incesto
Alla nuora piace la Gang Bang
di ClaudioGusson
11.07.2013 |
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"La notte dormivo agitato perché non riuscivo a rimuovere il ricordo di mia nuora..."
Mario scrive:… le cagne quando vanno in calore attirano i segugi, come mosche, che le tampinano fino a quando non le hanno montate.
A volte immagino: che cosa succederebbe se anche le donne andassero in calore e si comportassero come le cagnette? Vedremmo colonne di maschi arrapati in lotta tra loro con la bava alla bocca all'inseguimento di femmine accaldate! Sarebbe curioso vedere per strada donne placcate da uomini eccitati dal suo odore di cagna in calore, che cercano di leccare fiche infiammate e vogliose di cazzi! E poi veder montare le cagne alla fermata di un autobus! In un parco, su una panchina o un verde prato o sui marciapiedi! Sotto lo sguardo deluso degli altri uomini rimasti in bianco! Certo sarebbe divertente!
Bando alle fantasie. La storia che mi accingo a raccontare nella sostanza, non è lontana dallo scenario rappresentato in premessa.
La protagonista è mia nuora. Un colpo di calore gli ha mandato in tilt la ragione, semmai l’avesse avuta.
Coloro che intendono leggere l'intera storia, potranno andare qui:
http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2013/07/la-nuora-in-calore.html?zx=fec55a9832bb18f6
Nel mese di luglio mia nuora Vanessa, con la piccola Elisa, come ogni anno, ci raggiunge alla casa che avevamo al mare.
L’edificio era inserito in un complesso di case a schiera, una accanto all’altro, circondati da verdi e floridi giardini, arricchiti da un pergolato e una loggia sulla quale potevi rilassarti su una sedia a sdraio facendoti accarezzare dal sol leone.
Mio figlio Alberto, di trenta sei anni, avendo le ferie in agosto, da circa tre anni ha preso l’abitudine di mandare la moglie in vacanza nel mese di luglio, per concedere alla piccola Elisa, di tre anni, i benefici dell’aria marina ricca di iodio.
Vanessa ha trenta tre anni. Qualche anno fa ha lasciato il lavoro per occuparsi a tempo pieno della piccola Elisa. Alberto ha un buon lavoro di dirigente, che gli permette di avere una vita comoda e di poter mantenere la moglie a casa.
Prima dei fatti che sto per raccontare, non mi era mai venuto in mente di pensare a lei come donna sensuale e avere dei pensieri libidinosi verso le sue conturbanti grazie.
Era la moglie di mio figlio e madre di mia nipote; questo bastava a tenere nei suoi confronti un atteggiamento assolutamente rispettoso.
Ma l’estate scorsa tutto cambiò.
La mia vicina di casa aveva due figli, Marco di diciotto anni e Andrea di ventitré. Erano due esemplari di maschi ben sviluppati. Due adoni, atletici che avevano una cura maniacale per la forma del corpo, modellato con intensi esercizi e allenamenti in palestra come le statue di Fidia.
Quella estate i ragazzi non partirono per l’estero, come facevano di consueto.
Si vedevano girare per il giardino in bermuda e a petto nudo. Purtroppo non ero l’unico ad averli notati.
I giovani erano simpatici, educati e generosi, perché qualche volta mi aiutavano in lavori di bricolage. Il padre era morto da alcuni anni e loro si erano legati a me, fin da, quando erano adolescenti, adottandomi come figura paterna, che forse gli era mancata.
La prima domenica di luglio, organizzai un barbecue nel mio giardino, ed invitai i ragazzi.
La madre e mia moglie erano molte amiche, e spesso si scambiavano le visite di cortesia.
Quella domenica, io e i ragazzi stavamo seduti sotto il pergolato a bere una birra.
La piccola Elisa si era affezionata a Marco e non voleva saperne di scendere dalle sue ginocchia.
Vanessa, ogni tanto, arrivava con vassoi pieni di panini e carne arrostita.
Si rideva e si scherzava su tutto e sul campionato di calcio, che era finito male per la squadra del cuore dei due giovani.
La ragazza di Andrea era inglese e doveva arrivare la settimana successiva. Marco si era appena lasciato con la sua ed era reduce dallo stress gli esami di maturità che si erano conclusi la settimana precedente, in modo non tanto brillante.
Vanesse, da perfetta padrona di casa, aveva insistito affinché restassimo seduti sotto il pergolato, offrendosi di servire tutto quello che ci occorreva.
Marco, ridendo e scherzando, disse che non era il caso di contraddirla perché si intuiva che era una donna decisa a farsi rispettare.
Tutte le volte che Vanessa ci raggiungeva e si piegava in avanti, posando il vassoio sul tavolino di metallo, mi colpirono le occhiate che i due ragazzi lanciavano al suo decolté, molto scoperto.
