Gay & Bisex
Massaggio energizzante
di sloppy62
14.05.2024 |
14.725 |
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"Dopo un po’ la porta si aprì ed il massaggiatore entrò..."
Tempo fa andai in una SPA.Mi volevo rilassare in modo soddisfacente ed allora prenotai un weekend per un trattamento rigenerante.
Tralascio quello che successe il sabato e la domenica, ma racconterò solo quello che è successo il venerdì, appena arrivato.
Arrivato nel pomeriggio, dopo aver preso posto in camera, mi recai nella reception per prenotare i vari trattamenti: tra i tanti mi fu proposto anche un massaggio energizzante.
“Può salire in camera e le mandiamo il massaggiatore direttamente, oppure se preferisce lo raggiunge lei, nel suo locale.” mi disse la receptionist.
Mentre la gentile signorina mi dava le necessarie spiegazioni, mi fu indicato un uomo di spalle, che era uno dei massaggiatori professionisti del posto.
“Ecco lui, ad esempio, è specializzato in massaggi energizzanti.”
Chiesi in cosa consisteva il massaggio energizzante e mi fu detto che era un’esperienza sensoriale difficile da descrivere, ma solo da provare.
Fui incuriosito da quella risposta e quindi decisi di prenotare quel massaggio, proprio con lui.
Andai in camera, mi spogliai, mi misi un accappatoio addosso e, seguite le istruzioni, raggiunsi il massaggiatore nella sua stanza.
Percorso un corridoio, entrai nell’ultima porta alla mia sinistra.
Luce soffusa. Stanza grande, un lettino per massaggi grande al centro. Qualche mobiletto alle pareti. Un grande locale doccia con pareti in vetro e sanitari.
Tutto molto pulito con un profumo ambientale silvestre ed e un lieve sottofondo musicale.
Mi sedetti su una sedia ed attesi il massaggiatore.
Dopo un po’ la porta si aprì ed il massaggiatore entrò.
Era un uomo alto, sicuramente più di me, massiccio. Non era palestrato, ma muscoloso. Era in maglietta bianca, un po’ di pancetta, si vedeva che era villoso, perché i pelazzi gli uscivano dalla scollatura della T shirt bianca e aveva anche le mani pelose.
Aveva addosso un paio di pantaloncini neri e sotto si vedevano le cosce robuste e muscolose.
Mi sorrise, e disse : “Italiano?
“Si certo!”
Non aveva barba o baffi, i capelli erano nerissimi, l’età tra i 45 e 50 anni. Nessun tatuaggio o piercing.
L’ambiente era caldo.
“Si tolga l’accappatoio e poi si sdrai a pancia sotto, sul lettino!”
Mi spogliai e mi porse un perizoma in carta da indossare. Poi mi stesi in posizione prona, come mi aveva detto, con le braccia lungo i fianchi e la testa piegata sulla destra, pregustandomi il massaggio.
“Lei ha chiesto il massaggio energizzante, vero?
“Sì, me l’hanno consigliato”.
“Allora prima deve andare sotto la doccia!”.
Mi alzai e andai dove si trovava il grande box della doccia.
“Questo è un massaggio antico e deve essere fatto in un certo modo!”
Si tolse i pantaloncini e la maglietta restando in slip da bagno.
“Cominciamo con un trattamento depurante!”
Prese da un armadietto un grande secchio in metallo. Lo riempi d’acqua calda e mi fece segno di appoggiarmi con le mani alla parete della doccia e mettermi quasi a novanta gradi.
“Anche se dovesse scottare, deve resistere I pori della pelle devono aprirsi!
Così dicendomi mi spruzzò d’acqua, dalla testa ai piedi.
Mi passò le sue grosse mani sulle braccia, sulle spalle, sui glutei, sulle cosce, fino ai piedi.
“Adesso liberiamo la pelle dalle impurità!”
Non era un massaggio leggero, perché lui usava le mani come fossero due spazzole. Sfregava con forza le palme della mani, contro la mia pelle bagnata e cominciai a vedere la pelle morta, sulla superficie delle braccia.
