Lui & Lei

La proff


di Cazzone76
19.01.2024    |    314    |    1 8.7
"In effetti, al corso, ero uno di quelli più attivi..."
Era l'ultimo anno di università. Io ero quasi in pari e la storia di Elisabetta mi aveva lasciato qualche ferita. Mi piaceva una ragazza, di un anno piu grande di me. Aveva due pere enormi, un bel sorriso, ma non subiva il mio fascino. Ma neppure un po'. Ci eravamo conosciuti il giorno dell'orale di inglese. Una parola, uno sguardo. Anche a lei mancavano quattro esami e, chiacchierando, mi consigliò il corso di storia dell'America del Nord. "Io con la proff ho seguito Storia del Sudamerica. È ganzissima". Ovviamente decisi di seguire il corso nell'obiettivo di scoparmi Martina, la ragazza dalle grandi tette. Il corso era interessante, in effetti. Eravamo in pochi, dieci, dodici persone. Non parevano nemmeno una serie di lezioni universitarie. Con Martina si scherzava, ma nulla di più. Un giorno provai ad invitarla a ballare. "Sisi, senti Simone, la Clarissa e Vittorio". Erano tre compagni del corso. Il fatto che avesse proposto un'uscita di gruppo mi faceva capire che non c'era trippa per gatti. Ed infatti, quando andammo a ballare, non successe un bel niente. E così giunse maggio. La proff del corso propose di organizzare una serata a casa sua. Una cena. "Dai, passa una mezz'ora prima, verso le 7, così mi dai una mano a preparare". In effetti, al corso, ero uno di quelli più attivi. Quella richiesta però mi apparve strana. Andai davanti allo specchio e dissi a me stesso, guardami nei occhi. "Ehi, non facciamo scherzi. È una donna di 45 anni, te un bamboccio di 24. E se sbagli una mossa bocci anche all'esame". La proff era una bella donna. Occhio azzurro, magra, alta, seno scarsino ma culo non male. E poi era una milf (anche se, ai miei tempi, non esisteva quella parola). Mi presentai come promesso alle sette meno dieci. Viveva in un casolare in aperta campagna. Un rustico davvero bello. Preparammo il tavolo e poi si accese una canna. "Mica ti scandalizzerai, eh". Ovviamente no, l'erba mi è sempre piaciuta. E così fumammo insieme. Lei era in gonna, e mentre rollava, si mise seduta su una pietra, con le gambe appoggiate al seno. Dalla mia posizione le vedevo non solo le mutandine, ma persino il pelo della fica. Mi si era rizzato. Parecchio. "Devo andare a cambiarmi, dai accompagnami". La seguii al secondo piano, lei si girò e mi guardò i pantaloni di lino. "Ma cosa hai in mezzo alle gambe? Non ci credo". Mi venne vicino e mi toccò il cazzo. Non era vero, era l'effetto dell'erba. Invece no, era tutto autentico. La proff mi prese il pisello in bocca. "Che cazzone!". Non mi feci pregare. La ribaltai, le alzai la gonna e iniziai a leccarle la fica. Fu un 69 clamoroso. Era bagnatissima. "Basta, sennò mi lasci a bocca asciutta". Alludeva alla possibilità che sborrassi da un momento all'altro. Non aveva torto, ero carico. La proff non si fece troppe paranoie: aprì il cassetto del comodino, prese un preservativo e me lo mise con la bocca. Poi mi salì sopra. Lei venne in sei, sette minuti, urlando come un animale. E ripetendo il mio come, di continuo. La girai e provai a metterglielo dietro. "Ehi, il culo no. Uno, perché il lato B è solo di mio marito, due perché non ho voglia di provare dolore. E con quel cazzo mi sfonderesti". Non sapevo nemmeno fosse sposata, ma, in quel momento, era l'ultimo dei miei pensieri. Tolsi il preservativo, le presi la testa, ma lei mi bloccò. "No, non ingoio. Sborrami in faccia, come ad una zoccola". Mi stavo incazzando. Non sono mai andato troppo d'accordo con i no. Feci un lungo respiro e le inondai il volto. Poi mi rivestii. Era stata una scopata spot. Entrambi sapevamo che non ci sarebbe stato il bis. Dopo 4, 5 minuti al massimo arrivarono gli altri. Andai a salutare Martina che, a mala pena, mi rivolse parola. Era strana. Poi successe uno di quegli episodi che ti fa dire, sì il destino esiste. La batteria dell'auto di Clarissa diede forfait. Io mi proposi di portare lei e Martina (che erano giunte insieme alla casa della proff). Scientemente feci una strada che mi obbligò, gioco forza, a passare prima dalla casa di Clarissa. Sarà stata la chiavata con la proff o non so cosa altro, ma avevo deciso di provarci. Di brutto. E sentivo già il serpente che si agitava. Ci fermammo, Clarissa ci salutò e scese dalla mia auto. Casa sua era situata in un piccola strada buia. Rientrato in macchina, baciai Martina. Lei mi spinse via e mi schiaffeggiò. Con una forza inaudita. "Vatti a scopare la proff, pezzo di merda. Si, so tutto. Eravamo arrivare un paio di minuti prima degli altri e abbiamo sentito quella troia urlare il tuo nome. Non è stato complicato capire cosa stavate facendo. Persino Clarissa ci è arrivata". Non sapevo che dire. "Sai, te mi piaci un sacco. Da sempre. Ma mi ero ripromessa di non voler essere una delle tante della tua collezione. Pensi sia stato semplice resistere alle tue avances? No, affatto. Ma io da te volevo una storia, non solo una scopata. Volevo vedere quanto resistevi a starmi dietro. Sì è un gioco scemo, può darsi. Di sicuro te la sensibilità ce l'hai solo sul cazzo". Non potevo perdere in quel modo, senza giocarmi le mie carte. E così.....(continua)
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