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La gita scolastica in Spagna


di Thefab
05.12.2019    |    19.848    |    7 8.7
"Dà colpi forti e decisi, quando mi riesco a girare vedo il suo viso grintoso, il suo bel corpo magro e quelle meravigliose gambe da calciatore che ha..."
Siamo al capitolo 13 e c’è un piccolo salto temporale di pochi mesi, che ci porta al 2017. Sono in astinenza sessuale da un po'. Con la persona che amo le cose ancora non vanno bene, non so come farglielo capire e la nostra storia si è limitata ad alcuni incontri sporadici, di natura sessuale. So che lui ha un’altra persona, in questo periodo, e quindi sto abbastanza in crisi.
E’ da qualche tempo che sento l’esigenza di fare sesso, più che altro per sfogare le mie frustrazioni. Con la squadra le cose sono leggermente migliorate rispetto all’inizio della stagione, anche se le prese in giro, le palpate e le proposte oscene non sono mai del tutto terminate. Come detto nel precedente capitolo, non ho interesse per nessuno di loro. Gli unici che potrebbero interessarmi non si sono fatti avanti e quindi rimangono sogni proibiti.
A Febbraio ho avuto una sporadica relazione con un ragazzo di un anno più piccolo di me, un certo Simone conosciuto su internet, residente a Pescara. Su di lui sorvolo perché davvero non c’è stato nulla di interessante da raccontare. Siamo usciti alcune volte in un centro commerciale dalle sue parti, ci siamo baciati, poi un pomeriggio l’ho invitato da me e abbiamo scopato. Era passivo, quindi mi sono dovuto adattare io, fungendo da attivo. La cosa è andata avanti un paio di settimane, ci siamo visti 5 o 6 volte in tutto e poi ho chiuso perché lui era preso e io niente affatto.
Ad Aprile è il momento della gita scolastica del quarto anno e la scelta, dopo lunghe polemiche, ricade su Barcellona, anche se io avevo scelto Praga. Come capita sempre, andiamo abbinati ad un’altra classe. Io parto con tutta la voglia del mondo di scopare, sono sul punto di esplodere e ho voglia di qualcuno che mi riempia il culo. So che sarà difficile, perché dividerò la camera con due miei compagni di classe, ma in fondo la speranza è l’ultima a morire.
Dei miei compagni, non me ne piace nessuno. E’ sempre stato così e infatti non ho mai fatto niente con nessuno di loro e né ho mai provato a fare nulla. Nell’altra classe, invece, ci sono un paio di ragazzi niente male. Poi, oltre a loro due, c’è Nicolò. E’ considerato, dalle ragazze, uno dei più belli del quarto anno. Io non sono d’accordo, secondo me ci sono ragazzi molto più carini e, soprattutto, molto più simpatici. Eppure, lui ha successo. E’ biondo e ha gli occhi azzurri, proprio come me, solo che è molto più alto. E’ anche lui magro e ha un viso carino e tondeggiante, con le labbra molto carnose. Porta i capelli un po' lunghi e si dà tantissime arie. Io non l’ho mai sopportato molto.
Per tutta la durata del viaggio penso solo a stare con i miei amici e mi diverto. Arriviamo in albergo e io finisco assieme ai due compagni che avevo scelto, quelli con cui ho più feeling. Senza farmi troppi problemi, mi spoglio davanti a loro e vado a farmi la doccia.
Loro fanno lo stesso davanti a me, non abbiamo problemi a mostrarci nudi, anche perché loro non sanno ufficialmente della mia omosessualità. I primi giorni trascorrono bene, senza grossi sussulti. Io ho sempre il radar attivato, ma non riesco a concludere niente di buono e il fine settimana si avvicina, così come la fine della gita. Fondamentalmente i professori ci lasciano moltissima libertà, così che, tolte poche ma comunque interessanti visite guidate, abbiamo tempo e spazio per fare tutto ciò che vogliamo. Io ne approfitto per visitare il Camp Nou, assaggiare il cibo locale, girare per negozi, bere sangria e uscire la sera con i miei compagni, che mi portano sempre in discoteca nonostante non sia propriamente un posto che amo.
