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Lui & Lei

Patty la porcellina della scuola 3


di Membro VIP di Annunci69.it pattymilf
14.06.2024    |    10.709    |    24 9.8
"Le lezioni terminarono alle due, nella calca dell’uscita riuscii a dirigermi verso la palestra dove Carlo mi aspettava..."
Carlo mi aveva detto come dovevo vestirmi: la gonna più corta che avessi e una camicetta leggera, ben sbottonata davanti. Slip ridotti al minimo. Potevo coprirmi con una giacca o altro indumento che però doveva restare aperto. Presi l’autobus; mi accomodai su uno dei sedili posizionati di traverso, unici liberi; avevo un giubbino leggero che lasciato aperto mi lasciava le cosce praticamente nude. Dall’altra parte un signore di mezza età mi fissava spudoratamente. Come spesso mi succedeva e come avevo ben realizzato l’estate precedente, questi sguardi risvegliano in me un esibizionismo latente e un conseguente stato di eccitazione.
Tenevo le ginocchia appena aperte, la gonnellina mi copriva appena le mutandine il cui colore rosso era sicuramente ben visibile al mio dirimpettaio.
L’autobus si era nel frattempo riempito. Di fronte a me un uomo di una quarantina d’anni, il suo sguardo scorreva dalle mie gambe alla scollatura; ho una quarta, su un corpo abbastanza minuto, sono alta forse un metro e sessanta: le mie tette erano bene in vista, si notava l’inizio delle aoreole scure e il capezzolo che spingeva sotto il tessuto sottile. Appoggiò un ginocchio contro il mio; non feci nulla. Infilò il suo ginocchio fra le mie. Mi guardò, le sue labbra articolarono chiaramente la parola “Troia”.
Mi alzai, mancavano un paio di fermate alla mia. L’uomo era dietro di me. Sentii subito la sua mano sulla pelle nuda della mia coscia destra. Risalì fino agli slippini, le sue dita passarono sotto e cominciarono a giocare con i miei peletti.
La gente intorno non si accorgeva di nulla; lo sentii spingere con il bacino contro il mio fondoschiena mentre mi sussurrava in un orecchio che porcellina dovevo essere.

L’avevo notata appena salito sull’autobus. Probabilmente una studentessa delle superiori. Bionda, occhi azzurri. Portava una camicetta leggera che permetteva la visione di un bel paio di tette che certamente non avevano bisogno di alcun sostegno. La gonna, già corta di suo lasciava scoperte le cosce. L’impressione che dava era di una puttanella in calore. Mi posi di fronte a lei, spingendo il mio ginocchio contro il suo; non trovando alcuna resistenza glielo infilai fra le gambe che la ragazza teneva appena aperte. Si spostò in avanti per alzarsi, il suo bacino urtò contro il mio ginocchio, che per qualche attimo non retrassi. Si diresse verso l’uscita ed io dietro a lei; l’autobus era pieno e gli spazi fra le persone inesistenti. Sono piccoletto e questo in situazioni particolari è un vantaggio. La ragazza era attaccata al corrimano in alto, il gonnellino era così ancora più sollevato la copriva appena Appoggiai la mia mano sulla sua coscia nuda, la accarezzai salendo verso l’alto; portava degli slippini ridotti; mi spostai verso il culo cui diedi una palpata generosa, era sodo come poche volte ne avevo sentiti; il mio obiettivo era però un altro; infilai le dita sotto il tessuto leggero, spostandomi sul davanti. La troietta era incollata al mio inguine. Raggiunsi la sua fighetta coperta da una delicata peluria con cui giocai, scendendo poi con un dito tra le labbra, umide. Cercai la sua nocciolina, la titillai con la punta del dito, la sentii rapidamente inturgidirsi.
Era arrivato il suo momento di scendere
-Puttanella, ti aspetto domani, a questa fermata, stessa ora, stesso vestito; tieniti libera-

