Lui & Lei
Martina seconda sera
di silvio
24.10.2016 |
9.469 |
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"” Capito? Non vedeva l’ora di farsi inculare!
La rimetto sulla inginocchiata sulla stessa poltrona (l’unica nella mia camera) del pomeriggio, le alzo la..."
Seguito da “Martina prima sera”.Dopo un buon sonno, ci vediamo in mezzo agli altri a colazione. Siccome non dovevo fare trapelare niente della notte passata, mi limito ad un sorriso e basta.
Solita mattinata di parole, incontri, lezioni, passate con gli orecchi ad ascoltare e la mente alla sera prima.
A pranzo faccio in modo di sedere al tavolo di Martina e le chiedo premuroso: “Tutto bene?” Lei mi risponde sorridendo “Si, tutto bene, ma questi corsi come sono noiosi! Vorrei essere da qualche altra parte” e si sofferma qualche attimo in più a guardarmi.
Capisco che vorrebbe che saltassimo le lezioni e che trovassimo un po’ di tempo per noi.
Ma io sono dirigente e non posso proprio mollare. Le rispondo che si potrà riposare la sera.
Arriviamo al termine a pomeriggio inoltrato. Con una scusa le passo vicino, apro la cartellina e le mostro un biglietto su cui ho scritto: ”Ti aspetto in camera mia”.
Salgo e dopo poco arriva anche lei. La appoggio contro la porta la bacio e le sollevo la gonna. Mi dice: “ Sei uno stronzo, ho avuto una voglia matta tutto il pomeriggio: avevo voglia del tuo cazzo..”
Mi scuso ricordandole la mia posizione dirigenziale e le chiedo se si è toccata intanto che con la mano le tocco la figa da sopra gli slip.
Lei non risponde, ma la sento ansimare. Con pochi gesti mi slaccio i pantaloni, tiro fuori il cazzo, le scosto il tessuto delle mutandine e la infilo così, mentre lei geme. Dopo un po’ di colpi capisco che la posizione non è delle più comode, io non sono più un atleta, i pantaloni alle caviglie non aiutano.
La faccio scendere, sedere su una poltrona, mi inginocchio tra le sue gambe e continuo a chiavarla. Le faccio tenere su l’intimo perché mi piace sentire l’elastico strisciare sull’asta. Per fortuna il tappeto mi ripara le ginocchia e mi posso dedicare a lei, a fare andare avanti e indietro il cazzo dalla sua figa…
Martina geme, io le infilo le mani sotto la maglia, sotto il reggiseno e le palpo e strizzo i capezzoli. La cosa le piace perche gode mentre la spupazzo così.
Anch’io sono eccitato, la faccio girare in ginocchio sulla poltrona e la prendo da dietro, ma prima di metterglielo in figa, le premo la cappella sul buco del culo.
Martina si gira con la testa sopra la spalla e mi dice: “Quello lascialo stare per il momento, ci pensiamo stasera….”
Io mi scarico nella sua figa, inondandola e sporcandole le mutandine.
Mi dice: “E adesso? Ho lo slip bagnato, e non ho tempo di andare in camera mia, siamo già in ritardo; come faccio?”
Io: “Te lo togli, ti lavi, se vuoi lo lavi e lo stendi qui. Scendi senza slip, così durante tutta la cena ti penso…”
Scendiamo a distanza di pochi secondi, una in ascensore, io per le scale. A cena lei si siede in un tavolo con altri dove c’è ancora un posto vuoto. Mi siedo anch’io. Parlando del più e del meno, la guardo e dico: “Si è fatto fresco“ Lei capisce bene, ma non commenta.
Dopo cena mi ritiro subito e vado in camera. Non aspetto più di 10 minuti e arriva Martina: “Sono passata in camera a prendere un po’ di crema.” Capito? Non vedeva l’ora di farsi inculare!
La rimetto sulla inginocchiata sulla stessa poltrona (l’unica nella mia camera) del pomeriggio, le alzo la gonna mettendo in vista il suo culo e le lecco un po’ la figa, per poi passare al buco del culo.
Mi piace leccare il culo, sento che la rosetta si allenta, spingo dentro la punta della lingua, intanto che la penetro in figa col pollice e le accarezzo il clitoride con le altre dita.
Sarà la lingua, sarà il pollice, sarà l’indice, dopo qualche minuto di trattamento inizia a godere e mi viene in mano.
Mi rialzo, le scopro la schiena e le slaccio il reggiseno. Le sue tette pendono in avanti e le prendo in mano.
Mi slaccio e tolgo i pantaloni e glielo infilo nella figa, giusto qualche colpo.
Lei si allunga sul tavolino e mi passa la crema. Gliela spalmo attorno e dentro al culo, entrando prima con un dito e poi con due a cuneo, senza che lei si lamenti.
Le appoggio la cappella sul buchino, sembra che non possa entrare, poi me lo risucchia tutto in un colpo.
“Ti faccio male?” le chiedo ma lei dice di no.
La stantuffo prima piano, poi forte, poi ancora piano. Le gambe però mi si stancano, non sono più un ragazzino, quindi mi sfilo, la faccio alzare e mi siedo io in poltrona.
La prendo per i fianchi, la tiro verso di me. Martina si china in avanti, mi prende il cazzo in mano, indirizza la cappella verso il suo buco e si siede piano, impalandosi. Fa un po’ di movimenti rotatori per sentirlo bene poi inizia il su e giù.
Con la mano sinistra le stringo le tette e le pizzico il capezzolo destro, mentre con la mano destra scendo a masturbarla. La figa è aperta ed il clitoride sporge in avanti, pronto per essere strusciato.
Gode una prima volta, sbattendo la testa di qua e di là, mentre le metto una mano sulla bocca perché non la sentano urlare (nell’albergo credo siamo tutti di noi). Poi gode una seconda volta, mentre vengo anch’io, mordendole piano il collo e riempendole l’intestino di sborra.
Stiamo un po’ così a sbaciucchiarci, poi lei si ricompone, recupera lo slip del pomeriggio e se ne va con un casto bacio sulle labbra.
Ci sarà un seguito?
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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