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Lui & Lei

La Porta - 1 parte


di summeroflove
06.08.2024    |    5.635    |    12 9.8
"“Guarda che sei un caso disperato, lo sai?” === Rientrammo dal nostro bel giro nei boschi giusto in tempo per l’aperitivo..."
L’hotel era esattamente come lo avevamo visto la prima volta su internet: un grazioso edificio in legno, incastonato nella splendida cornice delle Dolomiti, a due passi da un freschissimo fiume e dotato di tutti i comfort. Sbrigato il check in con il simpatico proprietario, salimmo al terzo piano pronti per fare la conoscenza con la nostra camera, poeticamente nominata “Il Nido sulle Dolomiti” nella pagina web della struttura.

Ed era effettivamente un nido per due piccioncini come noi. Il profumo del legno avvolgeva la piccola stanza, rendendola ancor più intima ed accogliente. Un morbido letto matrimoniale dalla testata scolpita colpo su colpo da un artigiano paziente era posizionato di fronte a un’ampia finestra con una vista mozzafiato sulle montagne. Il canto del fiume era la miglior colonna sonora per il nostro soggiorno. L’unica nota stonata, una porta a fianco del nostro letto. Seppur chiusa a chiave, era il dettaglio che sporcava la perfezione di quella camera. Il mio lavoro mi porta spesso a viaggiare e a soggiornare in hotel, e ogni volta che mi capita di pernottare in stanze con le porte comunicanti non riesco mai a rilassarmi completamente.

“Ma stai tranquilla e goditi la settimana!” Mi disse il mio Lui mentre provava la sorprendente morbidezza dei cuscini. Sorrisi e decisi di dargli ragione. Era tutto dannatamente bello e avevo un gran bisogno di staccare la spina dal tran tran quotidiano.

Sistemate le nostre cose, scendemmo giù per un aperitivo e per dare ufficialmente il via alla nostra vacanza.

Rientrammo in camera verso le undici, un po’ provati dalla cena a base di specialità locali e, soprattutto, da qualche birra di troppo. Spinsi via il mio Lui un paio di volte - aveva in testa pensieri strani, amplificati dalle abbondanti libagioni - e iniziai a prepararmi per la notte.

Quando uscii dal bagno, un morbido gemito femminile si introdusse discreto nel silenzio della notte. Io e il mio Lui ci guardammo stupiti. Un secondo gemito, seguito da un nome sussurrato, anticipò le nostre parole e il nostro imbarazzo. Qualcuno stava effettivamente trascorrendo un bel quarto d’ora, e lo stava facendo nella stanza accanto alla nostra. La porta comunicante, seppur chiusa, lasciava che il suono armonioso del piacere della sconosciuta si propagasse anche nella nostra stanza, lasciando pochissimo spazio a equivoci.

“Vuoi che vada a bussare?” Sussurrò il mio Lui
“Ma dai! Che imbarazzo… accendiamo la televisione casomai”

Ma prima ancora di raggiungere il telecomando, il piacere oltre quella porta crebbe di intensità. Adesso si sentivano rumori che, assieme a profondi respiri di una seconda persona - un uomo - toglievano ogni dubbio su cosa stesse succedendo nella stanza accanto alla nostra.

“Beh, mi pare un discreto comitato di accoglienza. Ed è solo il primo giorno”
“Che scemo che sei. Tu non sei nemmeno imbarazzato, anzi… a guardare bene sei piuttosto eccitato!”

Il mio Lui, da sempre nemico del pigiama, se ne stava sdraiato sul letto guardando la porta comunicante e carezzandosi il rigonfiamento dei boxer.

“Effettivamente un pochino eccitato lo sarei - la donna di là dalla porta chiese al suo uomo di aumentare il ritmo - non te lo nascondo. Tu no? Intendo… una roba così non accade mica tutti i giorni?”

Sarà stata la stanchezza, o forse gli eccessi a cena, ma risposi bruscamente di no e mi buttai sul letto voltando le spalle al mio uomo, lasciandolo solo con la sua eccitazione. Quando presi finalmente sonno, gli amanti della stanza accanto avevano terminato il loro amplesso sonoro.

Il mattino dopo, durante la colazione il mio Lui passava rapace in rassegna tutti gli ospiti dell’hotel.

“Se non ti dai una calmata qualcuno chiamerà la polizia, fidati”
“Cosa?”
“Ti si legge in faccia. Stai facendo i raggi X a tutta questa gente, cercando un indizio su chi possano essere i nostri vicini di camera… ma ancora non ti è passata da ieri? Quasi quasi mi pento di averti lasciato con le voglie” dissi scherzosamente
“Secondo te chi può essere stato? Loro?” Indicò una coppia di ragazzi poco più in là, già pronti in abbigliamento tecnico da trekking.

“Smettila per favore!”
“Loro?” Indicò un anziano signore con spessi occhiali da vista e consorte, impegnati a imburrare fette biscottate.

“Guarda che sei un caso disperato, lo sai?”

===

Rientrammo dal nostro bel giro nei boschi giusto in tempo per l’aperitivo. Ordinammo due spritz e li bevemmo sul terrazzo del bar dell’hotel, godendoci il fresco della sera e i nostri muscoli piacevolmente indolenziti dalla bella camminata.

Un ragazzo moro con un piercing al labbro passò davanti a noi e raggiunse la fidanzata alla reception. Lo fissai per un istante di troppo, il necessario per stuzzicare i pruriti del mio Lui

“No dai… non possono essere stati loro. Lei non mi pare il tipo. Troppo perfettina, non può aver detto quelle cose ieri sera!”
“Ancora? Ma sei ossessionato tu! Ma che ti cambia sapere chi sono? Pensa piuttosto a non fare una figuraccia tu!”
“Una figuraccia con chi scusa?”
“No, vabbè… era così per dire”
“Hai qualche idea strana per caso?”
“No, no… io dicevo che tu dovresti…”
“Ehi! Qui qualcuno inizia a cedere!”
Tirai un calcio nello stinco al mio Lui e tentai di cambiare discorso.