Qui avrei avuto l’opportunità di concludere con un paio di ragazze, che senza troppi indulgi si sono mostrate interessate. Dati i miei gusti sessuali, ho preferito declinare. Arriviamo così al venerdì, la penultima sera in terra spagnola.
Dopo il solito tour nei piccoli bar dove si bevono chupitos e sangria a basso prezzo, sono particolarmente ubriaco e mi ritrovo in discoteca. Provo a ballare, mi rilasso, sento anche qualche palpeggiamento in pista ma forse è una mia impressione. D’altronde, in mezzo a tutta quella gente, credo sia anche naturale finire per toccarsi con altre persone. Ad una certa, decido di farmi un’altra bevuta e mi prendo un gin lemon. Sono lì che sorseggio, quando noto che Nicolò sta limonando con una ragazza, probabilmente spagnola. Lo guardo con distacco per alcuni istanti, poi sposto lo sguardo. E qui vedo una cosa che mi dà molto fastidio e mi rovina la serata. La mia ex ragazza, Beatrice, sta pomiciando con uno. Lo so che non dovrei essere geloso, l’ho presa in giro e sono stato con lei solo per copertura.
Però sono un tipo possessivo e geloso e, probabilmente, il troppo bere ha fatto il resto. Mi mostro subito indispettito, i miei compagni di classe cercano di calmarmi, anche perché loro non sanno che sono gay e quindi pensano che la mia reazione sia legittima. Sono talmente ubriaco, che sto pensando quasi di fare a botte col tipo, nonostante io sia la persona più buona e tranquilla del mondo e che abbia paura di tutto. Devo essere davvero fuori di testa, perché mi trovo tutti i miei amici attorno. Tra loro, dopo un po', noto che c’è anche Nicolò, che ha lasciato la tipa con la quale limonava da qualche parte e sta chiedendo informazioni sulla mia scenata. Mi renderò conto soltanto nelle ore successive di aver lanciato per aria il bicchiere. Per questo gesto, il buttafuori mi fa uscire dal locale.
La cosa grave è che nessuno dei miei amici mi viene dietro, probabilmente ignorando un po' le mie condizioni. Mi trovo fuori, da solo. Fa freschetto, è notte e so a malapena dove mi trovo. Quasi senza pensarci, inizio a fare la strada dell’andata a ritroso, alla ricerca di qualche taxi. Faccio un 500 metri quando sento chiamarmi da dietro. Mi volto e Nicolò mi sta correndo incontro.
“Che vuoi?” gli chiedo, a brutto muso.
“Ma dove vai da solo?”
“In albergo, dove vuoi che vada?”
“Nessuno dei due amici ti poteva accompagnare? Non ti lascio andare via da solo in queste condizioni” mi dice lui. Sono tentato di dirgli che mi deve lasciare in pace ma sono sorpreso dalla sua inaspettata gentilezza e mi limito ad un:
“Fa un po' come ti pare”.
Camminiamo un altro po' insieme, scambiando qualche parola che quasi neanche ricordo. Poi lui ferma un taxi, saliamo e gli diciamo dove andare. Durante il tragitto mi racconta di quella ragazza, dice che si sono baciati ma che non gli piaceva molto e non ha voluto andare oltre. Poi mi chiede di Beatrice. Io gli dico che stavamo insieme, Nicolò dice di ricordarlo e che si chiedeva, al tempo, come fosse possibile. Gli chiedo il motivo di questa domanda e mi gela:
“Beh, si sa che tu sei gay eh”.
“Io non sono gay, che cazzo dici?”
“Lo dicono tutti” mi risponde lui.
Sono quasi tentato di colpirlo, il sangue mi ribolle. Non sopporto che mi si sparli dietro e non capisco chi possa aver parlato. Lui mi vede agitato, sto sbuffando come un toro.
