Gay & Bisex
Un turbinio di emozioni
di Thefab
03.05.2020 |
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"E’ enorme, lungo, largo, succoso, vigoroso..."
Mi è bastato incrociare Lorenzo nei corridoi della scuola e tante cose che avevo provato faticosamente a insabbiare dentro di me, sono tornate fuori. Sto da subito male. Al rientro in classe, dopo la ricreazione, parecchi dei miei nuovi compagni mi chiedono se sia tutto ok, vedendomi completamente fuori di senno.Io provo a tranquillizzarli ma di ok non c’è nulla. Lorenzo mi ha fatto del male senza fare nulla. Il solo fatto che mi abbia guardato senza salutarmi, mi ha ferito. Mi sento nuovamente responsabile per aver letteralmente ucciso il gruppo di amici che avevamo. Con loro ero felice, avevo finalmente qualcuno con cui poter uscire sempre, non solo l’estate.
Ho rovinato tutto, creando inutili tensioni e rischiando, addirittura, di far litigare due fratelli come Valerio e Francesco, divisi da un solo anno di età e che si possono quasi considerare gemelli tanto erano uniti. Quell’estate non mi sono proprio regolato, se avessi potuto mi sarei fatto anche Lorenzo.
Anzi, a dire il vero, è proprio Lorenzo che avrei voluto farmi. Impazzivo per lui, mi aveva totalmente preso la testa, pendevo dalle sue labbra.
Aver saputo che, da anni, si svuotava nel culo di Valerio, che era il ragazzo con cui mi stavo frequentando, fu un vero e proprio colpo, duro da digerire.
Le ultime tre ore di lezione passano via molto lentamente, io sono praticamente assente e mi prendo anche qualche richiamo per la mia scarsa concentrazione. All’uscita, saluto i miei nuovi compagni e mi incammino verso la stazione. Non c’è molta gente della mia scuola che fa quel pezzo di tratta col treno, quindi mi ritrovo nuovamente a contatto con Lorenzo. Se ne sta lì, in disparte, con le cuffie a sentire la musica su una panchina.
Avrei voglia di avvicinarmi a lui e provare a riparlarci, ma non ne trovo il coraggio. Sul treno non siamo seduti troppo distanti, siamo nello stesso vagone e io non smetto un attimo di fissarlo, distogliendo lo sguardo solo nei rari momenti in cui lui sembra casualmente incrociare il mio.
Caspita se è bello. Devo ammettere che è ancora più carino di prima, è in assoluto il ragazzo che mi piace di più da un punto di vista fisico: più del mio ragazzo, più di Alberto, più di chiunque sia finito nel mio culo. E’ esattamente ciò che mi piace di un uomo, è abbastanza alto, ha un gran bel fisico scolpito, è sensuale, sempre curato ma senza sembrare troppo fighetto come ad esempio capita con Alberto. E poi, non mi posso mai dimenticare quel meraviglioso cazzo.
Non è mai stato mio, purtroppo. Ma ho avuto la fortuna di vederlo più volte, nei pomeriggi passati a masturbarci a casa di Valerio oppure quando organizzavamo i calcetti e facevamo la doccia lì. E’ un cazzo semplicemente libidinoso. E’ enorme, lungo, largo, succoso, vigoroso. Solo a pensare a quel cazzo, capisco perché le ragazze, una volta che ci escono, non lo vorrebbero mollare più e gli si appiccicano sempre a sanguisuga.
Lorenzo è sempre circondato di figa, fin da piccolo e lo ostenta fieramente. Nel periodo in cui uscivamo in comitiva, per noi era una continua umiliazione sentire i suoi racconti. Tra chi era gay represso, chi era sfigato, chi era ancora troppo piccolo, sentire lui che ci sbatteva in faccia le sue continue conquiste, era piuttosto avvilente ma, allo stesso tempo, molto eccitante. Tornavo a casa e mi masturbavo, pensando anche solo all’idea di poterlo ammirare mentre magari si fotteva qualche ragazza davanti a me.
