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Incesti Italiani


di ClaudioGusson
03.03.2012    |    103.682    |    2 9.1
"Dopo aver armeggiato nella patta, gli estrasse il cazzo duro e pulsante di desiderio..."
Estate del 1974 i mondiali di calcio in Germania erano appena finiti con il trionfo dei Tedeschi sugli Olandesi.
La delusione per l’eliminazione prematura dell’Italia fu immensa.
Mario, metalmeccanico in una grande industria del Nord Italia, per riprendersi da quella cocente delusione sportiva pensò di partire in vacanza al mare, con la famiglia, così avrebbe scaricato tutta la tensione nervosa che aveva accumulato davanti alla televisione.
Gli restavano ancora tre settimane abbondanti di ferie. Per cui, con la moglie decise di lasciare in fretta la città, che era diventata un inferno a causa della canicola opprimente.
Nell’ultimo anno la famiglia era aumentata di altri due componenti. Caterina, la moglie del primogenito Francesco, e Carletto il loro figlio.
Francesco aveva messo incinta Caterina, che all’epoca aveva appena diciotto anni. I suoi genitori non l’avevano presa bene così la cacciarono fuori di casa. Ci fu subito il matrimonio riparatore, almeno prima che nascesse il bambino.
Mario dovette prendersi cura di lei e della creatura che portava in grembo.
La casa era sufficientemente grande da accogliere comodamente i nuovi membri.

Si sa che le disgrazie non vengono mai da sole.
Francesco, nel mese di Giugno, ricevette la cartolina precetto dal distretto militare per cui, da buon cittadino fu spedito ad espletare il servizio militare. E’ stato incorporato in un reparto degli Alpini di stanza in Piemonte.

Pertanto, Mario si ritrovò a dovere accudire Caterina e Carletto, il nipotino appena nato.
Gli altri componenti della famiglia erano Giuliana, di diciannove anni, e Maristella di sedici.
Le sorelle dovettero sacrificarsi e lasciare la loro stanza a Caterina e Francesco.
Fino alla partenza di Francesco per il Servizio militare, Giuliana si era sistemata nella stanza del fratello, mentre Maristella si dovette accontentare del divano letto del salotto.
Giuliana e Caterina erano coetanee per cui tra loro si creò subito un legame intimo e confidenziale.
Comunque era una situazione precaria perché non appena Francesco finiva la naia i due sarebbero andati a vivere in un appartamento in affitto che si trovava nella palazzina di fronte a quella dove viveva Mario.

La famiglia si stava preparando per affrontare il lungo viaggio verso il Sud.
Rosaria, la moglie di Mario, era Siciliana, per cui ogni anno erano scesi in paese dai suoi genitori.

Mario aveva conosciuto sua moglie durante il servizio militare.
Lo avevano spedito a Catania dal profondo Nord. I primi tempi furono molto pesanti, poiché incontrò gravi difficoltà di adattamento alla mentalità dei Siciliani. Poi, una domenica, durante la libera uscita, aveva conosciuto Rosaria e tutto divenne più facile.
Una ragazza mora, bellissima, dagli occhi verdi. Si era innamorato di lei dal primo istante. Al termine della Naia, che all’epoca durava quasi tre anni, Mario si presentò dai famigliari di Rosaria e la chiese in moglie. Si sposarono nel 1952 e dopo un anno nacque Francesco.


Il paese si trovava in una tipica località mediterranea, posta sulle coste della provincia di Catania, che in pochi anni si era sviluppato diventando meta anche di turisti stranieri.
Inoltre era un’occasione di rivedere tutti i parenti che si trovano sparsi per l’Europa.

Rosaria oltre al fratello Concetto aveva anche una sorella, Maria, che si era stabilita da anni in Inghilterra, a Manchester.

Per meglio lumeggiare i fatti che si sarebbero svolti nella ridente località balneare occorre tornare indietro nel tempo di venti anni. Al 1954 a Milano.