Lui sorridendo me la indicò e continuò con maggior forza, quella specie di peeling.
“Visto?”.
Poi mi versò l’acqua che era rimasta nel secchio, tutta insieme. Era molto calda. Riempì nuovamente il secchio e ad ogni secchiata, fece lo stesso trattamento. L’operazione durò parecchio. Ogni centimetro della mia pelle, davanti e dietro, sulle braccia, sulle gambe e sulla schiena, fu sapientemente trattato. Poi mi fece girare e fece la stessa cosa sul torace, sulla pancia e sulle ginocchia. Alla sesta secchiata d’acqua calda cominciai a sentirmi strano. Dopo quell’energico peeling, mi asciugò con un telo da bagno ed al termine avevo la pelle rossa, ma pulita da impurità.
Lui mi passò sopra le mani sorridendomi soddisfatto.
“Vede come è liscia adesso la pelle?...”
Ero mezzo stordito, per il massaggio e l’acqua calda, annuii e mi accompagnò verso il lettino. Mi fece stendere prono.
Rilassato da quel potente massaggio, per di più sotto l’acqua calda, sentii colare su di me, olio caldo e profumato, sulle scapole e sulla schiena.
Iniziò il vero massaggio, partendo dalle spalle. Sentivo le sue dita che esploravano le scapole, i muscoli delle spalle, la spina dorsale, i fianchi e poi giù, sino ai glutei, lasciando per ultimi le cosce, i polpacci ed i piedi.
Poi risalì e, arrivato alle chiappe, mi accorsi che le stava massaggiando con forza, rispetto che al resto, allargandole e mettendo in mostra il mio buco, che si stava schiudendo.
Poi mi diede alcuni schiaffetti. Prima leggeri, poi un po' più forti. Io stavo immobile e non dicevo una parola.
Poi sempre senza mollare le mie chiappe, girò verso la mia testa e si mise davanti a me. Sollevai lo sguardo e notai che il cazzo gli era diventato durissimo e che, in parte, gli era uscito dagli slip.
Lo osservai. Ero imbarazzato e sorpreso. Il massaggiatore si era eccitato.
Ce l'aveva grosso, mezzo scappellato, con la punta bagnata. Era vicino al mio naso e sentivo il suo odore che era buono.
Lui si accorse che il membro aveva scavallato l'elastico degli slip da bagno e lo rimise dentro, come niente fosse.
Continuò a massaggiarmi le chiappe, con forza. Il massaggio mi aveva scaldato i glutei.
Mi pastrugnò i glutei, allargandoli, ed il mio sfintere si stava aprendo, anche perché mi ero eccitato, sia per il lavoretto alle chiappe, sia per quello che avevo visto di sfuggita, per pochi secondi e circa a cinque centimetri dal mio naso. Poi mi strappò il perizoma di carta.
D’un tratto smise il massaggio e voltandomi le spalle si abbassò gli slip.
Anche dietro era peloso, schiena, un po’ anche le chiappe e le cosce.
Si voltò e si versò addosso olio profumato. Si cosparse così il torace, le braccia, le cosce ed anche il pube.
Aveva il cazzo in erezione. L’olio caldo e profumato per effetto della luce nella stanza appariva come una miriade di goccioline, che sembravano rugiada sui suoi peli. Poi girò dietro di me e lo sentii salire sul materassino da massaggio. Appoggiò le ginocchia ed avvertii le mie gambe, tra le sue cosce. Poi mi colò dell’olio tiepido, dalle scapole fino alle cosce e me lo spalmò sopra.
Poi si stese su di me, quasi a corpo morto, strusciandosi contro.
Ero prono, con le braccia lungo i fianchi e lui era sopra di me, in una posizione tale che mi impediva qualunque movimento.