Lui scende alla fermata prima della mia, mi passa davanti e mi fa un cenno col viso, molto freddamente, che nella sua testa potrebbe rappresentare una sorta di saluto. Io farfuglio qualcosa, forse mi esce un ciao, credo con voce da checca isterica.
Quando scendo, c’è il mio ragazzo ad aspettarmi. E’ quasi ora che lui torni a lavoro. Purtroppo, da quando ho ricominciato scuola, sono saltati i nostri pranzetti abituali e riusciamo a stare insieme giusto il tempo di fare il tragitto in macchina e prenderci un caffè da casa mia.
Avverte subito che c’è qualcosa che non va, io inizialmente provo a tranquillizzarlo ma alla fine esplodo e gli confesso che ho visto Lorenzo. Lui sa tutto di quella famosa estate, sa delle conseguenze che hanno avuto certi episodi sulla mia psiche e sulla mia autostima. Il solo nome di Lorenzo, gli fa capire il mio sconforto. Restiamo un po' a parlare, mi consiglia di affrontarlo quando siamo soli sul treno. Io rimango in silenzio, sento i suoi suggerimenti ma non so se li attuerò.
Quando va via, mi metto sul letto, con la musica e rifletto. Chiaramente non potevo essere felice, non proprio io. Per la prima volta sembra andarmi tutto bene, trovo addirittura il coraggio di fare outing nella mia nuova scuola e, quasi subito, incontro un personaggio di quelli che avevo deciso di rimuovere totalmente dalla mia vita.
Per chi si domandasse bene cos’altro fosse successo con Lorenzo e gli altri, devo dire che quei ragazzi, seppur con tutte le motivazioni di questo mondo, provarono a isolarmi, a lasciarmi fuori dal loro gruppo. Solo l’amicizia di Manuel non lo permise e alla fine ebbi anche sulla coscienza il fatto che lui fu costretto a staccarsi da loro, i suoi amici storici, per prendere le mie parti. Se non fosse stato per Manuel, sarei rimasto totalmente solo per mesi, senza uno straccio di amico.
La sera non accenno a stare meglio, anzi, i pensieri mi stanno facendo stare ancora peggio e decido di fare una cosa che solitamente non è da me. Ho voglia di sballarmi, ancora una volta, come è successo lunedì sera. Scrivo a Pietro, lui mi dice che fino ad una certa ora sta con gli amici ma che verso mezzanotte posso andare a casa sua. Per me è tardi ma non mi interessa, litigo con i miei ed esco lo stesso. Raggiungo casa di Pietro con la bicicletta e ci sballiamo di nuovo, tra fumo e birra.
Consumiamo un altro rapporto sessuale completo e senza protezione, così come senza alcun trasporto. Evidentemente è il prezzo da pagare per sballarsi a casa sua, visto che non mi ha chiesto neanche soldi per dividere le spese.
Nei giorni seguenti, le situazioni si ripetono: Lorenzo mi ignora, se non qualche accenno di saluto, il mio ragazzo prova a consolarmi, mi rivedo spesso anche con Alberto e Leo, rifacciamo anche un’orgia ma è soprattutto Pietro e il suo sballo che mi coinvolgono.
Una sera è presenta anche Enea con noi, altre volte fumiamo in macchina e una volta c’è anche Leo. Alberto non sa niente, per ora. Lo scopre circa una settimana dopo. Siamo a casa di Pietro, sul suo letto io, lui e Leo. A quest’ultimo suona il telefono ed è Alberto.
Capisco subito che stanno litigando, il tono della chiamata è molto acceso. Leo non ci spiega bene cosa sia successo ma mi dice che è meglio se andiamo via. La svolta arriva dopo circa dieci giorni dal famoso lunedì.
Pietro ha casa occupata e ci andiamo a fare le canne dietro ad uno chalet, ormai chiuso dopo la fine della stagione estiva. Con noi ci sono anche Enea e Leo. Non c’è alcuna prospettiva di fare sesso e neanche mi interessa.