PRIMO EPISODIO INCESTUOSO: la cognata teutonica

Concetto, il fratello di Rosaria, era emigrato in Germania agli inizi degli anni cinquanta.
La Germania era uscita sconfitta dalla guerra ed aveva perso molti soldati. Gli uomini quindi scarseggiavano e le donne erano superiore di numero.
Il ragazzo raccontava che i primi tempi era una vera cuccagna. C’era un’abbondanza di donne e tutte erano bellissime, ma soprattutto disponibili, vista la carenza di uomini.
Alla fine ha incontrato la ragazza giusta, che lavorava in un’agenzia del lavoro, che conosceva perfettamente la lingua italiana. Una tipica ragazza della Germania, dai tratti nordici, occhi azzurri e capelli biondi.

Appena si era fidanzato con la bella teutonica, il piccolo siciliano, prese l’abitudine di passare alcuni giorni di vacanza a casa di Mario.
La distanza tra Stoccarda e la cittadina del Nord Italia non era molta, per cui, un paio di volte all’anno, i fidanzatini si presentavano da loro.

Successe anche nel mese di settembre del 1954.

All’epoca Rosaria era incinta di quattro mesi, aspettava Giuliana.
Mario in quel periodo doveva fare astinenza forzata di sesso perché sua moglie non ne voleva sapere di avere rapporti. Temeva per la salute della creatura che aspettava in grembo.
Così, a malincuore, quando il bisogno diventava impellente, si esiliava nell’angusta cantina e praticava il sesso fai da te.

Il giorno in cui si presentò Concetto con la sua bella vichinga, Mario era in piena crisi ormonale.
All’epoca gli americani avevano lanciato la moda delle Pin Up Girls, e le ragazze Tedesche, che avevano molte affinità estetiche con le Yenkee, accolsero con entusiasmo quella moda che esaltava le forme del corpo in modo sublime.
Ivonne, l’affascinante cognatina tedesca, si presentò con un vestito verde, stretto sui fianchi, scollato, con gonna larga, calze di nailon nere e scarpette a spillo dello stesso colore del vestito. I capelli erano stati raccolti da un fiocco nero di raso. All’epoca i collant non erano ancora stati inventati, per cui Mario poté fantasticare lo scenario che si celava sotto la veste.
Calze e reggicalze neri su cosce dalla pelle candida come la neve. Quei pensieri lo eccitarono talmente che il cazzo le divenne dura come la pietra. Mentre osservava la scollatura della cognata, con le grosse tette che si intravedevano, si accorse che gli occhi della ragazza lo fissavano. Un rossore coprì le sue guance e un senso di imbarazzo le bloccò il respiro in gola. Ma l’entusiasmo di Ivonne era contagioso, così tra una battuta e l’altra superò quel primo momento d’impiccio.


Ivonne aveva un debole per il piccolo Francesco, di appena un anno. Amava i bambini e desiderava averne tanti. Così dopo i convenevoli prese il piccolo e se lo portò nella sua cameretta a giocare.

Mentre Mario si intratteneva con suo cognato in salotto, chiacchierando del più e del meno, dalla sua posizione aveva la possibilità di scorgere la stanza di Francesco, che in quel momento aveva la porta aperta.
Infatti, si vedeva Ivonne, seduta a terra, che giocava con il piccolo nipotino. Ad un certo punto, le fa il solletico sulla pancia, ed in piena allegria lo afferra e lo alza in aria, poi si lascia andare di schiena, cullandolo sul petto. Nel momento in cui tocca terra con il dorso le sue gambe si sollevano in aria.
A Mario quasi le stava andando di traverso il caffè. La scena che si presentò davanti ai suoi occhi era incredibile. La gonna di Ivonne si era piegata completamente verso il pavimento, scoprendo le lunghissime gambe, che spuntavano in aria come due torri.
La cosa sconvolgente fu che in quel momento si vedevano le calze interrotte a meta coscia, attaccata alle reggicalze, che esaltavano la pelle bianca dello scoscio.
Le mutande rosa erano talmente strette che si erano arrotolate tra i glutei abbondanti. Era un’immagine che suscitava una libidine pazzesca.
Il cazzo di Mario si adeguò immediatamente gli effetti di quella scena, ingrossandosi in modo indecente. Mario si era incantato e non riusciva più a togliere gli occhi da quel magnifico culo.
Che ricordava quello delle ragazze Pin Up, viste su una rivista dal barbiere.

