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Gay & Bisex

Porcelli nell'abitacolo


di sloppy62
06.08.2024    |    9.183    |    9 9.5
"Aprii la bocca e scesi lentamente dal glande lungo l’asta..."
Il primo pompino in auto l’ho fatto qualche anno fa.
Era un mio amico che conoscevo da moltissimo tempo, sposato e di solito andavo io da lui, quando la moglie non c'era.
Quella volta nonostante lui fosse convinto che la casa era a disposizione, mi inviò un sms, mentre mi stavo recando da lui, dicendomi che c’era stato un cambio di programma.
Infatti, la moglie invece di uscire come gli aveva preannunciato, aveva cambiato idea e sarebbe rimasta in casa.
Lui con una scusa, allora, uscì dicendo che sarebbe andato al vicino centro commerciale e che con l’occasione avrebbe anche preso una bella pizza per la cena.
Avevamo appuntamento alle 19.00 ed io ricevetti il messaggio alle 18 e 45.
“Cazzo…!”, pensai tra me e me e gli risposi che sarei tornato indietro, ma lui insistette ugualmente, dispiacendosi per il contrattempo, proponendomi di vederci ugualmente e prenderci un caffè.
L’idea mi piacque, anche perché ero già quasi arrivato al suo paese. Arrivai e parcheggiai l’auto in attesa che venisse a prendermi con la sua, in una via centrale.
Scesi dall’abitacolo e chiusi le portiere, quindi lo aspettai poco distante dalla mia auto, nei pressi della vetrina di un negozio. Lo vidi in lontananza che stava arrivando, avendo riconosciuto i fari inconfondibili della sua autovettura.
Quando fu vicino a me, si fermò, abbassò il cristallo e sporgendosi mi disse: “Dove vai solo, soletto?”. Ridendo gli risposi: “Ma, vaffanculo, va’!”
Salii nell’abitacolo e mi misi la cintura di sicurezza.
“In quale bar andiamo?”
“Mah direi che ci spostiamo da qui e andiamo verso il centro commerciale, che ne dici?”
“Va bene!”
“Scusa ancora per prima, ma quella ha deciso all’ultimo momento che non aveva voglia di uscire! Cazzo! Io al pensiero, di scoparti sul divano avevo già l’uccello duro e te l’avrei infilato anche nelle orecchie…!”
“Non è un problema, lo faremo un’altra volta…!” gli dissi.
Passavano i minuti e mi parve che il mio amico non sapesse bene dove andare, o meglio, forse sapeva benissimo dove andare…
“Ma io, qui di bar, non ne vedo nemmeno l’ombra!...” gli dissi.
Ogni tanto la sua mano, dal cambio, finiva sulla mia coscia sinistra, per qualche secondo.
“Ehi, pensa a guidare e giù le mani dalla mercanzia…!” gli dissi, ridendo.
Le sue palpate si facevano insistenti, ma ad un tratto si fermò.
Eravamo in una zona dove c’erano solo case nei dintorni.
Spense il motore e mi guardò. “Senti, io ho il cazzo duro da quando sei salito in auto e non puoi lasciarmelo così, tutta la sera…!”. Così dicendo mi prese la mano sinistra e se la appoggiò sopra la sua patta.
Aveva l’uccello molto duro effettivamente ed io rimasi con la mano così sopra il suo pacco, tastandone la durezza.
“Ma scusa siamo in strada, non mi sembra il caso, no?!?”
“Qui dietro c’è un parcheggio, andiamo lì!”.
Era una sera di inverno, fredda e il sole era tramontato da un’ora e la zona era illuminata solo da qualche lampione.
“Ci vengono le coppiette a fare porcate ed è un posto tranquillo!”.
Tolsi la mano e lui riaccese il motore.
A fari spenti si diresse verso l’area di parcheggio.
Io ero in subbuglio.
“Ho voglia di sbattertelo in bocca, capito?
“Ma sei fuori…? Qui in auto... Ma no, se poi ci vede qualcuno?".
“Perché, che male c'è? E poi chi vuoi che venga qui, se non per fare maialate come noi....! E’ buio e io starò attento…Ho troppo voglia della tua bocca e delle labbra sul mio cazzo…! Già avevo voglia di montarti, nudo, alla pecorina…Almeno una pompa però la voglio, stasera!”
Proprio in quel momento passò vicino un’automobile.
“Ecco, hai visto?...”
