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La donzelletta vien dalla campagna


di Coppiacuriosa50
30.10.2024    |    633    |    1 9.7
"Decise comunque, dopo alcune uscite di prova qua e la, per un percorso di una cinquantina di km di stradine di campagna, evitando così dossi e cavalcavia, ..."
Giovanni era un bel tipo.
Alto, moro, capelli sempre ben curati, come lui del resto, occhi scuri e belli, un bel fisico, palestrato appena un po'.
Quello che a Giovanni non piaceva di se, era quel filo di pancetta che alla soglia dei quaranta comincia a fare capolino se non si fa qualcosa in tempo.

Sposato con Giusy, una donna in carriera sempre indaffarata tra ufficio e riunioni, da quando lei aveva avuto la promozione a dirigente, il tempo che passavano insieme era veramente molto poco.

Un po' questo, un po' quello, con l'arrivo della bella stagione Giovanni decise di comprare una bicicletta per fare qualche km alla sera dopo il lavoro e smaltire i kg in eccesso accumulati durante l'inverno, in attesa del rientro della moglie.
Abitando nella bassa padana, le salite più impegnative che avrebbero potuto impensierirlo durante le sue pedalate, sarebbero stati i rilievi dei dossi rallentatori, fatto salvo ovviamente i cavalcavia sopra la vecchia ferrovia che lui paragonava ai gran premi della montagna.

Decise comunque, dopo alcune uscite di prova qua e la, per un percorso di una cinquantina di km di stradine di campagna, evitando così dossi e cavalcavia, 50 km lisci come l'olio.
L'aveva colpito, lungo il percorso ormai abituale, una bella villa storica un po' in decadenza con un cartello vendesi, ogni volta che passava di li la guardava con un misto di ammirazione e tristezza, era il tipo di casa che sarebbe piaciuta a lui, ma chissà quanto costava...

Un giorno vide che c'era qualcosa di diverso, non riusciva a capire cosa fino a quando notò l'assenza del cartello, con buona probabilità la villa era stata venduta.

Passarono i giorni e mentre le varie uscite in bicicletta cominciavano a dare i primi buoni risultati, durante un passaggio davanti alla villa vide una donna in ginocchio lungo la recinzione, alle prese con le erbacce, che stava cercando di dare una prima pulita sommaria al giardino.

"Buongiorno" le disse
"Buongiorno a lei"
"E' la nuova proprietaria immagino"
"Già, mio marito ed io abbiamo fatto una pazzia, ma ci piaceva talmente tanto..."
"La capisco, ogni volta che passo in bici, come ora, le butti un occhio, è davvero una bella villa, complimenti"
"Grazie" rispose sorridendo
"Arrivederci" e riparti

Le uscite in bici nei giorni seguenti proseguirono ed ad ogni passaggio c'era qualcosa di diverso nella casa, la signora si stava dando da fare, il marito invece non l'aveva ancora visto.
Un saluto, un sorriso, un cenno, quattro chiacchiere veloci quando passava dí li ormai erano la prassi.

Una volta la vide che stava portando in casa dei sacchi, all'apparenza abbastanza pesanti, gli venne d'istinto chiederle se avesse avuto bisogno di una mano.
"ma guardi... si, mi farebbe davvero una grossa cortesia, da sola non credo di farcela."
Erano in effetti molto pesanti per una donna con un fisico da Barbie come il suo e alla fine dopo mille ringraziamenti volle offrirgli un caffè.
Giovanni accettò molto volentieri e parlando del più e del meno lei gli raccontò che suo marito era un agente di commercio, fuori casa dal lunedì al venerdì e di una ventina d'anni più grande di lei.

Se ne era innamorata da ragazza colpita dal fascino dell'uomo maturo... ma poi gli anni passano... e ora lei sulla quarantina si trovava sposata con un "vecchio"

La primavera era ormai finita e stava lasciando il posto all'estate col suo sole caldo e la voglia di ferie, che però Giovanni non avrebbe potuto godere andando al mare come avrebbe voluto, perchè a sua moglie era stato affidato un progetto da portare a termine entro l'estate ed andare in vacanza da solo non gli sarebbe piaciuto.