Quando si allontanava, li sorprendevo entrambi a osservare il suo lato B, chiuso nei jeans, molto attillati.
L'atteggiamento dei ragazzi non mi creava alcun fastidio. Poiché erano giovani e pieni di entusiasmo, e alla loro età, quando si viene stimolati dalla bellezza, è naturale che l’adrenalina vortichi nel sangue come un possente tornado. Vanessa è una bella ragazza ed era scontato che attirasse il loro interesse.
Il più attratto dalle sue grazie sembrava Marco. Del resto, ricordo che anch’io alla sua età ero affascinato dalle donne più anziane di me, anche se sapevo che era un terreno minato e il desiderio, una mera fantasia che non si sarebbe mai realizzata.
Con Andrea mi sentivo più mio agio. Era un ragazzo maturo e un brillante studente di matematica. Da geometra in pensione, mi trovai spesso a ragionare sui calcoli di stabilità dei progetti che avevo realizzato.
Marco era ancora un ragazzino e, trovandosi tra adulti, gli veniva naturale giocare con la piccola Elisa, facendola saltare e correre in giardino.
Più tardi, lungo il viale che costeggiava il giardino, durante una passeggiata con Andrea, notai che Marco e Vanesse stavano chiacchierando sottovoce.
Non so che cosa stava raccontando Marco, ma lei non la smetteva di ridire. Si coglieva una certa complicità che molto spesso caratterizzano i rapporti intimi di amicizia.
La cosa non mi sorprendeva, perché Vanessa possedeva una grande capacità di mettere le persone a loro agio.
Tuttavia, li scrutavo con molta attenzione mentre ero appoggiato alla staccionata, rivolto verso il giardino.
In quel momento stavo ascoltando Andrea, ma stavo anche riflettendo su quanto stava succedendo tra Marco e Vanessa..
Non so perché, ma non riuscivo a distogliere lo sguardo da loro. Lei era seduta accanto a Marco. Ed Elisa addormentata, giaceva sulle gambe del ragazzo.
Lei si esprimeva gesticolando e ogni tanto toccava la gamba di Marco. Qualche volta la mano si posava su una spalla. Lui continuava a parlare, ma si notava che quei contatti fisici, apparentemente spontanei, lo mettevano a disagio.
Ad un tratto i due si alzano. Marco tiene in braccio la piccola Elisa.
In quel frangente erano soli, perché mia moglie e la madre dei ragazzi si erano spostate nel pergolato del giardino attiguo.
I due si avviano verso l’ingresso. Vanessa precedeva il ragazzo, che da dietro non aveva occhi che per il suo fondo schiena. Mi era parso di cogliere nei movimenti di mia nuora un certo atteggiamento provocatorio, come se intuisse che il ragazzo la stava osservando. Mi sembrava che le oscillazioni delle anche fossero volutamente più accentuate.
Vanessa, prima di entrare in casa, fece una panoramica del giardino. Osservò mia moglie e la sua amica, impegnati a chiacchierare. Poi girò lo sguardo verso di me e valutò che ero lontano ed occupato con Andrea, fuori dal giardino e sul vialetto che costeggiava il lungo mare.
La vidi sparire all’interno della casa, seguita da Marco che teneva in braccio la piccola Elisa addormentata. Probabilmente, per non svegliarla, l’aveva fatto portare dal ragazzo.
Passarono almeno venti minuti abbondanti e dalla casa non vidi uscire nessuno. La faccenda cominciò a farmi insospettire.
“Andrea! Scusami! Vado un attimo in casa a cercare dei fazzolettini! Quest’aria marina mi sta facendo venire un raffreddore allergico! Torno subito!
“mi trovi al chiosco! Laggiù!
“Ok! Ci vediamo dopo!
Anche io, prima di entrare in casa, feci una panoramica completa. Aprì la porta lentamente. Cercavo di non fare rumori.
La casa sembrava vuota. Non si sentiva una mosca volare, come se gli abitanti si fossero volatilizzati nel nulla. Eppure sapevo che dentro c’erano Vanessa e Marco. Ma dove cavolo si erano nascosti?
Rimasi fermo ad ascoltare quel silenzio assurdo. Ad un tratto sentì un brusio provenire dalla cucina. Piano, piano, mi accostai alla porta. Appena ebbi la possibilità di vedere l’interno mi fermai subito. Perché sul vetro del forno notai chiaramente il riflesso di mia nuora, appoggiata con le mani sul lavandino, i pantaloni calati giù e Marco, da tergo, inginocchiato, che teneva separate le natiche, mentre razzolava con la bocca dentro la nicchia vaginale.
La faccia del ragazzo era completamente immersa tra i suoi rotondi glutei.
Quella scena mi sconvolse. Mi fece pensare ai preliminari dei cani.
