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Gay & Bisex

L'ingenuo Vesim e lo splendido ritorno al passato


di Thefab
15.12.2019    |    6.528    |    2 8.9
"Nei giorni seguenti mi lascio prendere molto dal sesso in chat, passo intere nottate a scrivere con persone virtuali e la cosa mi inizia ad eccitare oltremodo..."
Ecco il capitolo 15 delle mie avventure. Siamo arrivati all’estate del 2017 e io sto per compiere 18 anni. In questo periodo è Nicolò che continua a colmare il mio bisogno estremo di cazzo. Dopo quel tumultuoso incontro alla festa di fine anno scolastico, Nico ha cambiato il suo atteggiamento. E’ meno aggressivo nei miei confronti e si fa sentire e vedere più spesso. Capitano giorni che accetta, addirittura, i miei inviti. Viene spesso a casa mia, prima di andare in spiaggia, e ci svuotiamo, lui mi scopa il culo e io vengo con una sega, a volte fatta da lui mentre mi stantuffa.
In ogni caso, la storia con lui mi dà poco sotto ogni altro punto di vista e non sono contento. Mi isolo, sono spesso triste, ho bisogno di altro. Passano le settimane e sono quasi stanco di scopare con Nicolò, lo faccio per inerzia. I nostri incontri durano fino a poco dopo Ferragosto, poi lui si fidanza con una ragazza e decidiamo di troncare. Mi sento quasi sollevato.
Nei giorni seguenti mi lascio prendere molto dal sesso in chat, passo intere nottate a scrivere con persone virtuali e la cosa mi inizia ad eccitare oltremodo. Faccio un incontro, è un uomo maturo che non ho neanche mai visto in foto se non per la dotazione, che è discreta ma niente di indimenticabile. Per incontrarmi con lui, dico tutta una sera di bugie ai miei genitori, mi faccio trovare da una parte, lego la bicicletta e salgo nella sua auto. E’ brutto, ha pochi capelli, ha gli occhiali, è grasso e molto peloso ma ho solo voglia di scopare. Lo facciamo in macchina, in una strada di campagna e in modo molto squallido ma la scopata mi aiuta, mi rilassa, tranquillizza le mie paure ed ossessioni.
Qualche giorno dopo, inizia finalmente la nuova stagione calcistica, il mio secondo anno di juniores che aspetto con grande eccitazione e determinazione. Il primo anno è andato bene ma è stato di adattamento, in questo campionato voglio essere protagonista e arrivo con tanti stimoli, dopo aver comunque fatto attività sportiva per tutta l’estate tra le partite in spiaggia, le corse, un po' di palestra e tanto sesso!
Un’altra cosa che è sempre stimolante, quando inizia una nuova stagione, è conoscere i nuovi. Per molti magari è motivo di curiosità a fini calcistici o di amicizia, per me è anche bello guardarli e sperare ci siano ragazzi carini. E devo dire che quest’anno è andata davvero bene. Tra i nuovi ci sono tanti ragazzi che mi piacciono parecchio. Generalmente preferisco quelli più grandi, come sapete, ma quando uno è bello lo è a tutte le età.
Per tutta la durata del primo allenamento, la mia mente è proiettata alla prima doccia con loro e alla possibilità di vedere i loro cazzi. C’è un certo Giorgio che è davvero carino, palestrato, bel viso.
A me viene solo da fare battute stupide e cercare di accaparrarmi la sua simpatia e quella degli altri che mi piacciono.
Nello spogliatoio, appena rientriamo, mentre siamo intenti a chiacchierare, stremati dalla fatica, io penso bene di togliermi immediatamente i pantaloncini e le mutande e di mettere a nudo il mio cazzo ma, soprattutto, il mio culo.
E’ una cosa che adoro fare, in modo che gli altri, attorno a me, possano osservarmi. Mi piace sentirmi desiderato, in fondo. Anche se poi, mi lamento se mi prendono in giro o fanno scherzi pesanti. Si lo so, sono un ragazzo strano e lo avete capito.
Giro per lo spogliatoio col cazzo all’aria, peraltro anche un po' barzotto e parlo con tutti, sono di buon umore. Ogni tanto mi abbasso a sistemare le cose o mi tolgo qualche altro indumento e cerco di mostrare il mio bel sedere.
In tutto questo, vicino a me c’è un altro ragazzo nuovo. Si chiama Davide, è di statura piccola e a primo impatto non mi aveva colpito molto. Spalle piccole, castano, con un piercing sul sopracciglio, occhi verdi, viso un po' squadrato. Nel complesso abbastanza anonimo.