Il caffè pomeridiano a casa di Rita, così si chiamava la nuova proprietaria della villa, era ormai diventato una tappa fissa, un piacevole momento di pausa durante i suoi giri.
Giovanni aveva anche avuto l'impressione che a volte lei si divertisse a provocarlo, come quella volta che l'accolse con una camicetta a quadrettini bianchi e rosa slacciata al punto giusto, senza reggiseno sotto e con un paio di short aderentissimi.

O come quell'altra, quando allungandosi per porgergli la tazzina del caffè si era piegata in avanti più del dovuto facendo intravedere abbondantemente il solco tra le tette e qualcosina in più.

Era portato a pensare che l'enorme differenza di età tra lei ed il marito si stava iniziando a far sentire e Rita ne subisse involontariamente le conseguenze.

Quel giorno di inizio Luglio il caldo era veramente torrido, quando Giovanni passò lei era in giardino a prendere il sole e l'accolse in bikini infilandosi al volo un copricostume trasparente che lui trovò molto sexy.

Entrando in casa ad un tratto al reggiseno si sciolse il nodo al laccetto dietro la nuca ed abbassandosi lasció uscire i capezzoli, lei arrossendo si ricoprì molto velocemente.
Giovanni non capì mai se fu un caso o una cosa voluta, fatto sta che finito il caffè prese la bici e ricominciò a pedalare con mille idee in testa, fino a raggiungere il boschetto pochi km più avanti dove si fermò

Aveva i pensieri che giravano a mille e il cazzo gli era diventato talmente duro che proseguire in bici era impossibile.

Si assicurò che in giro non ci fosse nessuno, si abbassò i pantaloni ed iniziò ad accarezzarsi l'uccello, la mano da sola fece il resto, socchiuse gli occhi e pensando a Rita si masturbò.

Sentiva la mano scorrere lungo il suo cazzo immaginando che fosse la mano di lei, non durò molto, venne in pochi minuti con un bellissimo schizzo.

I giorni passavano pigri e caldi e il giro era sempre quello, finchè un pomeriggio passando davanti a casa di Rita vide che non c'era nessuno, strano... pensó, proseguì per la sua strada e alcuni km dopo, da lontano intravide la sagoma di una donna a piedi che tenendo il manubrio della bicicletta avanzava lentamente lungo la strada sotto un sole cocente.
Nel cestino davanti alla bici aveva un enorme mazzo di fiori.
Era Rita.

"La donzelletta vien dalla campagna" pensò... e giunto davanti a lei avrebbe voluto farci su una battuta, ma vedendo il suo viso imbronciato decise che non era il caso.

"Giò, è il cielo che ti manda, non ce la faccio più, sono voluta andare al mercato in pase in bicicletta, ma è troppo caldo, non ce la faccio, ho forato e non riesco a tornare a casa in bici, qui non passa nessuno, mio marito non c'è, non c'è mai quello... uffff"

Era in evidente stato di alterazione e molto accaldata.

Giovanni scese dalla bici e camminando a fianco a lei pian piano si avvicinarono al boschetto dove si era fermato qualche tempo prima.

La fece sedere, le bagnó la fronte con l'acqua della borraccia e la fece bere.

Era veramente molto stanca, si sdraiarono sull'erba all'ombra della grande quercia e la lasció riposare.

"Va un po' meglio dai, grazie davvero, non so cosa avrei fatto senza di te" gli disse dopo un po' Rita.
"Ma figurati non dirlo neanche, anzi, sono io che devo ringraziarti, tu sei la mia pausa caffè negli ultimi mesi" ed iniziò a ridere "una gran bella pausa caffè eh"
"Scemo, dai che poi ci credo"
"Rita non sto scherzando, sei veramente molto bella, lo sai anche tu... se non fossimo sposati... mannaggia... " e rise nuovamente.

