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L'inaugurazione


di ClaudioGusson
08.04.2012    |    34.131    |    3 9.5
"In quei pochi istanti potei percepire la forza del suo corpo..."
Eventi imprevedibili possono far incrociare la vita di due persone, distanti tra loro anni luce, coinvolgendoli in una spirale di emozioni... buona lettura.

I lavori per la costruzione del grande centro commerciale erano terminati da circa un anno.
Nel giro di pochi mesi i vari locali furono tutti occupati dalle diverse attività commerciali.
Dal supermercato alimentare, a quello dell’abbigliamento, di elettronica, boutique, edicole, bar, e persino un ristorante self-service. Insomma c’era pane per tutti denti.
Da mesi fervevano i preparativi per l’inaugurazione in pompa magna, con tanto di taglio del nastro ed intervento dei politici locali.
La mia banca aveva aperto un’agenzia all’interno, e pertanto, essendo stato nominato direttore responsabile, come rappresentante dell’istituto di credito fui invitato a partecipare al grande avvenimento.
Finalmente arrivò il giorno di apertura ufficiale del centro commerciale.
Tutti i partecipanti invitati, ed i curiosi, si erano riuniti nel grande parcheggio e nei pressi dell’ingresso ultra automatizzato del centro.
Mentre attendevo quasi annoiato il fatidico momento del taglio del nastro, il cellulare, che era stato impostato in modalità silenziosa, cominciò a vibrare nella tasca della giacca.
Era mia moglie. M’informava che nostro figlio Carlo aveva avuto in incidente stradale. In quel momento si trovava al pronto soccorso dell’ospedale.
Chiamai il direttore generale e gli dissi che avevo dei problemi familiari e che dovevo correre urgentemente a casa.
Lui mi rassicurò e mi disse che avrebbe rimediato con la sostituzione di un altro funzionario.
Lentamente, facendomi strada tra la ressa, riuscì ad arrivare ai parcheggi destinati alle auto delle autorità.
In venti minuti, con molta angoscia nel cuore, arrivai al pronto soccorso e, dopo aver preso informazioni dal posto di accoglienza del nosocomio, raggiunsi la saletta dove si trovava Carlo:

“Ciao Pà!

Ero ancora agitato dall’angoscia, per cui stentavo a respirare per mancanza di aria. Dopo, come per liberarmi da un peso, urlai:

“Cristo! Mi hai fatto prendere una paura terribile! Come stai?
“Sto bene pà! Credo di aver una leggera contrattura alla spalla destra! Forse, Fabio ha avuto la peggio!

Fabio era il marito di mia figlia Valentina, erano sposati da circa un mese.
Il lieto evento è stato tale solo per lei, mentre a me non ha fatto molto piacere, perché il ragazzo, pur possedendo una qualifica nel settore dell’informatica, era senza un lavoro e campava sulle spalle di mia figlia.
Valentina è una ragazza intelligente e piena d’iniziativa. Lavorava anche lei in un istituto bancario, il nostra, e precisamente presso la sede centrale.