Stavolta, ho dovuto pagare anche io, forse una delle primissime volte che mi capita. Questa non è una vita che fa per me, non sono mai stato un cannato o uno a cui piace bere. Mi dispiace farlo di nascosto dai miei e dal mio ragazzo ma non mi sento bene dentro e cerco di non pensare, così facendo.
La nuova scuola la volevo vivere come un nuovo capitolo della mia vita, da affrontare il più sereno possibile ma non ci sto riuscendo. Lo sguardo intenso e tenebroso di Lorenzo risuona come un giudice dentro di me. I suoi silenzi nei miei confronti fanno più male di mille parole.
Stiamo fumando, appollaiati su un muretto, facendo discorsi stupidi e senza senso, quando improvvisamente sbuca Alberto. E’ incazzatissimo, Leo prova ad andargli contro per tranquillizzarlo ma riceve una spinta forte e rischia di finire a terra. Alberto gli intima di stargli lontano. Ha il fuoco negli occhi, mi guarda e mi ordina di andare in macchina sua. Io gli provo a rispondere, gli dico che faccio quello che voglio ma lui mi afferra per il braccio e mi tira via da quel muretto. Pietro interviene, come un imbecille.
Si alza e dice ad Alberto che sta facendo solo il coglione e lui, per tutta risposta, gli sferra un bel cazzotto in faccia.
“Frocio di merda, tocca un’altra volta Fabio e ti ammazzo”. Enea interviene, afferra Alberto per le braccia e lo porta un po' più lontano. A loro due, lentamente e un po' timorosamente, si avvicina anche Leo. Provano a calmare Alberto mentre Pietro se ne rimane come un imbecille con il culo a terra a scuotere la testa e a insultare sottovoce il suo aggressore.
Io sono rimasto a metà strada, ho intrapreso la strada per uscire dallo chalet ma poi mi sono bloccato per osservare la scena.
“Ti ho detto di andare in macchina o ti meno pure a te” mi urla Alberto. A questo punto, spaventato, eseguo e mi vado a sedere nella sua auto.
Rimango là per almeno quindici minuti, da solo. Provo a ingannare il tempo usando un po' il telefono, dopo un po' vedo Alberto uscire dallo chalet con gli altri tre.
Sembrano aver chiarito. Si avvicinano alla macchina e mi dicono di stare tranquillo, che è tutto risolto. Alberto li saluta dando loro la mano e poi risale in auto.
“La prossima volta ti spacco il muso” mi dice.
“Che ho fatto? Che vuoi?”
“Non mi devi rispondere, hai capito? Che cazzo ti fai le canne tutte le sere? Imbecille”
“Perché tu non te le fai?” gli rispondo io, in modo infantile.
“E perché me le faccio io, te le devi fare anche tu? Che cazzo di risposte sono, pezzo di coglione?”
“Ma a te che te ne frega se me le faccio o no?” continuo io, che lo sto un po' sfidando con il mio atteggiamento arrogante, probabilmente frutto della tensione degli ultimi giorni.
“Perché tu sei diverso, tu sei un bravo ragazzo e non hai bisogno di questo. Vuoi fare la fine di quel frocio di Pietro? Che si sballa e si fa scopare da qualunque cosa si muova? O di quegli altri due coglioni, che ci fumano insieme e poi se lo scopano pure? Io mi posso fare qualche canna ma non ci vado mai a fumare da Pietro, ci fai caso? Non ho bisogno di queste cazzate e tu sei migliore di me e di loro”.
Le sue parole mi toccano dentro, mi fanno piacere ma mi fanno anche l’effetto di commuovermi e inizio a piagnucolare. Alberto mi mette una mano sulla spalla e mi dice che non voleva farmi del male ma solo difendermi. Dice che a me ci tiene e che mi vuole aiutare. Mi sta riportando a casa ma gli dico di no, di rigirare e portarmi da lui.
