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Il Cerchio Mascherato - 5 parte


di summeroflove
29.07.2024    |    1.692    |    7 9.4
"Erano tutti nudi, i corpi oleati come le ragazze del cerchio precedente e indossavano una bauta identica a quella del mio compagno..."
I giochi del cerchio di Venere andarono pian piano esaurendosi. C’era chi restava a riprendersi un momento sui divani, chi andava e veniva per la stanza alla ricerca dei servizi per darsi una rinfrescata e chi, per la gioia degli occhi di tutti, continuava a far faville in ogni angolo della stanza.

Quando finalmente riuscii ad alzarmi dal divanetto, Aquila e Falco erano già spariti. Il mio Lui mi prese per mano e mi chiese se mi andasse qualcosa da bere. In quel preciso istante, qualcosa sulla mia maschera cedette. Sentii uno schiocco secco, dopodiché la maschera iniziò a scivolare giù, scoprendo una parte del mio volto. In preda al panico, provai in modo goffo a risistemarmela sul volto e chiesi aiuto al mio Lui chiamandolo per nome. Alcune persone si girarono, certamente richiamati dal tono della mia voce.

“Maledizione - disse - si è rotto il rivetto che fissa il laccio alla maschera… Riesci a tenerla su con una mano? Andiamo a chiedere agli inservienti se possono aiutarci”

Annuii e lo seguii verso la sala del buffet. Mi resi però conto di essere completamente nuda, avendo dimenticato il mio intimo sul divano, quindi chiamai nuovamente il mio compagno per nome chiedendogli di aspettarmi.

“Vuoi dare anche la targa della macchina amore?” Sorrise e mi aspettò sulla porta mentre cercavo e indossavo il mio “vestito”.

Il cameriere fu molto gentile “Sono cose che capitano. Per questo teniamo sempre qualche maschera di cortesia per i nostri ospiti. Seguitemi per favore. La signora potrà provarsi la maschera che preferisce nello spogliatoio”

Tutto sommato, l’incidente della maschera fu provvidenziale. Ne approfittammo per darci una rinfrescata e, poco dopo, eravamo nuovamente nella sala del buffet belli profumati e pronti a continuare la serata. Per il prosieguo, avevo scelto una maschera piumata, molto simile a quella che mi si era rotta, ma che lasciava scoperta la mia bocca. Il mio Lui apprezzò, considerato anche che forse la sua irruenza di poco fa aveva contribuito a danneggiare la mia maschera.

C’era un’atmosfera completamente diversa adesso. Il silenzio e il brusio indistinto dell’apertura aveva lasciato spazio a calde risate, le voci sembravano adesso più chiare. E il salone del buffet ospitava adesso più di cento persone, inservienti esclusi.

Due rintocchi fecero scendere di nuovo il silenzio nella villa. Le note del violoncello tornarono a grattare l’aria. Ebbi un tuffo al cuore e l’aria mancò ai miei polmoni per due lunghissimi secondi.

“Sta per avere inizio il Cerchio di Ebano. I possessori di braccialetto azzurro sono pregati di seguirmi nella sala del cerchio e mostrarlo ai colleghi al cordone”

Guardai il mio polso e quello del mio Lui. Azzurro.

“Che c’è? Ti senti bene?”
“Non lo so. Tu?”
“Beh, un pochino agitato…”
“Forse se restiamo un po’ indietro…”

Un inserviente ci scorse in fondo alla sala e, con solita gentilezza, ci invitò a seguirlo alla sala del cerchio. Obbedimmo quasi meccanicamente.

“Stai tranquilla, abbiamo visto quello che succede… in dieci secondi saranno tutti impegnati a farsi gli affari loro. E se tu ti sentirai a disagio io dirò alla ragazza di lasciarci soli e avrò cura solo di te”

“Giuramelo”
“Te lo giuro amore. Dopo tutto questo è un gioco”
“Ti amo”
“Anche io”

“Gentilmente il braccialetto… molto bene” l’inserviente sganciò il cordone e ci invitò a raggiungere uno dei tavolini. Dietro di noi si stava assiepando una enorme marea di maschere. Stavolta c’era molta più gente del cerchio precedente. L’uomo oro e porpora stava in piedi al centro del cerchio e ci fissava immobile.

