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Sorella terapia...


di ClaudioGusson
27.12.2014    |    54.859    |    0 8.9
"Mi ero eccitato e la voglia di partecipare a quell'effusione mi costrinsero a fare un gesto azzardato..."
Quando sei disperato, solo un raggio di sole potrà salvarti dall'angoscia e compensare quel vuoto con la soddisfazione di desideri anche estremi: Tua sorella.

Un anno fa, quando mia moglie mi lasciò, fui preda di una grave crisi depressiva.

Perché, dopo una vita serena, trovarmi da solo alle soglie della terza età mi fece venire l’angoscia di dover vivere il resto della vita, solitaria.
Un vero incubo.

Quello che mi faceva incazzare di più era il fatto che la stronza se ne andò via con un uomo più anziano di me, quasi sessanta enne.

Mia sorella Franca, in quel brutto periodo, si era messo in testa di aiutarmi psicologicamente, spronandomi a superare il momento di crisi con una nuova compagna; per questo motivo, a volte, tentava di farmi conoscere sue amiche divorziate o vecchie zitelle arrugginite.
Erano tentativi nobili ma inutili perché se avessi avuto bisogno di una donna sarei andato a puttane.
Non mi mancava il sesso ma l'affetto di mia moglie, la sua dolcezza e anche la bellezza, una maniaca delle diete che a quaranta due anni gli permetteva ancora di ostentare un fisico asciutto e magro, piacevole a vedersi.

Ero disperato e passavo molto tempo chiuso in casa, davanti ad un televisore acceso a prescindere dalle trasmissioni in rete, arrovellandomi il cervello attorno a quei problemi angoscianti.
In quelle circostanze mortificanti mia sorella Franca quando non mi vedeva per parecchi giorni, piombava in casa come un ariete, forzando il mio esilio e riempiendo di luce e di ossigeno le stanze sature di aria stantia.

“Ennio! Ora basta! Cazzo! Non puoi distruggere la tua vita per colpa di quella stronza!
“Franca! Ti prego! Lasciami in pace! Cazzo! Mi sento una merda! La mia vita non ha senso senza di lei! Lo capisci?
“Quella puttana ti ha lasciato per quattro soldi di merda! Per sempre! Lo capisci? Devi reagire! Porca vacca! Ma guarda come ti sei ridotto! Sembri uno zombie! Barba lunga! Occhiaia! Occhi rossi! Poi puzzi come un cadavere! Scommetto che non ti lavi da giorni?

“Vorrei morire! Non voglio più vivere!
“Se devi farla finita? allora buttati dalla finestra! Stai rendendo a tutti la vita difficile! Sono preoccupata per te! Sei mio fratello! (pianto)

Ennio commosso dallo sfogo di Franca, si alzò dal divano, emaciato e indebolito; abbracciando la sorella:

“Scusami Franca! Lo so che sei preoccupata per me! Ti chiedo di capirmi!
“sono disperata! Vederti ridotto come uno straccio mi fa una pena!

Continuando a piangere.

Ennio le asciugò le lacrime e tenendola abbracciata promise che da quel giorno sarebbe cambiato.

“Domenica festeggeremo i diciotto anni di Cristina! Mi farebbe piacere se ci fossi anche tu! Lei ci tiene e soffre molto per questa situazione! L'altra sera l'ho trovata che piangeva perché aveva paura che tu morissi!
“Mi dispiace! Per tutte le pene che vi sto creando!
“Testone! Non ci crei nessuna pena! Sei della famiglia! E ci teniamo molto a te! Perché ti vogliamo tanto bene!
“Grazie di tutto! Anche io vi voglio bene! Domenica ci sarò!
“Ci tengo! E sopratutto! Sbarbato e ripulito di tutto punto! Hai capito? Di tutto punto!
“Farò del mio meglio!

Era la prima domenica di Agosto e faceva un caldo infernale.
Franca abitava in una zona residenziale. Aveva comprato una casetta con un ampio giardino e alte siepi, che lei curava in modo maniacale.

Quel giorno c'erano tutti i miei parenti: Mario, mio cognato, il piccolo Alessio, Cristina e Marco, il suo moroso.

Dopo il pranzo, prima della torta, che sarebbe arrivata verso le cinque del pomeriggio, su invito di Franca mi ritirai nella camera da letto di Alessio, a riposare.
Effettivamente mi sentivo uno straccio.
Mi gettai sul letto. Ma il caldo intenso non permetteva alcun ristoro. Così decisi di raggiungere il resto dei parenti in giardino, da dove arrivavano le voci allegre e ridenti.
Dopo aver fatto toilette, prima di raggiungere il giardino, mi affacciai dalla finestra.
Proprio sotto, allungati su un telo, c'era Cristina e il suo moroso. A causa del caldo intenso si era tolta i vestiti rimanendo in mutandine e reggiseno, mentre Marco era in pantaloncini corti e a petto nudo. Intorno a loro non c'era anima viva.
Forse non era il caso di disturbarli perché facevano tenerezza; ma anche invidia vederli abbracciati, mentre si baciavano con grande enfasi.
Un quadretto romantico che ad un certo punto si colora di qualcosa di conturbante.