“Mario!
“Si Rosaria!
“Oggi è una bella giornata! Perché non porti il bambino ai giardinetti?
“Bella idea! – rivolgendosi a Concetto - Così anche voi potrete godervi questo sole raggiante!
Concetto:
“Mario! Se non ti dispiacere noi resteremmo volentieri a casa! Il viaggio in treno mi ha fatto venire un terribile mal di testa! Magari se riposassi un paio d’Ore!
Ivonne: con un forte accento tedesco.
“Parla per te! Io ci vado volentieri! Un po’ di sole fa bene alla pelle! Allora Rosy! andiamo?
Rosaria:
“Nel mio stato non posso fare molti sforzi! Mi piacerebbe venire ma devo seguire i consigli del medico!
Ivonne:
“Rosy! Guarda che respirare aria aperta fa bene al bambino! I medici non hanno sempre ragione!
“Lo so! Ma che ci posso fare! È meglio non rischiare.
Mario:
“Bene adesso preparo il bambino!

Cosi, dopo un quarto d’ora lo strano gruppetto, formato da Mario, il piccolo Francesco ed Ivonne, uscirono dal palazzo e si avviarono verso i giardinetti, che si trovavano a tre isolati dalla casa.
Appena entrarono nel vialetto alberato del parco, Francesco si staccò da Ivonne e cominciò a correre sui verdi prati. La giornata era bellissima, ma soprattutto la temperatura era ancora mite.

“Allora cognatina! Quando vi sposerete?
“Spero a maggio. Concetto adesso ha trovato un lavoro fisso, che ci permetterà di trovare una casa!
“Ma i tuoi genitori non dicono niente del fatto che voi due venite qua da soli?
“E cosa potrebbero dire? Ormai sono due anni che ci frequentiamo! E poi ci sposeremo no?

Mario osservava sua cognata affascinato dalla bellezza del suo viso. I capelli, colpiti dai raggi del sole, sembravano d’oro. Gli occhi azzurri lo fissano in un modo così intenso che quasi aveva difficoltà a sostenere lo sguardo. La bocca, dalle labbra rosse e carnose, si muoveva armoniosa, suscitando una gran voglia di baciarla.

Ivonne si era accorta subito che Mario la stava guardando con interesse. Lo aveva capito dal primo momento che aveva messo piede in casa, infatti, più volte lo sorprendeva mentre le osservava con insistenza il seno e le gambe.
Anche prima, in casa, mentre giocava con il bambino, lo aveva colto mentre fissava con libidine le gambe scoperte. L’istinto di comporsi fu subito represso da una sensazione di piacere che provò a vedere gli occhi di suo cognato che fremevano eccitati.
Sentirsi osservata e desiderata le piaceva. Inoltre Mario era un bel ragazzone del Nord Italia, e si sentiva molto attratta da lui.

All’improvviso le urla di Francesco attirarono la loro attenzione; il bambino era caduto dall’altalena. Ivonne, seguendo un istinto quasi materno, corse verso di lui, lo prese in braccio ed iniziò a coccolarlo.

Poi si sedette su una panchina, con il bambino sul grembo. Mario si accomodò al suo fianco ed iniziò ad accarezzare la schiena del piccino.
In quel frangente la mano di Ivonne si posò su quella di Mario.
Quel contatto improvviso fece sobbalzare Mario, che fissò gli occhi di Ivonne.
Lui si accorse che erano emozionati, c’era qualcosa che non quadrava.
Ivonne, infatti, invece di togliere la mano intrecciò le dita in quelle di Mario.
Quel gesto era voluto.
Il bambino intanto aveva smesso di piangere e se ne stava rannicchiato sul petto di Ivonne.

Mario continuò a fissare gli occhi di Ivonne. Un silenzio piombò tra di loro. I corpi invece tremavano come se fossero mossi da un vento impetuoso.

Allora Mario, coinvolto emotivamente, si era eccitato da quel gesto lascivo, ricco di significati, e seguendo i propri istinti staccò la mano da quella di Ivonne e la fece scivolare giù, ficcandola in mezzo alle cosce spalancate della cognata.
Ivonne, chiuse gli occhi, e nel momento in cui la mano del cognato toccarono la pelle nuda, emise un forte sospiro.

