Gay & Bisex
Affittacamere, quinta settimana. A

20.04.2025 |
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"Io cerco di muovere il dito, sento la sua lingua insinuarsi, mi scansa la mano e mi lecca dentro..."
Ho passato il sabato in uno stato strano. Mentre facevo le mie cose, dal nulla mi balenavano in mente flash della sera prima. Era come cercare di mettere insieme due vite parallele, o un sogno e la realtà. La realtà era il mio libro di studio aperto che stavo sottolineando. Il sogno, Carlo che salta su di me muovendo quel doppio dildo. I due che si segano al bar davanti a noi. Il cameriere che mi fissa mentre ho in mano l’uccello del mio padrone di casa, sotto il tavolo del bar. Quello non potevo essere io! Pareva un'altra realtà. Eppure c’era gente in quel posto, gente che mi ha visto limonare Carlo, gente che lo conosce che ci ha visto insieme per strada. Quel Gianni che ha visto anche il mio cazzo, valutandomi come un oggetto. Quando quei flash arrivavano mi bloccavo, dimenticando quello che stavo facendo.Arrossivo. E il cazzo mi si muoveva nelle mutande. Mi è capitato anche di allungare una mano dietro, a saggiare quel mio buchino, formalmente vergine, ma che è stato ampiamente penetrato da dita e oggetti. Lo toccavo come a sentire se fosse sano. Eppure anche con un brivido di piacere che consideravo perverso. A volte mi pareva quasi che il cassetto della biancheria vibrasse. Quello con dentro il perizoma che ho lavato a mano e asciugato di nascosto. O ancor peggio, quello con la maglietta intima dentro cui ho avvolto il vibratore che quel pervertito mi ha regalato.
Poi tornavo alla normalità e tutto sembrava dimenticato, rimosso.
Domenica ero solo in casa. I coinquilini erano tutti via. Sasha a trovare i suoi e gli altri due in giro per la città, come ogni domenica pomeriggio. Mi son messo sul letto col portatile e mi sono fatto una carrellata di porno. Li ho scelti con cura. Guardando le attrici, trovando quelle carine, che sembrano della mia età, un po’ ingenue, con la fighetta depilata e il sedere liscio e le tettine sode. Ne ho guardati diversi, col cazzo in mano, segandomi piano, fermandomi prima di venire, come fosse una cura per gli eventi delle settimane trascorse.
Poi mentre stavo guardando una studentessa presa da due grossi arnesi, mi è passato un flash nella mente: io sono come lei.
Mi sono bloccato all’istante, cercando di scacciare il pensiero. Ma mi sono reso conto che era vero. Una parte di me sognava una ragazza a cui fare tutte quelle cose, ma Carlo mi aveva messo al suo posto e io le sto provando su di me. E godevo come presumevo godesse lei.
Quel pensiero mi ha confuso. Ho chiuso il pc, rimesso il pisello nelle mutande e chiuso gli occhi. Una parte di me si è mossa da sola, credo. Non so come sia andata davvero. Ma so che ad un certo punto ero steso sul letto col dildo puntato sul buchetto, dopo averlo infilato in bocca per insalivarlo. L’ho strusciato sul buchino, ho leccato un dito e inumidito l’entrata. “Solo per capire se mi piace davvero!” mi sono detto. Un approccio scientifico per capire se fosse Carlo coi suoi modi a plagiarmi o se invece potesse essere davvero bello. Ci ho messo un po’ a farlo entrare. Mancava la tensione sessuale, il corpo di un altro addosso al mio, le sapienti slinguate del padrone di casa, le sue dita, ma ad un certo punto la cappella di silicone è entrata. Mi ha fatto fastidio e mi son fermato. Ho preso in mano il cazzo e ho iniziato a segarlo. E piano piano mi sono rilassato e mi sono ritrovato a spingere. Il fallo di gomma è entrato centimetro dopo centimetro, finché, credo, ha raggiunto la prostata, perché al fastidio si è mescolato il piacere. Un piacere strano, misto di dolore e godimento, come delle scosse. E lì qualcosa mi ha preso. Ho iniziato a muovere il bacino come potevo. Ho tentato di impugnare il dildo e muoverlo, ma non ero abbastanza lubrificato, mi dava fastidio e la posizione era scomoda, così ho puntato i piedi sul materasso e mi sono limitato a muovere le anche, per far muovere quella roba dentro di me. Ci sono voluti pochi colpi di mano e son venuto come una fontana, con l’ano che si contraeva come un ossesso spingendo fuori l’intruso. Non doveva essere entrato tanto, perché l’ho buttato fuori tutto. E mi sono lasciato andare stremato. Un po’ la lunga sega precedente, un po’ quell’orgasmo strano… ero svuotato e mi sono addormentato.