Avviso i miei, che la prendono malissimo, accusandomi di fare tardi per l’ennesima volta e che prima o poi non mi alzerò al mattino, è solo questione di giorni. Arriviamo nella mansarda di Alberto e lì ci baciamo, con passione. Ci stendiamo sul letto mezzi nudi e parliamo fino a tardi.
Svuoto il sacco, gli confido che ho il ragazzo (senza dirgli chi è), che lo amo ma che non sono ancora in grado di tenere una relazione nel verso giusto, gli dico di Lorenzo, pur senza fargli il nome ma solo narrando l’accaduto e anche lui mi dice di affrontarlo. Quando finiamo di parlare è tardissimo. Ho già ricevuto alcune chiamate dei miei, alla fine decido di rispondere e ci litigo per telefono. Alberto mi vuole riaccompagnare ma ho voglia di stare con lui. Gli chiedo se posso dormire lì, lui mi dice che devo assolutamente andare a scuola e prometto che se la mattina lui mi riesce ad accompagnare a casa a cambiarmi e alla stazione, ci vado sicuramente.
Ci guardiamo, iniziamo a baciarci con passione. Accarezzo il suo viso meraviglioso, poi passo la mano sul suo corpo magro ma perfetto. Non ha un solo pelo, sembra davvero fatto con lo stampo tanto è bello. Lui mi afferra per i fianchi e mi fa salire a cavalcioni sopra.
Sono ancora in mutande, mi inizia ad accarezzare le chiappe, poi prende l’elastico e, pian piano, me le abbassa, scoprendomi il culo.
Io gli bacio il petto, la pancia, poi gli tolgo le mutande senza esitazioni e ho il suo cazzo che mi svetta davanti. Lo prendo deciso in bocca, lo succhio con passione, lo bacio, lo lecco, lo odoro. E’ fantastico. Alberto mi accarezza i capelli, che si stanno nuovamente allungando negli ultimi tempi, e ansima, alzando lo sguardo al cielo. Con la mano destra, inizio a palpargli anche le sue palle succose, poi gliele ciuccio un po', usando la mano per segargli il cazzo stavolta.
Sapendo anche la sua passione per i piedi, scendo ancora più verso il basso. Alberto ha ancora i calzini addosso, glieli sfilo e li lancio a terra. Inizio a inebriarmi dell’odore fantastico dei suoi piedi, leggermente sudati per l’uso delle scarpe da tennis e per la temperatura ancora estiva. Poi do il via al gioco di lingua e comincio a gustarmi ogni centimetro della pianta del suo piede, compreso lo spazio tra un dito e l’altro. Alberto è in relax totale, ogni tanto ansima, altre mi incita, altre impreca per sfogare il suo enorme piacere. Mentre sono concentrato sul piede sinistro, con il destro inizia a strusciarsi sul mio pisello. E’ fantastico, io ce l’ho di marmo e so che così sborrerò presto.
Lo fermo, voglio godermi quella scopata. Salgo sopra, mi metto a smorzacandela e mi impalo il suo cazzo. Alberto mi ferma un attimo, deve aver fatto alcuni ragionamenti dentro di sé.
“Se sei fidanzato, sei sicuro di voler andare fino in fondo stasera?”
“Si, sicurissimo” dico io, per poi riprendere a muovermi sopra di lui.
E’ una scopata dolcissima, io mi muovo in modo sensuale, lavorando molto con i fianchi e con il sedere, intanto non smetto di guardarlo in faccia. Ho la bocca semi aperta e gli occhi sbarrati, lo osservo dritto negli occhi e ansimo. Lui si passa spesso la lingua sulle labbra e mi sorride. Andiamo avanti a lungo, in quel modo, facendo l’amore. Ogni tanto le nostre lingue si cercano e ci baciamo con passione.
Intanto, lui non smette un solo secondo di accarezzarmi la pelle, la schiena, il sedere, le gambe.