Improvvisamente sentii la sua nerchia grossa e dura, appoggiata tra le mie chiappe. Lo sentii respirare profondamente, mentre si muoveva con tutto il suo corpo, sopra di me. Il movimento ondulatorio del suo cazzo tra le mie chiappe, continuò per un po’, fino a quando si mosse con il torace, sopra la mia schiena. Sentivo sfregare il suo uccello tra le mie chiappe, passare sopra lo sfintere, avanti e indietro.
Non dicevo una parola. Da un lato speravo che non si spingesse oltre , dall’altro, visto che con il suo uccello, mi stava solleticando il buco, stuzzicandolo, i sensi cominciavano a incendiarsi ed il desiderio che mi penetrasse, si stava facendo sempre più forte.
Con mia sorpresa si sollevò e riprese a massaggiarmi, sempre nudo, stando in piedi, ma questa volta dopo l’ennesimo passaggio delle sue mani sui miei glutei, sentii il suo medio, indugiare sopra il mio buchetto, passandoci sopra più volte, in un senso e nell’altro, aumentando lievemente la pressione.
Mossi istintivamente le chiappe e sospirai.
“Bene, ora si giri!”
Lui si asciugò il corpo unto con degli asciugamani di carta e si rimise gli slip e la maglietta.
Mi girai in posizione supina. Versò sopra il mio torace altro olio caldo, poi proseguì il massaggio.
Visto che si era rivestito, tutte le fantasie erano sparite e mi gustai il massaggio energizzante. Chiusi gli occhi. Lui era dietro la mia testa in piedi e sentii le sue forti mani scorrermi sui piedi, sulle gambe, sulle braccia e poi sul torace. Un movimento circolare delle mani dove le sue dita indugiavano nella zona dei miei capezzoli, ma senza toccarli.
Aveva appoggiato il “pacco” sulla mia fronte.
Il contatto mi sorprese nuovamente.
“Tutto bene…qualcosa non va?”
“No no, va tutto bene, ottimo massaggio!” gli dissi.
“Spero di non avere esagerato prima…Ma l’ho fatto perché “sentivo” che il suo corpo aveva bisogno di un contatto fisico maggiore, che non fossero le sole mani.
“Beh è stato piacevole!” gli confermai.
Mi guardò sorridente. “Possiamo darci del tu?”
“Si, va bene!”
“Tu sei stressato. Sei venuto qui con lo scopo ben preciso di rilassarti. Ma tu non hai bisogno di relax, tu hai bisogno di uno tsunami... Sei tesissimo, hai i muscoli delle spalle contratti. Penso anche che sei frustrato, hai dolori da stress. I tuoi chakra sono mezzo chiusi.
Hai bisogno di una overdose di endorfine! Devi uscire da qui, stravolto, ma felice!
Io so di cosa hai bisogno…”
Lo guardai. Non sapevo cosa rispondere.
“Vieni, andiamo sotto la doccia!”
Mi prese per mano ed entrammo nel box doccia.
Aprì la leva dell’acqua calda. Lui rimase vestito. Io ero nudo. L’uno di fronte all’altro.
L’acqua inzuppò la maglietta, che aderente e bagnata mise ancora più in mostra il suo corpo. Mi spinse le spalle verso il basso e mi fece inginocchiare. Ero totalmente “partito” e sarà stato il caldo o il massaggio, fatto sta che, mentre sulla mia testa scrosciava l’acqua calda, chiusi gli occhi e ad un tratto mi accorsi che mi aveva appoggiato i suoi slip, contro la mia bocca. Il suo uccello sotto stava prendendo vigore.
“Stavi aspettando questo, vero, porcellino?’”. Senza aspettare la mia risposta, si abbassò gli slip e come un pupazzetto a molla, il suo cazzo, batté contro il mio naso.
“Leccami le palle!”
L’acqua scendeva copiosa e rendeva ancora più stimolante fare porcate sotto la doccia.
Iniziai a leccargli le palle, come mi aveva chiesto. Leccavo velocemente, cercando di prendergliele in bocca.
“ Piano, gustatele, non ci corre dietro nessuno!
Impara a “sentire” le tue emozioni e lascia che, la troia in te, esca allo scoperto!”