Ma è quando si toglie le mutande che la mia opinione nei suoi confronti cambia completamente. Rimango a bocca aperta, non posso credere a quello che vedo. E’ il cazzo, seppur moscio, più lungo che io abbia mai visto. E’ una sorta di proboscide che gli pende tra le cosce, una cosa meravigliosa. Lui la mostra fieramente e qualcuno ci fa anche qualche battuta. Io non dico niente ma non riesco a toglierli gli occhi di dosso. Notando che è ormai prossimo a entrare in doccia, accelero anche io il tutto per poterlo osservare bene durante il risciacquo.
Ci facciamo la doccia vicino e a me fa impazzire vedere come se lo insapona. Sono talmente preso che non mi accorgo che il pisello mi è diventato duro. E’ la prima volta che mi succede sotto la doccia con i compagni di squadra, mi ero sempre riuscito a controllare.
Iniziano tutti a prendermi in giro, d’altronde sono già uno preso molto di mira per i miei presunti gusti sessuali e stavolta me la sono meritata. Cerco di non dare preso ai loro scherni e continuo a osservare Davide, che invece ha ignorato l’accaduto e sta continuando a lavarsi.
Lo guardo bene, ha un bel sedere, dei bei piedi, non ha peli ma di tutto questo mi interessa relativamente: è quella belva che ha tra le gambe che voglio, più di ogni altra cosa.
Nei giorni seguenti mi accollo come una piattola, gli sto sempre addosso, ci scherzo, ci parlo, ci instauro un ottimo rapporto. Spesso gli scrivo anche su whatsapp e lui, pur di natura molto freddo e riservato, sembra aprirsi molto nei miei confronti.
Inizio a convincermi del fatto che possa starci, anche per via di alcune battute che ci facciamo per messaggio. Una sera iniziamo a parlare di sesso, io gli faccio qualche complimento, a mo di scherzo, per via delle dimensioni del suo cazzo e lui, sempre stando al gioco, mi manda una foto. Il cazzo è dentro alle mutande ma è chiaramente in erezione. Io impazzisco, mi sego con quella foto e sborro immediatamente.
Sono sempre più dell’idea che Davide possa starci e la grande occasione arriva il giorno seguente. Abbiamo la prima cena di squadra dell’anno, offerta dalla società. Nonostante la presenza dei dirigenti e dell’allenatore, riusciamo a bere molto più del consentito. Davide sembra piuttosto ubriaco e usciamo fuori. Mi chiede se io abbia voglia di farmi una canna con lui. Non fumo, lo odio, non mi piace ma è un’occasione per stare da solo con lui. Accetto, aspettiamo che finisca la serata e ci allontaniamo con la bici. Siamo soltanto noi due e io sono molto eccitato.
Andiamo in spiaggia e ci stendiamo su un lettino, siamo vicini, uno accanto all’altro. Davide prepara la canna, poi iniziamo a fumare. Lui indossa una felpa, poiché la temperatura è un po' scesa, e ha il cappuccio tirato su mentre sotto porta un paio di pantaloncini corti. E’ strafatto ed è mezzo addormentato. Decido di provarci. Poggio una mano sulla sua coscia e inizio ad accarezza.
Non c’è alcun segnale negativo, prendo fiducia e continuo. Lentamente salgo, poggio le dita sul pacco e inizio a muovere.
“Che stai facendo” mi domanda con voce flebile ma non ha un tono aggressivo e quindi gli dico di lasciarmi fare e proseguo. Sento lo spessore del suo cazzone attraverso il tessuto dei jeans. Arrivo al bottone, lo slaccio.
“Fermati” mi sussurra. Ma anche in questo caso non gli do retta, la scambio per una frase di circostanza detta senza convinzione.
Abbasso la cerniera, inizio a stimolarglielo da fuori le mutande. Non è arrapato ma sento che è barzotto. Metto la mano sull’elastico delle mutande, lo scosto e faccio uscire il cazzo.
Glielo impugno. E’ finalmente mio. Lo accarezzo, poi lo inizio a segare e qui lui impazzisce. Si alza in piedi, mi butta dal lettino. Appena mi alzo mi picchia, mi riempie di botte e io rimango inerme a farmi colpire. Mi prende a pugni, a calci. Mi rannicchio per paura e attendo, tremante, che la sua ira finisca. Nel mentre mi picchia, non fa che insultarmi. Per lui sono un frocio di merda e mi avverte che non devo mai più azzardarmi a toccarlo.
Torno a casa dolorante, ho i segni della sua aggressione sul volto e sono costretto a inventare una storia sia con i miei che con la squadra il giorno seguente.