Dopo avrei visto il ragazzo estrarre il suo cazzo duro e infilarlo in quella nicchia scura come la pece.
Guardando meglio mia nuora, infatti, mi appariva come una cagna in calore, in stasi, mentre stava piegata in avanti, con le braccia appoggiate sui bordi del lavandino e la testa infilata nel lavello.
I suoi capelli biondi si agitavano davanti al rubinetto, man mano che la faccia di marco incalzava in mezzo alle sue cosce spalancate al massimo, per dare al ragazzo maggiore possibilità di azione.
Ad un tratto il giovane amante, arrapata come uno stallone, si aprì i jeans e si tirò fuori un cazzo grosso e scuro. Lo menò per alcuni secondi, poi accostandosi al culo di Vanessa puntò la grossa cappella, tesa come una biglia, dentro la nicchia vaginale. Avanzò quel tanto da farla scomparire all'interno.
Mia nuora appena avvertì l’intrusione di quella grossa fava, ficcò la testa nel lavello e tenendosi dai bordi del lavandino, si preparò ad incassare gli affondi devastanti del suo giovane amante.
I movimenti erano veloci e convulsi. Il giovane appariva emozionato e inadeguato alla situazione. Si teneva stretto ai fianchi di Vanessa e poi come un folle oscillava il bacino avanti e indietro. I jeans, a causa di quei movimenti disordinati, un po alla volta calarono fino alle caviglie.
Dopo il primo impatto scioccante, riconsiderai la situazione e, con animo pacato, mi adattai emotivamente agli eventi. Quella scena mi stava eccitando.
Lo sdegno stava scemando, cedendo il passo ad altri sentimenti.
Non riuscivo a disprezzare quella troia di mia nuora, mentre si lasciava scopare da quel ragazzino, anzi quell'azione me la fece apprezzare ancora di più.
Pensai: Cazzo che coraggio! a farsi fottere in casa dei suoceri, senza adottare un minimo di precauzioni!
Immaginai le cagne di strada che si accoppiavano dove capitava seguendo l’unico istinto che in quel momento guidava il loro atteggiamento: il calore della fica infiammata dal desiderio incontrollato di ricevere un cazzo occasionale da un mastino arrapato.
Quella cagna lo aveva trovato subito il suo cane pronto a montarla.
Emozionato e fremente mi allontanai da quel luogo infernale, con una dolorosa erezione che pulsava nelle mutande. Raggiunsi Andrea, seduto su una panchina del chiosco.
Aveva ordinato due birre.
Gradì molto quella offerta, perché la sete che stava tormentando la mia gola non era fisica ma psicologica. Dentro di me i pensieri vorticavano come incubi. Pensavo a mia nuora e al suo giovane e diabolico amante intenti a scopare come animali.
Chissà come stava evolvendo quella chiavata bestiale? Forse Vanessa si trovava sdraiata sul tavolo e Marco, incastrato tra le sue cosce aperte, stava incalzando dentro di lei, con veemenza. Aiutato dai suoi stupefacenti muscoli, infilava il suo grosso cazzo in modo devastante nella fica infiammata e affamata di sensazioni forti.
Stavo riflettendo quando:
“Mario!
“Si?
“Ti senti bene?
“Si! Si! Tranquillo! È il raffreddore! Un allergia che non mi abbandona mai!
“ti sei fatto vedere da uno specialista?
“Si! Ci devo convivere!
Ero eccitato. Quella troia di mia nuora mi aveva sconvolto i sensi. Non era il gesto materiale che mi aveva impressionato, ma la mente che lei celava dietro quella trasgressione sfacciata.
Una donna, di trenta tre anni, che si faceva sbattere da un ragazzino. In casa dei suoceri. Cribbio che spregiudicatezza. Il suo ardire mi affascinò. In vita mia non aveva mai avuto donne così. In lei vidi solo istinto, come le cagne di strada.
Da bambino spesso rimanevo incantato a guardare i cani per strada mentre si accoppiavano. Vedere quei bastardi con la bava alla bocca, arrapati, con i loro bastoni rossi e appuntiti, infilarsi in quelle fiche gocciolante di desiderio, mi eccitava molto.
Erano animali, lo so, ma era difficile non paragonarli agli esseri umani che vivevano intorno a me. Guardavo la mamma e pensavo al cazzo di papà, che come quello dei cani, si infilava nella sua figa pelosa. A mia zia e alle vicine di casa.
Nei giorni successivi, il ricordo del sesso animalesco di mia nuora teneva acceso i miei sensi e mi costringeva a sonni tormentati con voglie insoddisfatte.
Vanessa, mi appariva come una cagna di strada.
Nonostante mi sforzassi di mantenere la calma, mi era difficile ignorare quello che era successo in casa mia. La cara nuora, si era fatta spavalda. Provocante e trasgressiva, si aggirava in giardino in un succinto costume da bagno.
