Gay & Bisex
Vacanze in Toscana 1. Giornata al mare
di svuotocazzi
24.07.2019 |
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"La monta prosegue instancabile per un buon quarto d’ora e, dato il caldo della giornata, siamo entrambi in un bagno di sudore che però non ferma la corsa..."
Qualche giorno di vacanza in Toscana è quello che ci vuole per riposarsi appieno. Ho scelto di dormire a Volterra e poi spostarmi a visitare qualche altro centro nei dintorni. Su suggerimento di alcuni amici, ho prenotato una stanza in un albergo poco fuori città, facile da raggiungere e dotato di una grande piscina, necessaria dato il caldo che si prevede. Parto presto da casa: ho infatti deciso di passare la prima giornata sulla costa toscana. Niente Versilia o località troppo movimentate. Ho preferito Marina di Cecina, di solito non piena di turisti e a un’oretta scarsa dalla mia destinazione finale.In tarda mattinata sono già sdraiato al sole. Non c’è molta gente: è vero che è luglio, ma di giovedì è normale non ci sia il pienone. Alterno bagni in mare con brevi pisolini sull’asciugamano. Verso le due la spiaggia si è davvero svuotata e anche le famiglie che avevo attorno se ne sono andate a pranzo a casa. Io resto sdraiato ancora un po’, poi il suono di un’email sul telefono mi riporta alla realtà. Prendo il cellulare e leggo quanto mi è arrivato. Rispondo a qualche messaggio e apro Grindr per dare un’occhiata ai dintorni.
Non che ci sia troppa gente, ma sembra che qualcuno si trovi a meno di cento metri da me, anche se adesso non è più online.
“Ciao, anche tu in spiaggia?” gli scrivo e rimetto il cellulare nei pantaloncini.
Torno a sdraiarmi e mi lascio cullare dal rumore delle onde. Passa qualche minuto e dal telefono arriva il suono di una notifica. Sarà mica il tipo che mi ha risposto? Controllo e in effetti è proprio lui.
“Sì, sono qui sdraiato al sole” e mi allega la posizione. È un po’ più in giù di me, ma comunque vicino. Chattiamo un po’ e ci scambiamo qualche foto. È un ragazzo di 25 anni, magro di fisico e con un grosso tatuaggio sul petto. Sembra abbia parecchia voglia da sfogare, dai commenti che ha riservato alle immagini del mio culo.
“E tu non mi fai vedere cosa nascondi là sotto?” chiedo curioso.
“No, quello solo dal vivo!”
“Devo venire lì allora…”
“Vieni, vieni! Ti aspetto” mi fa.
Raccolgo le mie cose e con solo le scarpe e il costume mi avvio verso il luogo che mi ha indicato. Mi ha detto che indossa un boxer di un verde piuttosto acceso. In effetti tra questo e il vistoso tatuaggio sul petto non mi è difficile individuarlo. Ma aspetta un attimo: non mi sembra da solo. Eh no, lì accanto a lui c’è sdraiato un altro ragazzo. Mentre li osservo un po’ stupito, lui si gira e mi vede. Mi fa un gesto con la mano e si alza. Ci salutiamo e lui mi presenta anche il suo amico. Mentre gli stringo la mano, lo guardo un po’ meglio: moro anche lui, ma con un po’ di barbetta, più basso e con un bel pelo che, non eccessivo, gli copre petto e gambe.
Mi siedo accanto a loro e mi dicono che sono due studenti all’Università di Pisa, coinquilini da ormai qualche anno. Dagli accenti si capiva che il tatuato è del luogo e l’altro no. E infatti non mi sono sbagliato: il primo è di queste zone, mentre il secondo è sardo. Sono qui in vacanza per qualche giorno e alloggiano in una piccola villetta della famiglia del toscano.
“Ti è piaciuta la sorpresa?” mi chiede il sardo, con un sorrisetto sfrontato.
“Veramente speravo di vedere altro” rispondo, facendo l’occhiolino a entrambi.
“Vai dritto al sodo, eh?” mi fa il toscano.
“Beh, sei tu che mi hai invitato a vedere qualcosa dal vivo”.
“Hai proprio ragione! Che dici se ci spostiamo?”.