“Tranquillo eh, per me non è un problema, anzi!”
“In che senso anzi?”
“Beh, potremmo divertirci, se ti va”
Faccio finta di non capire, anche se la sua frase è stata inequivocabile. Nicolò non mi fa impazzire, ma è sicuramente un bel ragazzo e ho tanta voglia di concludere la mia gita concludendo qualcosa. Lui decide di non darmi spiegazioni verbali e, nonostante la presenza del tassista, si avvicina e mi bacia. Limoniamo per tutta la durata del viaggio, interrotti solo dal tassista stesso che, indispettito, ci avvisa che siamo giunti a destinazione.
Nicolò tira fuori il portafoglio e paga al posto mio, poi entriamo in albergo e mi chiede se abbia voglia di andare in camera sua. Non me lo faccio ripetere due volte. In ascensore, prima di lasciarmi completamente andare, gli domando se abbia esperienze con i maschi. Mi dice che lui è un etero curioso e che qualcosina ha fatto. Generalmente non si sente attratto dai ragazzi ma io, secondo lui, sono molto femminile e sognava da tempo, da quando aveva udito le voci sul mio conto, testarmi dal vivo.
Entrati in camera sua, noto subito che è tutto un gran bordello, c’è un disordine pazzesco. E’ la tipica camera di 3 maschi agli ultimi giorni di gita scolastica. C’è anche una certa puzza di canna. Mi domanda subito se voglia fumare qualcosa con lui, gli dico che non ho questo vizietto e che preferirei andare subito al sodo. Mi invita a spogliarmi e poggiare pure la roba sul letto accanto al suo. Io obbedisco e inizio a denudarmi, lui fa lo stesso. In pochi istanti, siamo entrambi in mutande.
Lui è molto magro, ha la pelle chiarissima e liscia, non ha peli sul corpo. E’ una quindicina di centimetri più alto di me. Mi fa promettere che la cosa rimarrà tra noi, io lo giuro. Rinfrancato dalla mia parola, torna a farsi molto spavaldo, così come lo è sempre stato con tutti, specialmente con le ragazze.
Mi prende la testa tra le mani, si abbassa e cerca la mia bocca. Riprendiamo a pomiciare, c’è molta passione, probabilmente per via della sbronza. Il problema più grande è che, avendo bevuto molto, sento presto un’irrefrenabile esigenza di fare pipì, per cui mi vedo costretto a interrompere il bacio con Nicolò e ad andare in bagno.
Ho il pisello durissimo e questo rende complicata la pisciata, per cui, a fatica, cerco di mirare bene il buco del cesso e inizio a spruzzare. Quasi subito, Nicolò appare alle mie spalle e, da dietro, mi afferra il pisello. Mi fa pisciare lui e, mentre lo fa, riprendiamo a pomiciare. Il mio piscio va ovunque, sporca tutto il bagno ma evidentemente a lui non importa. Mi fa girare e se lo tira fuori. E’ la prima volta che glielo vedo.
E’ un cazzo di dimensioni normali, un po' più piccolo del mio, mi aspettavo di meglio. Inizio a segarglielo e mi dice che deve pisciare e di aiutarlo. Faccio la stessa cosa che ha fatto lui poco prima, mi metto alle sue spalle e lo aiuto a urinare. Intanto, il mio cazzo preme sul suo culo, che è molto magro. Ce l’ho di marmo e inizio, quasi involontariamente, a strusciarmi sul suo ano. Nicolò non mi dice niente, sta urinando ovunque e parte del piscio, caduto a terra, ci sta sporcando i piedi.
Quando termina, si gira verso di me, mi mette le mani sulle spalle e mi fa inginocchiare in mezzo alla pipì. La situazione mi eccita particolarmente, sentire la calda sensazione di bagnaticcio sulle ginocchia.