===

Quando tornammo in camera dopo la cena, la situazione sembrava tranquilla. Forse i due focosi amanti dormivano già, o forse se ne erano tornati a casa, vacanze terminate, e stavano togliendosi pruriginosi sfizi nel letto di casa. Chissà.
Feci una lunghissima doccia, rilassandomi sotto ai getti d’acqua. La sensazione di pacata stanchezza dei muscoli delle mie gambe mi provocava una gradevole sensazione di benessere che persisteva calda e saliva su al resto del corpo. Scoprii un insolito piacere nel carezzarmi le gambe sotto i getti della doccia, nel massaggiare dolcemente i muscoli salendo dal ginocchio su per l’inguine, e ancora su lungo il ventre fino alle spalle.

“Amore?”

Chiusi l’acqua e mi affacciai fuori dalla doccia. “Che c’è?”
“Secondo round”

Mi ritrovai ad asciugarmi in fretta e furia, e in pochi minuti ero sulla porta del bagno completamente nuda e coi capelli bagnati a guardare il mio Lui, nuovamente sdraiato, nuovamente eccitato e con lo sguardo perso oltre la porta chiusa. La stessa voce suadente della sera prima stava vocalizzando il suo piacere di nuovo.

Quando mi vide spuntare dal bagno, fresca di doccia, un sorriso furbetto solcò il suo volto. Il sorriso si allargò ancor di più quando salii sul letto e con un dito giocai con l’elastico dei suoi boxer. Neanche un minuto dopo, i nostri corpi nudi erano avvinghiati l’uno con l’altro sul letto, le nostre bocche impegnate in un lungo e appassionato bacio bagnato. E probabilmente lo stesso accadeva di là dal muro.

“Adesso facciamo vedere a questi due che un po’ di chiasso lo sappiamo fare anche noi” mi disse. Non feci in tempo a rispondere che la sua mano passò veloce sulla mia vagina, ancora umida di doccia. Mi lasciai sfuggire un piccolo gemito nel silenzio della stanza.

Il mio uomo sorrise e mi toccò nuovamente. Provai a resistere, ma dovetti cedere un secondo gemito quando le sue dita iniziarono a farsi lentamente strada tra le mie labbra giù in basso.

“Brava amore… lo sapevo che non volevi lasciare la scena a loro!”

Intanto nell’altra stanza si sentiva distintamente il suono ritmato di due corpi uniti in un amplesso, accompagnato dal solito gemito musicale della suadente sconosciuta. L’unione dei corpi si interruppe per un istante, quando la voce di lei mormorò qualcosa di incomprensibile, poi riprese a ritmo accelerato.

“Mamma mia come sei bagnata amore… forse è il caso che smetta di usare le dita e utilizzi qualcos’altro, che ne dici?”

Sospirai dei lunghi “Si” mentre il piacere del tocco del mio uomo si sostituiva alla brama di sentirlo dentro di me. Mi sdraiai sul materasso e maliziosamente aprii le gambe, accogliendo la sua erezione che sbatteva vogliosa sul mio clitoride bagnato. Mentre scivolava dentro di me, mi lasciai andare a un lungo gemito, perdendo il controllo del volume.

La nostra camera, permeata dalla fragranza dei nostri corpi, risuonava del mio piacere a cui faceva eco quello dell’altra donna dietro alla porta di legno. Una continua vibrazione ci univa nonostante il muro, la porta, il non sapere chi fossimo ma cosa stessimo facendo.

“Ho un’idea” disse il mio Lui, senza fermarsi mentre mi scopava con profondi movimenti

Si alzò dal letto, mi prese e mi mise in piedi con la faccia verso la porta chiusa. Sollevai maliziosa il sedere e accompagnai nuovamente il suo ingresso dentro di me con il bacino. Avevo capito il suo gioco, e mi piaceva. Scopammo a lungo in quella posizione, la mia faccia a contatto con la porta, l’odore del legno si mescolava a quello del mio respiro, del mio corpo eccitato. Ansimavo e gemevo a ogni colpo del mio uomo, le mani carezzavano quelle assi levigate da chissà quale artigiano.

Ad un tratto, una vibrazione. Una leggerissima spinta, un impercettibile movimento della porta accompagnato da un lungo gemito sospirato. Di là dalla porta avevano colto la nostra idea e si erano messi anche loro a scopare appoggiati a quelle assi che ci separavano.

Potevo sentire i loro corpi muoversi, mi sembrava di sentire il loro respiro su di me, addirittura credevo di sentire le loro parole nitide nelle mie orecchie.

Pochi centimetri di legno levigato separavano i nostri corpi congiunti in un bagnato e passionale bacio. Questa piccola distanza e il provocante mistero dell’anonimato ci spinsero a toccare la cima dei nostri piaceri più segreti. Io e il mio Lui raggiungemmo l’orgasmo praticamente assieme. Godemmo entrambi rumorosamente, ci abbandonammo sulla porta mentre i nostri fluidi si abbracciavano, si mescolavano, colavano piano fuori di me, scivolando sul suo membro. Ci guardammo negli occhi e ci baciammo, esausti, sudati, sfiniti, ma dannatamente eccitati per questo inaspettato vortice di passione.

Poco dopo fu la volta dei due oltre la porta. Fantasticammo i loro orgasmi, ancora intontiti dalla nostra esplosione corale.

Una voce femminile dietro alla porta ci augurò la buona notte.
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