“Per me potete mostrare anche qui, ma non so se gli altri qua attorno sarebbero contenti” ribatto, facendoli ridacchiare entrambi.
Ci alziamo tutti e tre, raccogliendo borse e asciugamani. Entriamo nella pineta che costeggia la spiaggia. Penso che mi vogliano scopare lì, ma c’è gente che gira e in effetti procediamo. Percorriamo tutta la strada che attraversa gli alberi, scambiandoci qualche battuta, fino a che il toscano non si ferma davanti a un cancelletto, estrae una chiave e ci fa entrare. Siamo nell’abitazione più vicina alla pineta, una tipica casetta di mare a un solo piano con un giardinetto ben curato, circondato da un’alta siepe.
“Appoggia pure tutto sul tavolino e togliti le scarpe che andiamo a lavarci” mi fa il padrone di casa.
Faccio come mi ha detto e li seguo. Su un lato della casa, quello più nascosto e rivolto verso gli alberi della pineta, è sistemata una doccia esterna che il sardo ha già acceso. Il toscano mi prende per mano e mi spinge sotto il getto dell’acqua, facendomi sbattere contro il suo amico. È un attimo e questo prende a toccarmi il petto e i fianchi. I nostri sguardi si incrociano, mi sorride e le nostre labbra si uniscono. Mi stringo a lui e sento la sua lingua penetrare rapida dentro la mia bocca. Devo chiudere gli occhi a causa del getto d’acqua e sento le sue mani percorrermi il corpo, mentre io prendo a solleticargli i capezzoli. Si ferma sul mio culo, dandogli dei leggeri schiaffetti che mi fanno emettere degli urletti sommessi.
“Che c’è? – mi sussurra – Ti piace, troietta?”.
“Voglio fare la puttana” gli bisbiglio all’orecchio. Nel dirglielo, prendo a toccargli il pacco, ancora nascosto dal costume. Ne apprezzo la forma, soprattutto il diametro generoso: è un cazzo davvero spesso, lungo sui 17-18 centimetri, e non vedo l’ora di assaggiarlo. Ci pensa lui a incitarmi, abbassandosi il costume quel tanto da permettere al suo membro di sbattermi contro il pube e strusciarmi sulla pelle. Glielo afferro con una mano e lo masturbo lentamente, mentre mi inginocchio ai suoi piedi. Lui ha ridotto il getto dell’acqua, permettendomi di aprire gli occhi e osservargli il cazzo eretto che ho in mano. È una bella mazza e subito la faccio sparire dentro la mia bocca. Lui gradisce, lasciandosi andare a un urlo roco di piacere. Inizio a succhiarlo lentamente e mi concentro sul bocchino, aumentando lentamente d’intensità.
Lui si tiene alle mie spalle e prende a muovere il bacino, insultandomi con quel suo accento sardo che mi stimola le peggio porcate. Sono una troia e voglio dimostrarglielo. Mi faccio entrare completamente il cazzo in bocca, stringendolo con i muscoli della gola. Ripeto l’operazione qualche volta, sentendolo sempre più turgido dentro di me. Il suo corpo è percorso da numerosi alcuni brividi, sempre più intensi.
“Così sborro, però!” mi dice.
Non ho alcuna intenzione di fermarmi. Lo stringo ancora in gola e, accompagnato da sue urla liberatorie, un primo fiotto di sborra mi scende direttamente nell’esofago. Estraggo un po’ la mazza dalla bocca, senza farla uscire, facendomi così riempire per bene la cavità orale dai suoi numerosi schizzi. È davvero un grande sborratore: non so perché, ma l’avevo pensato appena visto in spiaggia e la mia idea è pienamente confermata. Lo vedo profondamente scosso dall’orgasmo e si piega leggermente verso di me, tenendosi sempre alle mie spalle, mentre io finisco di pulirgli il cazzo da ogni traccia di sborra.
“Che spettacolo, ragazzi!” sento esclamare alle mie spalle. È il toscano che si è goduto la pompa succosa fatta al suo amico in assoluto silenzio. Mi sollevo in piedi e mi volto a guardarlo. È seduto su una sedia lì vicina, completamente nudo e col cazzo in piena erezione in una mano. Sorridendogli, mi avvicino.
