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La mia storia con G 2: frutta e verdura


di Membro VIP di Annunci69.it pattymilf
24.10.2023    |    9.330    |    10 9.8
"Mentre le tirava i capezzoli o le strizzava le tette..."
Un paio di mesi prima
Aveva passato il periodo dall’adolescenza fino a poco meno dei trent’anni molto allegramente. Bionda naturale, grandi occhi azzurri, bella bocca (da pompini come le dicevano); non più di un metro e sessanta; due belle tette che venivano generosamente esposte e che generalmente ballavano libere (da spagnola come dicevano tutti, e non erano pochi, quelli che le avevano provate). Sculettava allegramente, conscia dell’effetto che il suo fondo schiena generava sugli uomini e che attirava spesso e volentieri qualche palpata indiscreta, preannuncio di qualcosa di più concreto.
Si era poi sposata con un bravo ragazzo dal quale aveva avuto una figlia. Sembrava avere messo la testa, e il resto, a posto.
Come in ogni matrimonio anche il suo ebbe un momento di crisi; i preti non usavano più e le fu consigliato di incontrare uno psicologo, esperto in problemi di coppia.
Era un uomo maturo, vent’anni almeno più di lei, sicuro, affascinante, in apparenza professionale.
Utilizzò i primi incontri facendosi raccontare la sua vita sessuale, soprattutto passata; scendeva in ogni particolare creando in lei imbarazzo e vergogna; le fece ricordare e raccontare i suoi rapporti orali, il suo sverginamento vaginale ed anale. I suoi rapporti multipli, il suo piacere ad essere esibita. Il suo essere sottomessa, alla ricerca di qualcuno che la dominasse. Le fece rivivere il suo passato, quando era la puttanella della compagnia, spinta da suo cugino e ai suoi amici verso esperienze sempre diverse, più audaci. Era stata il divertimento di molti uomini adulti, e di qualche donna.
Lo psicologo aveva rapidamente capito che la sua nuova paziente era una giovane, splendida donna insoddisfatta, pronta per essere colta. Il marito, brav’uomo, non era in grado di comprendere le necessità della moglie. Decise di andare dritto allo scopo.
Patrizia era seduta di fronte a lui. Indossava uno scamiciato che le lasciava le belle spalle scoperte. La scollatura ampia lasciva vedere l’attaccatura del seno sodo. Il vestito arrivava sopra il ginocchio, aveva lasciato aperto l’ultimo bottone, e le gambe accavallate evidenziavano le belle cosce abbronzate.
Lui si era alzato, come talvolta faceva.
‘Posso darti del tu?’
‘Certo dottore’
Si era messo dietro di lei. Le poggiò le mani sulle spalle nude; era la prima volta che la toccava. La sentì irrigidirsi, per un attimo.
Cominciò a massaggiarle le spalle. Lei non capiva, ma era piacevole.
‘Ti rilassa?’
‘Si, mi piace’
Piano piano fece scivolare le dita sotto la stoffa del vestito. Sentiva la morbida pelle del seno sotto ai polpastrelli.
‘Dottore…’
Il respiro di lei era più frequente, le mani di lui si erano impossessate delle sue tette
‘Lo sai qual è il tuo problema?’
‘No dottore’
‘Sei in astinenza’
‘Non capisco dottore’
‘Il cazzo. Ti manca. Tu sei una troietta, ne hai bisogno come l’aria’
Le pizzicava i capezzoli, li sentiva inturgidirsi sotto le dita
‘Apri completamente il vestito’
‘Ma…’
Le diede una violenta strizzata.
‘Fallo’
Obbedì. Indossava degli slip di cotone bianco. Lui continuava a pastrugnarle le mammelle, che aveva estratte dal reggiseno.
‘Toglili, subito’
Ne aveva ben compreso l’indole remissiva. Se li tolse.