Nella parte finale, decidiamo di cambiare posizione e mi mette a missionaria. Mi sale sopra e me lo infila nuovamente. Inizia a spingere con più decisione rispetto al ritmo che davo io. Io mi aggrappo con i piedi al suo sedere. Ci strusciamo l’uno contro l’altro, la scopata ora è animalesca. Io ansimo forte, rantolo di piacere, Alberto sta respirando affannosamente. Mi aggrappo a lui, lo tiro verso di me, lui fa due o tre gridolini un po' soffocati e poi mi esplode nel culo. Sento uno schizzo, poi un secondo e così via. Mi inonda l’ano col suo caldo sperma.
Alberto crolla sull’altro lato del letto, ha il fiatone e guarda verso il soffitto. Nonostante ciò, si preoccupa di come farmi venire.
“Vuoi scoparmi?” mi chiede. Capisco, tuttavia, dal suo tono, che è molto stanco e non so se avrebbe davvero voglia di farmelo fare. Gli chiedo se possa, semplicemente, farmi una sega. Lui allunga la mano, me lo impugna e inizia a segarmelo a buon ritmo. Sborro praticamente subito, poi Alberto mi bacia in bocca e mi dà la buona notte.
Dormo poco, quasi nulla. Forse un po' di abbiocco nelle prime ore, poi sto tutto il tempo con gli occhi sgranati. Con quel filo di luce che c’è nella stanza, ogni tanto guardo Alberto che dorme. E’ bellissimo. Rifletto, rifletto su di lui, su tutta la situazione che sto vivendo e soprattutto su Lorenzo.
E durante quelle ore di riflessione notturna, giungo alla conclusione che lo affronterò, una volta per tutte. E’ assurdo che io debba sentirmi ancora colpevole di un qualcosa successo anni prima e per cui non penso neanche di avere tutte queste responsabilità.
Al mattino, poco prima del suono della sveglia, un filo di luce invade la nostra stanza. Mi permette di guardare meglio Alberto. Si è girato su un fianco, mi da le spalle. Mi avvicino a lui e inizio lentamente a coccolarlo, cercando comunque di non svegliarlo.
Siamo nudi e il mio cazzo è parecchio duro. Lo sento pulsare e ho voglia di farmi una sega. Mentre coccolo Alberto, lo struscio un paio di volte sul suo sedere. Sono convinto che lui stia dormendo e invece, con un filo di voce mi dice:
“Dai mettimelo, per favore”.
Io eseguo, mi sputo sulla mano e gli metto un ditino dentro, lui allunga le gambe e stira i muscoli come reazione. Poi, gli punto il cazzo e lo infilo. Nel frattempo, sentiamo il suono della sveglia, Alberto allunga la mano e spegne l’allarme del cellulare, io a quel punto inizio.
Scopo con decisione, mi bastano 5 o 6 colpi assestati con veemenza e capitolo subito. Ho un orgasmo intenso, lanciò un mugugno di piacere e mi svuoto tutto nelle sue chiappe. Lui si gira in posizione supina, ha il cazzo durissimo. Io, senza dire nulla, mi ci avvento e lo prendo in bocca. Alberto mi dice di non preoccuparmi perché così richiamo di fare tardi ma io non voglio sentire niente. Gli stringo il pene a ventosa sulle labbra e inizio a lavorare di bocca, succhio talmente tanto e a fondo che lui impazzisce e mi inonda la gola di sperma dopo circa un minuto.
Rapidamente, ci diamo una rinfrescata, poi Alberto con la macchina mi porta a casa. Io salgo, ci sono ancora i miei a casa e sono furiosi. Dico loro di non preoccuparsi che ho dormito da un amico, così come gli avevo detto e che sto andando a scuola. Mi cambio, preparo lo zaino e scendo.
Alberto sta praticamente dormendo al volante, fa una sorta di balzo di paura quando apro lo sportello. Mi dispiace tanto che si sia dovuto addormentare così presto.
Riesco ad arrivare alla stazione appena in tempo, saluto velocemente Alberto e corro al mio treno. Poco dopo vedo salire Lorenzo, non mi saluta. Rimando il nostro confronto al ritorno.