Mi guardò, ma non aveva assolutamente intenzione di demordere, anzi!
Rimise in moto, l’auto e si diresse in un’altra zona.
Ormai il suo obiettivo era farsi sbocchinare da me sul sedile dell’auto e, fino a che non l’avessi accontentato non avrebbe desistito dal suo proposito.
Del resto il maschio alfa era lui, mica io…,
Iniziò a girare, nei dintorni, fino a che trovo trovò un altro parcheggio, apparentemente interno in un’ area privata.
Questa zona va ancora meglio. Qui nessuno ci disturberà!”
Rassegnato, gli dissi: “Vabbè, se lo dici tu...!”
Non ero molto dell'idea, in ogni caso.
Sia perché non l’avevo mai fatto in auto e comunque non mi sarebbe piaciuto farlo, ma soprattutto perché qualcuno avrebbe potuto vederci, o magari, ancora peggio, avremmo potuto essere beccati da una pattuglia di polizia o di carabinieri.
Mica sarebbe successo come nei film porno americani che i poliziotti, una volta scoperta la coppietta porcella, che si diverte in auto, decidono di “chiudere un occhio”, a patto di ricevere un sano pompino o altro, da lei, con il consenso di lui…
Con questi pensieri che per nulla mi tranquillizzavano, lui, fermata l’auto dove non c'era nessuno, spense il motore. Eravamo in un punto poco illuminato e il mio amico si era posizionato in modo da vedere, se qualcuno sopraggiungeva, ma soprattutto in modo tale, da ripartire velocemente ed allontanarsi.
Mi guardò e pensai a quello che avrei dovuto fare.
Gli sbottonai i pantaloni e infilai la mano, toccando i suoi slip ed il suo caldo uccello, che sotto il tessuto fremeva.
Con l'altra mano, aprii il resto dei pantaloni ed abbassai lievemente l'elastico delle sue mutande e il suo membro scattò fuori come un pupazzetto a molla dentro una scatola.
Gli abbassai gli slip e mi dedicai con entrambe le mani al suo cazzo.
Se qualcuno ci avesse visto da fuori, ero in una posizione inequivocabile. Seduto sul posto, accanto a quello di guida, chiaramente intento a masturbare il grosso pene del mio amico. Avevo il suo cazzo eretto nella mano sinistra e lo stringevo con le dita, alla base dove erano i peli, mentre l'altra gli massaggiava i coglioni.
“Guarda, come ti vuole! E’ pure bagnato!”.
Effettivamente era caldo e duro, allora mi infilai lascivamente, tra le labbra, l'indice della mano sinistra, facendogli vedere bene. come lo stavo umettando di saliva.
"Sei un porco...!" mi sussurrò.
Poi passai il dito sopra la sua cappella, già bagnata.
Fissandolo, accennai un sorriso, come dire: “Però….!”
Nell’ abitacolo c’era molto caldo ed in più, avevo un piumino.
Quasi sudavo ed ero anche comunque eccitato perché avevo il suo cazzo in mano e gli stavo facendo una lenta sega.
Ogni tanto mi guardavo intorno e poi, finalmente, preso coraggio, mi slacciai la cintura di sicurezza e mi sporsi verso di lui. Quindi mi abbassai e chinai la testa.
Avvicinando il viso al suo uccello, il mio naso sentì odore di sapone, perchè si era lavato l'uccello da poco
Glielo scappellai bene.
Lui sospirò, ma vidi che si guardava intorno guardingo ed allora schiusi le labbra e le appoggiai sopra il suo glande. Il precum che era sgorgato aveva dato un sapore salato alla sua cappella. Aprii la bocca e scesi lentamente dal glande lungo l’asta. Quando ebbi tutta la bocca piena del suo membro, sparì la preoccupazione che avevo; un po’, come un poppante che smette di frignare, non appena qualcuno gli mette il ciuccio tra le labbra.
“Leccamelo, come sai fare tu…!”.
Sollevai le labbra dal suo palo di carne e tirai fuori la lingua, iniziando a leccargli la cappella.
Mi sentii il viso in fiamme.
Con la lingua gli lambivo il prepuzio e lì indugiai a lungo, sentendo che emetteva sospiri e mugolii, più o meno prolungati, a seconda di come e dove muovevo la lingua.
Succhiargli il cazzo lì ed in quel modo, mi stava facendo eccitare e lui, quasi intuendolo, mi palpò le chiappe e spingendo il dito nel centro del mio culo, nonostante avessi i pantaloni.