“Ehi, guarda un po’ chi si vede… la buongustaia e il gentil consorte!”

Una voce familiare mi distolse dallo sguardo magnetico del cerimoniere.

“Come mai hai cambiato maschera? Paura che ti riconoscessi troppo facilmente?”

Mara mi sorrideva dietro a una maschera bianca con orecchie da coniglio che le copriva occhi e naso. Il suo corpo, che avevo visto migliaia di volte in abiti da ufficio, era ora esaltato da un baby doll trasparente e da una maliziosa guêpière. Accanto a lei, suo marito mi porse la mano facendola sbucare da sotto al mantello nero.

“Io sono Orfeo, lei è Berenice… ma credo vi conosciate già”

“Beh, la conosco da tempo… ma non la facevo mica così buongustaia!” E rise di nuovo.

Un rintocco. Si accese di nuovo il faro sulla suonatrice di violoncello. Non appena le note ripresero a vibrare, le due porte si spalancarono e delle nuove figure entrarono nella penombra.

Iniziai a tremare, il mio Lui se ne accorse e mi prese le mani. Forse sussurrò qualcosa ma la maschera rese tutto confuso.

“Stai tranquilla, ti ho già detto che tu sei la mia priorità. Magari facciamo due parole con la ragaz…”

Dieci uomini di colore, scolpiti nel fisico e possenti nella virilità, presero lentamente il loro posto nel cerchio. Erano tutti nudi, i corpi oleati come le ragazze del cerchio precedente e indossavano una bauta identica a quella del mio compagno.

“Oh cazzo…” queste parole del mio Lui le sentii.

Il possente cerimoniere iniziò il rituale e selezionò il primo uomo. Gli mise una mano sulla spalla e lo accompagnò dritto dritto al tavolo di Mara.

Mara si leccò le labbra, bisbigliò qualcosa al marito che annuì e fece un cenno di saluto con la mano all’uomo d’ebano davanti a lei.

“Mettetevi accanto a noi, ok?” Mi disse poi Mara

Altro giro, altro uomo. E così via fino a quando non toccò a noi. Una gran vampa di calore mi colpì il volto mentre il cerimoniere si avvicinava verso di noi. Sentivo frusciare le sue vesti mentre lasciava davanti al nostro tavolo un ragazzo molto alto e molto, molto fisicato. Si fermò davanti a noi, immobile, le mani sui fianchi. Aveva il pene più grosso che io avessi mai visto dal vivo.

Quando il rituale fu terminato, l’uomo oro e porpora sparì nuovamente nel portone e gli inservienti aprirono i cordoni. Mara sfilò davanti a noi tenendo il marito per la mano e il suo terzo per il membro. Sembrava davvero su di giri.

Il mio Lui mi disse esitante che dovevamo andare. L’uomo non si muoveva. Barcollai un attimo sui tacchi, dopodiché mi trovai a sfilare davanti a un muro di maschere, mano nella mano con il mio compagno e l’uomo di ebano. Ero come anestetizzata. Forse il cervello decise di proteggermi così, facendomi semplicemente eseguire il protocollo senza lasciare spazio a timori o ansie. Fuori dal cordone, i divanetti furono presi d’assalto da tutte le coppie presenti. La stanza sembrava adesso ardere di passione e morbosa curiosità.

A pochi passi da noi, sul divanetto più vicino, ben tre coppie stavano cercando il loro posto per godere dello spettacolo che stava per iniziare. Accanto a me, Mara stava scaldando i suoi due partner usando le mani e la bocca. L’erezione del marito non era neanche paragonabile a quella dell’altro uomo. Mara li aveva afferrati entrambi, li baciava, li leccava avidamente, li strofinava insieme e poi li inghiottiva uno per volta. Io mi trovai invece sdraiata sul tatami, con il mio Lui che mi accarezzava meccanicamente il seno, mentre l’uomo di ebano mi afferrò entrambi i piedi e se li portò all’altezza del suo basso ventre. I miei alluci toccarono il suo membro che sussultò possente, l’uomo poi mi strinse i piedi assieme e iniziò a masturbarsi strofinando la sua erezione sulle mie piante, cercando di farsi strada tra di loro.

