Gay & Bisex
PREMESSA TECNICA AL MIO PROSSIMO RACCONTO
di CUMCONTROL
01.12.2013 |
6.359 |
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"In questo secondo racconto non riporterò le cronache di un ricordo reale ma di un sogno..."
In questo secondo racconto non riporterò le cronache di un ricordo reale ma di un sogno. Dopo quello che io definisco il girone della sborra (vedi LA BORIA E LA SBORRA) novellerò le memorie oniriche di un secondo girone, che mi destarono dal letto carico di meraviglia, ed un calore impressionante sul mio ventre e… è inutile dire che il mio fallo fu di marmorea erezione, quel giorno. Signori cari, qui siamo nel girone della M. Alla luce di quanto già vado anticipando, metto il lettore in condizione di avere cognizione del tema trattato e concedere scelta se di proseguire la lettura del testo oppure di abbandonarla, giacché non intendo ledere suscettibilità alcuna circa i contenuti che vengono addotti.
L’uso dell’italiano “aulico” come si tende a definire il mio linguaggio è voluto in quanto io credo solo in tal modo si nobilità la dissoluzione cui è portato l’animo perverso degli umani. La nobilità dell’espressione striderà con la decomposizione malata degli istinti primari oggetto di narrazione, e tale è l’intento dell’autore.
Ancora una premessa: come ho avuto modo di descrivere nel mio primo e sfortunato racconto, Riky, il mio amore che a tutt’oggi è il mio unico amore, godette di orgasmi inenarrabili lasciandomi spesso in pasto a nerboruti signori che della mia bocca e del mio corpo fecero uso indiscriminato ed arbitrario. Deploro l’arbitrio degli uomini su altri uomini. Ma mi rallegro se condotto spregiudicatamente sulla mia persona.
Un uomo è in grado di riempire due cucchiai di sperma. Dunque mezza tazzina di caffè. Io ne ebbi a bere un paio di dozzine. Non nascondo che dopo il pesante bukkake che si consumò tra i colli toscani a mio sfavore (vedi il precedente racconto n.d.r.) ebbi nausea per giorni, e per moltissimi giorni ancora non osai ricordare l’evento, né ingerire panna, besciamella o formaggi semiliquidi. La nausea fu tale che al mio Riky chiesi di astenersi da praticare sesso con me ed egli fu rispettoso delle mie istanze. Ma egli aveva sempre voglia e dovetti cedere quando capii che il mio Lui cercò altrove di accomodare i suoi indomabili pruriti. Dovetti sopportare. La mortificazione è insita nel mio animo, e dovetti dunque patire tristemente quell’adulterio transitorio nella mia lunga convalescenza da troppa sborra.
Talvolta nel sonno mi diceva “amore, hai la bocca che sa di cazzo” ed io mi eccitavo debolmente nella veglia notturna che mi attanagliava. Era la sua parola “amore” che anticipava ogni sua sconcezza a tenermi eccitato, nonostante tutto..Ma non osai compiere sesso, perché Riky s’infuriava se non scaricava la sua sborra in gola ed io davvero non potevo farlo. Ne avevo mandata giù tanta che non seppi darmi pace da quella nausea che mi prese dopo tutta quella BORIA.
Ma veniamo al mio imminente racconto…
Lo scroscio del piscio sulla ceramica è un suono che inebria molti di noi, non credete? Ebbene col tempo io mi spinsi oltre…
Che dire del siluro compatto e caldo che lentamente si fa strada e vede la luce da un retto peloso, e che poi esita, attende la spinta, la gravità del mondo silente di una latrina prima di lasciarsi schiantare sul piano inclinato di lucida ceramica..No signori cari, è ingiusto. L’amore è per definizione un sentimento totalizzante. Nulla per me del nostro Lui andrebbe disperso. E’ deplorevole lasciare che la materia fecale del nostro Lui finisca terribilmente nei condotti di una fogna o nel cavo interrato di un pozzo nero. No signori… questo è ingiusto. Del nostro Lui non si butta via niente, se vogliamo davvero fregiarci del titolo di innamorati..
A presto signori cari, a presto. Questa è l’anticipazione del mio prossimo racconto, prossimo alla pubblicazione. Un bacio a tutti.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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