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Martina prima sera


di silvio
14.04.2016    |    15.339    |    3 9.4
"La guardo negli occhi un po’ sorpreso, poi le guardo la bocca, mi avvicino e la deposito un bacetto sulle labbra..."
Sono un tecnico cinquantenne impiegato in una nota ditta romagnola, con funzioni di dirigente.
Sposato, con figli, alto, moro con i capelli appena brizzolati sulle tempie.
Qualche giorno fa la direzione mi comunica che dovrò recarmi a Milano per un corso di aggiornamento di tre giorni; con me sono stati scelti Aldo e Martina.
Aldo è un quarantenne di origini lombarde, proprio dei dintorni di Milano, mentre Martina è originaria delle Marche. Martina è trentacinquenne, statura media, capelli neri a caschetto e occhi scuri, seno importante ma non esibito (mai scollata, sempre molto “a posto”), pimpante, sorridente, insomma simpatica.
Durante il viaggio in treno, la mattina presto Aldo ci comunica che ha parenti e amici in zona e quindi non si fermerà a dormire in albergo: finite le lezioni e i meeting lui se ne andrà e ci rivedremo la mattina dopo. Chiede se va bene e effettivamente non c’e nessun problema per noi due rimasti.
Arriviamo in stazione, taxi, sistemazione in hotel, presentazioni, incontri, parole, slides, dispense, insomma la solita roba.
Pranzo poi di nuovo il pomeriggio in sala. Arrivo a sera che non ne posso più. Siccome c’è un po’ di tempo prima di cena, decido di fare due passi nel giardino-parco dell’hotel; uscendo dalla porta vedo Martina e le chiedo se vuole sgranchirsi le gambe. Facciamo un giro, poi troviamo una panchina sotto un salice e ci sediamo. Indossa un tailleur giacca e gonna grigia e camicetta bianca.
Io mi allungo, tolgo gli occhiali, mi allento la cravatta, si sta bene e si sente il tepore di aprile. Allargo le braccia sul bordo della panchina per rilassarmi ancora di più e in quel momento Martina, che era seduta vicino a me mi si appoggia contro. La guardo negli occhi un po’ sorpreso, poi le guardo la bocca, mi avvicino e la deposito un bacetto sulle labbra.
Lei risponde e allora io continuo, le premo la bocca contro la sua e la apro. Sento che anche lei la apre e la punta delle nostre lingue si tocca. Mi stacco un attimo e poi le infilo tutta la lingua in bocca, le succhio la sua, insomma ci stiamo baciando alla grande.
Infilo una mano sotto la camicetta e le tocco il seno da sopra al reggiseno, ma lei si ritrae, si ricompone e mi dice: “ Dai, basta, possono vederci. Il resto dopo, dopo cena, anzi è ora di rientrare. Il numero della tua camera lo so!”
Andiamo a cena siamo in un tavolo con altri quattro colleghi, si parla del più e del meno, si fa conoscenza; ogni tanto un sorriso gentile ma nulla di più. Non posso toccarla, non posso nemmeno allungare un piede perché gli altri mi vedrebbero.
Dopo cena caffè, digestivo (io niente perché voglio essere lucido); dopo poco sento lei che fa :”Io sono stanca: una doccia e a letto” e mi guarda di sfuggita. Anch’io mi sgancio e vado in camera ad aspettarla.
Dopo una mezzoretta (si sa il tempo per le donne …) sento bussare leggermente, apro ed è lei, che entra, richiude la porta e le si appoggia contro.
Io riprendo da dove eravamo rimasti nel parco.
La bacio, le infilo la mano sotto la camicetta e le tocco il seno, grande, soffice e la sento sospirare contro le mie labbra.
Le tolgo la giacca e la camicetta e le sfilo la gonna. Rimane in reggiseno e slip di pizzo nero.
La adagio sul letto, mi inginocchio davanti a lei e le scosto lo slip: non è depilata, ma neanche boscosa, il pelo nero come i capelli.
Inizio a leccarla, le stringo il clitoride con le labbra e le do colpetti veloci con la lingua, intanto con una mano mi infilo sotto il reggiseno e le stringo un capezzolo.
Sospira e geme e mi fa: “ Mi piace come mi lecchi. Mi eccita che mi tocchi i capezzoli, vieni a leccarli e a succhiarli…”
Io però continuo a lavorale la figa e lei : “Vengo, vengo..”.
Mi tiro su, mi asciugo la faccia sul lenzuolo, e mi stendo vicino a lei e la bacio. Quando l’orgasmo si è calmato e il respiro è diventato quasi normale, la giro verso di me e le slaccio il reggiseno (anni di pratica aiutano!), e mi si mostrano le sue tette, belle, grosse ma sode. Mi ci tuffo a leccarle e morderle piano e lei si eccita di nuovo. E’ ora di metterglielo dentro: le scosto lo slip e appoggio la cappella sulla sua fica, lo muovo su e giù senza entrare, per bagnarmelo dei suoi umori e poi premo il cazzo contro il buco e la cappella entra nella sua figa calda. Mi muovo piano intanto che la bacio, le succhio il lobo dell’orecchio e le strizzo i capezzoli.
Martina si eccita e mi chiede di andare più veloce e di spingere più forte; l’accontento mentre le dico :”Dai, godi, dai …”
Lei viene di nuovo con forti gemiti contro il mio orecchio, abbracciandomi le spalle e tenendomi stretto sul suo petto. Che bella sensazione.
Intanto anch’io comincio ad avere voglia di godere: le sistemo il cuscino sotto le reni e le alzo le gambe sopra le mie spalle e, mentre lei tiene sempre indosso le mutande, la infilo in un colpo solo: la figa è già bella bagnata e il cazzo entra come il burro.
La pompo, le stuzzico il seno, le strofino un po’ il clitoride e sento che sta per godere e allora spingo al massimo dicendo “Ho voglia di godere, sto per sborrarti nella figa, ti riempio..” e lei “Si, dai, dammi la tua sborra che godo anch’io, dai…” E veniamo insieme, lei gemendo forte e io grugnendo come un maiale.
Ci riposiamo un poco, poi lei si riveste “Vado in bagno in camera mia” e mi saluta dicendo “Domani, quando ci vediamo noi ci conosciamo solo normalmente, da colleghi. E’ chiaro? Ci vediamo domani sera.”
Il racconto continua.

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