“Amore…”

Il mio Lui continuava a massaggiarmi il seno, lo sguardo sui divanetti.

“Amore… - lo chiamai due, tre volte mentre l’uomo d’ebano continuava a darsi piacere coi miei piedi - Amore!”

Si scosse e mi fissò.

“Che c’è?”
“È un gioco vero? E allora giochiamo fino in fondo…”

Afferrai il pene eretto del mio Lui e me lo misi in bocca di scatto. Lo sentii gemere di piacere mentre succhiavo più forte che potevo, vorticando la mia lingua sull’asta e sul glande. Lo tolsi di bocca e un filo di saliva si stese dalla mia bocca alla sua punta. Iniziai a masturbarlo con forza, leccai prima le sue palle e poi salii su su fino a inghiottirlo di nuovo. Fino a quando i miei piedi furono lasciati liberi e un enorme cazzo di ebano si parò davanti alla mia faccia.

Mi fermai e guardai prima l’uomo, poi il mio Lui. La mia mano destra continuava intanto a massaggiare lentamente il pene del mio compagno. L’asta scura turgida e immobile dell’altro torreggiava dinnanzi a me. Alzai la mano sinistra ad afferrare il pene dell’uomo d’ebano senza togliere lo sguardo dal mio Lui. Sentii il suo calore sotto le mie dita mentre le chiudevo piano attorno all’asta. Mossi lentamente la mano avanti e indietro, a rivelare l’enorme glande del nostro terzo. Lo sentii gemere da dietro la maschera.

Fu allora che il mio Lui mi dette l’ok. Con la sua solita dolcezza mi disse “amore, vai!”

Le mie labbra si schiusero e incontrarono il sapore di uno sconosciuto. Il sapore pulsante si fece strada nella mia bocca, sempre di più. L’uomo di ebano era dentro la mia bocca, il mio compagno nella mia mano destra, avevo il controllo totale di due uomini a mia disposizione. E mi piaceva.

Ogni tanto gettavo uno sguardo alla mia sinistra e scorgevo Mara presa in ogni posizione dai suoi due uomini. Gridava e gemeva a ogni spinta, ogni leccata, ogni tocco. Mara… eravamo colleghe nel lavoro e pure a letto.

Il mio Lui fu il primo a farsi strada dentro di me. La mia fica bagnata lo avvolse in un bacio profondo mentre spingeva con vigore. Con le dita giocava con il mio clitoride, togliendomi il respiro a ogni tocco. Nel mentre, avevo stretto il mio seno attorno al cazzo di ebano, e continuavo a succhiarlo avidamente. I suoi “si” sospirati mi facevano continuare con ancora maggior forza.

D’un tratto, il mio Lui uscì. “Che c’è? Sei venuto?”

“No - sorrise - non ancora. Avevamo detto che è un gioco, no?”

Mi tolsi il pene di ebano di bocca e gli risposi: “Si, perché?”

“Perché è il momento di giocare sul serio”

E fece cenno all’uomo di raggiungerlo. Lui capì, afferrò un profilattico e se lo srotolò sul membro in un rapido gesto.

Quello che fece poi il mio Lui mi mandò in estasi. Afferrò l’enorme pene dell’uomo e iniziò a batterlo dolcemente sul clitoride, a strofinarlo sulle grandi labbra, poi nuovamente sul clito.

Forse l’eccitazione del momento mi annebbiò la vista ma, poco prima di infilarmelo dentro pian piano, credo di averlo visto anche masturbare quell’enorme cazzo.

“Amore ti amo!” Gridai, mentre l’uomo di ebano cominciava a pompare piano, facendosi strada dentro di me. La possente virilità dell’uomo mi colmava in ogni centimetro, il suo corpo sudato a contatto col mio, il suono dolce del bacio dei nostri genitali bagnati, la sua lingua sul mio corpo, sui miei capezzoli, nella mia bocca.