Quando arrivo all’allenamento ho una paura fottuta. Temo gli occhi degli altri su di me. Mi hanno visto andare via con Davide e, calcolando che lui potrebbe trattarmi male durante l’allenamento, potrebbero quindi collegare l’accaduto. Per fortuna, Davide mi tratta normalmente. Soltanto un momento, appena siamo soli, si avvicina e mi dice all’orecchio di non provare mai più a toccarlo perché la prossima volta, oltre a picchiarmi di nuovo mi sputtanerà con tutti.
Una parte di me è sollevata, l’altra è ferita per l’enorme delusione. Vi rivelo solo che Davide, in futuro, mi picchierà un’altra volta. Capiterà un anno dopo, quando, pensando che ormai la cosa fosse risolta, lo abbraccerò in segno di amicizia e lui mi colpirà con un pugno. Ma questa è una storia che non riguarda l’attuale racconto.
Trascorre qualche altro giorno, vado al campo per fare allenamento e la società ci chiama nello spogliatoio. Devono comunicarci una decisione: da quel momento in poi, con noi, si allenerà un ragazzo degli allievi del 2001. E’ albanese, si chiama Vesim: è circa 1.77, biondo, occhi azzurri, un po' lentigginoso. Ha un’aria molto buona, sorride e ispira fiducia. Ci spiegano che ha grossi problemi col passaggio perché i genitori lavorano tutto il giorno e quindi non ha possibilità di allenarsi con la sua categoria. Per questo motivo, siccome è un ragazzo nuovo e dicono sia bravo, non vogliono perderlo e considerando che tra noi ci sono un paio di compagni che gli abitano vicino, lo accompagneranno loro sia all’andata che al ritorno.
Vesim è molto timido, sorride, è disponibile con tutti ma lo vedo immediatamente in difficoltà col gruppo. Stare con noi non è facile, sono tutti molto affiatati e hanno il maledetto vizio di prendere in giro e sfottere. Lo fanno per scherzare ma a volte sanno essere pesanti, e io ne so qualcosa. Vesim finisce subito nelle loro mire. Anche se è albanese, non sembra avere la tempera tipica loro, anzi…
Mi fa molta tenerezza, lo vedo come un pesce fuor d’acqua e lo prendo sotto la mia ala protettiva. Lo incoraggio, lo incito, gli do consigli e faccio il lavoro a coppie assieme a lui. Vesim è molto felice, iniziamo a parlare nei momenti in cui è possibile e mi dice qualcosa di lui. Mi racconta dove studia, mi dice di abitare da sempre in Italia, il lavoro dei genitori, il fatto di avere un fratello più piccolo a cui deve spesso badare e per questo non sa se potrà allenarsi sempre con frequenza.
A fine allenamento, facciamo anche la doccia insieme. E’ l’occasione per vederlo la prima volta nudo e, come sempre, sono molto curioso. E’ molto magro, ha la pelle chiarissima e senza peli, se non un cespuglietto tra le gambe e qualcosa sotto le ascelle. Il cazzo non è particolarmente grande, anzi, direi una dimensione medio piccola. Invece, ha un gran bel culo, molto carnoso e sporgente. Diversi ragazzi della squadra, gli stessi che prendono sempre in giro me, lo fanno notare e mi dicono che è meglio del mio. Ci rimango male, anche se non do a vederlo, dispiace non essere più il culo più desiderato dello spogliatoio o, comunque, avere un degno avversario.
La sera uno dei miei compagni aggiunge Vesim al gruppo, in questo modo riesco ad avere il suo numero di telefono. Gli scrivo in privato e iniziamo una fitta conversazione, basata soprattutto sugli scherzi e sui racconti di alcuni particolari delle nostre vite. Scopro sempre più un ragazzo sensibilissimo, molto dolce e mi sento preso. Ha una percettibilità delle cose fuori dal comune, atipica per un maschio e questo mi fa pensare che possa essere gay. Anche quando prendo il discorso delle ragazze, mi fa capire, senza troppi giri di parole, di non essere molto interessato e di non avere esperienze.
Il nostro rapporto migliora sempre più, dentro e fuori dal campo, con i nostri scambi di messaggi che vanno avanti anche fino a notte fonda. Un giorno, quasi all’improvviso, esce fuori uno strano discorso. Parte dal fatto di fare le docce nudi al campo, l’imbarazzo, l’avere gli occhi degli altri addosso. Improvvisamente, ci ritroviamo a parlare dei cazzi dei nostri compagni. Non può essere un caso, è gay, ne sono sicuro.
Decido di chiederglielo, lui è imbarazzato e mi scrive una serie di scuse, mi raggira la cosa, lo vedo in enorme difficoltà. Per agevolarlo, mi dichiaro.