Ho il suo cazzo proprio di fronte a me, mi avvicino e lo lecco. Sa ancora di urina, mi piace. Continuo a spazzolarlo con la mia lingua, per tutta la sua lunghezza, poi mi concentro sulla cappella, dove ci sono ancora delle gocce di piscio, che raccolgo e assaporo.
Nicolò sta apprezzando molto, vede il mio lato da lurida troia e evidentemente lo gradisce. Lo capisco da come mi stropiccia i capelli e dal respiro, che è sempre più affannoso. E’ ora di fargli vedere anche come si succhia un cazzo, non solo come si lecca. Sono sicuro che non ha mai avuto un pompino del genere. Lo accolgo nelle mie labbra e comincio a lavorare. Sento la pelle del suo cazzo che scorre grazie alla pressione delle mie labbra, mentre con la lingua continuo a fare quello che facevo prima. Le mie calde leccate lo mandano in totale estasi, ha la testa rovesciata indietro e ogni tanto si lascia andare a qualche commento del genere:
“Oddio come succhi, si”.
Spingo la mia testa quasi fino alla radice del suo cazzo, glielo accolgo tutto in bocca per poi tornare indietro, insalivando tutto il suo pene lungo il ritorno. Nicolò inizia a muovere il bacino e mi tiene la testa sempre più ferma. Credo stia per sborrare e aumenta il ritmo. Io mi aggrappo alle sue chiappe, inizio ad accarezzarle, le stringo e intanto succhio a più non posso. Continuo a sentire il piscio sulle ginocchia e sui piedi, sto letteralmente impazzendo di piacere e ho il cazzo sul punto di esplodere ma non ho mani libere e quindi non posso toccarmi.
A esplodere, quindi, è lui. I suoi schizzi, violenti e abbondanti, invadano il mio palato. Io mando giù, mi piace troppo il sapore e me lo gusto fino alla fine. Rimango col suo cazzo in bocca fino alla fine, continuando a leccarlo e a baciarlo fino a che non si ammoscia del tutto.
Nicolò non aggiunge altro, se ne va verso la camera e mi lascia lì da solo. Io non so che fare, sono sporco di piscio e col cazzo durissimo. Attendo che lui esce dalla camera, poi mi accuccio e inizio a leccare l’urina. Sono ubriaco e mi lascio completamente andare. Con l’altra mano mi sto menando il pisello, so che sborrerò presto. Non mi trattengo e inizio ad ansimare. Evidentemente, i miei versi, attirano Nicolò, perché poco dopo me lo ritrovo alle spalle che mi guarda.
“Ma tu guarda che pezzo di troia” mi dice, quasi con disprezzo.
Io mi giro, sono una maschera di piacere, lo guardo che ho la bocca aperta e sto ansimando, mi sego a tutta velocità e mi partono più schizzi di sborra, terminando la loro corsa sul pavimento, a pochi centimetri dai suoi piedi.
“Ora ripulisci con la lingua” mi ordina, ha completamente cambiato atteggiamento, come se la sborrata lo avesse fatto pentire del troppo romanticismo dato alla scopata.
Io obbedisco, d’altronde non ho voglia di terminare la serata qui e spero ancora che mi faccia il culo. Inizio a leccare voracemente la mia stessa sborra, che si è unita al nostro piscio sul pavimento. E’ una scena penosa, aggravata dai suoi commenti di disprezzo nei miei confronti.
Mentre lecco, come un cane, arrivo fino ai suoi piedi. Lui resta fermo e io non ci penso due volte, inizio a leccarlo. Inizialmente mi lascia fare, poi gira la pianta e me la porge. La insalivo tutta, avanti a indietro per almeno 5 o 6 volte, poi arrivo alle dita e inizio a leccare tra una e l’altra. E’ stato in giro tutta la sera, ha sudato in discoteca e ha pestato il piscio poco prima, i piedi sono abbastanza maleodoranti ma sono troppo ubriaco e la cosa, non solo non mi crea fastidio, ma addirittura mi eccita.