Mario poté constatare personalmente che la cognata era un gran porcona perché ci stava, quindi incoraggiato dalla sua disponibilità, dopo che aveva intrapreso la via delle cosce cominciò ad incalzare la mano fino ad arrivare alle protuberanze della figa. Le mutande non furono un problema, perché non avevano elastici.

Le dita cominciarono a razzolare tra il morbido vello vaginale fino a quando si infilarono nella carne viva della figa, appena percepì il dolce tepore della topa teutonica Mario si sentì quasi svenire.
Ivonne continuò a tenere gli occhi chiusi, mentre stringeva il piccolo Francesco sul petto, che cullava con frenesia, il suo corpo era sconvolto dagli stimoli che le stava dando la mano di suo cognato tra le sue cosce.
Mario, intanto, si era inoltrato con la mano tra le fenditure della figa, umide, muovendo alcune dite verso l’interno della vulva.
Ivonne nel momento in cui le dita si erano introdotte in profondità, si mosse con un forte sussulto.
Anche Mario si era eccitato, manifestava le forti emozioni agitando freneticamente le dita nella figa di sua cognata, mentre lei, tenendo le cosce oscenamente spalancate, fremeva dal piacere che stava provando al basso ventre.

“Non ce la faccio più!
“Sei pazzo? Vuoi farlo qui?
“No! Vieni con me! ho un’idea!

Francesco, a causa di quell’insolito movimento, si era addormentato.
Appena entrarono nell’androne della palazzina.

“ Seguimi!

Imboccarono le scale che portavano al piano interrato. Dopo un lungo e buio corridorio finalmente arrivarono alla porta della cantina.

“Ecco questa è la mia cantina! Entriamo!
“E’ buia!
“Ti guido io! accendiamo la luce dopo che siamo entrati!

Appena dentro Mario prese Francesco e lo adagiò in un cartone. Poi si rivolse alla sua bellissima cognata.

“Dio quanto sei bella! Ho voglia di baciarti!

La strinse dai fianchi, la tirò verso di se, se la baciò con un’enfasi tale da togliergli il respiro.

Senza staccarsi da lei, iniziò ad accarezzargli le natiche, sollevandole la gonna verde, poi le ficco le mani nelle mutande impastandole i grossi glutei, lisci come la sete.

Ivonne, intanto le aveva aperto la cerniera dei pantaloni. dopo aver armeggiato nella patta, gli estrasse il cazzo duro e pulsante di desiderio.
Intanto Mario stava giocando con le grosse mammelle che aveva esposto al suo giogo.
Ivonne, in preda all’eccitazione le venne voglia di succhiare il cazzo del cognato, così si abbassò di fronte a Mario, e dopo aver menato l’asta, la ingoiò fino in fondo alla gola.
Era brava a fare i pompini e Mario ne stava apprezzando la maestria. Il piacere che le stava procurando la bocca di Ivonne lo stava facendo impazzire.

“Non ce la faccio più ho voglia di scoparti!

Ivonne si alzò in piedi, appoggiandosi con entrambe le mani su un tavolino da lavoro. Mario da dietro le sollevò la gonna verde esponendo il suo magnifico fondo schiena.
Restò per un attimo ammutolito ad ammirare la bellezza conturbante del corpo della cognata. Le calze e le reggicalze neri esaltavano la pelle candida delle cosce e del culo. Era uno spettacolo da paura.

Era troppo eccitato per aspettare ancora. La mise a pecorina, facendogli inarcare il culo, ostentato boriosamente sotto i suoi occhi. Spinto dai soli istinti e dall’eccitazione, le abbassò le mutande fino a metà cosce, poi impugnò il cazzo puntando la punta spinse la cappella nello scoscio, tra le fenditure della figa già abbondantemente bagnata.
Appena la cappella percepì il calduccio delle pareti vaginali diede una forte spinta, sprofondando con grande gaudio il resto dell’asta dentro quella fucina teutonica.

Haaaaaaaaaaaa jaaaaaaaaaaaa guttttttttttt! Fuck Jaaa!!!!!!!!!!Stärkerrrrrrrrrr!