Non credo di aver dormito molto. Mi son svegliato che lo sperma era ancora umido in alcuni punti.
Ho guardato il dildo, leggermente sporco in punta e ho sospirato. Son andato in bagno, l’ho lavato e mi sono fatto una doccia veloce. Ero sorpreso di me. Il culo mi dava un po’ fastidio, a differenza degli incontri con Carlo. Evidentemente dovevo pensare ad un lubrificante. E mentre ci riflettevo ho capito che intendevo rifarlo.
Mi veniva quasi da piangere. Stavo diventando finocchio? Lo ero sempre stato e lo scoprivo prima ancora di essere stato con una donna? Eppure, se pensavo ad una bella fighetta, continuavo ad avere voglia! Come diceva Marco, forse sono bisessuale.
Marco… Mi ha scritto per sapere se mi son fatto scopare. Ho risposto con un laconico no. Non ho voglia di parlarne.
Soprattutto, adesso, non so che fare. O meglio, non so se ammettere a me stesso che arrivato sin qui, voglio provare la vera scopata. Se ripenso al cazzo di Caro mi viene male. È enorme e l’ultima volta è stato… impetuoso. Ma d’altro canto, penso anche che tutto quello che mi ha fatto fino ad ora non mi ha dato dolore. Ha sempre detto che non è quello il suo intento. Effettivamente, se ripenso ai nostri incontri, nel complesso ho la percezione che non gli piaccia tanto la mia sofferenza o sottomissione, quanto il mio godimento. Quando mi vede eccitato sembra godere il doppio.
Come ha detto Marco quando mi ricapita un maestro così?
Ma lo voglio davvero? Voglio davvero aprirmi a quell’alternativa?
D'altronde resta la questione soldi. Potrei guadagnare una settimana pagando in contanti e pensarci ancora un po’, magari allenarmi col dildo per arrivare più aperto. Mentre lo penso capisco che non ho davvero scelta.
Lunedì mi rassegno a me stesso e gli scrivo “Quando il prossimo pagamento in natura?”
Mi risponde nel pomeriggio “Domenica alle 15.00, voglio tutto il tempo per fare con calma. Lavati bene!”
In qualche modo aver fissato la cosa mi rasserena e la settimana passa tranquilla mentre io riesco a concentrarmi sulle mie cose, come se aver fissato quell’appuntamento avesse di nuovo, finalmente, separato le mie due vite.
È domenica pomeriggio. Sono davanti alla porta di Carlo. Faccio un respiro profondo e suono.
È stata una settimana strana. A volte ero in pieno nella mia routine, lezioni, mensa, studio, babysitter, chiacchierate con Sasha... A volte mi sembra mi guardi strano. Abbiamo parlato di ragazze una sera a cena. Lui è carino, ho scoperto che ha parenti russi, il che spiega il nome, quei suoi capelli biondi e la pelle chiara. Mi ha detto che ha avuto una fidanzata alla fine delle superiori, con cui ha fatto tutto quello che si poteva fare. Poi si sono lasciati e lui ne ha sofferto molto e ora si concentra su altro. Lo studio immagino, ha dei voti eccellenti a giurisprudenza.
Io ho confessato di essere vergine e lui ha fatto una battuta sul fatto che sia uno spreco. Comunque, la mia settimana è andata così. Tranne nei momenti in cui mi veniva in mente Carlo. Allora è successo ancora due volte che mi sono masturbato col dildo nel sedere. Ho imparato a insalivarmi bene e a rilassarmi. Non so cosa pensare. Alla fine non mi dispiace, sborro un sacco ma in fondo mi da fastidio. Ma ho capito che voglio provare il cazzo vero.
Così ora sono qui.
Di solito Carlo apre subito, oggi mi pare infinito il tempo che mi fa aspettare.
Finalmente la porta si apre. Entro nell’ingresso, lui chiude la porta.
È completamente nudo e sorride.
Cado in ginocchio davanti a lui e mi getto sul suo cazzo già duro.
Inspiro a pieni polmoni il suo odore e lo bacio tutto, poi lecco finché non resisto più e me lo infilo in bocca. Lui mi accarezza gentilmente i capelli: “Brava la mia troietta – sussurra – Finalmente ti sei arreso”. Quelle parole mi turbano, forse perché sono vere. Sono venuto qui a pagare il mio affitto, so cosa mi aspetta e ho deciso di non subirlo, ma di cercare di godermelo. E così succhio quel pisellone marmoreo che mi ha aperto ad un mondo che non immaginavo.
