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Lui & Lei

Dalle otto alle otto per ventiquattr'ore - Capitolo 9 - dalle 16 alle 17


di Parrino
10.11.2022    |    1.026    |    1 9.2
"Inizi, però, a muovere convulsamente i fianchi, un po' in circolo, un po' avanti e indietro..."
Scivoli sul mio corpo, lenta e sinuosa. Fingi di baciarmi ma, appena le nostre labbra si sfiorano, pieghi le tue in un sorriso birichino e le allontani dalle mie, impedendomi di assaggiarle nuovamente. Vuoi essere tu a gustare me, stavolta. Mi baci il collo, le spalle. Inaspettatamente, un tuo morso sul mio deltoide destro mi fa fremere dal dolore. Ridi per la mia reazione mentre, senza smettere di fissarmi negli occhi, prosegui il tuo percorso sul mio torace, sull'addome. Le tue mani vanno a stringere e divaricare le mie cosce intanto che avvicini il volto al mio membro turgido. Le tue unghie premono sulla mia carne, tanto da lasciarmene il segno. Ti inumidisci le labbra e baci il glande gonfio ed esposto. Procedi allo stesso modo, a ritmo cadenzato, verso la base dell'asta nodosa, fino ad incontrare il mio scroto. Lo accarezzi con voluttuosi colpi di lingua, per poi succhiare delicatamente prima l'uno e poi l'altro testicolo. Riesci a fare tutto senza distogliere il tuo sguardo dal mio neppure per un istante, senza perderti l'eccitazione che traspare dai miei occhi e senza privarmi della voglia che trapela dai tuoi. Torni a dedicare le tue attenzioni alla punta del mio sesso, lasciando colare su di essa un rivolo di saliva prima di prendere ad imboccarlo. Stimoli il prepuzio con la lingua, poi continui fin quando non avverti il mio glande arrivarti sino in gola. Dopodiché è un lento dentro e fuori, un mimare al rallentatore l'amplesso che attendi di consumare di lì a poco. Solo quando il mio membro è bagnato, lucido, solo quando la tua saliva arriva ad impregnare finanche i peli del mio pube, decidi di tornare a cavalcioni su di me. Impugni la base dell'asta, avvolgendo lo scroto pieno con la tua mano calda e, senza fretta, ti cali su di me lasciandoti penetrare centimetro dopo centimetro, nel corso di pochi istanti che paiono infiniti. A bocca spalancata, e senza emettere alcun suono, sembra quasi mancarti il fiato mentre il tuo corpo si appropria della mia erezione.
Una volta che sei totalmente invasa dalla mia virilità, le mie mani vanno a impastare i tuoi seni, e le tue a stringere la pelle e i peli del mio torace. Sento le tue pareti bollenti aderire al mio membro, stritolarlo, contrarsi e rilassarsi quasi come a volerlo risucchiare ancor più dentro di te. Ma sei già piena, e i tuoi sospiri, i tuoi gemiti quasi lamentosi ne sono un'eccitante conferma.
Passa qualche secondo, poi fai leva sul materasso per sollevarti appena, per far sgusciare via da te una buona metà del mio sesso. Solo per un istante, prima di lasciarti cadere ancora su di esso e penetrarti nuovamente e completamente. Le mie mani, nel frattempo, non smettono di esplorare lo splendido corpo nudo che si muove sul mio. Dai seni al collo, per raggiungere la schiena e ridiscendere a stringere i tuoi glutei morbidi e tesi. Terminando infine la loro corsa sulle tue cosce piene. Le afferro saldamente, rivolgendoti un ghigno. Mi guardi interdetta, non rendendoti subito conto di cosa voglia significare quell'espressione. Te ne accorgi solo alcuni istanti più tardi, quando la mia presa ti impedisce di ripetere la tua manovra. Di sollevarti e impalarti per l'ennesima volta.
«Ma... cosa...», mi dici quasi annaspando.
«Riprovaci», ribatto.
Non riesci a sollevarti, ma muovi il bacino all'indietro per tentare di liberarti. Così facendo, il mio membro quasi scava dentro di te, allargandoti ulteriormente e strappandoti un lieve grido di piacere.
Serro più forte la presa sulle tue gambe, muovendo in alto il bacino per aderire a te. Ti mordi le labbra e rotei gli occhi a seguito di quella mossa, poi stringi la trapunta fra i pugni e li punti sul materasso ai lati del mio volto, acconsentendo tacitamente a quanto ti ho imposto. Non tenti più di sollevarti, ma lasci che resti tutto dentro di te. Inizi, però, a muovere convulsamente i fianchi, un po' in circolo, un po' avanti e indietro. Non posso fare a meno di tornare a stringere le tue meravigliose forme, il tuo sedere, il tuo seno, mentre continui a strisciare furiosamente sulla mia asta per riempirti, allargarti il più possibile.
«Basta così», ti dico interrompendo i tuoi versi rochi e i tuoi movimenti quasi rabbiosi. Ti cingo la vita con le mani, sollevandoti di peso e lasciandoti ricadere supina sul letto.
«Ancora... ancora... ti prego, ci sono quasi...», ripeti in debito d'ossigeno.
Mi volto verso di te. Premo con l'indice sulle tue labbra carnose, poi, col dorso della mano, prendo a scendere lungo il collo e lo sterno, disegnando idealmente dei cerchi attorno ai tuoi seni e continuando fino a incontrare la tua peluria scura. A gambe larghe non ti opponi al mio tocco, lasciando che le mie dita si impregnino dei tuoi succhi mentre ti massaggiano labbra e clitoride.
«Dovresti proprio prepararti per uscire», dico sforzandomi di imprimere un tono di normalità alla frase, un tono del tutto avulso dal contesto nel quale ci troviamo.
«Dovresti... proprio... andartene a fanculo...», biascichi alternando profondi sospiri alle tue parole.
Rido, senza smettere di accarezzarti. «Ne varrà la pena», ti rassicuro con aria sincera.
«Lo spero per te», rispondi secca prima di scostare la mia mano con un gesto stizzito e sederti sul bordo del letto a due piazze.
«Vedrai», replico ricevendo di rimando un'occhiata tagliente.
Frughi per un po' nella valigia, estraendo infine la maglia nera e il pantalone bianco che ti avevo chiesto di portare a seguito delle svariate foto che mi mandasti con indosso i capi più intriganti del tuo guardaroba.
«Questa dovrò indossarla prima di truccarmi», mi dici sollevando in aria la casacca.
Aspetti un mio cenno d'assenso prima di infilarla, celando in parte ai miei occhi le linee del tuo seno, sebbene, alla luce, la trasparenza di un tessuto così sottile renda ben visibili la forma delle coppe e i capezzoli ancora turgidi. Poi ti volti per muovere verso il bagno, regalandomi la vista del tuo sedere nudo mentre ancheggi nel corridoio.
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