Una sottile peluria bionda le copriva la fighetta
‘Allarga le gambe e comincia toccarti’
‘No, dottore, per piacere, mi vergogno’
La colpì con una manata sulla tetta destra, strappandole un gemito
Obbedì ancora una volta.
Lo psicologo si era ora posto al suo fianco. Si era slacciato i pantaloni e tirato fuori il cazzo; un bel cazzo, già duro, grosso. Lei ne aveva visti tanti e quello era sicuramente al top.
Se lo prese con una mano, strofinandoglielo sul viso, mentre con l’altra mano si divertiva con le sue poppe gonfie. Patrizia aveva chiuso gli occhi, ansimando per il piacere che si stava procurando.
Sentì qualcosa premerle sulle labbra, aprì gli occhi un momento, capì e aprì la bocca lasciando entrare la grossa cappella: era come una figa, calda e umida; vi si divertì per alcuni minuti impedendole di masturbarsi.
Si sentiva usata, ma la sua passera restava bagnata e non smetteva di sfregarsi le cosce fra loro.
‘Sei proprio una brava puttanella, avevo ragione? ’
Le liberò la bocca
‘Rispondimi! ’
‘Dottore, no…’
‘Si che lo sei, dimmelo’
Era ora di fronte a lei: le aveva pinzato i capezzoloni fra le dita e glieli stava tirando
‘Dì bene: io sono’
‘Io sono’
‘Una puttanella in calore’
Ripeté ancora una volta, rossa in viso
‘Una puttanella in calore’
‘Brava, ci vuole così poco; ora ti alzi e ti spogli completamente, puoi tenere le scarpe’
La guardò bene, era proprio una gran figa e sarebbe diventata una cagna obbediente.
La prese per una tetta, portandola verso la scrivania; le fece appoggiare il busto sul ripiano di vetro: vestita si notava meno, aveva un bel culo. Gli avrebbe dato molte soddisfazioni.
‘Allarga le gambe’
Ebbe un attimo di ritardo e si guadagnò un sonoro sculaccione; era eccitato, il cazzo duro, se lo prese in mano e lo infilò tra le sue labbra penetrandola facilmente. La teneva per i fianchi, martellandola con furia, la sentì gemere mentre affondava dentro di lei, la sentì venire mentre anche lui la riempiva di sborra, che rimase poi a guardare mentre colava tra le sue cosce nude.


Oggi.
Si stava divertendo con lei a letto, l’aveva legata come altre volte, curando con cura particolare l’esposizione del suo fondo schiena. Le attaccò due mollette ai capezzoli
‘Quando ti strofinerai sul letto ti procureranno sensazioni piacevoli’
Si era allontanato pochi minuti ed era tornato molto allegro.
‘Ho scoperto un sito internet dedicato alle esibizioniste, accettano fotografie che mostrino cosa piace fare e farsi fare; diventerai una protagonista’.
Le scattò una prima serie di immagini, erano ben esposti la figa e il culo. Una seconda serie faceva vedere la passerina penetrata progressivamente da una, due e poi tre dita; tolta la mano la figa restava aperta pronta a ricevere il cazzo, seguivano una serie di foto che dimostravano una bella scopata ed infine l’ultima faceva vedere la sborra che colava. Prese una zucchina che si era portato dalla cucina, era lunga una trentina di cm e di diametro adeguato, gliela infilò facilmente fino a toccare l’utero.
‘Ora ti farò venire con questa, sei così porca che non avrai problemi’
Usava una mano destra per scoparla con la zucchina, mentre con la sinistra le stimolava la nocciolina. Ogni tanto si fermava con l’una o l’altra mano e scattava una foto.
Venne dopo pochi minuti .
‘Porco maledetto’
‘Ho appena cominciato, godi con un cazzo finto, ora vediamo con due’
Aveva una serie di zucchine di dimensioni crescenti, ne ungeva una con un po’ di vaselina, gliela infilava nel culo, la fotografava, la estraeva fotografandola di nuovo per fare vedere il buco sempre più largo.