Marco, dopo aver spostato di lato le mutandine di Cristina, con le dita inizia a razzolare nelle fenditure della fica imberbe. Lei restava completamente in estasi, gambe totalmente spalancate, che mettevano in evidenza ogni minimo particolare della sua giovane fica.
Mi stupì il loro atteggiamento così libertino e imprudente, considerati il luogo e la situazione. Un altro particolare attrasse la mia attenzione che spiegò il comportamento audace dei ragazzi.
Nel parcheggio non c'era l'auto di mio cognato; visto che non si vedevano ne il ragazzino e ne mia sorella Franca dedussi che erano andati via, forse a cercare la torta.
I ragazzi si sentivano sicuri e quindi vogliosi di quagliare quella situazione in fretta e furia.
Mi piaceva quella intimità, per cui, restando parzialmente celato dietro le tende, decisi di spiare quei giovani amanti. Anche perché mi piaceva anche il ruolo del guardone.
La situazione diventava sempre più incandescente. Marco si era abbassato i pantaloncini esponendo il suo cazzo, che detto fra noi non era un granché, sicuramente più piccolo del mio e forse non all'altezza di quella meravigliosa fica di mia nipote.

Per Cristina doveva essere comunque qualcosa di appetitoso visto che lo guardava con un intensità tale da farmi venire i brividi alla schiena. Senza esitare allungò la mano delicata verso quel cazzo duro; lo strinse saldamente per poi iniziare ad agitare il polso, su è giù. Da come lo impugnava e lo menava si intuiva che la piccola peste non era alle prime armi con certi argomenti.

Quel moto di voluttà mi destò i sensi e in pochi minuti mi lasciai trascinare dai flutti possenti di quella correte di adrenalina, somatizzando l'istante in una possente erezione.

Mi ero eccitato e la voglia di partecipare a quell'effusione mi costrinsero a fare un gesto azzardato. Mi tirai fuori il cazzo pulsante e voglioso di essere al posto di quello di marco, sicuramente con una figura estetica migliore e certamente più apprezzabile dalla nipotina.

Comunque in sintonia con i movimenti della mano di Cristina iniziai a muovere la pelle del mio pene, facendola scivolare fino in fondo. Immaginando che fosse lei a stimolarmi.
La cappella era diventata un globo scuro e lucido come un specchio, che si alimentava dal sangue che affluiva copioso e ubbidiente agli istinti sessuali, che tormentava la mia mente, fortemente stimolati dalla scena erotica in atto.

Concentrai lo sguardo sulla giovane coppia, spaziando su ogni particolare, come un sonda che con accuratezza rilevava ogni minima parte del giovane corpo di mia nipote: cosce ben tornite; culo a mandolino; ventre piatto e tette generose e bianche come le neve.

La mente sembrava la memoria di un PC che con perizia matematica registrava quelle immagini sensuali e conturbanti.

Marco intanto incalzava nelle cosce di mia nipote mentre lei si accaniva sul suo cazzo che sicuramente in quel momento aveva battuto il record della rigidezza. Nello stesso istante si baciavano con grande passione. Sembravano due vulcani in piena eruzione. Indubbiamente nessun evento avrebbe potuto destarli da quell'effusione arrivata alla ennesima potenza, nemmeno la fine del mondo.
Nella scale dei valori dell'eccitamento tra zero e dieci, prima della sublime sborrata, stavo superando quota otto, mancavano ancora pochi colpi e poi sarei arrivato a dieci. Ma accadde qualcosa di imprevisto che interruppe drammaticamente quella meravigliosa escalation di emozioni.

“Ennio! che stai facendo?

Ero talmente concentrato a nutrire la mia mente dell'impegno erotico di Cristina con il suo ragazzo, che non badavo più a nulla.
Franca, misteriosamente, si era materializzata al mio fianco. Mi bloccai all'istante, con la mano ancora serrata attorno al pene.

Franca, imbarazzata, si bloccò a fissarmi il cazzo e cercando di capire la situazione guardò fuori dalla finestra. La scena intanto si era sviluppata in un sublime pompino da parte di Cristina. La ragazza si era inginocchiata davanti la grembo di Marco cimentandosi in un bocchino intenso.

“Tu … tu …. ti stai masturbando? guardando tua nipote?

Non riuscivo a parlare.

Allora mi venne un idea pazzesca per uscire da quella situazione imbarazzante.

“Tu ...tu avevi ragione! Forse dovrei riempire quel vuoto con una donna! Quando ho visto Cristina e Marco in quelle condizioni mi sono eccitato e ho capito che cosa mi mancava, ho seguito un impulso, irresistibile e per pochi minuti ho dimenticato le mie angosce! Ti chiedo scusa per quello che ho fatto! Per me è stato importante scoprirlo! perché si è rivelato la scintilla che mi ha sbloccato dalla depressione!

Franca, dopo un attimo di incertezza, con occhi riflessivi e con espressione meno scioccata, mi invitò a continuare:

“Allora continua! Se ti fa sentire bene! continua!

“Mi sento imbarazzato! Non c'è la faccio a continuare!

Stavo per sistemare i pantaloni. Franca era ancora perplessa e riflessiva. All'improvviso mi fermò la mano.

“Fermati! Non puoi mollare così! Se questo è quello che ti fa star bene! Allora è meglio continuare! Credo che si possa definire una terapia! Per cui se non riesci a farlo da solo, forse, potrei darti una mano!
“Tu mi dai una mano? E come?
“Tu continua a guardare Cristina e Marco, al resto ci penso io!
“Non capisco?........

continua qui con altri racconti inediti:
http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2014/09/sorella-terapia.html?zx=e34c3eb9d27fd35c

così va la vita

Guzzon59
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