Mentre lo spompinavo, pensai a come sarebbe potuto essere, se mi avesse posseduto lì, tra i sedili, o fuori dall'auto, dopo essermi messo a novanta gradi, con i pantaloni e gli slip abbassati, appoggiato con il torace sopra il cofano caldo della sua automobile.,
Con questi pensieri lussuriosi in testa, accelerai il movimento, su e giù, con la testa.
La mia bocca era schiacciata sul suo uccello e succhiavo e pompavo con forza, sentendo che la saliva mi usciva dalle labbra, colando a bagnargli il cazzo.
Presi in mano la sua nerchia e lo masturbai, più velocemente, ma senza distogliere la bocca e la lingua, dal loro “lavoro” sulla cappella.
Lui comincio a respirare più profondamente ed io non ero più preoccupato di quello che mi accadeva intorno. Avevo il suo uccello duro in bocca e solo quello mi interessava: volevo che mi riempisse la bocca di sborra.
Smisi di masturbarlo e cominciai a succhiare e pompare avidamente.
La mia testa si alzava e si abbassava e leccavo con la lingua a punta, dalla cappella sino alla palle, spingendomi fin sotto le sue palle per quanto mi era possibile.
C’era odore di sudore e sesso nell’abitacolo.
Dopo lunghe leccate, sentii che lui si stava avvicinando all’orgasmo.
Il precum che avvertii nel mio palato era più denso ed allora affondai la bocca, prendendo tutto il suo uccello in gola.
Il caldo era decisamente aumentato ed io mi trovavo in una posizione un po’ scomoda, con il cambio della macchina che mi premeva contro il fianco destro e i piedi che spingevano sul pavimento dell'autovettura sotto il cruscotto, dalla mia parte. Nel frattempo sentii il rumore di un'auto in lontananza, ma non mi fermai.
Scesi con la bocca fino a dove mi fu possibile e lui a quel punto, mi appoggiò la mano sulla testa, bloccandomela.
Poi me la alzò e abbassò, muovendosi un po’ sul sedile, scopandomi la bocca con passione.
Mi stavo eccitando sempre di più, forse per la insolita situazione, o la novità, o quello che provavo.
Il mio amico era eccitatissimo e si stava gustando la mia bocca e la mia gola, come aveva voluto.
Accelerò il ritmo e sentii scorrere nella mia gola il suo cazzo turgido, mentre le mie labbra lambivano i peli che ne coronavano la base.
Poi nel silenzio, rotto solo dal suo respiro forte, mi sentii riempire la bocca e la gola dal suo sperma: era caldo, copioso, quasi dolciastro.
Abbassai la testa ancora di più e lui me la trattenne sopra il suo uccello, da cui sgorgava, ancora, il suo liquido seminale.
Quando mi accorsi che aveva smesso di schizzare, cercai di rialzare la testa, ma lui me lo impedì.
“Ingoia e bevi tutto…!.
Ingoiai e deglutii tutta la sua sborra e rimasi con la bocca sopra il suo uccello, fino a quando non sentii che stava perdendo turgore.
Poi sollevai la testa lentamente, quando me lo permise, ed osservai la cappella, aspettando che colassero le ultime gocce di sperma: volevo evitare che si lordasse i pantaloni, cosa che sicuramente gli avrebbe creato un certo disagio con la moglie e così le leccai, ripulendogli tutto il glande.
Finito il pompino in auto, lui si tirò su gli slip e si allacciò i pantaloni.
Io mi ricomposi e mi sedetti, allacciandomi la cintura di sicurezza.
Lui era sudato e si ravviò i capelli, guardandosi allo specchietto di cortesia e cercando di apparire in modo decente.
Gli dissi: “Ma non dovevamo prendere un caffè? Alla fine ho bevuto solo il latte…!”.
“Vero, niente caffe!, Ah, ah,!”. Ridemmo
Lui mi riportò dove avevo parcheggiato. Scesi, lo salutai e lui si allontanò.
Erano le 19 e 30.
Il freddo mi aveva fatto passare i "bollori", ma ero ancora mezzo sudato, un po’ stranito, perché pensavo che mi ero comportato come un marchettaro che fa pompini in auto, ma dentro di me pensai: anche questa è fatta!
Ora ci sarà l'altro tabù da superare, molto più impegnativo il carsex…!
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