Ad un certo punto lui si stacca: “Alzati e spogliati, cucciolo” mi dice, andando verso il divano.
Io mi sfilo la felpa e i pantaloni, ho rimesso il tanga che mi ha regalato.
Avanzo verso di lui, che mi mangia con gli occhi mentre si sega quell’enorme cazzo che si ritrova tra le gambe.
Mi indica una poltrona: “Lì” mi ordina.
Mi siedo, agitato dal suo sguardo, preso da quel suo corpo perfetto.
“Metti le gambe sui braccioli e fammi vedere il buchetto!”
Arrossisco mentre obbedisco, poggio le gambe sui due braccioli, scendo con la schiena per esporre il sedere, scosto il filo del tanga e mi apro un po’ le chiappe.
Lui mi osserva dal divano, continuando a segarsi, sembra che voglia mangiarmi, deglutisce: “Sditalinati!”
Vorrei dire qualcosa, ma il gioco è questo, lui ordina e io obbedisco. Mi porto l’indice in bocca, mi bagno il buchetto. Mi succhio di nuovo il dito e lo infilo piano.
“Muovi il dito! Scopati col dito!” mi ordina.
E io cerco di obbedire. Sono un po’ teso, sento un po’ di fastidio.
Lui sorride, si alza, si avvicina: “Non fermarti” mi dice e poi inizia a leccare. Parte dalle chiappe. Una leccata a testa, poi il solco, a lingua piena, bagnandomi tutto e facendomi rabbrividire, infine si getta sul buchetto. Io cerco di muovere il dito, sento la sua lingua insinuarsi, mi scansa la mano e mi lecca dentro. Io gemo. Sono in estasi.
Mi riprende la mano, capisco l’ordine, ricomincio a infilare il dito e sento il suo medio unirsi a me.
Il suo dito affonda molto più del mio. Facilitato dalla posizione. Spinge fino a che è tutto dentro e poi inizia a muoverlo, cerca la prostata, la trova. Mugolo.
Si alza, mi viene accanto senza togliere il dito, mi sbatte il cazzo in faccia.
Lo fisso negli occhi mentre glielo prendo in bocca.
E lui toglie il dito e subito dopo me ne infila due. Gemo col suo pisellone tra le fauci.
Lui inizia a muovere le dita, il fastidio si affievolisce, inizia il solito piacere.
“Adesso ascoltami bene troietta, voglio che sia tu a chiedermelo. Voglio che mi dica tu quando vuoi il cazzo in culo!” Sgrano gli occhi. Non so se potrò mai fare una cosa simile. Il gioco è sempre stato che sono qui solo perché devo pagare l’affitto, in sua balia. Ha cambiato le regole.
Mi getto sul suo uccello con dedizione, assaporo quella cappella a fungo dura e lucida, sento il suo gusto, aspiro l’odore. Lui inizia a muovere le dita più velocemente, spinge, gira, le muove, le estrae e le rimette dentro. Sta diventando rude, sento del fastidio. Tengo duro gemendo, sperando che i miei mugolii e le mie espressioni lo inteneriscano, ma lui sembra instancabile, pronto ad andare avanti così per ore.
E io cedo “Basta!” mugolo implorante “Basta, ti prego. Dammelo”
Lui sorride: “Cosa? Non ho capito” e spinge le due dita più a fondo.
Non me la renderà facile, mi inarco sotto quella spinta, sono scomodo in quella posizione. “Il cazzo! Voglio sentire il tuo cazzo dentro!” miagolo.
Lui sorride, toglie le dita gentilmente, si va a sedere sul divano: “Vieni sul braccio del tuo papi e impalati”.
Mi alzo dalla sedia. Le gambe mi tremano per la posizione. Guardo quel tronco di carne spaventato. Vuole che mi immoli da solo sul suo cazzo. Ma forse è un gesto carino, salendo su di lui potrò gestire io la penetrazione.
Mi sfilo il tanga e mi metto a cavalcioni su di lui che mi prende il viso tra le mani e mi bacia. Finalmente. La sua lingua in bocca mi manda in visibilio. Sento il cazzo umido della mia saliva strusciarmi sul buco. La cosa mi eccita, capisco che è vero: anche io lo voglilo dentro.
Lui me lo punta verso il buchino.
Prendo il coraggio, mi separo, lo guardo negli occhi mentre la cappella preme sulla mia rosellina.