La mattina scorre via, io sono un po' agitato ma sono determinato a parlarci. L’occasione, così come preventivato, si presenta mentre aspettiamo il treno. Lui è seduto sulla solita panchina, cuffiette alle orecchie, totalmente isolato dal resto del mondo, evidentemente non alla sua altezza secondo il suo modo di pensare e di essere.
Mi avvicino, faccio un ultimo respiro forte e mi siedo affianco a lui. Gira la testa, mi vede e decide di ignorarmi, tornando a sentire la musica. Io gli scuoto il braccio, per attirare l’attenzione.
Lui, a questo punto, toglie solo la cuffietta destra, quella dell’orecchio orientato verso di me.
“Che vuoi?” mi dice, in modo scortese.
“Voglio sapere perché mi ignori, che ti ho fatto di così imperdonabile”
“Ma ti togli dal cazzo?” mi risponde in modo abbastanza aggressivo.
Io persevero, gli dico che se vuole può picchiarmi, se lo fa sentire meglio, se lo fa sentire superiore a me ma che io pretendo una risposta. Alla fine, in un modo o nell’altro, iniziamo la discussione, che proseguiamo anche sul pullman.
Lorenzo mi accusa, dice che quella famosa estate io sono uscito con loro al solo fine di scoparmeli tutti. Dice che sono un frocio, che ho approfittato del fatto di essere più grande per plagiarli tutti e approfittare della loro ingenuità, che li ho costretti a masturbarci insieme. Io rimango stranamente calmo e provo a spiegare tutte le mie ragioni. Sento anche i suoi deliri, le presunte differenze del suo andare con i maschi rispetto alle mie.
La chiacchierata, iniziata male, va via via migliorando, con Lorenzo che inizia quantomeno ad ascoltare le mie versioni dei fatti. Mi prendo le mie colpe, che sicuramente ho, ma che sono molto minori di quelle che mi attribuisce lui. Scopro anche che lui e i due fratelli Valerio e Francesco mi hanno sparlato male per anni, che passavano il tempo ad insultarmi.
“Ma quindi ora hai fatto outing ho saputo” mi dice lui, ormai più disteso dopo quasi mezzora.
“Solo a scuola, pensavo di non conoscere nessuno là”
“Ah quindi qua non lo sanno ancora in giro” risponde lui, con una strana espressione in cui noto una punta di cattiveria.
“Perché? Intendi dirlo a tutti, per caso?” lo accuso io.
“Anche se lo facessi?”
“Se ti fa stare meglio e sentire una persona migliore fallo”
Nel frattempo stiamo arrivando alla sua fermata, Lorenzo prende la sua borsa, mi sorride e mi dà una pacca sulla spalla:
“Stai tranquillo, frocetto, che non lo dico a nessuno” e va via.
Nei giorni seguenti, il nostro rapporto sembra migliorare. Sul treno ci sediamo spesso vicini e Lorenzo ogni tanto mi parla, altre se ne sta per i fatti suoi con le cuffiette. Spesso mi chiama “frocetto” ma lo fa più per scherzare, è il suo modo di fare e sono anche abituato. D’incanto, però, quando arriviamo a scuola, torna a essere abbastanza freddo e distaccato. Nella sua testa, evidentemente, pensa che se mi vedono vicino a lui possono crederlo gay. Sono ragionamenti che in passato ho fatto, stupidamente, anche io, quindi da una parte li capisco. Diciamo che nell’orario scolastico, evito qualsiasi tipo di contatto con Lorenzo.