“Fabio? Era con te?
“Si!
“Adesso dove?
“Lo stanno visitando, forse dovrà passare anche una T.A.C, per via della commozione!
“Perché era con te?
“La sua auto è rimasta in panne, per non disturbare Valentina, mi ha chiamato sul cellulare chiedendomi se potevo passare a prenderlo, per accompagnarlo urgentemente al Centro Commerciale! Papà, mi raccomando non dire nulla a Valentina! L'ha chiesto Fabio, in un momento di lucidità, ha detto di aspettare la fine degli accertamenti clinici!
“Ma allora è grave?
“No! Non mi è sembrato, era un po’ stordito ma intero!
“Com’è successo?
“All’incrocio di passo S. Giovanni! un camioncino non si è fermato allo stop e ci è venuto addosso! La macchina è completamente distrutta!
“Chi se ne frega della macchina! L’importante è aver salvato la pelle!
“Adesso vado ad informarmi sulle condizioni di Fabio!
“Aspetta papà, c’è un problema!
“ancora!
“Lo sai perché Fabio stava correndo al Centro Commerciale?
“Penso per l’inaugurazione!
“Si, non solo, ma era anche il suo primo giorno di lavoro!
“Veramente? Porca miseria che sfiga! Comunque non ci sono problemi, conosco bene i dirigenti del Centro, penso che potrò aiutarlo! In quale negozio doveva iniziare a lavorare? Forse in quello d’informatica?
“No! Aveva un contratto con un’azienda tedesca. Fabio doveva partecipare come esperto nel negozio d’informatica, per presentare i prodotti della ditta Tedesca!
“Un rappresentante insomma!
“Si!
“Be! Dove il problema?
“Il problema è, che doveva indossare un costume di un orso, la mascotte dell’azienda!
“Ma stai scherzando! E’ possibile che uno si deve mascherare da pagliaccio per poter lavorare!
“Si, trovo che è molto imbarazzante, me credo che lui, invece, la trovasse un ottima idea!
“Certo che le persone non si conoscono mai abbastanza! E allora?
“Se non si presenta perde anche quest’opportunità!
“Be, penso che ormai non ci sia più niente da fare! Forse, capiranno la situazione!
“E un posto di rappresentante e la concorrenza è spietata! E lui ci teneva a questo incarico! Teme che potrebbero sostituirlo con un altro!
“Pazienza! È ancora giovane! L’importante è aver salvato la pelle! Non credi?
“Per lui invece è una tragedia! Ha paura del giudizio di Valentina! Se perde anche questa opportunità ha timore di perdere la sua stima!
“Cristo! È la vita!
“Possiamo aiutarlo!
“Come! Facendolo scappare dall’ospedale?
“Non c’è bisogno! La vedi quella scatola!
“Si!
“Li dentro c’è il costume dell’orso! C’è anche il copione di quello che si deve fare e dire, scritto in tedesco ed italiano!
“La vedo!
“Papà, sei alto quanto Fabio vero?
“Si! più o meno abbiamo la stessa statura! Noooo! Non se ne parla nemmeno! Sei pazzo!
“Papà! C’è in gioco anche la serenità di Valentina!
“Ma porca miseria! Ti rendi conto! Nella mia posizione! Ma è ridicolo!
“Sarai completamente mascherato e nessuno potrà identificarti!

Carlo, dopo un’accesa e lunga discussione, riuscì a convincermi a fare quella pazzia.
Così animato di un senso estremo di vergogna, presi la scatola e ritornai al centro commerciale.
I nastri erano già stati tagliati e la gente si era precitata in massa all’interno del centro, attirati dal ricco bouffe.
Cercando di evitare le persone che mi conoscevano raggiunsi la sede dell’agenzia della banca e, con discrezione, entrai dentro. Mi cambiai in fretta nel mio ufficio.
Mi sentivo ridicolo, con quel costumo da orso yoghi addosso.
Ripassai velocemente il copione e quando fui pronto, uscii dai locali della banca, senza farmi notare, e mi avviai velocemente nel corridoio, facendomi strada tra la folla.
I bambini, appena mi notarono, si precipitarono tutti attorno a me, aspettando che io facessi chissà che cosa.
Be, non ci crederete, ma, lì per li, m’inventai qualche capriola, facendo il solletico ai più piccoli, poi, come uno slalomista, riuscii a divincolarmi e, tra mille peripezie, a raggiungere finalmente il negozio di informatica.
Un signore, con un forte accento “tedesco”, mi aspettava all’ingresso del negozio di elettronica.
Afferrandomi da una zampa disse di sbrigarmi che ero già molto in ritardo.
Mi trascinò fino allo stand, quindi feci mente locale degli apparecchi elettronici esposti.
Mi diedi subito da fare, impegnandomi al meglio per attirare le attenzioni dei passanti.

Quel maledetto costume era veramente pesante da portare, così per calmare i bollori del caldo che suscitava, bevevo come un cammello.
Dopo circa un’ora di quell’intensa terapia d’acqua sentii la vescica che cominciava a pungolarmi. Alla fine, quando il bisogno fisiologico divenne impellente e non più sopportabile, dissi al Tedesco che mi sarei allontanato un attimo per andar al bagno.
Dopo aver soddisfatto l’impegno fisiologico, e mentre stavo ritornando al negozio di informatica, lungo il corridoio, incontrai la persona che mai in quel momento mi sarei aspettato di vedere.
Il sangue si gelò letteralmente nelle vene.
Mentre cercai di trovare una via d’uscita la sua voce mi investi in pieno ed il mio imbarazzo ritorno nuovamente a padroneggiare nei miei pensieri.

“Fabio! Accidenti! Sei un figo vestito così! Aspetta! ti faccio una foto!