Sento il cazzo che mi torna durissimo e sto continuando a umiliarmi davanti a un ragazzo che odiavo fino a un’ora fa. Nicolò mi lascia fare per un po', poi mi dà una sorta di pedata, senza violenza ma con la forza che basta ad allontanarmi. Io rimango steso a terra, sono nudo e ho il cazzo di marmo, me lo inizio a segare.
“Fai schifo” mi dice lui, poi mi prende per il braccio e mi fa girare. Mi mette a pecora, appoggiato al lavandino e si mette alle mie spalle. Finalmente mi darà quello che volevo, la sola ragione per cui sono entrato in camera sua. Capisco immediatamente che non ha molta esperienza con i culi, anzi, secondo me non ne ha proprio. Lo intuisco dal suo tentativo di penetrarmi a secco, senza aver fatto nulla per agevolare la pratica. Gli dico di aspettare e con la mano prendo un po' di sapone, apro il getto dell’acqua e me la bagno un po', poi mi infilo due dita nel culo e lo allargo un po'. Sempre con la stessa mano, nuovamente bagnata, afferro il suo cazzo, lo sego in modo da inumidirlo per bene, poi lo avvicino al mio buchetto, lo posiziono e gli dico di penetrarmi secco.
Nicolò mi entra dentro, deciso. Sento il suo cazzo tutto dentro, è una bella sensazione anche se il sapone mi brucia un po' e fa lo stesso a lui, che inizia a lamentarsi.
“Ma perché non andiamo sul letto?” gli propongo io.
“Perché sei tutto sporco di piscio, mi fai schifo”
“Va bene, andiamo sul letto di uno dei tuoi amici” ribatto io.
“Giusto, non ci avevo pensato”
Torniamo in camera, ci stendiamo su uno dei letti, gli dico di mettersi a pancia in sopra e lasciar fare me. Mi sistemo sopra di lui, mi impalo il cazzo e inizio a muovermi. So come fare, faccio inizialmente dei piccoli movimenti lenti, a farlo abituare. Lui sta gradendo e mi guarda con la faccia trasformata. Pian piano aumento, inizio a fare dei piccoli movimenti a cerchio con le chiappe, il suo cazzo è durissimo e lo sento tutto.
E’ il momento di fargli vedere di cosa sono capace. Mi siedo, di fatto, sul suo cazzo, tenendomi con i piedi sul materasso, poggio le mani sul suo petto e inizio a saltellare sopra come un pazzo. Non occorre neanche che lui muova il bacino, sono scatenato e lo sto facendo godere troppo.
Io ansimo, come la puttana che sono, lo guardo che sono davvero in totale estasi, il mio viso è trasformato. Lui mi osserva e scorgo di nuovo una luce di dolcezza nei suoi occhi. Evidentemente impazzisce nel vedermi così oppure sono troppo bravo. E’ talmente preso, che mi chiede di avvicinarmi. Per farlo sono costretto a rallentare il ritmo, mi avvicino alla sua faccia, lui alza il collo e viene verso di me, ci baciamo con la lingua. Il bacio dura un paio di minuti, nei quali il suo cazzo rimane impalato nel mio culo ma senza che io dia ritmo. Poi riprendo, comincio di nuovo a saltellare sopra e intanto mi meno il cazzo con la mano destra, mentre con la sinistra mi appoggio al suo petto.
Alzo la testa verso il soffitto e ansimo, intanto la pelle del mio cazzo mi scorre a tutta velocità. E’ ancora un po' bagnaticcio dalla sborrata precedente, e questo mi aiuta nella sega, che è veramente piacevole. Nicolò mi avvisa che è al limite e mi chiese se possiamo chiudere a pecora.
Io annuisco e cambio posizione, mi metto a gattoni sul bordo del letto mentre lui si mette dietro di me, in piedi sul pavimento. Mi penetra, si aggrappa ai miei fianchi e prende a fottermi. Dà colpi forti e decisi, quando mi riesco a girare vedo il suo viso grintoso, il suo bel corpo magro e quelle meravigliose gambe da calciatore che ha.