Lo desidero anche io, inizio a scendere e spingere. L’ano resiste un attimo, ma sono già aperto per le due dita ricevute. Il buchetto si decontrae, spingo ancora, sento la punta di quel cazzo spingere. Lui resta fermo. Ancora una pressione e la cappella entra. Sento il buco cedere e quella cosa calda e dura violarmi.
Mi scappa un gemito e mi fermo. Non sento dolore, sono sorpreso.
Lui sorride mentre mi afferra i fianchi e spinge verso il basso.
E io lo lascio fare e sento centimetri di carne bollente scivolarmi dentro.
Getto la testa indietro e spalanco la bocca in un grido muto. È dentro, lo sento.
Contraggo un po’ il sedere, lui lascia la presa e io risalgo piano e riscendo.
Non sento male.
Le sue mani sono di nuovo sul mio sedere, me lo massaggia, sorride: “Adesso lo infiliamo tutto!” mi sussurra.
Lo guardo sorpreso, come sarebbe? Non è già tutto dentro? Mi chiedo. Ma mentre formulo il pensiero lui mi spinge verso il basso e in contemporanea alza il bacino.
Sento quel cazzo enorme entrare davvero, a fondo. Forse ne avevo preso metà. Mi manca il fiato, sgrano gli occhi non so nemmeno io cosa provo, mentre quell’enorme pezzo di carne mi entra fin nel profondo, viola tutto il mio corpo, ho paura arrivi in gola.
Infine sento le sue palle sfiorarmi il culo.
È enorme, mi sento pieno e, realizzo con sorpresa, non c’è dolore.
“Adesso ti sfondo” grugnisce lui riportandomi alla realtà. E inizia muoversi.
Mi tiene i fianchi e spinge col bacino, movimenti lunghi e ritmati, sento il cazzo scivolare fuori da me quasi totalmente e rientrare, percepisco la sua corsa fatta di centimetri duri e pulsanti.
Mi manca il fiato. Mi appoggio al suo petto, spingo, quasi per distaccarmi, ma la sua presa è d’acciaio sulle mie anche. “Godi troia, dillo che godi!” mi incita.
Io sono perso, non ho mai provato nulla del genere. Il mio anellino è dilatato, sento quell’enorme arnese entrarmi nella pancia, sicuramente tocca la prostata. Il mio cazzo è mezzo in erezione. Alcune spinte mi arrivano come una scossa e temo quasi di venire così.
“Ti piace vero verginello?” io annuisco, non posso fare di più, ogni spinta è un gemito.
Mi afferra le mani e me le toglie dal suo petto, poi mi inizia a pizzicare i capezzoli.
Io sto uscendo di testa. Mi viene quasi da piangere per quella sensazione martellante. Mi aggrappo alle sue spalle, affondo il viso nel suo collo, gli gemo sulla clavicola.
E lui mi afferra per i fianchi e si alza.
Sembro un fuscello nelle sue mani. Mi ribalta sul divano, mi sovrasta.
“Adesso facciamo sul serio”
Sgrano gli occhi spaventato, lui mi afferra le gambe e le divarica e inizia a muoversi con forza.
E io perdo la testa. Quel cazzo mi affonda fino alla radice, sento le palle sfiorarmi il buchetto. Inizio a scuotere la testa da un lato e dall’altro, come ad evitare che il piacere mi mandi in pappa il cervello. Lui spinge a fondo, quel suo cazzo grosso, duro e curvo all’insù che mi sbatte sulla prostata mi fa impazzire.
“Oddio, si, si! Oddio, impazzisco!” Le parole mi escono da sole, non ho più ritegno.
Lui si china a baciarmi, gli cingo i fianchi con le gambe, mi aggrappo alle sue spalle forti.
“Ti piace il cazzo vero troietta? ti piace tutto in culo!”
Mi accorgo che mi muovo con lui, per aiutarlo ad andare più a fondo. Non c’è dolore, solo quello strano piacere, intenso e a volte quasi doloroso.
“Si, mi piace! Scopami, scopami!” rispondo.
“Sei la mia troietta, senti come sei bagnato, hai il culo che pare una figa, altro che verginello! Tho!” e arriva un colpo più a fondo.
Grido e mi stringo a lui, mentre realizzo che ha ragione: il mio culo si sta bagnando da solo, sento il rumore del suo cazzo che scivola dentro di me con un suono umido. Qualcosa mi cola nel solco delle chiappe. Penso che impazzirò.
Lui improvvisamente si ferma ed esce. Rabbrividisco smarrito.