Vesim si sente quasi liberato dalla mia confessione, non è più l’unico ad avere un segreto e si apre anche lui. Mi confida la sua omosessualità, repressa, latente. E’ musulmano, quindi si vergogna di questo perché per la sua religione è sbagliato. Se lo scoprissero i genitori, per lui si metterebbe male. Sono discorsi che mi fanno un certo effetto. Anche io ho enormi difficoltà a dichiararmi al mondo e ho il terrore del giudizio dei miei famigliari ma so, che dopo un attimo di smarrimento iniziale, mi accetterebbero per quello che sono.
Vesim no, lui è consapevole del fatto che ai loro occhi, cambierebbe tutto. Non sarebbe più il figlio adorato, bravo a scuola, che non fuma, che non ha vizi, che non regala alcuna preoccupazione ma diventerebbe un deviato, un malato, una persona da riportare sulla retta via.
Lo sento davvero terrorizzato e lo tranquillizzo sul fatto che non lo sputtanerò mai nella vita, neanche se dovessimo litigare in futuro. Pian piano si calma e sembra felice di essersi tolto questo peso. Mi dice che gli piaccio, fin dal primo momento e che mi pensa spesso. Io voglio essere sincero, fino in fondo, non merita prese in giro.
Sono innamorato di un’altra persona ma non sono corrisposto. Vesim dice di capire il mio punto di vista ma secondo me è ancora troppo ingenuo e immaturo, tant’è che poco dopo mi chiede se mi andrebbe di uscire con lui. Io, dopo qualche istante di riflessione, accetto.
L’appuntamento è per il sabato seguente, il primo giorno senza allenamento. C’è tanta tensione tra di noi, è la nostra prima uscita fuori dal campo di gioco e soprattutto la prima da omosessuali dichiarati, quantomeno tra noi.
Sono io che vado da lui, nel paese dove abita, molto vicino al mio. Passiamo il pomeriggio in un bar a prendere un caffè, poi facciamo una passeggiata. Sono cose semplici ma stiamo molto bene insieme, parliamo di tutto e le ore ci passano via veloci.
Prima di andare via, lo riaccompagno a casa. I suoi non sono ancora tornati, così mi infilo all’interno del portone e lo spingo verso il piano terra, dove ci sono le cantine. Arrivati dietro al muro ad angolo che porta allo scantinato, lo bacio.
Lui inizialmente mi sposta, è molto imbarazzato, tutto rosso in volto e mi guarda con terrore. Capisco che non ha mai baciato nessuno, per cui, con molta pazienza, lo guido nel gesto. Ha delle labbra molto morbide, le poggia sulle mie e all’inizio ci baciamo a stampo. Poi mi faccio largo con la lingua, lui apre la bocca quel tanto che basta per accoglierla e incrocio la sua. Non ha un buon alito, sono sincero, ma ci do poco conto. Continuo a baciarlo e guido il movimento, lui mi segue e pian piano prende il giusto ritmo. Rimaniamo a limonare quasi 15 minuti, non succede altro.
E così sarà per tutte le prime uscite. Vesim ha il terrore di andare oltre. Non accetta mai il mio invito ad andare a casa mia, mentre se gli chiedo di salire da lui mi dice che c’è il fratello e non si può.
Dopo una settimana di frequentazione, finalmente riesco a creare l’occasione. Da persona molto ingenua qual è, mi dice ad inizio uscita che il fratello è dalla zia. A quel punto gli domando se possiamo salire da lui. Si impappina, prova a inventare qualcosa ma le sue scuse non reggono e alla fine cede.
Saliamo a casa, mi porta a vedere le varie camere e devo dire che c’è ordine anche se la casa ha un forte odore. La sua camera è quella più disordinata, forse anche per via della presenza del fratellino più piccolo. Una volta lì, chiudiamo la porta e ci sediamo sul letto. Ci togliamo le scarpe e ci sediamo a gambe incrociate. Iniziamo a baciarci, con dolcezza. Gli riesco a far togliere la maglia, lui fa lo stesso con me. Tocchiamo i nostri petti, esploriamo i nostri corpi, sentiamo al tatto le nostre delicate pelli da ragazzini.
Vesim non è il mio tipo, non potrà mai esserlo. Mi piace i ragazzi più grandi, più mascolini, ma sono di manica larga e lui è comunque molto carino ma, soprattutto, mi piace di carattere e mi coinvolge.
Lo faccio stendere, gli salgo sopra e continuo a baciarlo. Intanto con la mano scendo verso il basso. Arrivo al bottone dei suoi pantaloni, lo slaccio. Lui inizia a tremare, ha il cuore che batte a tremila.