Lei no.
Anzi.

Lo sguardo si fece serio.

"Sai da quanto tempo non faccio più l'amore con mio marito ? non c'è mai e quando c'è è stanco "
Si lasció andare a parlare senza remore.
"Più o meno quello che succede tra mia moglie e me, lei è sempre superimpegnata e quando è a casa o ha delle relazioni da finire o è stanca o ha mal di testa"
Rispose lui serio.
"Sai Gió, a volte anche io ho ...mal di testa... piuttosto che fare tanto per fare preferisco di no, tanto una volta più una volta meno a questo punto non cambia niente "

Ormai erano in confidenza però discorsi del genere non erano mai usciti.

I campi di grano intorno, il silenzio circostante, la quiete del luogo, fecero il resto.

"Tu pensa che ... " stava dicendo Giovanni, ma lei non gli lasciò finire la frase che si avvicinò e lo baciò

Fu un lungo bacio, intenso e profondo, lingua a lingua, abbracciati distesi sull'erba.

Era pieno pomeriggio, il caldo torrido di metà Luglio la faceva da padrona, le cicale col loro frinire erano l'unico suono presente nell'aria, l'ombra di quella quercia sembrava fatta apposta per loro.

Le labbra di Rita erano calde, la sua lingua si muoveva con con dolcezza all'interno della bocca di lui, le sue mani gli accarezzavano i capelli.

Era bellissima.

Continuando a baciarsi le slacció la camicetta e poi il reggiseno, aveva un paio di tette fenomenali, dei bellissimi capezzoli rosa chiaro che ora erano turgidi di voglia.

Le accarezzò, belle, lisce, vellutate, staccò la bocca dalla sua e la portò sul suo seno, le leccò le tette poi i capezzoli facendogli girare la lingua intorno, li succhiò avidamente, le mani di lei gli accarezzavano la nuca mentre lo faceva.
Poi scese con la lingua sulla sua pancia baciando ogni centimetro di pelle dove appoggiasse le labbra, continuamente, la leccò intorno all'ombelico e ancora più giù.

Giovanni si mise in ginocchio e slacciandole i jeans glieli sfilò, lei alzò le gambe unite per facilitargli il compito, aveva un bellissimo paio di mutandine bianche in pizzo che lasciavano trasparire una figa liscia come la seta.

Poi lui tolse la sua maglia ed i pantaloni, sotto i ciclisti non indossava nulla, il suo cazzo fece bella mostra di se.

Rita lo prese dolcemente con le mani e cominciò a far scorrere la pelle lungo l'asta lasciando scoperta la cappella, si stava indurendo.

Lei avvicinò le sua labbra al suo uccello e lo baciò.

Lo baciò sulla punta e poi lo leccò tutto intorno, lo mise tra le sue labbra e piano lo fece entrare in bocca.

Giovanni sentì il calore della bocca sulla cappella e la lingua muoversi intorno al suo membro duro.

Rita muoveva la testa delicatamente avanti ed indietro fino a farlo entrare tutto, giù fino in gola.

Con le sue mani le stringeva forte i capelli dietro la testa, fino quasi a farle male.
Gli occhi di lei prima chiusi, ora erano fissi dentro i suoi, voleva vedere il suo godimento, voleva essere la donna che gli dava il piacere.
Si interruppe dopo un paio di minuti, aveva sentito che continuando così sarebbe venuto, il cazzo gli si induriva sempre di più e qualche gocciolina stava uscendo, l'aveva sentita con la lingua.

Lei si sdraiò, aveva sciolto i suoi capelli lunghi e biondi e si erano aperti quasi a ventaglio sull'erba.

Cazzo se era bella !!!

Lui le tolse le mutandine.

