. La vernice sulle pareti era scrostata, un pesante strato di polvere ricopriva ogni cosa, una delle finestre era rotta, e un pallone sgonfio alla fine della scale era la testimonianza inerme di una pallonata troppo violenta che aveva causato il danno. Cercai di aprire l’unica porta alla fine delle scale ma la trovai chiusa, spinsi più volte fino a quando una voce dall’altra parte non mi fece sobbalzare.
“Aspetta ci penso io” sentii dei rumori metallici e vidi la porta aprirsi. Mi ritrovai davanti un ragazzo sul metro e settanta, i capelli ramati rasati di lato e portati un pò alti nel mezzo, occhi nocciola e una spruzzata di lentiggini sul naso. Era rimasto di sasso, anche se non bellissimo come un modello da copertina, ai miei occhi era il ragazzo più bello del mondo. Rimasi li fermo come un cretino fino a quando non fu lui a parlare.
“Che c’è?” la sua espressione sembrava un pò preoccupata.
“No...no niente” dissi io entrando “è solo che...”
“Mi credevi diverso?”
“Si...cioè no”
“Deluso?” il suo tono era affranto, come se lo avessi rifiutato prima del dovuto.
“No no che dici” mi affrettai a rispondere “è solo che è da tanto che volevo conoscerti” l’espressione sul suo viso si rilassò. Passammo una buona mezz’ora a parlare un pò di tutto, in quella stanza sudicia e impolverata piena di banchi, vecchie lavagne e sedie rotte. Mi disse che non era mai stato con un altro ragazzo, e quindi capii per quale motivo fino a quel momento era stato così distante. Mi avvicinai e cercai un contatto fisico accostando la mia gamba alla sua, fino a quando non posai la mia mano sulla sua, e mentre parlavamo le nostre dita si accarezzavano a vicenda. Fu in un momento di silenzio che avvicinai il viso al suo e gli diedi un bacio a stampo, lui non si scostò ma neanche contraccambiò il bacio, quindi continuai con i baci fino a quando non cercai di forzare le sue labbra con la lingua. Simone cominciò a tremare come una foglia.
“Tutto bene?” chiesi scostandomi.
“Si...si tutto ok” tremava ancora. Era appoggiato a un banco, con le gambe leggermente divaricate, mi misi davanti a lui posando le mani dietro i suoi fianchi e facendomi largo tra le sue gambe. In questo modo le nostre teste si sfioravano, cominciai quindi a baciarlo sulle guance, sul naso, per poi riscendere sulle labbra. Questa volta fu lui ad aprire per primo la bocca e a farmi assaporare la sua lingua, mi mise le mani intorno alla vita e mi strinse mentre ci baciavamo. Baciava benissimo, ed ero così preso e coinvolto che sembrava di rivivere il mio primo bacio, ma ancora meglio, era come se non fossi mai stato baciato prima d’ora. Simone mi piaceva, forse anche di più di Stefano o di Francesco. Possibile che mi stessi innamorando di una persona che conoscevo appena? Mentre ci baciavamo feci scivolare la mano tra le sue gambe, dove trovai il pacco gonfio e duro.
“Aspetta, aspetta fermo” Simone mi scostò leggermente.
“Scusa” feci io. Mi ero fatto prendere la mano, ma quel misto di imbarazzo e desiderio non facevano che rendere Simone ancora più tenero ai miei occhi.
“No non e colpa tua, è che sto troppo arrapato adesso. Se mi tocchi ancora sborro subito” nel dirlo le sue guance si chiazzarono di rosso, facendo risaltare ancora di più la carnagione chiarissima.
“Tranquillo” lo rassicurai io aprendogli i bottoni dei jeans “ci andrò piano, promesso”. Ricominciammo a baciarci, questa volta in modo più delicato e con meno irruenza, mentre esploravo con la mano l’interno delle sue mutande. Come cominciai a toccarlo Simone ricominciò a tremare, e ad un certo punto sembrava così agitato che lasciai andare il cazzo duro fuori dalle mutande, e mi scostai da lui.
“Ma sicuro che stai bene? Se non vuoi smettiamo” non sapevo come comportarmi in quel momento.
“No no, mi piace” balbettò lui “è solo che lo aspettavo da così tanto che...so un pò agitato ma eccitato allo stesso tempo”. Afferrai di nuovo il suo cazzo, un pò più lungo della norma ma non esageratamente, abbastanza largo ma la cosa che mi colpì fu la cappella. Quando il prepuzio, pallido come il resto del corpo, la scoprì si rilevò rossa e con una forma perfetta, con una grossa goccia trasparente che colò in terra. A quella vista non resistetti e diedi una leccata alla cappella, e sentendo il sapore salmastro aprii la bocca e feci scivolare tutto il cazzo. Simone emise uno sbuffo di piacere mentre iniziavo a pompare il cazzo.
“Oh cazzo si... cazzo... cazzo sborro” neanche un minuto e mi ritrovai la bocca piena della su sborra, che assaporai e gustai fino all’ultima goccia.
“Oddio scusa, scusa so venuto subito” era mortificato e imbarazzato.
“Tranquillo, non è successo niente” mi rialzai e vedendo che aveva ancora il cazzo duro lo presi in mano.
“Voglio farti sborrare pure io” mi disse Simone guardandomi. Io mi sbottonai i pantaloni, li abbassai insieme alle mutande, e con il cazzo dritto mi girai poggiando il culo tra le sue gambe. Il suo cazzo strusciava tra le mie chiappe mentre lui mi baciava sul collo, le mani scendevano verso il basso fino a quando non prese il mio sesso tra le mani. Ero così eccitato che dopo alcuni minuti venni anche io, schizzando il mio seme su tutto il pavimento, mentre Simone sborrò una seconda volta imbrattandomi il culo e il suo inguine di sborra. Mi voltò verso di lui e mi baciò di nuovo.
“Cazzo è stato bellissimo” ansimò lui tra un bacio e l’altro.
“Si concordo” risposi io dandogli gli ultimi baci. Ci ripulimmo con dei fazzolettini di carta che avevo portato con me, e poco prima di andar via ci scambiammo i numero di telefono.
“Domani dopo scuola che fai?” mi chiese lui. Io oramai ero completamente perso, e solo quando mi sorrise mi accorsi di quanto fosse bello il suo sorriso e il suo viso.
“Quello che vuoi” risposi io.
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