“Ti è piaciuta la scenetta?” gli faccio.
“Porca troia! Non sembravi così affamato prima!”
“L’appetito vien mangiando” rispondo, mentre gli afferro il cazzo allontanando la sua mano. È un pisello lungo una ventina di centimetri, largo il giusto e con una bella cappella lucida. Mi abbasso ad assaggiarne il sapore, che trovo salato dai bagni fatti in mare in mattinata. Non è quello che voglio però. Mi tolgo veloce il costume, mi inumidisco il buco con un po’ di saliva e gli riafferro il pisello.
“Ohhh, qualcuno qui vuole essere aperto” mi dice con la sua voce profonda.
Mi sistemo sopra di lui e, dandogli le spalle ma con la testa girata per vederlo, punto la sua mazza verso la mia apertura e mi lascio scendere lentamente. Lui mi afferra i fianchi e mi guida a impalarmi su di lui. Appena arrivo in fondo, ci lasciamo andare tutti e due a un urlo liberatorio.
“Che troiona che sei!”.
“Non sai neanche quanto” rispondo e prendo a muovermi su di lui, col suo pistone piantato nel culo. Mi assesto bene sulle gambe e prendo a salire e scendere, senza mai farlo uscire dal mio corpo. Aumento il ritmo e rallento, continuando per svariati minuti. Dai gemiti che sento alle mie spalle il ragazzo deve gradire molto. Quando sto per fermarmi, è lui a muovermi il culo con le sue mani forti.
“Alzati un po’ che ti voglio sbattere per bene”, mi fa.
Lentamente mi risollevo. Lui mi tiene fermo contro di sé e capisco che non vuole uscire. Con una buona spinta, mi ritrovo piegato a novanta con lui che da dietro prende a scoparmi con forza. È proprio un bel toro che ha bisogno di sfogarsi e il mio culo sembra soddisfarlo appieno.
Inarco un po’ la schiena, sollevando il busto, e lui mi afferra per il collo, tirandomi all’indietro. Sento la sua lingua sul collo, giro un po’ la testa e subito mi bacia con decisione. Il suo bel cazzo scivola alla perfezione dentro il mio buco, regalandomi sensazioni di profondo godimento. Lui si stacca dalla mia bocca, ha il respiro affannato e, ansimando, mi lancia vari insulti che eccitano sia me che lui fin quasi al limite.
La monta prosegue instancabile per un buon quarto d’ora e, dato il caldo della giornata, siamo entrambi in un bagno di sudore che però non ferma la corsa della sua mazza nel mio budello. La sento anzi ingrossarsi ancora di più.
“Dai che ci sono, puttana! La vuoi nel culo?”, mi grida.
“Sìsì, non uscire! Riempimi!”.
È quello che voleva sentirsi dire e subito sento prorompere dentro di me gli schizzi caldi della sua sborra. Lui manifesta il suo orgasmo con urla profondi che riecheggiano nell’aria, fino a quando non ferma del tutto la sua corsa dentro di me. Si appoggia stremato alla mia schiena e mi ringrazia della scopata.
Appena si solleva un po’, lo faccio uscire, mi giro rapido e mi accuccio a pulirgli il cazzo, ancora barzotto. Dopo qualche leccata, una mano si appoggia sulla mia spalla e mi fa girare. Mi ritrovo davanti agli occhi il pisello del sardo, nuovamente in piena erezione. Anche lui è rimasto a osservare la mia scopata col suo amico e ora è di nuovo il suo turno.
“Leccalo piano e solleva il culo” mi dice.
Faccio come vuole e subito porta due dita al mio buco, facendole entrare dentro di me, facilitate dalla dilatazione e dalla sborra che sento colarmi lungo le gambe. Continua così per un po’, aggiungendo anche un terzo dito. Il suo cazzo è, se possibile, ancora più duro di prima, ma questa volta durerà di sicuro più a lungo.