Due grosse zucchine le sporgevano dal culo e dalla figa: ne prese una per mano facendole scorrere avanti e indietro alternativamente. Il corpo di lei cominciò a muoversi lentamente.
‘Comincia a piacerti, lo sapevo’
I movimenti di lui si facevano più rapidi. Le uscì un gemito. Rallentò
‘Ancora’
Le mollò un manrovescio sul culo
‘Per piacere, non si dice più?
‘Ancora, per piacere’
Riprese, quando gli sembrava stesse per venire, rallentava, spesso le dava una gran manata sulle natiche sempre più rosse.
Fu squassata da un orgasmo che poche volte aveva provato. Le tolse i cazzi finti e fotografò le sue aperture ben più che socchiuse.
Le rinfilò una zucchina nella figa e l’inculò ancora una volta, ma questa volta con il suo cazzo.
Lei venne ancora una volta, la slegò, la girò. Sul lenzuolo i segni lasciati dai capezzoli martoriati.
Le prese le tette in mano, quasi soppesandole
‘Non è finita ancora, ci divertiremo ancora molto tu ed io’
Nelle settimane successive continuò ad usarla come voleva. Non era più necessario legarla a letto, ne faceva quel che voleva, la fotografava continuamente.
‘Sei fotogenica, hai preso il massimo dei voti’
‘A cosa ti riferisci?’
‘Guarda qui’ le disse mostrandole lo schermo del computer ‘ho inviato le tue foto a un sito per esibizioniste. Sei stata già vista da 3.234 persone, il voto medio è 9,3 su 10’
C’erano più di cento foto che la ritraevano con la figa e il culo chiusi, socchiusi, aperti o riempiti da lui o da quanto offriva il mercato ortofrutticolo. Era ripresa con due grosse banane sporgenti dalle sue intimità, oppure mentre lei stessa si infilava due robusti zucchini.
La si vedeva con il suo cazzo in bocca e, come le diceva, ‘farcita’ nelle altre aperture. Con la bocca aperta mentre attendeva che lui gliela riempisse con i suoi caldi fiotti. Mentre gli faceva una spagnola schizzandola fino al collo. Mentre le tirava i capezzoli o le strizzava le tette. Trovava eccitante mostrarla con la sua sborra che le colava dalla bocca semiaperta o le era spalmata sul suo splendido corpo.
Il volto di lei era censurato, ma chi la conosceva bene avrebbe potuto identificarla magari anche solo da particolari dell’arredamento.
Chiunque vedesse quelle foto non poteva pensare altro che fosse quanto meno disponibile..
I commenti che potevano essere inviati dai visitatori del sito erano in effetti molto espliciti: il minimo che era proposto era di farsela leccare.
‘Sei un maiale perverso. Quelle foto dovevano restare tra noi’
‘Dal momento che non vuoi farti vedere dai miei amici, mi piace l’idea di esibirti per chiunque ti voglia, fai felici tante persone’
‘Saranno dei perversi come te’
‘Ti apprezzeranno, come me. E poi scommetto che ti sarai eccitata anche tu a vedere le foto e i commenti. Fammi sentire’
Prima che lei potesse reagire le aveva preso un seno cercando il capezzolo sotto la stoffa sottile della t-shirt; come al solito non indossava nulla sotto.
‘Le tette ti tradiscono sempre, sono turgide’
‘Lasciami!’
‘Va bene. Usciamo, andiamo per acquisti’
‘Di cosa hai bisogno?’
‘Io di niente, tu di un giro in un sexy shop: vestiti appropriatamente’.
Dopo qualche discussione e una strapazzata alle tette era pronta: niente biancheria; una leggera mini la copriva appena mentre un top di cotone le si fermava appena sotto il seno procace lasciandolo libero di ondeggiare dolcemente; un respiro appena profondo ne lasciava vedere il bordo inferiore. Un paio di sandali a tacco alto la costringevano ad uno svolazzare di gonna che poco lasciava alla fantasia.
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