Intanto, il confronto mi ha fatto stare meglio, ho chiarito alcuni aspetti del mio passato. Non so se certi messaggi arriveranno a Valerio e Francesco. Probabilmente, dopo tutto quello che è successo, sarebbe improbabile ricomporre il rapporto con loro però già sapere che non mi sparlano mi sarebbe di aiuto. Con il mio ragazzo le cose proseguono bene, negli ultimi giorni siamo stati parecchio tempo insieme e lui mi ha viziato molto, con regali e sorprese per rallegrare il mio ultimo periodo, che non è stato facile. Non sono andato più da Pietro dopo quella sera. Anzi, anche quando sono stato da Alberto, Pietro non è stato più chiamato. Abbiamo fatto un altro paio di seratine con Alberto, Leonardo e Vesim, alle quali non ha partecipato nemmeno Enea.
Ho avvertito un’aria differente, evidentemente la chiacchierata con Alberto ha un po' cambiato il suo punto di vista. E’ come se mi volesse allontanare da certe situazioni. Mentre, quando siamo io e lui da soli, è molto coinvolto, quando mi deve “dividere” con Leo sembra abbastanza infastidito.
Ma ok, il capitolo Alberto lo riprenderò nel successivo racconto, dove vi svelerò come si è risolto il nostro rapporto, torniamo a Lorenzo.
E’ una mattinata di fine Settembre, inizia a fare freschetto, specialmente al mattino presto quando devo andare in stazione a prendere il treno. Da qualche giorno indosso un giacchino, seppur abbastanza leggero. Oggi sono particolarmente assonnato e sono stato in dubbio fino all’ultimo momento se alzarmi o meno ma alla fine l’ho fatto per il mio ragazzo, che ci tiene e mi martella.
Dopo un po', alla fermata successiva, sale Lorenzo. Sembra molto assonnato anche lui, si guarda attorno e si viene a sedere proprio di fronte a me. Mi saluta e si immerge nell’ascolto della sua musica.
Per quasi tutto il viaggio di andata, non parliamo quasi mai, anche perché inizialmente c’è altra gente. Quando stiamo per arrivare, rimasti ormai in pochi, Lorenzo mi inizia a fissare in modo strano. Sembra come che mi voglia dire qualcosa ma si trattiene. Alla fine non lo fa.
La cosa si ripete anche il giorno seguente, alla fine decido di affrontarlo io. Appena scesi dal treno abbiamo da fare un pezzo a piedi. Siccome siamo in leggero anticipo, gli dico se ci prendiamo un caffè prima di entrare. Seduti al tavolino, gli domando perché è da un paio di giorni che mi fissa, lui sorride e mi chiede:
“Ma tu li fai i pompini?”
Io rimango sconvolto dalla domanda, così, piovuta dal nulla.
“Beh, sono gay, tu che dici?”
“Che ne so, magari nel frattempo sei diventato attivo. Quindi li fai?”
“Ma che domande sono? Si li faccio”
“Ti va di succhiarmelo? Però non lo devi dire a nessuno”
“Ma per chi mi hai preso? Che sono la tua troia personale?”
“Smettila di fare il santarellino, che è da anni che me lo vuoi succhiare” risponde lui, impertinente.
“Magari, con gli anni e col tuo modo di comportarti, ho cambiato idea, che dici?”
“Ascolta un po', a me non frega niente, ho solo le palle piene che questo periodo mi va di merda con le ragazze. Non mi interessa niente di te, se hai cambiato idea, se fai outing o altro. Non lo deve sapere nessuno, se ti va me lo succhi, se non ti va ciao, non è successo niente”
“Ok, poniamo l’ipotesi io ti dica di si, dove te lo dovrei succhiare?”
“A scuola, ti mando un messaggio io ma non devi dire niente a nessuno”.
La discussione termina così. Io sono piuttosto combattuto e sconvolto. Entriamo e la mia testa è solo a quel pensiero. D’altronde ho sognato il suo cazzo veramente per anni e che sarà mai fargli un pompino? Il suo messaggio arriva al termine della prima ora. Mi dice di vederci nel bagno in fondo al corridoio.
Io chiedo al professore se posso uscire 5 minuti che ho bisogno di andare alla toilette, lui acconsente. Lorenzo mi aspetta lì, davanti ai lavandini. Mi fa segno di stare zitto e ci chiudiamo nel primo bagno, a chiave.