Accanto a me, Mara raggiungeva l’estasi succhiando il marito, mentre il suo uomo di ebano si alternava tra la sua fica depilata e il suo culo.

“Amore… mettimelo dietro! Ora! Voglio sentirvi tutti e due dentro di me!”

L’uomo di ebano si sdraiò sul tatami, io mi misi a quattro zampe sopra di lui, offrendo il culo al mio compagno. Entrarono dentro di me insieme, i loro membri spingevano possenti, le loro palle sbattevano ora tra loro, ora contro di me. Io volavo dalla bocca di uno a quella di un altro, in un bagnatissimo infinito bacio.

La stanza adesso era caldissima, tutti gli spettatori scopavano, succhiavano, godevano attorno a noi. Attorno a me. Stavo sudando tantissimo, vedevo la mia pelle lucida riflettere le fioche luci della sala… e mi piaceva.
Sentivo i gemiti dello sconosciuto sotto di me e del mio Lui dietro… e mi sentivo bene, volevo non finisse mai.

D’un tratto, la figura di Mara apparve davanti a me. Si sedette sul volto del mio uomo d’ebano che iniziò a leccarle la fica senza alcuno indugio. Sentivo il suo respiro su di me. Volevo toccarla, quando all’improvviso disse: “Che dici? Li facciamo venire questi quattro?”

Iniziai a muovere il bacino ancora più forte, contraevo i miei muscoli con tutte le forze che mi restavano, Mara era sempre davanti a me, lo spettacolo della sua vagina grondante offerta alla lingua dell’uomo d’ebano. I suoi gemiti, i suoi “si” gridati, il suo corpo sudato.

Il mio Lui mi prese per i capelli e spinse la mia testa verso la fica di Mara, verso la lingua dell’uomo di ebano.

“Lo so che vuoi farlo!”

Un triplice bacio salato, due lingue si trovarono sulle labbra umide della fica di Mara, il suo gusto, i suoi umori. Fu in quel momento che venni in un orgasmo sensazionale, e gridai a pieni polmoni tutta la passione che avevo dentro. Fu bellissimo.

Il mio Lui e l’uomo di ebano furono subito su di me, si scambiarono un veloce cenno di intesa, e poi liberarono la loro eccitazione su di me. I caldi getti colpirono il mio corpo, sul seno, sul mento, sulla maschera. La mia lingua assaporò il mix di fluidi mentre in me persisteva ancora la trance orgasmica di poco prima. Le mie mani cercavano i cazzi degli uomini su di me, per un ultimo delicato massaggio finale. E fu in quel momento che Mara apparve nuovamente davanti a me, sorridente.

Si avvicinò alla mia bocca, la baciò. Le mie labbra si aprirono in un bacio appassionato e Mara rispose al bacio lasciando colare nella mia bocca un fluido vischioso, un mix di saliva e sperma che iniziò a vorticare nella mia bocca, guidato dalla lingua insaziabile di Mara. Ci baciammo a lungo, assaporando ogni singola goccia del piacere maschile. Quando mi alzai dal tatami, l’uomo di ebano era già andato via e il mio Lui stava assistendo al mio show con Mara accarezzando il suo membro.

“Senti, che ne pensi di darsi una rinfrescata veloce?” Disse Mara mentre recuperava le sue cose dal materasso.

“Beviamo una cosa di là, ci riprendiamo un attimo e poi finiamo nella stanza delle candele”

“La stanza di che?” La serata sembrava non finire mai
“La stanza delle candele. È una camera privata, poco illuminata, ma con la porta chiudibile dall’interno. I partecipanti ai cerchi hanno l’accesso a questa stanza e possono decidede chi portarci, senza tanti rituali strambi”

Mi alzai dal materasso, ancora un po’ barcollando.

“E soprattutto, nella stanza delle candele si può stare senza maschere… Allora che ne dite?”

Guardai il mio Lui. Mi sorrise e disse “e possiamo portare chi vogliamo?”

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