Cristo, Mia figlia Valentina! Ma che accidenti ci faceva lì?
Spinta dall’entusiasmo mi abbracciò stringendomi forte a lei. In quei pochi istanti potei percepire la forza del suo corpo.

Quasi sussurrando:

“Alza la maschera! Ti voglio baciare!
“No! adesso no ti prego!
“Certo che la tua voce è irriconoscibile!
“Ma che ci fai qui?
“Sostituisco papà! Ha avuto un impegno improvviso; così il grande capo ha incaricato me a rappresentare i colori dell’azienda!

Accidenti a lui, non avevo considerato quella possibilità. Mi sentivo in trappola. Il costume cominciò veramente a farsi sempre più stretto, o forse erano le mie angosce ed il fardello di quegli istanti imbarazzanti. Volevo dirle la verità, pensai a Carlo, che si era preoccupato di non farlo. Pensai che non fosse opportuno dirglielo, si sarebbe agitata troppo, meglio aspettare che le cose migliorassero. Così, anche di fronte a lei dovetti fingere di essere Fabio.

“Fabio, non ti riconosco più, non mi hai ancora toccata, lo sai quanto mi piace sentire le tua mani o le tue zampe sul culetto!
“Ma sei impazzita! Qui! Di fronte a tutti!
“Be! sei mio marito! Che c’è di male!

Così dicendo si strinse ancora di più verso di me e, con mossa rapida, afferrò l’intero pacco.

“Cazzo! Ma che fai!
“Come? Non mi dire che non ti piace?
“Si! Ma non qui! Insomma! Davanti a tutti! Ci sono anche i bambini!

Scoppiò a ridere, poi fissandomi nelle fessure della maschera,

“Si! hai ragione, ho una idea magnifica! La situazione è molto intrigante! Sono eccitata! Seguimi bestia!
“No! Non pos…

Non feci in tempo ad oppormi che a quell’uragano mi afferrò una zampa, trascinandomi con la forza dietro di lei.
Le persone che ci stavano guardando dovettero trovare strano vedere una ragazza, vestita elegantemente, con tacchi alti, trascinarsi un orso, malridotto, che con difficoltà riusciva appena a tenere il suo passo.

Si fermò davanti all’ingresso dell’agenzia della banca, poi dalla borsa estrasse un mazzo di chiavi e con una aprì la porta d’ingresso.
Con la stessa forza di prima, tenendomi saldamente da una zampa, mi spinse dentro.
Appena la porta si chiuse alle mie spalle, mi sbatté contro il muro cercando di togliermi il costume.

“No! Non posso! Lo sai sto lavorando! Quel tedesco! Se faccio tardi mi licenzia!
“Si hai ragione! La cosa mi piace! rimani mascherato! Così ho l’impressione di essere Bella con la sua Bestia! Ora guardami!

Si allontanò da me e si appoggiò con il culo sulla scrivania, poi fissandomi intensamente, cominciò a sbottonarsi la camicetta di raso nera.

“Val.. che cosa… noo… non possiamoo!
“SSS.. guardami! Lo so che ti piace vedermi spogliare!

La camicetta volò sul pavimento lasciandola in reggiseno. Ora davanti ai miei occhi apparve una Valentina diversa.
Madonna santissima. Dovevo dirgli di fermarsi. Dovevo dirgli chi ero.
Eppure non avevo la forza di reagire e mi sentivo paralizzato dall’imbarazzo, che bloccava qualsiasi iniziativa ed il respiro.
Quella situazione assurda, tuttavia, cominciò a suscitarmi delle strane sensazioni.

“Ora arriva il pezzo forte! Questa era la sorpresa che ti avevo preparato per questa sera!

Sbottonò la gonna, che spinta dalla sola forza di gravità scivolò lungo le gamb, accartocciandosi attorno alle caviglie.

Mamma santissima!
Lo scenario che si presentò davanti ai miei occhi era di quelli che, in caso di patologie coronarie, avrebbe certamente provocato un infarto.

Valentina indossava superbe reggicalze nere, e con l’aggiunta dei tacchi a spillo, la rendevano un immagina dannatamente eccitante, degna delle modelle di Playboy.
Davanti a quello spettacolo smisi di vedere mia figlia asessuata, e cominciai a notare le fattezze di una donna di straordinaria sensualità. Per la prima volta mi resi conto di quanto fosse bella e provocante.
Si sedette sulla scrivania e divaricò le gambe lasciando vedere lo scoscio, con le mutandine nere che si perdevano tra i candidi glutei rotondi.