Mi sussurra ancora una volta di non dire niente e di non baciarlo o cose del genere. Poi si slaccia il bottone dei jeans e se li abbassa assieme alle mutande, fino alle caviglie.
Rimango a bocca aperta, quasi paralizzato. Non riesco neanche a prendere iniziativa, è il cazzo più bello che io abbia mai visto in vita mia. E’ cresciuto ancora rispetto a quando aveva 14 anni, è davvero immenso. Ma al di là delle misure extra large, è proprio bello da vedere, è il cazzo perfetto di un ragazzo, con ancora la pelle bella liscia e la cappella leggermente fuori.
“dai veloce, muoviti, che ci scoprono” mi dice lui, mettendomi le mani sulle spalle e invitandomi ad abbassarmi. Io mi accuccio, prendo il suo uccello in mano e inizio a segarglielo. E’ ancora abbastanza moscio ma diventa duro in pochi istanti. E’ una cosa tremenda, un cazzo del genere dentro di me credo che mi sventrerebbe. Lui se ne sta ad occhi chiusi, con la testa verso l’alto, senza mai guardarmi. Io lo assaggio, lo lecco per la prima volta e Lorenzo ha un piccolo sussulto.
Faccio il movimento di ritorno con la lingua, tornando fino alle palle, da dove ero partito e così per altre 3-4 volte. Lo sto leccando come un bambino davanti a un calippo che cerca di fare veloce per paura che si sciolga. Lo prendo presto in bocca, è gigantesco. Saranno 22 centimetri di cazzo, ma a tenersi bassi. Ha un sapore forte, leggermente di pipì ma penso abbia urinato appena prima del mio arrivo, quindi ci sta, perché sulla cappella c’erano delle goccioline appena se l’è tirato fuori.
Faccio fatica a tenerlo tutto dentro ma riesco a trovare un buon ritmo. Lui inizialmente mi lascia fare, senza far trapelare grosse emozioni. Non ansima, non si muove, se ne sta solo ad occhi chiusi a farsi ciucciare.
Poco dopo, però, evidentemente sente accrescere il piacere. Mi afferra per i capelli, quasi con veemenza e me lo spinge ancora più dentro. Sento quasi soffocare per quanto è grosso. Ma Lorenzo non vuol sentire ragioni, inizia a spingere in avanti, mi sta letteralmente scopando la bocca.
Di certo ha capito che col mio ritmo non sarebbe venuto in tempi rapidi, aveva intuito che io mi stavo godendo il pompino e invece vuole solo svuotarsi. Sono tutto rosso, mi manca il fiato e Lorenzo continua a venire avanti e indietro. Mi adagio con le ginocchia a terra, incurante del fatto che il pavimento possa essere sporco. Cerco, per quanto possibile, di seguire con la lingua il movimento. Lorenzo ha un sussulto, alzo lo sguardo e lui finalmente mi sta guardando, ha l’espressione di puro godimento. Apre la bocca, fa un piccolissimo gemito e inizia a schizzarmi non so quanta sborra in bocca.
Credo che fossero giorni e giorni che non si svuotava, ne è una quantità spaventosa. Quando si sposta da me, sono costretto a sputarne una parte. E’ molto densa, la rimanente la mando giù ed è anche molto saporita. Lorenzo mi passa un fazzoletto, si tira su i pantaloni e di sfuggita mi dice:
“Io scappo in classe, grazie, a dopo… e mi raccomando, acqua in bocca”.
In bocca, più che l’acqua, ho ancora qualcos’altro, sicuramente più saporito!
PS: questo è un capitolo che sento molto mio, mi ha suscitato forti emozioni scriverlo e ricordare certi momenti. Non manca moltissimo alla fine del mio percorso, visto che siamo, cronologicamente, quasi al 2019. Ciò nonostante, spero che continuino a piacere anche a voi, che siete sempre molto gentili, anche e soprattutto in privato
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