Dall’altra parte della staccionata, c’era Marco, che non perdeva occasione per comunicare con lei. Messaggi subliminali fatti di gesti, sorrisi, e una volta con un osceno pugno chiuso che oscillava su e giù per esprimere il suo insito significato di sesso e poi, subito dopo, vederli sparire.
Ed io tra loro che mi struggevo l’anima. La notte dormivo agitato perché non riuscivo a rimuovere il ricordo di mia nuora. Vedevo sempre il suo meraviglioso culo offerto al giovane amante. Mi era impossibile placare le mie pulsazioni sessuali che fremevano al solo pensiero di mia nuora mentre si abbandonava a gesti lascivi dettati dalla sua mente spregiudicata.
I due si incontravano di nascosto. A volta Vanessa spariva per alcune ora. Riappariva completamente serena e con l’aria di chi si sentiva appagata dopo aver soddisfatto quella maledetta astinenza di cazzo.
Alcuni giorni dopo, la mia curiosità si arricchì di nuovi elementi. I sorrisi ammiccati e i gesti subliminali non appartenevano solo a Marco. Ma anche Andrea aveva iniziato a scambiare con lei una forma di comunicazione fatta di sorrisi, sguardi languidi e gesti osceni. La cagna aveva suscitato l’interesse degli altri mastini e forse li aveva coinvolto nei suoi giochetti.
I due fratelli non mi sembravano in competizione. Si intuiva una chiara intesa. All’improvviso mi era tutto chiaro. Vanessa faceva sesso con tutti e due insieme.
Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso e mandò i miei sensi in delirio, facendoli esplodere come fuochi di artificio.
Un pomeriggio, con mia moglie, portai la piccola Elisa al parco giochi. Vanesse declinò l’invito, accusando presunti malori allo stomaco.
In cuor mio sapevo quali fossero in verità, quegli asseriti malori. La troia aveva programmato il suo pomeriggio di fuoco con i due fratelli. La cagna era in calore e voleva sbollire i gradi facendosi sbattere dai due giovani segugi.
Il parco giochi si trovava a pochi chilometri. La località, inoltre, era collegata dalla tangenziale, una strada a quattro corsie. Per cui era percorribile in pochi minuti.
La decisione era presa. Dovevo sorprendere quella cagna in azione.
Elisa si stava divertendo a girare sulla giostra dei cavalli. Mia moglie era disperata perché ogni volta che tentava di farla scendere si ribellava con pianti e urla. Allora decisi di acquistare una ventina di gettoni.
Dissi a mia moglie che sarei andato un attimo al bagno.
Mi precipitai al parcheggio e, come un fulmine, corsi verso casa.
Entrai piano. Stavolta i rumori erano anche esagerati. Sentivo la voce di mia nuora gemere con acuti e mugugni. Provenivano dalla sua camera da letto.
Senza tanti riguardi, aprì la porta e li sorpresi in flagranza di scopata, tutte e quattro.
Si! Proprio in quattro! Marco e Andrea avevano invitato al festino un loro amico.
Andrea era steso sul letto, e stava scopando Vanessa da sotto. Dietro di lei c’era un ragazzo che non conoscevo che con il suo grosso cazzo gli stava trapanando il culo. Marco, nello stesso istante, era davanti a lei che spingeva il suo nella bocca, in una sublime chiavata orale.
Appena mi videro si fermarono. Terrorizzati dalla mia presenza, si agitarono come demoni accennando ad una fuga veloce.
“Fermi! Non preoccupatevi! Continuate! Non curatevi della mia presenza! Fatemi vedere come sbattete sta troia!
Tutti e quattro mi fissarono sconcertati. Fu Marco il primo a riprendere la sua quota di sesso. Mia nuora, indotta dal suo giovane amante, riprese a succhiare il suo cazzo fissandomi con imbarazzo.
Il ragazzo sconosciuto, riprese a spingere da dietro e poi a seguire anche Andrea continuò a chiavarla da sotto.
In pochi minuti ritorno l’atmosfera infuocata di prima.
Era una scena erotica straordinaria, che mi stava stravolgendo i sensi. Cribbio, Vanessa, era nuda, in mezzo a tre uomini che se la stavano scopando con grande aggressività.
Era difficile restare inerti di fronte a quella provocazione, cosicché con mani frementi e nervose, mi sbottonai i pantaloni per dare la libertà al mio cazzo duro, che stava soffrendo l’angusto spazio dei pantaloni.
I ragazzi apprezzarono l’atto e tutti e tre risero compiaciuti del mio gesto.
Continua.. secondo voi il suocero si limiterà solo a guardare?
La storia completa la troverete qui:
http://raccontieroticidiguzzon59.blogspot.it/2013/07/la-nuora-in-calore.html?zx=fec55a9832bb18f6
Così va la vita.
Guzzon59
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