Mi afferra per una caviglia e mi fa voltare. Sono senza forze mentre lui mi solleva il sedere, mi mette a pecora, punta il cazzo.
Rabbrividisco sentendo la cappella sfiorarmi. Una paura istintiva mi fa contrarre.
Dura un secondo, perché lui mi afferra per i fianchi, mi tira a sé e contemporaneamente da un colpo di anche.
Il cazzo mi entra d’un colpo. Non sento dolore, sono aperto e bagnato ormai, ma mi toglie il fiato.
Ricomincia a muoversi così, tirandomi a sé e spingendo a fondo. E io ormai ho il cervello sciolto. Mugolo, gemo, dico parole senza senso “Si, si, scopami! Si! Oddio! Cazzo! Cazzo! Mi sfondi, mi spacchi!”
“Certo che ti sfondo troietta, hai un culo fatto per il cazzo, senti come se lo ingoia!” Poi si ferma. Ho le gambe che mi tremano leggermente per la posizione “Muoviti da solo! Impalati!” mi ordina.
Io ormai non sono più in me. Mi chiedo se sono capace e provo a spingere. Il corpo sa cosa fare più del cervello. Inizio a muovere le anche e ad andargli incontro, ad aggiustare il sedere perché quella verga dura colpisca i miei punti più sensibili.
Lui mi lascia fare e mi incita: “Così puttanella, bravo, bravo! Impalati sul bastone del tuo papino!”
Ormai non faccio più caso a quando mi chiama puttana o troia, mi ci sento, ora per lui.
Infine mi riprende le anche e ricomincia a stantuffare.
Mi chiedo se morirò così, col suo cazzo in culo.
Lui mi afferra per una spalla e mi tira a sé. Il suo corpo aderisce alla mia schiena, bollente e sudato per lo sforzo. Le sue braccia mi avvolgono, con una mano mi tocca un capezzolo, con l’altra mi afferra il cazzo molle.
Istintivamente giro la testa più che posso, gli passo un braccio attorno al collo, cerco la sua bocca.
Per un attimo il cervello mi si spegne. La sua lingua che lecca la mia, la forza con cui mi abbraccia, il capezzolo torturato e il cazzo che mi viene duro nelle sue mani e che quasi mi fa male e poi quel palo che continua incessantemente a spingersi dentro di me.
Mugolo nella sua bocca.
“Chi è la mia nuova troietta?” sussurra stringendomi il pisello.
“Io, sono io la tua troietta! Sono io!” gemo ormai senza ritegno.
“Bravo, ricordatelo!” mi dice e mi spinge di nuovo sul divano.
Atterro sulle braccia tese, ma lui mi spinge giù.
Sento il corpo possente distendersi sul mio.
La sua mano stringe il cazzo e non deve fare altro. Le sue spinte mi fanno muovere il bacino quanto basta per una leggera masturbazione.
“Oddio, aspetta, così vengo!” gemo. Non so perché ho quasi paura.
Ma lui naturalmente non si ferma, anzi accelera. Poche spinte potenti e io impazzisco.
Il cazzo inizia ad eruttare sperma nella sua mano, il culo inizia a contrarsi come un forsennato, quasi mi fa male, mentre il suo cazzo continua a spingere. Tremo preso dall’orgasmo e sento anche lui contrarsi. Due spinte più forti, un urlo, sento qualcosa di caldo riempirmi la pancia.
Il fatto che stia venendo per le mie contrazioni mi fa diventare matto. Mi afferro al suo braccio, spingo verso di lui “Si! Si! Riempimi! Riempimi!” gemo sotto i suoi colpi finali.
Ancora poche spinte, poi crollo esausto. E lui anche. Il suo peso su di me è rasserenante. Il suo cazzo scivola dal mio buchetto martoriato portandosi dietro un rivolo di sperma.
Sono distrutto.
“MMM niente male per un verginello!” sussurra il mio padrone di casa schiccandomi un bacio sulla tempia.
Si alza e mi osserva. Sono incapace di muovermi.
Lo sento armeggiare, poi un rumore strano.
Mi volto a guardarlo. È sopra di me col cellulare, sta scattando una foto del suo cazzo ancora barzotto e sporco di sperma appoggiato sul mio buchetto sfondato.
“No!” protesto flebilmente.
“Dopo te la mando” mi dice, poi si china e mi da un bacio su una chiappa “Bello il mio culetto! Riposa un po’ che poi facciamo una doccia e il secondo round”
Il cuore mi salta un battito, come il secondo round, mi chiedo, e chi ce la può fare?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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