Non potei impedire al cazzo di reagire di fronte al suo naturale nutrimento, alla fine mi trovai in preda al dilemma, da una parte l’istinto animale che non chiedeva altro di soddisfare le proprie attitudine sessuali e dall’altra la ragione che in quei pochi sprazzi di lucidità mi ricordava chi ero e chi fosse la donna che avevo di fronte.

Valentina, dopo essersi massaggiato lo scoscio, spostò di lato l’orlo delle mutandine mostrando una figa straordinaria. Due grosse labbra divise da quelle interne, leggermente sporgenti e convergenti in alto verso il clitoride, il tutto sormontato da una peluria riccia e nera.
Rimasi letteralmente a bocca aperta, e, a vederla con le gambe spalancate, vestita in una lingeria da paura, avvertii una scossa tremenda lungo la spina dorsale, quello fu il segnale che avevo perso definitivamente qualsiasi freno inibitorio.
Non vidi altro che un gran pezzo di figa che anelava ad essere scopata selvaggiamente, ed io in quell‘istante ero il rimedio.

“Dai! Cosa aspetti! Non ti piaccio più!

Cosa? Mi piaceva! cristo se mi piaceva!
La guardai ancora una volta, e poi feci quello che il destino aveva deciso per me. Mi inginocchiai tra le sue cosce, mi alzai la maschera, scoprendo solo la bocca, quindi iniziai a leccare quella fonte di piacere, inebriando le labbra dei suoi umori e affogando definitivamente la ragione per soddisfare gli impulsi bestiali cari alla perversione e alla libidine.

“MMM… Che enfasi… Diooo… non ti ricordavo così bravooo.. mmm

Mentre le raspavo ingordo la figa, mi aveva afferrato le orecchie dell’orso per tenermi il più possibile stretta a lei.

“Caz…mmmm… sei magnificoooo.. ho l’impressione di essere presa da un animale….Anche io voglio succhiarti il cazzoo

La stanza era illuminata da una lampada posta in un angolo dell’ufficio, quindi mi spostai cercando di avere sempre la luce alle mie spalle.
Quando mi sdraiai sulla scrivania, Valentina, aprendomi il costume, armeggiò alcuni secondi tra le mutande, alla fine estrasse lo strumento che l’aveva messa la mondo.
Era super eccitata, quando si sdraiò anche lei sopra di me, per unirsi in un superbo 69, fusi in una simbiosi perfetta, fatta da un sublime cunnlingus e un magnifico pompino.

In quei momenti il cuore batteva come se fosse in preda alla pazzia. Il corpo stimolato al massimo, fremeva sotto il tocco sublime della sua bocca calda che scivolava lentamente lungo le pareti del cazzo, soffermandosi, alcune volte a leccare i particolari della cappella ed i coglioni.
Davanti ai miei occhi il paradiso celeste era cosa da niente rispetto al suo magnifico culo rotondo e candido, con la pelle bianca delle gambe esaltata superbamente dal nero delle calze, scena che stimolava la mia libidine più estrema e rendevano quella visione magica ed unica.

“Il tuo cazzoo…mmm

Oddio, ci siamo!. Ha capito che non sono Fabio!

“Oggi lo trovo più duro del solito… mi piace.. vuol dire che sei eccitato un casino… porcello, ti piaccio come sono vestita?
“MMMmmm siiiiiiiiiiii!
“Siiii.. dio quanto sei bravo a leccare! Non resisto piùùù scopamiii! Adesso…

Così dicendo, Valentina si alzò in piedi, sulla scrivania, quindi si abbassò con il bacino in corrispondenza del mio grembo, fino a far collimare la figa contro la punta del cazzo.
Mi afferrò il pene e tenendolo dritto, puntò la cappella grossa e rotonda tra le labbra delle figa, infine si lasciò vincere dalla forza di gravita, impalandosi sul nerbo fino alla base dei coglioni.

Quel contatto rovente come una fornace, mi diede subito una forte scarica di adrenalina alla schiena, che inarcai per dare a mia volta una spinta maggiore alla penetrazione.
Valentina, cogliendo il mio movimento, in perfetta sinergia, cominciò a muoversi come se stesse cavalcando un destriero.