Abbasso la lampo, il suo respiro si inizia a fare affannoso. Faccio scendere i pantaloni fino alle caviglie, per poi toglierli.
Ha la mutanda bagnata di precum ed è emozionatissimo. Quando faccio per infilare la mano dentro, mi ferma. Gli chiedo cosa succede e mi spiega che mai nessuno gli ha toccato il pisello, si vergogna. Lo tranquillizzo, lo bacio:
“Tra fidanzati è normale” gli sussurro.
“Perché siamo fidanzati?” mi chiede ingenuamente.
“Certo stupidino, mica ti prendo in giro” gli dico.
La sua reazione è incredibile, è felicissimo, ha le lacrime agli occhi, mi bacia, mi stringe a lui. Dice di amarmi. Non so se è prematura come cosa, se sappia realmente il significato, se gli dia il giusto peso. Io gli dico di volergli bene e di tenere tanto a lui.
Riprendiamo a baciarci e io tento nuovamente di arrivare al suo cazzo. Gli abbasso lo slip e il cazzetto svetta fuori, tutto turgido e in tiro. In erezione, fa un miglior effetto rispetto a quando è moscio. Direi che non è grosso ma è comunque di misure accettabili, di quelli da non vergognarsi.
Ha la pelle del cazzo molto liscia, la cappella è ricoperta dalla pelle stessa, i coglioni sono belli gonfi. C’è qualche goccia di sborra. Lo accarezza, inizio a stuzzicargli un po' il prepuzio, che ho scoperto con un accenno di sega. Lui apprezza.
Prendo il cazzo di Vesim tra le mani e inizio a segarlo. La pelle del suo cazzo scorre su e giù nella mia presa, dopo due minuti i suoi occhi si rovesciano all’indietro, è come se ha un mancamento. Ansima forte e sborra. Non ho mai visto un cazzo schizzare così tanto, non finisce più, esce a fontanella e sporca tutto. Ho la mano completamente inzuppata del suo sperma. Una parte la lecco, ha un sapore molto forte, acido, mi piace. Il resto me la pulisco con un fazzoletto.
Gli domando se voglia farmi anche lui una sega e gli occhi gli si illuminano. Dopo essersi fatto toccare il cazzo per la prima volta, ha ora la possibilità di toccare il suo primo pene. Mi spoglio, tolgo le mutande e resto solo con i calzini. Lui me lo guarda come se fosse la cosa più bella del mondo.
Vesim avvicina il viso al mio cazzo, lo odora, ce l’ha a pochissimi centimetri dalla bocca. Inspira, se lo struscia sulla guancia, poi sulle labbra.
“Oddio…mmm…è fantastico” sussurra, ansimando.
Poi lo prende in mano, inizia a segarmelo ma è talmente preso che mi fa quasi male. Va a mille con la mano e sono costretto a riprenderlo. Poi migliora. Capisco che avrebbe voglia di succhiarmelo ma è un po' frenato e non voglio forzarlo, ci sarà occasione. Mi stendo sul letto, lui è invece seduto all’altezza del mio cazzo e me lo sega con la mano destra mentre con la sinistra mi palpa i coglioni oppure mi accarezza il petto e la pancia. E’ tutto molto piacevole, dolce, ingenuo, strano. Mi sembra di essere tornato indietro di anni ma sono contento.
Ripenso a tutto quello che ho fatto negli ultimi due anni, so di aver bruciato le tappe, di aver fatto esperienze che generalmente alla mia età molti non fanno. Ora, invece, sto facendo tutto nel modo corretto. Ci siamo corteggiati ingenuamente e indirettamente, ci siamo confidati le reciproche attrazioni per poi baciarci candidamente. Dopo una settimana siamo in camera sua, a toccarci i cazzi come se fossimo due dodicenni vogliosi di esplorare i corpi altrui. E’ tutto meraviglioso.
Sborro, come se avessi scopato per ore, con la stessa intensità, con la stessa voglia. Non ho penetrato un culo, non mi sono fatto scopare, non ci siamo sbocchinati, non abbiamo fatto fetish, niente di estremo, niente di quello che ho fatto decine di volte in questi due anni. Eppure ho goduto follemente. Restiamo a baciarci in calzini per quasi un’ora, senza fare più niente. Nonostante i nostri cazzi siano tornati duri, vogliamo chiudere così il nostro pomeriggio perfetto, uno dei più belli e semplici che abbia trascorso negli ultimi tempi.
Prima di uscire, sulla porta, Vesim mi bacia in bocca, mi dice di amarmi, io rispondo che per me è lo stesso…
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