Leccai più lentamente. La bocca si riempiva anche di acqua. Poi non resistetti più e gli presi il cazzo in bocca. Lui spinse la cappella dentro il palato. Aveva un buon sapore.
“Ecco, così…!”
Mi mise una mano sopra la testa, Guardai verso di lui e vidi che aveva sollevato la testa verso l’alto. Si stava gustando il mio pompino.
Nel frattempo sentii che mi stava titillando un capezzolo, con l’altra mano; dapprima lievemente, poi con più impegno, fino a strizzarlo tra i polpastrelli.
Con la sua nerchia in bocca e la torturina al capezzolo, glielo succhiai avidamente e così gli divenne ancora più dura. Avvicinai ancora di più la faccia al suo pube e il suo cazzo si fece strada nella mia gola. Volevo ingozzarmi del suo cazzo.
Sentivo l’acqua calda che mi colava sulla testa. Aprii di più la bocca per ingoiarlo, fin dove mi era possibile. Le mie labbra “baciavano” i suoi peli. L’avevo preso in bocca tutto. Rimasi così qualche secondo. Lui si muoveva dentro, scopandomi la gola. Chiusi gli occhi perché l’acqua era fastidiosa e continuai a lavorarglielo con la bocca, fino a quando, me lo tolse dalla bocca e mi fece alzare.
“Non penserai che mi accontenti solo della tua bocca, vero? Oggi farai la femmina per me!” Mi fece appoggiare contro la parete piastrellata e prese un preservativo che era appoggiato su una mensolina. Scartò la bustina e srotolò il preservativo sopra il suo membro.
“Puoi urlare quanto vuoi la stanza è insonorizzata!”
“Sono abituato a prenderlo, non urlerò…!”
"Meglio così, troia!.
Le mani contro la parete, il mio corpo a “squadra”, lo sentii dietro di me, puntare il suo cazzo, contro il mio sfintere, dopo avermi allargato le chiappe. Con forza la sua cappella si fece strada nel mio retto. A robusti colpi, mi picchiettò il suo glande contro il mio sfintere che cedette sotto le sue spinte, fino che affondò.
"Ah, cazzo....!” dissi tra i denti.
Prendilo, troia e zitto!”.
Lo tirò fuori, giusto per farmi aprire di più il buco e lo rificcò dentro. Poi roteò il bacino e il suo palo di carne, penetrò profondamente dentro. Mi fece chinare lievemente e mi gustai tutto il suo cazzo, che sprofondò dentro di me fino alle palle.
“Lo sapevo che ti piaceva il cazzo, l’ho capito quando ti ho massaggiato le chiappe…! Urla che ti piace essere inculato, libera la troia dentro di te…!”
“Spaccami il culo!” gridai.
Si appoggiò contro di me con tutto il suo corpo, stando bene attento a non far uscire la sua bestia di carne dal mio buco. Continuò a massaggiarmi il retto, così, menando colpi sempre più profondi. e finalmente lo sentii manifestare il suo godimento. Respirò forte e, pure lui, a voce alta manifestò il suo piacere
Dopo avermi posseduto così per qualche minuto, mi fece cambiare posizione.
“Girati e fatti possedere, vacca!” Mi fece girare e mi fece stendere. Mi tirò verso di sé dopo avermi afferrato per i piedi e avermi fatto alzare le cosce. Lui si incuneò in mezzo e dopo aver appoggiato puntato l’uccello durissimo, contro il buco semi aperto, spinse con forza, continuando l’inculata, in modo vigoroso.
A lungo il suo cazzo entrò ed uscì dal mio sfintere, in maniera lenta, ma instancabile. Mi stava quasi ipnotizzando con il suo cazzo.
Chiusi gli occhi, quando la sua nerchia fu risucchiata dal mio retto e continuò l’inculata selvaggia. Godevo a sentirmi usato e abusato e lo manifestavo a “tutta voce”.
Allora mi strinse le guance con una mano e mi obbligò ad aprire la bocca.