Il suo respiro si fa affannoso, rantola e spinge sempre più a casaccio, perdendo il senso del ritmo. I suoi colpi si fanno sempre più intensi come forza ma perdono di velocità e, pochi secondi dopo, sento partire il primo schizzo che mi arriva tutto dentro, poi via via tutti gli altri.
Mentre sborra, Nicolò si lascia andare ad un gemito più intenso, poi si svuota per bene e, senza dire niente, se ne va in bagno a lavarsi. Io sono nudo sul letto e ho voglia della seconda sborrata, per cui mi stendo per bene e riprendo a masturbarmi. Mentre lo faccio, mi infilo due dita nel culo e mi lascio andare. Sto ansimando e mi scopo il culo con le dita mentre con l’altra mano mi sego a mille. Non mi accorgo neanche che Nicolò è tornato in camera, ma ormai mi ignora, non è neanche scandalizzato dal mio modo di godere.
Sborro, imbratto tutto, il letto, me stesso, è un orgasmo violentissimo.
“Ora sistemati e vai via, prima che tornino loro” mi dice, con distacco.
Io mi sciacquo al volo. Le mie mutande sono inutilizzabili, quando le ho sfilate in bagno sono finite in mezzo all’urina, per cui mi metto i pantaloni senza indossarle e le riporto a mano.
Nicolò quasi non mi saluta, mi avverte solo di non osare parlarne con nessuno e di non aspettarsi altro dal nostro rapporto, a meno che non decida lui di rivederci. A me, sinceramente, frega poco o niente, gli dico di non preoccuparsi che per me è stata solo una scopata.
Tornato in camera, mi gira la testa, sono lurido e ho le mutande per mano. Non so cosa fare e l’unica cosa che mi viene in mente è di buttarle nell’acqua, in modo da far credere che le abbia lavate e non che mi sia pisciato sotto o altro. Poi apro il getto dell’acqua calda nella doccia ed entro dentro.
Mi perdo nelle mie sensazioni, penso a quanto so essere troia e la cosa da una parte mi fa male. Penso alla persona che amo, al fatto che stia con un altro per colpa mia e capisco che, se voglio una cosa, devo iniziare a fare di più per averla, un po' come ha fatto Nicolò stasera.
Esco dalla doccia, mi infilo il mio accappatoio e mi stendo sul letto. Mi addormento così. Al mattino sono ancora in accappatoio e ho il cazzo durissimo. Solo che non sono più solo. Mentre dormivo sono tornati i miei due compagni di camera e stanno dormendo. Vado in bagno e mi sparo una sega seduto sul cesso, sborro quasi subito.
Più tardi, ho la prima resa dei conti con Nicolò. Lo incontro nella sala delle colazioni e capisco subito che ha deciso di ignorarmi, visto che nemmeno mi saluta. Poco male, non mi sfascio la testa per lui. L’ultimo giorno sfila via velocemente e serenamente e arriviamo alla partenza. In aeroporto abbiamo da aspettare parecchio, vedo Nicolò che mi guarda con insistenza.
Ad una certa, mi fa un cenno, inequivocabile, di seguirlo. Non ci ha visti nessuno, ha aspettato l’unico momento in cui tutti erano distratti. Io obbedisco, dico ai miei compagni che devo andare in bagno e di guardarmi la valigia. Arrivo e lui è davanti alla porta di una toilette.
Si guarda attorno preoccupato, si accerta che non c’è nessuno e mi tira dentro, chiudendo la porta alle nostre spalle. Senza perdere tempo, si tira fuori il cazzo.
“Avanti, succhiamelo”.
Avrei voglia di mandarlo al diavolo, odio essere trattato così e sfruttato ma alla fine me ne strafrego e non perdo l’occasione di ciucciare un pisello di un ragazzo comunque molto corteggiato, seppur non esattamente il mio tipo.
Mi accuccio e inizio il mio lavoro di bocca, Nicolò gode…

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