Giunsi a scuola. Lucia mi aspettava ai cancelli, come sempre.
-Dove vai con le tette di fuori, sembri proprio una troietta in calore! -
Le raccontai quanto era successo; intanto mi abbottonai la camicetta
-Scommetto che ti è piaciuto e che domani non ti vedo a scuola-
-Vedremo-
-Già il non escluderlo significa che ti è piaciuto-
-Un po’ mi vergogno-
-Solo un po’…..-
Arrivò Carlo, Lucia si allontanò
-Tutto bene? - mi disse facendomi l’occhiolino
-Si, certo perché? -
-Hai fatto nuove conoscenze in autobus? -
Arrossii visibilmente.
-Credo tu abbia conosciuto mio zio, mi ha detto che hai un bel culetto sodo-
-Siete due maiali-
-Non ti sei tirata indietro-
-Entriamo, si fa tardi-
Era di fronte a me; non visto, mi strizzò un seno con forza
-Ci vediamo in palestra come al solito-
La giornata passò velocemente, anche se la mia gonna un po’ troppo corta attirava gli sguardi della componente maschile della classe. Le lezioni terminarono alle due, nella calca dell’uscita riuscii a dirigermi verso la palestra dove Carlo mi aspettava.

L’avevo di fronte, le labbra socchiuse; il giubbino aperto sulla leggera camicetta riempita dal seno sodo, sotto al tessuto spuntavano i capezzoli duri. Le braccia erano abbandonate sui fianchi; le gambe erano appena aperte, poco coperte dalla leggera gonnellina.
Mi avvinai a lei, le feci scendere il giubbino sulle spalle fino a farlo cadere a terra. Sbottonai la camicetta. Il suo respiro si era fatto più frequente, le tettone nude si muovevano appena. Le presi i capezzoli tra le dita, stringendoli forte tirandola verso di me. Gemeva e mi eccitava. La baciai, ficcandole la lingua in bocca: mi sembrava una figa, la sua, calda e umida. La limonai per un po’, poi le passai dietro. Era una cosa che mi era sempre piaciuta fare, prendere le tette e palparle a piene mani, strizzando i capezzoli; se poi erano come quelli di Patrizia, grossi e duri mi eccitavo fino quasi a venire. Sapevo di farle male e si divincolava cercando di liberarsi, spingevo il mio cazzo duro contro il suo culo sodo.
-Mi fai male, smettila! -
-Zitta maialina-
-Ti prego-
Le diedi una ulteriore strizzata poi la spinsi contro lo scrittoio costringendola a piegarcisi sopra. Le sollevai il gonnellino, sotto portava uno slippino assai ridotto che lasciava scoperte le natiche sode.
Suo cugino, con cui mi sentivo regolarmente, mi aveva raccontato come nell’estate precedente le avesse sverginato il culo e come si fossero divertiti con lei lui ed i suoi amici, singolarmente ed insieme. Patrizia si era dimostrata non solo una ragazza remissiva, facile da dominare, ma una vera porcellina che godeva con la bocca, con la figa e con il culo; e che ora avevo davanti a me. Tirai fuori il cazzo, era già bello duro ma decisi di bagnarlo prima un po’.

Ero piegata sul piano dello scrittoio, le tette dolenti per trattamento ricevuto, il mio fondoschiena in bella vista; mi sentivo ed ero una cagnetta pronta per la monta. Sentii Carlo armeggiare dietro, mi abbassò le mutandine.
-Lo sai che hai un bel culo? -
-Grazie-
-So che te l’hanno già aperto-
-Si-
-Oggi te lo voglio riempire io-
-Ti prego, non…-
Non terminai la frase, mi arrivò un violento schiaffone sulla natica.
-Tu devi solo dire sì, grazie-
- Io…-
Mi colpì ancora con un manrovescio, dall’altra parte. Bruciava.
-Allora? -
-Prendilo, grazie-
Finiva sempre così: cedevo e mi eccitavo contemporaneamente. Sentii il suo uccello che si faceva strada nella mia vagina umida. Mi tirò verso di sé, i miei seni non poggiavano più sul tavolo e ballavano liberi sotto i colpi che ricevevo. Mi scopò per bene per parecchi minuti, poi spostò le mani dai miei fianchi sulle mie chiappe, divaricandole. Era qualche settimana che non mi facevano il culo. Gli ultimi erano stati mio cugino Gianfi e il suo amico Marco che, dopo avermelo sverginato, si erano divertiti per tutta l’estate precedente. All’inizio on mi piaceva molto, ma poi avevo finito con il godere con il culo come con la fighetta e più di una volta se li erano presi insieme.
Sentii la grossa punta del cazzo di Carlo appoggiarsi alla mia rosellina. Mi riprese per i fianchi, si diede una bella spinta ed entrò senza difficoltà alcuna dentro di me.
-Sei proprio una troietta rotta in culo-
Aveva ragione;
-Spingi più forte…. Spingi-
Ero quasi arrivata, quando qualcuno urlò
-Bravi! -
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