MMMM, dioooo, goodooo…

Era il lamento di una cavalla che si stava nutrendo del sublime nerbo del suo stallone.
Godeva e si muoveva a un ritmo sempre più veloce.
Ogni tanto abbassava il capo per baciarmi. In quei momenti, facendo attenzione a non mostrare il volto, tenevo scoperta solo la bocca.
Valentina doveva avere la mente sconvolta dai piaceri intensi suscitati da quella scopata, per non accorgersi della differenza tra la mia bocca e quella di Fabio.
In quegli istanti mi presi anche la soddisfazione di impastare le sue magnifiche tette, sode e boriose.
Ogni tanto lei si abbassava invitandomi a succhiare i capezzoli turgidi e rotondi come ciliegie.
Dopo alcuni minuti si alzò e riprese nuovamente a succhiarmi il cazzo.
Io intanto ero seduto sulla scrivania, e lei, inginocchiata tra le mie zampe, continuava, senza mostrare segni di cedimento, a succhiare avida la fava. Sembrava un demone dell’inferno.

Dopo avermi lavorato per bene il cazzo, si misi a gattonare sulla moquette.
Mostrandomi uno spettacolo superbo, il più bello che avessi mai visto in tutta la mia vita.
Si era messa a pecorina e mi invitava con lo sguardo a prenderla da dietro.
Sembrava una Playmate. Bellissima. Il culo di Valentina esposto in quella posizione era di una spettacolarità unica, aggrediva i sensi fino alla radice, tale da pormi a rischio di infarto.
Quindi, in preda alla più bassa lussuria, e bramando quel corpo fantastico, senza alcun indugio, mi inginocchiai dietro di lei, e strusciando la grossa cappella tra le fenditure della figa, la penetrai profondamente, fino a scomparire completamente dentro di lei.

Cominciai a muovermi, mentre mi compiacevo ad accarezzare quel culo da favola.
Una volta preso il ritmo giusto, iniziai ad assestare dei colpi profondi e sempre più veloci, e lei, dimostrando di gradire il mio impeto di stallone, ansimava con singulti strozzati con le labbra tra i denti.

“Fabiooo… sei magnificooo…mi stai facendo impazzire …mmmm ooo

Avrei voluto urlare dal piacere, dirle che era bellissima, dirle chi ero, ma la prudenza mi consigliò di limitare le parole, possibilmente camuffate dalla maschera.

In quel turbinio di estasi estrema, ci eravamo avvinghiati sul pavimento, e con desiderio reciproco, abbiamo scopato in tutte le posizioni possibili ed immaginabile, di sopra, di sotto, di fianco.
Alla fine di quella maratone di sesso, giunsi al culmine del piacere. I coglioni bramavano il loro urlo di vittoria, quindi tenendole le gambe spalancate al massimo ed appoggiate alle mie spalle, mentre io ero allungato completamente sopra di lei, con le mani saldamente poste sul pavimento, cominciai a dare gli ultimi affondi, con una potenza tale da provocare un canto simile a quello delle sirene di scilla e cariddi:

OOO. Fabioo… mmmm, sei magnificooooo, oooo

La figa sembrava scossa da un terremoto. Avvertivo gli spasmi che le contorcevano le pareti vaginali, come una spirale di un uragano. Era in pieno orgasmo.
In quegli istanti lei, seppure in preda al delirio del godimento, cogliendo gli ultimi ruggiti dell’orso, si afferrò alle spalle gridandomi:

“Vienniii dentrooo mmmm mmmm

Mi lasciai andare sopra di lei, abbracciandola, poi spinsi il bacino verso l’interno cosce e, tenendola dalla natiche, con il cazzo profondamente ficcato dentro di lei, sfogai tutta la potenza che si era concentrata nei coglioni ed esplosi in una poderosa sborrata che gli inondò l‘utero.

Gridammo all’unisono:

Tooo, mmmmmmmmmm hoooo.

IL tempo di riprendermi, senza darle la possibilità di replicare.

“Cazzo il tedesco… devo correre…
“Aspetta… devo dirti una cosa…
Oddio no!
“Sei stato magnifico! Stasera voglio il bis!

Mi alzai e corsi verso l’ingresso, dopo aver guadagnato l’uscita, mi prese nuovamente una sensazione di angoscia.


Come reagirà, quando scoprirà la verità?


Guzzon59 ([email protected])

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