Poi mi baciò appassionatamente. Mi incollò le labbra alla bocca. Vi spinse la lingua dentro, alla ricerca della mia, che contraccambiò le sue attenzioni…
La sua lingua penetrò e si mosse nella mia bocca, come stava facendo il suo cazzo nel mio culo. Sembravano muoversi all’unisono. Non ero mai stato inculato così in una doccia, né tanto meno da un massaggiatore insospettabile, come quello.
Dopo qualche interminabile minuto, tolse il cazzo dal mio buco.
Mi fece mettere a quattro zampe sul pavimento della doccia, che, fortunatamente, non era tanto scivoloso. Mi allargò le chiappe e dopo essersi accovacciato su di me, me lo ficcò in culo, riprendendo a montarmi senza ritegno.
“Sfondami, spaccami il culo.....! Riempimi di cazzo!” gli urlai.
Ero in sua completa balìa e lui iniziò a montarmi come un cane, fa con la cagna, grugnendo e schiaffeggiandomi le chiappe, ogni tanto. Mi lasciai sodomizzare così, oscenamente, mentre mi riempiva di insulti e sputi.
“ Puttana” era la più dolce parola.
Ad un tratto si sfilò, si tolse il preservativo. Io rimasi alla pecorina e lui si mise in piedi davanti a me e mi si parò davanti, con il suo grosso cazzo tra le mani, davanti al mio naso. Iniziò a menarselo. Io tenevo la bocca aperta e lui ogni tanto ci ficcava la cappella dentro. Mi accorsi che stava per godere, perché mi afferrò la testa, dandomi della troia e urlando il suo orgasmo, schizzò la sua sborra calda e odorosa contro il mio naso e la mia guancia destra. La sborra uscì a fiotti. Colò fino alle labbra, ma non la inghiottii. Finito di sborrare, mi spinse di nuovo la cappella in bocca, così assaporai le ultime gocce di sperma, che aveva una sapore indefinibile.
Poi restò in piedi, immobile. Le braccia lungo i fianchi, il cazzo che lentamente tornava nella posizione di riposo, io sempre a quattro zampe davanti a lui, con l’acqua che incessantemente ci irrorava. Lo guardavo con gli occhi semichiusi a causa dell’acqua, mi disse “Stai fermo e non ti muovere!”
Mi accorsi delle prime gocce, a cui seguì uno zampillo e poi un fiume di pioggia dorata. Mi schizzò tutta la faccia, diresse il suo schizzo, contro gli occhi, il naso, le narici, le labbra, poi la schiena e infine la testa.
Ero sempre lì appecoronato. Mentre pisciava sulla mia testa, sembrava beato. Annuiva con la testa e finalmente dopo essersi svuotato la vescica, mi appoggiò la cappella sulle labbra, perché voleva che sentissi il suo sapore, con la lingua.
“Bravo, mi ci voleva! Era da un po’ che non svuotavo l’impianto!”.
Soddisfatto, mi insaponò e fattomi asciugare, mi fece nuovamente stendere sul lettino, supino, e mi mise un telo bagno addosso.
Poi si levò la maglietta bagnata, la strizzò, indossò i pantaloncini. Si asciugò e accese una candela profumata, poi si dedicò ai miei piedi, massaggiandoli con l’olio caldo, fino a quando, quasi, mi addormentai.
Terminato il massaggio ai piedi, mi diede un colpetto su una coscia e si diresse verso la porta, sorridendomi.
“Anche tu avevi bisogno di cazzo!... Domani potremmo fare un massaggio “a quattro mani” se vuoi, sempre nel pomeriggio. Se ti va prenotati!” E se ne andò.
Io mi alzai e mi rimisi l’accappatoio addosso. Uscii dalla stanza e raggiunsi la mia camera.
Mi buttai sul lettone e mi addormentai.
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Vi invitiamo comunque a segnalarci i racconti che pensate non debbano essere pubblicati, sarà nostra premura riesaminare questo racconto.
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