Le appoggiò le labbra sul basso ventre leccandola intorno all'ombelico e poi scese tra le sue cosce, la figa le pulsava di voglia.
Le passò la lingua lungo le cosce leccandola e baciandola fino a raggiungere la parte più femminile di lei, gliela baciò, la mordicchiò delicatamente, la penetrò con la lingua, sentì il suo sapore acre all'interno della sua bocca, continuò a leccarla ed a succhiarle il clitoride mentre le mani di Rita dietro la nuca di lui lo tenevano dolcemente.

Aveva stretto le cosce intorno alle sue guance, inarcato la schiena, stava fremendo.
Lui la teneva per i fianchi mentre la penetrava con la lingua, finchè lei allargando le gambe gli permise di alzarsi, Giovanni le alzò le gambe mettendole sulle sue spalle, le appoggiò la cappella grossa, dura e violacea sulla figa e la penetrò.

Era calda, bagnata, e stretta, dava veramente piacere far scorrere il cazzo dentro di lei, aveva negli occhi la voglia, le si leggeva in viso il tempo passato da sola, le sere da sola nel fiore degli anni col marito lontano.

Ad ogni spinta che riceveva alzava i fianchi da terra per permettergli di penetrarla più in profondità, fece scivolare le gambe lungo il corpo di lui fino a terra e le aprì, lui le aveva preso i fianchi con entrambe le mani per tirarla verso di se colpo dopo colpo, il suo cazzo dentro di lei era sempre più duro.

Rita piegò la testa all'indietro, gli strinse forte le braccia con le sue mani e venne allagando il prato sotto di se, ormai non mancava più molto neanche a lui, sentiva lo sperma risalire, fece per uscire ma Rita gli mise le mani dietro il culo bloccandolo "No, ti prego vienimi dentro, ti prego"

Uno schizzo caldo le invase figa riempendola di sperma.

Rita scoppiò a piangere, un pianto nervoso e inconsulto, di liberazione.

Giovanni l'abbracciò stretta, forte, cercando di rassicurarla ma la pressione delle sue tette contro il suo corpo ebbero un effetto tutt'altro che calmante per lui; ebbe una nuova erezione pochi minuti dopo.

Lei non se lo fece sfuggire, si asciugò le lacrime ed il suo sguardo si fece più intenso, come di sfida.

Lo sdraiò sulla schiena e senza dire una parola, sempre fissandolo negli occhi gli montò a cavallo, prese il suo cazzo duro tra le mani e cominciò a segarlo facendo scorrere la mano dal basso verso l'alto come per allungarlo ancora di più, la cappella ad ogni passaggio si ingrossava nuovamente.

Allargò le gambe e gli salì sopra.

Si piegò all'indietro afferrandogli le caviglie con le mani e lo scopava sfregandosi la figa sul suo corpo facendo scorrere l' uccello dentro di lei.
Aveva la testa a penzoloni all'indietro, i lunghi capelli biondi toccavano le gambe di Giovanni come fili di seta provocandogli brividi di piacere, le sue tette si muovevano avanti ed indietro al ritmo delle sue spinte.

Questa volta lui non resistette a lungo e le venne nuovamente dentro in pochi minuti.
Lei continuò, voleva venire ancora, pochi attimi prima dell'orgasmo si sfilò dal suo cazzo e si mise a cavalcioni sulla faccia, Giovanni la penetrò con la lingua mentre lei si strusciava sempre più forte, sentiva il suo sapore misto a quello dello sperma che stava colando fuori da lei, fino a quando un liquido caldo gli riempì la bocca.

Era venuta, squirtando.

Si accasciò su di lui questa volta molto più serena e l'abbracciò
Si baciarono, nudi abbracciati, distesi all'ombra della grande quercia
Restarono così sull'erba a chiacchierare, a raccontarsi, quasi fino a sera, quando si rivestirono e la riaccompagnò a casa.

Nei mesi successivi... beh, anche senza andare al mare fu una bellissima estate.
Perlomeno dal Lunedì al Venerdì.
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