“Vieni, piegati contro il muro” fa, facendomi alzare e riportandomi contro la parete della doccia, che è rimasta accesa. Mi sistemo a pecora, mettendo in bella mostra il sedere, mentre il getto d’acqua mi colpisce la schiena e un piacevole rivolo mi scorre sul buco e più giù, lungo le gambe. Mi giro e vedo il sardo che si sputa sul cazzo, fa ancora due passi verso di me e mi entra dentro in un colpo solo, dandomi della puttana.
“Sì, sfondami il culo! Sono una troia che ha bisogno di cazzi!” gli faccio, gemendo e fissandolo negli occhi.
Queste parole lo accendono e, col suo solito sorrisetto stampato in faccia, prende a martellarmi il culo col suo cazzone largo. Entra a meraviglia e, assieme all’acqua, sento grumi caldi scendermi lungo le gambe: è la sborra del toscano che sta uscendo dal mio corpo. Mi porto due dita al buco e cerco di raccoglierne un po’ per assaggiarne il sapore. Il sardo capisce perfettamente cosa sto facendo: “Tranquillo, te ne do io dell’altra dopo!”.
“Oh, hai visto quanto è puttana?” gli chiede il toscano.
“Non ce n’era mai capitato uno così” ribatte l’amico, facendomi capire che è una loro abitudine scoparsi assieme delle puttanelle vogliose quando hanno voglia di svuotarsi i coglioni. Insomma, la casa non è l’unica cosa che condividono.
“Non riesco a farmelo ammosciare da quanto mi eccita sta troietta” esclama il padrone di casa.
Entrambi ci giriamo a guardarlo. Non è molto distante da noi e si smanetta con foga l’asta, tornata al turgore di poco fa.
“Vieni qui” gli faccio, allontanandomi un po’ dal muro e facendogli capire che voglio succhiarlo. Si accosta subito e, senza che il sardo smetta di pistonarmi, lascia che la mia bocca gli risucchi tutto il pisello. Si vede che sono abituati a questa posizione, sono perfettamente coordinati nei movimenti, facendomi godere per il cazzo che ho in culo e permettendomi di succhiare al meglio quello che ho in bocca. Il sardo da dietro porta le mani ai miei capezzoli e prende ad accarezzarmeli con decisione.
Mi sento una vera vacca, infilzata da ogni parte, e la situazione mi provoca scariche di intenso piacere. I loro cazzi sono sempre più duri dentro le mie cavità e non credo manchi ormai molto. Sono io stesso a provocarli, aumentando il ritmo del pompino e, soprattutto, stringendo i muscoli del retto. È proprio quest’ultima azione a dare per prima i frutti sperati.
“Cazzo, mi fai sborrare di nuovo!” mi ringhia il sardo, incapace di trattenersi. Si pianta fisso in fondo al mio culo e si lascia andare a una sborrata imponente, esattamente come la prima. Ho contato almeno una decina di schizzi e un calore liquido mi pervade il corpo, partendo dal mio corpo.
“Spettacolare” sbuffa soddisfatto, riappropriandosi del suo cazzo e facendo alcuni passi indietro.
“Tocca a me adesso” fa il toscano. Rapido, si stacca dalla mia bocca, mi gira attorno e mi sprofonda dentro ancora una volta, dando nuova linfa al mio godimento.
“Quanta cazzo ne hai fatta?” fa all’amico ridendo e prende a scoparmi con affondi lenti e decisi. Sembra quasi indeciso sul da farsi: venire subito o godersi il mio culo ancora per un po’? Improvviso velocizza il suo ritmo e anche lui mi sborra in culo, tenendosi saldo ai miei fianchi.
Ansimando anche il padrone di casa, esce da me e io non posso trattenermi dal portarmi una mano al buco, raccogliere la sborra dei miei due stalloni e leccarmi le dita per gustarmi i loro sapori. I due si mettono a ridere dietro di me, mentre io mi ridesto dal torpore del piacere e mi butto completamente sotto il getto della doccia. Mi raggiungono subito e, complimentandosi con me, ci sciacquiamo assieme, senza risparmiarci in toccatine ai loro cazzi e al mio buco.
Mi hanno invitato a restare a pranzo da loro e io ho ovviamente accettato, sperando – lo ammetto – in una nuova dose di cazzo. Che, in effetti, dopo aver mangiato non è mancata!
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