Ivonne iniziò ad ansimare in tedesco, questo aspetto face impazzire Mario, che aumentò i propri sforzi come una bestia inferocita.
Per cui la bionda teutonica cominciò a tremare sotto i possenti colpi di cazzo che le stavano sconquassando la figa.
Mario non scopava da quattro mesi. Quindi il desiderio che si era accumulato in quel periodo lo stava sfogando tutto nella fica di sua cognata, che urlava felicemente come una cagna in calore.

“Bella tedesconaaaaaaaaaaa tooooooooo
“Jaaaaaaaaaaa guttttt fuck! Mmmm

Mentre la scopava con irruenza, le strizzava le mammelle e le mordeva le spalle. Lei, sotto quei stimoli diversi si agitava come una vera vacca alpina, muggendo selvaggiamente. Le tette erano grosse e rotonde, talmente grandi che le mani del cognato non riuscivano a tenerle tutte.

Dopo un quarto d’ora abbondante la fece sedere sul tavolino con le gambe spalancate. Era uno spettacolo da infarto. Le lunghe gambe, coperte dalle calze nere, si innalzavano davanti ai suoi occhi come due pinnacoli. La figa dal biondo pelo si stagliava in mezzo allo scoscio, provocante, mostrandosi in tutta la sua estrema libidine, esaltata da labbra grosse, coperti di peli dorati e divisi da quelle interne rosse, umide, su cui riverberava la luce fioca della lampadina.

Mario, come un segugio, entrò tra le cosce divaricate, arrapato come un montone, ficcò il cazzo nella calda ed accogliente sorca. Appena sentì il tepore delle pareti interne, iniziò a muoversi con impetuosità, fino a raggiungere un ritmo costante e veloce.

Chiavarla guardandola in faccia era tutto un'altra storia. Ivonne era bellissima, per Mario vedere il volto deformato dal piacere, le provocava una bramosia incredibile, che sfogava con gusto dentro di lei.

“Mmmm jaaaaaaaaaaaaaa jaaaaaaaaaaaaaaa guttttttttttttt! Fuuuucckkkkkk!
“Ti piace eeeeeeeeeee mmm! Il cazzooooooooooo di tuo cognatooooooooooo!
“jaaaaaaaaaaaa jaaaaaaaaaaaaaaa

Ad un certo punto il cognato comincia a sentire i primi stimoli, ormai era giunto a capolinea.
Il cazzo si perdeva in mezzo a quel pelo biondo ad una velocità supersonica. Sentiva le pareti vaginali che si contorcevano dal godimento. Si percepiva chiaramente che Ivonne stava provando orgasmi stellari a ripetizioni.

Mm jjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjjaaaaaaaaaaaaaa mmmmmmmmmm!

In pieno delirio dei sensi, grugniva come una scrofa agitandosi convulsamente sotto di lui.
Il cazzo, all’apice del godimento, aveva raggiunto una dimensione ed una rigidità considerevole, per cui quando penetrava nella figa non si deformava. Quindi scivolava trascinandosi con impeto le labbra interne, stimolando ogni zona erogena della vulva vaginale.
Non appena Mario percepì i primi impulsi di sborra, aumentò il ritmo, spingendo in profondità per alcuni minuti.

“Meinnnnnnnnnnn Gotttttttttttttt! Jaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa

Ivonne aveva raggiunto l’estasi suprema, sembrava che stesse svenendo dal piacere intenso che stava provando.
Mario si afferrò dal culo di sua cognata, e dopo aver dato alcuni colpi possenti raggiunse l’apoteosi del piacere.

“Tedesconnnnnnnaaaaaaaaaaaaaa tooooooooooooo mmmmmmmmm
“Jaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaaa siiiiiiiiiiiiiii


La sborra cominciò ad uscire a fiotti inondando l’utero di Ivonne.

In quelle due settimane riuscirono a scopare tutti i giorni.
Divennero amanti. Ed ogni riunione di famiglia rappresentava una ghiotta occasione per far sesso.
L’anno successivo nacque Giuliana, dopo cinque mesi nacque Greta, concepita nella cantina di Mario.
Ivonne ebbe quattro figli di cui, oltre a Greta, la seconda, Gertrude, fu concepita con il focoso cognato.


Guzzon59 ([email protected])

E' parte di una trilogia. Le altre due le troverete leggendo il seguito:

http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.com/2011/12/incesti-italiani_04.html?zx=fd29c5b20513e3dc
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